Il direttore dell’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni incontra il direttore generale Mauro Fezzi L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE BONIFICHE IRRIGAZIONI VISITA LA FEM
Hanno fatto tappa anche alla Fondazione Edmund Mach il direttore dell’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni, Massimo Gargano, e il presidente del Consorzio Trentino di Bonifica, Luigi Stefani, che oggi hanno incontrato la Giunta provinciale presso l’idrovora di Grumo. Accolta dal direttore generale, Mauro Fezzi, la delegazione ha visitato il campus di San Michele: dall’unità sistema informatico geografico per conoscere l’attività sperimentale nel settore agrometeorologico, con un’attenzione particolare ai sistemi per gestire al meglio l’irrigazione, al laboratorio sensoriale, dalla scuola al laboratorio per la vitienologia e il controllo alimentare, per concludere nella cantina storica.
Erano presenti anche il direttore del Consorzio Trentino di Bonifica, Claudio Geat, il presidente del Consorzio di Bonifica “Monte Salorno” di Egna, Paolo Nicolodi, il direttore Eduard Franzelin, e il direttore dei consorzi di bonifica di Bolzano, Florian Penner.
“Questo momento di incontro fra due strumenti – ha spiegato il direttore dell’Anbi, Massimo Gargano-, uno culturale, la Fondazione Edmund Mach, e l’altro operativo, il Consorzio Trentino di Bonifica, è particolarmente significativo perché entrambi mirano a valorizzare il Made in Italy, consentendo di competere nell’economia globale e nei mercati con i valori del territorio”.
Presentato nel BIC di Trentino Sviluppo il prototipo di filato ottenuto con scarti di agrumi DALLE ARANCE AL TESSUTO: L’ORIGINALE IMPRESA DI ORANGE FIBER
“Il nostro sogno è che da oggi, ogni volta che berrete una spremuta, penserete che ci sono due matte che cercano di trasformare lo scarto dell’arancia in un tessuto sostenibile per consumatori consapevoli”. Parola di Enrica Arena e Adriana Santanocito, le due giovani catanesi che hanno dato vita ad Orange Fiber, la startup insediata nell’incubatore d’impresa di Trentino Sviluppo che trasforma le bucce di arance e agrumi in tessuti. Oggi, martedì 14 ottobre, nell’iPoint dentro il BIC di Rovereto, le ragazze hanno presentato il primo prototipo di tessuto ottenuto unendo un filato di acetato ricavato da agrumi e seta. “In Trentino faremo ricerca e proveremo ad applicare il progetto anche alle mele”, annunciano le due startupper siciliane. “Ad appena 10 mesi dall’inaugurazione gli spazi di preincubazione hanno ospitato 13 progetti, 8 dei quali si sono già trasformati in impresa; 700 le ore di tutoraggio messe in campo da Trentino Sviluppo.
L’avventura di Adriana Santanocito ed Enrica Arena è iniziata sui banchi dell’università: “Ci abbiamo pensato per la prima volta due anni fa, a Milano – raccontano - stavamo ultimando i nostri studi, condividevamo un appartamento e anche le nostre aspettative sul futuro”. Adriana voleva diventare una fashion designer specializzata in tessile, Enrica voleva un lavoro che avesse a che fare con l’imprenditoria sociale. Entrambe con un occhio alla sostenibilità. “Tra un’ipotesi e l’altra, l’idea: e se potessimo utilizzare gli agrumi per creare un tessuto sostenibile e vitaminico?” All’inizio, le ragazze hanno pensato di utilizzare il surplus di produzione: “Sapevamo che il 25% della produzione totale viene buttato o neanche raccolto – spiegano - ma studiando e approfondendo abbiamo scoperto che in Italia, ogni anno, vengono prodotte più di 700 mila tonnellate di scarti industriali da lavorazione di agrumi”. Così sono partite dai resti delle arance. Adriana ha iniziato a studiare i processi di trasformazione delle biomasse in tessuti per la sua tesi di laurea e ha sviluppato un’ipotesi di fattibilità che ha poi verificato e brevettato insieme al Politecnico di Milano. Nel frattempo le due ragazze hanno anche sviluppato un processo per arricchire il tessuto con oli essenziali naturali che rilasciano vitamina C sulla pelle di chi lo indossa.
L’IMPRESA L’idea originale è piaciuta ed ha ricevuto diversi premi, riuscendo a entrare in percorsi di incubazione ed accelerazione di startup. È stata scelta tra le migliori 10 idee imprenditoriali sostenibili da sviluppare in vista di EXPO2015 e in questi giorni si è classificata al terzo posto come miglior startup italiana ai Macchianera Awards. Alla fine l’idea di Enrica e Adriana si è concretizzata grazie a Trentino Sviluppo ed in particolare al programma Seed Money-FESR co-finanziato da Provincia, Stato ed Unione Europea, finalizzato all’avviamento di aziende innovative. A febbraio 2014 è nata l’impresa, con una sede in Sicilia, dove subito dopo la spremitura degli agrumi viene estratta la cellulosa, ed una a Rovereto. La filatura viene fatta in Spagna, mentre la tessitura del prototipo è stata effettuata a Como.
DALLE ARANCE…ALLE MELE! “Dopo il prototipo, vogliamo andare in produzione entro gennaio e parallelamente, continuare con attività di ricerca e sviluppo”, confessano Enrica e Adriana. “Il Trentino è la sede adatta a questo, puntiamo a collaborare con i laboratori di biotecnologie dell’Università. Vogliamo lavorare sui principi attivi da abbinare al nostro tessuto, anche grazie alle nanotecnologie. Al tempo stesso vogliamo utilizzare nuove matrici organiche per la creazione di tessuti, ad esempio le mele”. Le due ragazze, è proprio il caso di dirlo, hanno stoffa. Al momento stanno incontrando numerosi brand di moda interessati al tessuto e lavorano assiduamente al loro progetto per EXPO 2015: “Sogniamo che l’idea di trasformare gli scarti in prodotti innovativi, oltre a portare lavoro, contribuisca al rilancio del Made in Italy”.
IPOINT, NEANCHE UN ANNO MA NUMERI DA “GRANDE” A 10 mesi dall’avvio, sono infatti stati inaugurati il 5 dicembre 2013, gli spazi di preincubazione dentro il BIC di Rovereto, denominati iPoint, stanno dando una certa soddisfazione a Trentino Sviluppo. Lo hanno sottolineato Filippo Manfredi e Renata Diazzi, rispettivamente a capo della Direzione Attività Economiche e dell’Area Bic e Nuove Imprese di Trentino Sviluppo, dando anche dei numeri. In meno di un anno sono 13 i progetti d’impresa ospitati, 25 le persone coinvolte, con un’età media di 33 anni, in maggioranza maschi (68%) ma con un’importante presenza femminile (32%); 8 progetti, pari al 62% di tutti quelli transitati dall’iPoint, sono già diventati a tutti gli effetti un’impresa (5 Srl, 2 Srls, 1 ditta individuale). “Risultato reso possibile - ha spiegato Filippo Manfredi - grazie alle circa 700 ore di tutoring e mentoring messe in campo da Trentino Sviluppo per aiutare gli startupper a mettere a fuoco la propria idea imprenditoriale soprattutto dal punto di vista della sostenibilità economico-finanziaria e delle possibili partnership con enti di ricerca presenti sul territorio”. Sono 8 i progetti d’impresa attualmente ospitati nell’’iPoint: Libon, che offre soluzioni hardware e software per lo sport, Intexe, che punta a realizzare progetti formativi in una logica collaborativa e partecipativa, Arianna Point, la piattaforma di couponing, Parco Progetti, il sistema gestionale per le anagrafiche tecniche degli edifici, Medistart, il software per la vigilanza farmaceutica, Boohook, il social network culturale centrato sul libro, Skipassgo, con il suo innovativo sistema di vendita on-line degli skipass e, appunto, Orange Fiber. Quattro di queste hanno ottenuto il supporto finanziario del fondo Seed Money-FESR, una è stata finanziata nell’ambito del progetto TechPeaks. (e.d.)
PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE, MODIFICATA LA LEGGE
Oggi il Consiglio provinciale ha approvato, su proposta della Giunta provinciale, rappresentata dall’assessore Mauro Gilmozzi, una modifica alla legge provinciale in materia di promozione dei prodotti agricoli a basso impatto ambientale, al fine di promuovere ulteriormente le filiere di produzione locale. In particolare, la definizione di “prodotti a basso impatto ambientale” è stata ricondotta a criteri oggettivi, quali il quantitativo di inquinanti prodotto dal trasporto degli alimenti dal luogo di produzione al luogo previsto per il consumo, privilegiando quindi la cosiddetta filiera corta. "Le norme - ha sottolineato l'assessore Gilmozzi - sono state ispirate dal lavoro del tavolo sugli appalti e proposte al Consiglio prima della legge finanziaria, per accelerarne l'entrata in vigore".
E’ stato inoltre previsto che nell'affidamento dei servizi di ristorazione collettiva pubblica venga obbligatoriamente valorizzato l’utilizzo di prodotti di qualità certificata, biologici e, in particolare, a basso impatto ambientale, in modo tale da favorire l’utilizzo di prodotti del territorio, tenuto conto che ad oggi, nel programma alimentare vigente, sono previsti obblighi di provvista di quantitativi minimi unicamente per i prodotti biologici e certificati. Tale obiettivo sarà raggiunto anche attraverso capitolati prestazionali standard predisposti dalla Provincia cui dovranno uniformarsi i committenti dei servizi di ristorazione collettiva pubblica. Al fine di dare pronta attuazione alla norma è prevista una clausola di applicabilità immediata legata all’approvazione di un atto deliberativo della Giunta provinciale nelle more dell’adeguamento del programma alimentare vigente. Inoltre, per quanto riguarda le procedure d'appalto, in materia di regolarizzazione delle dichiarazioni presentate per la partecipazione alle gare, è stato recepito nel nostro ordinamento, con alcune significative deroghe, il cosiddetto soccorso istruttorio previsto a livello nazionale. La normativa statale, oggi recepita, prevede che nel caso di mancanza, incompletezza o irregolarità essenziale degli elementi e delle dichiarazioni presentate ai fini della partecipazione alle procedure di gara, l’amministrazione aggiudicatrice deve dare la possibilità al concorrente di regolarizzare o completare le dichiarazioni presentate oppure di presentare quelle mancanti, deve inoltre applicare una sanzione minima. A differenza di quanto previsto dalla normativa statale, in Trentino il pagamento della sanzione amministrativa è escluso nel caso in cui il concorrente regolarizzi le carenze riscontrate entro tre giorni dal ricevimento della richiesta. L’obiettivo di questa modifica è quello di non penalizzare quanti si attivino tempestivamente per la regolarizzazione, non determinando, di conseguenza, alcun ritardo nello svolgimento delle procedure di gara.
Sabato 18 ottobre, alla Triennale del Legno, ARCA consegnerà i certificati a sei aziende trentine SEI NUOVE FINESTRE IN LEGNO OTTENGONO LA CERTIFICAZIONE ARCA
Sono le “Ferrari” dei serramenti. Costruite seguendo scrupolose regole di progettazione, realizzate con raffinate tecniche di lavorazione, infine testate in laboratori indipendenti a garanzia del cliente. Ecco le finestre certificate ARCA, il marchio di qualità degli edifici in legno e dei loro singoli componenti. Sei nuovi modelli di finestre con ottime prestazioni energetiche ed un elevato potere fono-isolante hanno superato gli impegnativi test imposti da ARCA ed ora potranno essere venduti con il “bollino” di qualità. Verranno presentate agli addetti ai lavori, ma anche a singoli cittadini e famiglie potenziali clienti, nel pomeriggio di domani, sabato 18 ottobre, alle ore 16.00 presso Trento Fiere nell’ambito della Triennale Internazionale del Legno.
Le finestre a marchio ARCA potranno essere apprezzate e toccate con mano nello stand di design ARCA all’interno dello spazio istituzionale della Triennale internazionale del Legno. Sabato 18 ottobre, alle ore 16, nella sala conferenze della Fiera, si svolgerà uno specifico incontro, aperto al pubblico, dove verranno illustrate le caratteristiche qualitative degli infissi e saranno insigniti del marchio di qualità sei nuovi serramenti trentini, che si aggiungono ai due già certificati presenti in stand, anch’essi di aziende trentine. Le finestre certificate ARCA, complessivamente otto modelli, non solo permettono di ottenere ottime prestazioni energetiche ma hanno un elevato potere fono isolante. Prestazioni che non vengono solo dichiarate dai fabbricanti, come normalmente accade, ma sono testate in laboratori qualificati indipendenti, a totale garanzia del committente. Altre caratteristiche sono la salubrità, data dall’assenza di colle o altre sostanze nocive, e la provenienza del legno da catena di custodia, ovvero dalla gestione oculata del legno dalla foresta alla fabbrica. A tutela del cliente ARCA alza ancora di più l’asticella della qualità andando a certificare non solo l’infisso, ma anche la sua posa: troppo spesso infatti accade che il serramento di qualità non viene posato correttamente e dà luogo a spiacevoli dispersioni termiche, acustiche o ad altri problemi quali la formazione di condense. I fabbricanti di prodotti ARCA, oltre a realizzare il serramento seguendo scrupolosamente i rigidi dettami dei disciplinari tecnici, hanno frequentato corsi ad hoc nella ARCA ACADEMY, il centro di formazione per i tecnici del legno.
Sabato 25 ottobre, al Villino Campi, per la presentazione del volume monografico della rivista "Natura Alpina" CONFERENZA SU BIODIVERSITÀ URBANA E PIANTE
Nell’ambito della mostra itinerante sulla fenologia “Le stagioni degli alberi”, allestita a Riva del Garda presso il Villino Campi - Centro di valorizzazione scientifica del Garda, si propone il terzo e ultimo appuntamento previsto nel mese di ottobre con la conferenza per la presentazione del numero monografico della rivista "Natura alpima" dal titolo "Biodiversità urbana. Le piante" curata da Francesco Rigobello. La partecipazione è gratuita e non serve prenotazione. Per i docenti di ogni ordine e grado la partecipazione alle conferenze è riconosciuta come attività formativa; verrà rilasciato un attestato di partecipazione. L'appuntamento è in programma sabato 25 ottobre, alle ore 16.00 e la conferenza sarà preceduta da una visita guidata alla mostra “Le stagioni degli alberi”, ad ore 15.00, condotta da Fiorenza Tisi.
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Con il termine “vegetazione urbana” si indica l’insieme degli organismi vegetali che occupano gli spazi rimasti liberi dalle costruzioni e si adattano a vivere in presenza di alterazioni - anche forti - delle condizioni ambientali. Nel verde urbano si distinguono le piante coltivate - introdotte in città dall’uomo per scopo ornamentale - e le piante spontanee. Considerando la città come un ecosistema complesso in cui lo spazio si è frammentato in relazione all’evoluzione urbanistica, è possibile riconoscere un mosaico di ambienti in cui è presente vegetazione - muri, aree calpestate, bordi delle vie, incolti aridi e rudereti, incolti ombreggiati, prati urbani, siepi ed arbusteti -ognuno caratterizzato da condizioni ecologiche peculiari. Non soltanto il verde urbano di arredo con i suoi valori estetici e simbolici, ma anche quello spontaneo, svolgono molteplici funzioni rendendo l’ambiente urbano più vivibile per gli abitanti. La qualità della vita in una città, il benessere fisico e psicologico dei cittadini aumentano notevolmente in presenza di vaste aree verdi. La vegetazione urbana mitiga il micro e meso clima, assicura l’ombra e la frescura, ripristina la vita nei compattati suoli urbani e riduce gli effetti negativi dell’inquinamento chimico e acustico.
Il relatore Francesco Rigobello Laureato in Scienze Naturali presso l’Università di Padova con una tesi sperimentale di fitosociologia. Dal 1993 collaboratore della sezione Botanica del Muse - Museo delle Scienze di Trento - e dal 2009 Mediatore culturale per la Botanica presso il suddetto Museo. Responsabile del Giardino Botanico Preistorico del Museo delle Palafitte di Molina di Ledro, del Centro visitatori del lago d’Ampola e del Centro visitatori di Tremalzo, si occupa prevalentemente di progettazione e allestimento di mostre, di percorsi didattici e naturalistici sul territorio, di studio e gestione di giardini botanici. Autore di circa 50 pubblicazioni scientifiche e divulgative, docente presso l'Università della III età di Trento, progetta e conduce corsi di aggiornamento per insegnanti di ogni ordine e grado. È socio della Società Botanica Italiana, della Società Italiana di Fitosociologia, dell’Associazione Nazionale Museologia Scientifica, della Società Italiana di Lichenologia; fa parte del consiglio direttivo della Società di Scienze Naturali del Trentino.
Incontro oggi con i produttori promosso da CIVIT delle varietà selezionate da FEM tolleranti alla botrite PRIMI 4 VITIGNI TOLLERANTI A BOTRITE, CONFRONTO CON I PRODUTTORI
Il mondo viticolo trentino, ma anche produttori provenienti da Toscana, Lombardia e Veneto hanno partecipato questa mattina, a San Michele all’Adige, all’incontro promosso dal CIVIT, Consorzio Innovazione Vite, per illustrare le opportunità produttive delle quattro varietà di vite tolleranti a botrite selezionate dalla Fondazione Edmund Mach.
Più di 50 operatori del settore hanno preso parte all’iniziativa, che ha previsto anche un momento di degustazione dei vini prodotti con le nuove proposte varietali. In apertura il direttore generale Mauro Fezzi, ha espresso l’orgoglio della Fondazione per questo primo, l’importante, risultato ottenuto con l’attività di miglioramento genetico e ha ricordato che la sfida dell’ente è accompagnare l’agricoltura verso una modalità di coltivazione più sostenibile e meno condizionata dai prodotti chimici.
Il Presidente del Consorzio Innovazione Vite, Enrico Giovannini, ha presentato il consorzio fondato da FEM e AVIT, associazione che raggruppa 16 vivaisti con produzione annua di circa 10 milioni di innesti talea, operante sul territorio nazionale e internazionale, che metterà a disposizione degli operatori il materiale vivaistico selezionato da FEM. Mario Chemolli, direttore dell’Ufficio tutela delle produzioni agricole, ha spiegato che la Provincia autonoma di Trento collabora con la Fondazione su due fronti: l’introduzione di nuove varietà e il recupero di vitigni coltivati un tempo in Trentino. “Entro fine anno –ha detto- si aggiornerà il catalogo delle varietà coltivabili in provincia di Trento, inserendo anche queste nuove selezioni”. Dopo la presentazione dei nuovi incroci varietali IASMA a cura di Marco Stefanini, responsabile della piattaforma miglioramento genetico della vite del Centro Ricerca e Innovazione, è stata fatta da Franca Ghidoni del Centro Trasferimento Tecnologico una approfondita analisi della botrite, problema che ha caratterizzato fortemente la vendemmia 2014, a cui è seguita la degustazione dei vini prodotti dai quattro vitigni curata da Tiziano Tomasi. I vitigni presentati sono i primi di una serie di genotipi che verranno messi a disposizione dei viticoltori nei prossimi anni e sono stati scelti dai ricercatori tra oltre 300 piante ottenute per seme, selezionate a più riprese e in diversi ambienti. Ora sono in fase di selezione altre varietà “candidate” all’iscrizione provenienti da 17 mila semenzali. Marco Stefanini ha parlato anche dell'attività svolta con le tipologie di incrocio e relativa scelta dei genitori al fine di migliorare l'espressione di caratteri come la tolleranza alla botrytis, epoca di vendemmia, profilo sensoriale (aromaticità) e contenuto in polifenoli. Sono stati realizzati in questi anni numerose combinazioni di incrocio, più di 100 tra varietà di Vitis vinifera, e sono stati impiantati in selezione oltre 20.000 semenzali tra i quali sono stati selezionati circa 250 genotipi oggi in fase di valutazione anche con degustazione di microvinificazioni. Franca Ghidoni del Centro Trasferimento Tecnologico ha analizzato il problema botrite, spiegando che il 2014 è stata una annata molto difficile. Ha fatto il punto sulle conoscenze pratiche atte a contrastare l’insorgenza di questo difficile fungo e ha analizzato i fattori predisponenti il fungo, ma soprattutto di tutte quelle pratiche, agronomiche e chimiche, che possono aiutare l’agricoltore nella difesa dalla botrite. Sono stati presentati quindi i dati raccolti in diverse annate dai tecnici e consulenti della Fondazione Mach per dimostrare come comportamenti virtuosi e rispondenti alle buone pratiche agricole possano contrastare l’insorgere di marciumi sul grappolo.
L'avvertimento lanciato dal Centro Antiveleni di Pavia FUNGHI: ATTENZIONE ALLE INTOSSICAZIONI
Il Centro Antiveleni di Pavia – Centro Nazionale di Informazione Tossicologica dell’IRCCS Fondazione Maugeri - ha registrato dall’inizio di settembre ad oggi diversi casi di intossicazioni da funghi, fra cui alcune gravi, in alcune regioni italiane, fra cui Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e anche Trentino. In tutti i casi è stata accertata la presenza di alfa-amanitina, confermando quindi che i funghi responsabili delle intossicazioni appartengono ai generi Amanita (es. Amanita phalloides), Lepiota e Galerina. I funghi velenosi sono stati scambiati per, o raccolti insieme a, prataioli (Agaricus), mazze di tamburo (Macrolepiota procera) e verdoni (Russula virescens). I consumatori non hanno fatto ricorso agli Ispettorati micologici. L'invito ai raccoglitori/consumatori è dunque quello ad effettuare controlli pre-consumo e, alla comparsa di sintomi gastroenterici, a recarsi immediatamente nei servizi d’urgenza per le opportune procedure diagnostico-terapeutiche.
Pubblicata sulla prestigiosa rivista l’attività di ricerca FEM sulla confusione sessuale vibrazionale RICERCA, LE CICALINE “CONFUSE” NEI VIGNETI ARRIVANO SU WIRED
La prestigiosa rivista americana “Wired” ha recensito un articolo dei ricercatori della Fondazione Edmund Mach pubblicato sulla rivista internazionale Behavioural Processes, dedicato all’attività di ricerca, all'avanguardia a livello mondiale, sulla confusione sessuale vibrazionale degli insetti dannosi della vite.
“Può essere difficile trovare una compagno o una compagna quando si è più piccoli di cinque millimetri. Per fortuna le cicaline possono percepire le vibrazioni dei loro simili”. Inizia così l’articolo di Wired che presenta uno dei pochi laboratori al mondo che si occupa di studiare la comunicazione vibrazionale e il comportamento riproduttivo di insetti come la cicalina della vite Scaphoideus titanus, vettore della Flavescenza dorata, allo scopo di evitare la loro riproduzione e i conseguenti danni alla produzione viticola.
In particolare, nell’articolo scientifico ripreso dalla rivista internazionale, vengono identificati per la prima volta i principi fisici alla base della comunicazione della specie, per mezzo di cui gli insetti attivano le diverse fasi di corteggiamento e di ricerca del partner. “L'acquisizione di queste conoscenze -spiega Valerio Mazzoni del Centro Ricerca e Innovazione- costituisce un punto chiave per lo sviluppo e la messa a punto di innovative tecniche di confusione sessuale mediante segnali vibrazionali”.
L'Agenzia provinciale per i pagamenti in agricoltura (Appag) comunica di avere iniziato i procedimenti amministrativi INDENNITÀ COMPENSATIVA, MISURA 214 E DOMANDA UNICA: "VIA" AI PREMI PER GLI AGRICOLTORI
L'Agenzia provinciale per i pagamenti in agricoltura (Appag) comunica di aver dato inizio ai procedimenti amministrativi per la concessione dei premi previsti nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) relativamente alla Misura 211 Zone Svantaggiate (Indennità Compensativa), Misura 214 Misure Agroambientali e Regime di Pagamento Unico - Domanda Unica (DU) per l'annualità 2014.
Per quanto riguarda le Misure 211 e 214 la conclusione dei predetti procedimenti è prevista entro il termine massimo di 90 giorni a partire dalla comunicazione di AGEA-SIN relativa al completamento dei controlli in loco 2014. L'istruttoria delle domande di premio sarà svolta: - per le Misure 211 e 214 del PSR (escluse sottomisure C e G) dal Servizio Agricoltura/Uffici Agricoli Periferici territorialmente competenti. - per la Misura 214 del PSR, limitatamente alle sottomisure C e G dal Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette, Ufficio Biotopi e Natura 2000. I responsabili dei procedimenti sono i rispettivi direttori, a cui gli interessati potranno rivolgersi per ottenere informazioni riguardo all'andamento dell'istruttoria e prendere visione degli atti relativi. In riferimento invece al Regime di Pagamento Unico - Domanda Unica, la conclusione dei procedimenti è prevista entro 180 giorni dal termine stabilito dall’art. 29 paragrafo 2 del Reg. Cee n. 73/2009. Il responsabile del procedimento è il direttore dell’Unità Tecnica e di Autorizzazione Premi di APPAG, a cui gli interessati potranno rivolgersi per ottenere informazioni riguardo all'andamento dell'istruttoria e prendere visione degli atti relativi.
Le risorse (1.310.000 euro) ripartite dalla Giunta tra le varie iniziative CONTRIBUTI PER IMPIANTI A BIOGAS, RETI ANTI DROSOPHILA E CASSONI FRUTTA
Settecentomila euro per gli impianti per la produzione di energia derivante da biogas, 150.000 euro per la realizzazione di coperture sugli impianti di piccoli frutti per proteggerli dalla Drosophila Suzukii, 460.000 euro per l'acquisto di cassoni per la frutta: questi gli importi che, con una deliberazione approvata oggi e firmata dall'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, la Giunta provinciale ha ripartito sugli specifici capitoli di bilancio utilizzando le somme disponibili.
Dopo avere approvato, il 6 ottobre scorso, le modalità per la concessione dei contributi per la realizzazione degli impianti a biogas (alla chiusura dei termini per la presentazione delle domande sono arrivate agli uffici provinciali 4 richieste per la realizzazione di altrettanti impianti), la Giunta provinciale approverà con prossime deliberazioni i criteri per la concessione dei contributi per le altre due tipologie d'investimento.