Sul n. 3 da oggi on line uno speciale sulla viticoltura trentina ai tempi dell'impero I VINI IMPERIALI SU "TERRA TRENTINA"
Si chiamano Lagarino bianco, Maor, Peverella, Casetta, Negrara…: sono i vitigni antichi che erano coltivati nel Trentino asburgico fino alla caduta dell’impero. Varietà dimenticate ma che un gruppo di appassionati “vignaioli senza frontiere” ha riportato in auge. Nell’anno del centenario dell'inizio della Grande Guerra, "Terra Trentina", il bimestrale dell'Assessorato provinciale all'agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca, dedica nel suo ultimo numero uno speciale ai “Vini imperiali”, vini che ci riportano all’atmosfera della Mitteleuropa, facendoci scoprire vini unici e di “territorio”, emozionanti e carichi di storia.
Il n.3 di maggio/giugno 2014 della rivista, da oggi on line sul sito www.trentinoagricoltura.it ed in arrivo nelle case dei suoi oltre 12 mila abbonati, si apre con un "primo piano" sulla partecipazione del Trentino ad Expo 2015, una presenza che darà grande visibilità al Sistema Trentino ed al suo "modello alpino" di sviluppo, e che nel suo editoriale l'assessore Michele Dallapiccola vede come "un forte acceleratore per azioni innovative di promozione congiunta dei principali attrattori culturali, turistici ed economici provinciali", ma soprattutto una grande occasione per le imprese, gli enti e i soggetti che hanno reso il Trentino sede e punto di riferimento sul piano internazionale per molte "buone pratiche" di sviluppo agricolo-territoriale. Un modello che informa la stessa programmazione 2014-2020 del Psr, di cui si parla in "attualità", e che emerge, ad esempio, nelle esperienze di incontro tra il turismo e l'agricoltura di montagna quali "Albe in malga" - iniziativa che, come dimostrano le interviste raccolte da Terra Trentina, conquista ed entusiasma i turisti - ma che è anche evidenziato dal nuovo approccio, elaborato in Trentino, in un settore particolare ma strategico per la conservazione dell'ambiente e del paesaggio di montagna come quello dei prati permanenti, visti non solo come produttori di foraggio ma di una più ampia gamma di "servizi ecosistemici". Sulla stessa visione di uno sviluppo integrato e sostenibile convergono anche le ricerche portate avanti dalla Fondazione Mach sulle varietà di viti resistenti, argomento al quale Terra Trentina dedica i primi due contributi scientifici della sezione "tecnica, ricerca e sperimentazione". Anche in questo terzo numero dell'anno la rivista mette in tavola, per così dire, una filiera minore ma d'eccellenza del Trentino, tutta da scoprire e conoscere: i formaggi caprini. Di un altro prodotto principe del Trentino, il miele, si parla invece, e siamo alle rubriche, in "ricette contadine". Il numero si chiude parlando di frodi alimentari, con un documentato articolo che spiega quali sono i principali tipi di frodi ed il sistema europeo, nazionale e locale dei controlli.
Giovedì 7 agosto, dalle 9 alle 12, alla FEM, incontro sulla viticoltura biologica e sulle strategie di difesa VITICOLTURA BIOLOGICA, GIOVEDI’ IL PUNTO A SAN MICHELE
Giovedì 7 agosto, dalle 9 alle 12, presso l’aula magna della Fondazione Edmund Mach, è in programma l’incontro tecnico sulla viticoltura biologica dove si parlerà di alcune patologie della vite e delle principali strategie di difesa suggerite dai tecnici del Centro Trasferimento Tecnologico. L’iniziativa è diventata un appuntamento fisso per quanti praticano agricoltura biologica, anche perché da alcuni anni, in accordo con la Stazione Sperimentale di Laimburg, la giornata comprende al mattino la presentazione dei risultati ottenuti in viticoltura a San Michele e al pomeriggio quelli raccolti in frutticoltura, presso i campi sperimentali della stazione di ricerca altoatesina.
“Il settore del biologico è in costante ascesa in Trentino, in particolare nel comparto viticolo, dove si contano poco meno di 500 ettari, circa il 5% del totale dell’uva prodotta – spiega Enzo Mescalchin del Centro Trasferimento Tecnologico -. Numerosi (circa 200 ettari) sono anche i viticoltori che pur producendo secondo i parametri del biologico non sono certificati come tali in quanto l’uva viene utilizzata per vini non biologici”.
Al centro dell’incontro alcune patologie della vite che hanno caratterizzato l’annata quali peronospora tra i funghi, Planococcus ficus e Scaphoideus titanus tra gli insetti. I relatori riferiranno delle sperimentazioni in corso e dei risultati ottenuti in merito alla riduzione dell’impiego del rame nel controllo della peronospora e all’efficacia di prodotti alternativi. Riguardo al Planococcus, pericolosa cocciniglia che nel corso degli anni si è spostata dalle regioni del sud Italia fino alla provincia di Trento, saranno presentati i risultati di prove di lotta con l’utilizzo di prodotti ammessi dalla severa disciplina che regola la produzione biologica (oli) e infine si riferirà della persistenza di prodotti a base di piretro naturale impiegati nel controllo di Scaphoideus titanus, vettore di flavescenza dorata. La giornata sarà anche l’occasione per una prima valutazione della stagione e della vendemmia ormai prossima. Nel pomeriggio la giornata continua a Laimburg, dove verranno trattate problematiche relative alla frutticoltura biologica.
Giovedì, 07 Agosto 2014 ore 09:00 Aula Magna Fondazione Edmund Mach, San Michele all'Adige (TN) PROGRAMMA 9.00 Apertura della giornata e presentazione delle attività in corso 9:20 Esperienze condotte nel 2014 per il controllo di peronospora con dosaggi ridotti di rame 9:50 Situazione normativa e prospettive del rame in agricoltura biologica 10:00 Test di laboratorio per l’individuazione della dose minima efficace di rame 10:20 Prove di contenimento di Planococcus ficus in viticoltura biologica 10:40 Persistenza del piretro naturale da solo e formulato con piperonil butossido (PBO) 11:00 Discussione 11:30 Visita alle prove sperimentali in campo 12.00 Conclusione della mattinata
L'assessore all'agricoltura all'annuale conferenza di previsione sulla produzione melicola mondiale in corso a Istanbul DALLAPICCOLA A PROGNOSFRUIT: "TRENTINO IN VANTAGGIO GRAZIE ALLA QUALITÀ" La produzione 2014 di mele in Trentino si conferma su livelli medio alti, attorno alle 500 mila tonnellate, ma soprattutto si annuncia di alta qualità. E' quanto emerge dalle prime anticipazioni che arrivano da Istanbul, dove è in corso la 38esima edizione di Prognosfruit, l'annuale conferenza di previsione sulla produzione melicola mondiale, che per la prima volta si tiene in Turchia. All'atteso appuntamento, con i vertici di Assomela, di Melinda e del consorzio FROM, si è recato anche l'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola. "Sono qui ad Istanbul perchè voglio rendermi conto di persona di come vanno le cose in un settore produttivo per noi di vitale importanza e per confrontarmi "in diretta" con gli operatori e le nostre realtà produttive".
"Di fronte alle preoccupazioni emerse al congresso Prognosfruit relative ad una forte propensione dei mercati ad una contrazione, che dovrebbe però toccare solo in parte le realtà produttive in grado di garantire una maggiore qualità - afferma l'assessore - il Trentino si trova in una posizione di vantaggio. Assieme a quella dell'Alto Adige la produzione complessiva di mele della nostra regione sfiora 1,5 milioni di tonnellate, un livello che conferma la nostra posizione di leader a livello nazionale. Ciò che però ci distingue in modo particolare è la qualità delle nostre mele, frutto di anni di investimenti che hanno interessato in particolare i nostri sistemi tecnologici di conservazione. Qualità del prodotto e sviluppo delle reti commerciali sono le nostre armi vincenti, si tratta di continuare ad usarle nel modo migliore: così come è organizzato, infatti, il Trentino è certamente in grado di tenere testa all'attuale mercato."
Oltre 1000 millimetri di pioggia caduti nei primi 7 mesi del 2014 hanno sviluppato i funghi nemici delle uve VITICOLTURA, ANNATA DIFFICILE: ORA C’E’ LA BOTRITE E SI SPERA NEL SOLE
Il clima non ha concesso tregua finora al settore viticolo. L’annata, caratterizzata da frequenti e intense piogge con oltre 1000 millimetri caduti nei primi sette mesi (quantità che mediamente cade in un anno), prosegue impegnativa, prima per gli attacchi di peronospora, ora per la comparsa della botrite, un fungo che tende ad essere aggressivo soprattutto in prossimità della vendemmia. Il quadro della situazione è emerso oggi, a San Michele all’Adige, nell’ambito dell’incontro sulla viticoltura biologica promosso dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con il Centro di Laimburg.
(s.c.) La vendemmia. “La situazione migliorerà –spiega il responsabile dell’ufficio viticoltura, Maurizio Bottura-, solo se arriverà il sole”. Intanto mancano almeno 15 giorni all’inizio della vendemmia delle varietà più precoci di base spumante, anche il grosso della vendemmia partirà il 25 agosto. Proprio in quei giorni, giovedì 21 agosto, è previsto il tradizionale incontro prevendemmiale promosso dalla sezione trentina di Assoenologi in cui si farà il punto della situazione uve.
Il bollettino prevendemmiale. Dalla prossima settimana sarà disponibile sul sito della Fondazione Mach (www.fmach.it/ctt), il primo bollettino prevendemmiale emesso dal Centro Trasferimento Tecnologico. I dati analitici pubblicati sono presentati in confronto con gli andamenti delle annate precedenti e costituiscono un supporto alla definizione della data di raccolta e degli interventi enologici da attuare. Il servizio si basa su un piano di monitoraggio territoriale attraverso il campionamento e l'analisi delle uve delle principali varietà di vite coltivate in provincia di Trento, nei loro siti di massima coltivazione. Biologico in crescita: raggiunti i 500 ettari di vigneto. Tornano al tema discusso oggi in aula magna, la viticoltura biologica risulta in costante crescita negli ultimi anni. Ad oggi gli ettari coltivati in provincia di Trento con questo metodo risultano circa 500. E poi, come riferisce Enzo Mescalchin del Centro Trasferimento Tecnologico, sono numerosi anche i viticoltori (per un totale di circa 200 ettari) che pur producendo secondo i parametri del biologico non sono certificati come tali in quanto l’uva viene utilizzata per vini non biologici. Le sperimentazioni sul biologico della Fondazione Mach. I tecnologi di San Michele hanno illustrato nel dettaglio le sperimentazioni in corso e i risultati ottenuti in merito alla riduzione dell’impiego del rame nel controllo della peronospora e all’efficacia di prodotti alternativi. Riguardo al Planococcus, pericolosa cocciniglia che nel corso degli anni si è spostata dalle regioni del Sud Italia fino alla provincia di Trento, sono stati presentati i risultati di prove di lotta con l’utilizzo di prodotti ammessi dalla severa disciplina che regola la produzione biologica (oli). Inoltre si è parlato della persistenza di prodotti a base di piretro naturale impiegati nel controllo di Scaphoideus titanus, vettore di flavescenza dorata.
Le indicazioni della Fondazione Mach per le mele e la vendemmia E’ QUASI TEMPO DI RACCOLTA, ECCO COME LAVORARE IN SICUREZZA
Si avvicina il periodo della raccolta delle varietà precoci di mele e della vendemmia, e la Fondazione Edmund Mach, come ogni anno, invita gli agricoltori ad operare in sicurezza rispettando alcune buone pratiche. I tecnici del Centro Trasferimento Tecnologico ricordano che la sicurezza nei luoghi di lavoro è sancita dal Decreto Legislativo 81/2008 (e dalle successive integrazioni) ed è obbligatorio fornire ai lavoratori una precisa formazione in merito a tutte le fonti di rischio che possono essere presenti in azienda, verificando che tutti i propri dipendenti (fissi, stagionali, familiari) applichino quanto previsto dalle norme legali in vigore. Seguono alcuni precisi rischi da valutare durante l’attività lavorativa.
Come riferisce Fabrizio Benvenuti, responsabile dell’Unità consulenza, qualità, sicurezza e certificazioni, le trattrici devono muoversi, se non dotate di cabine omologate antischiacciamento, sempre con l’arco di protezione in posizione attiva, cioè alzato. Può fare eccezione il transito all’interno dei vigneti coltivati con la forma di allevamento a pergola, per ovvi motivi tecnici che ne impedirebbero il transito, ma, al di fuori dei filari, il rollbar dovrà essere alzato. I dispositivi di protezione previsti per il ribaltamento delle trattrici devono comunque essere in funzione anche nel tragitto su strada. Si ricorda ancora una volta che la cintura di sicurezza deve essere allacciata anche durante gli spostamenti in campagna.
Prima di impiegare scale, verificare l’integrità delle stesse: i pioli devono risultare ben incastonati all’interno dei montanti e le scale non devono presentare incrinature ecc. E’ necessario inoltre prestare particolare attenzione ai movimenti effettuati dai mezzi agricoli in presenza di personale addetto alla raccolta. Anche la formazione del personale che coadiuverà il responsabile aziendale durante le operazioni in campo, siano essi dipendenti fissi, manodopera stagionale oppure collaboratori familiari, risulta essere molto importante. Tutti devono essere debitamente formati ed addestrati in merito alle specifiche attività che saranno chiamati a svolgere. L’avvenuta formazione del personale, per essere dimostrata e quindi ottemperare agli obblighi di legge (D. Lgs. n. 81 e ss.mm.ii.), prevede l’apposizione della loro firma, a formazione avvenuta, nelle apposite pagine del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e, per le aziende che si fregiano della Certificazione di prodotto GLOBALG.A.P, anche all’interno dell’apposita sezione dedicata alla formazione, contenuta nella Documentazione aziendale, in possesso di ogni azienda inserita nel processo di Certificazione.
La ricerca sulla conservazione del vino rosso è stata ripresa dai principali quotidiani del mondo CONSERVAZIONE DEL VINO, FEM CONQUISTA LA STAMPA INTERNAZIONALE
Con la ricerca sulla conservazione del vino la Fondazione Edmund Mach sta conquistando in questi giorni le pagine della stampa internazionale: dalla BBC al quotidiano britannico “The Times”, dal magazine tedesco “Spiegel online” alla stampa cinese. Fulvio Mattivi, responsabile del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione del Centro Ricerca e Innovazione e autore della ricerca ha tenuto a San Francisco una conferenza al simposio della American Chemical Society dove si è fatto il punto sui progressi della ricerca in campo enologico.
La ricerca, che sta facendo letteralmente il giro del mondo, documenta scientificamente i meccanismi con cui il vino conservato in appartamento invecchia prima con un conseguente peggioramento della qualità. Lo studio, pubblicato quest'anno sulla rivista Metabolomics, è intitolato “L’influenza della conservazione sull’età chimica dei vini rossi”. In base agli approfondimenti di laboratorio e cantina di San Michele, ora integrati da nuovi esperimenti condotti in collaborazione con l'Università di Trento, nella tipica conservazione domestica l’età chimica del vino accelera in quanto decine di composti cambiano concentrazione partecipando a reazioni indotte dalla temperatura. In particolare la conservazione domestica induce la formazione di composti dall’unione tra i tannini e l’anidride solforosa, di cui è stata caratterizzata per la prima volta la struttura, e induce la formazione di una classe di pigmenti, denominata “pinotine”, che fa evolvere il colore del vino verso toni più aranciati. Aumentandone, appunto, l’età chimica.
“Dopo sei mesi d’invecchiamento in condizioni casalinghe, il vino nella bottiglia era comparabile al vino dello stesso produttore e lotto ma conservato per due anni in cantine professionali” ha dichiarato Fulvio Mattivi durante il simposio di San Francisco. “Il vino conservato in casa stava invecchiando circa quattro volte più velocemente dell’altro”. A discapito, però, di qualità e bouquet.
Incontro a Vigalzano con l’assessore Michele Dallapiccola e le istituzioni impegnate in apicoltura APICOLTURA TRENTINA, ISTITUZIONI IN RETE PER SUPPORTARE IL COMPARTO
Sotto la regia dell’Assessorato provinciale all’agricoltura, la Provincia autonoma di Trento, la Fondazione Edmund Mach e l’ Azienda provinciale per i Servizi Sanitari stanno mettendo a punto un vero e proprio piano per salvaguardare l’apicoltura trentina, attualmente in grande difficoltà. Pochi giorni fa l’assessore Michele Dallapiccola ha chiamato a raccolta presso la sede periferica di Vigalzano della Fondazione Mach, dove opera il gruppo di sperimentazione e consulenza in apicoltura, tutte le istituzioni che a vario titolo possono fornire un valido supporto al comparto al fine di individuare una adeguata strategia di azione. "Ho promosso l'incontro - spiega l'assessore Dallapiccola - allo scopo di finalizzare la collaborazione fra le diverse componenti del settore apistico verso l'obiettivo di mettere al più presto la Giunta nelle condizioni di approvare la delibera che regolerà questo tipo di attività".
Si tratta del primo di una serie di incontri che seguiranno nelle prossime settimane. L’incontro è stato organizzato dal Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach ed ha coinvolto il Servizio agricoltura ed il Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza della Provincia, nonchè l’Unità operativa di Igiene e sanità pubblica veterinaria dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Nel corso dell’incontro sono intervenuti Gianantonio Tonelli del Servizio Agricoltura, Carlo Costanzi del Servizio Politiche Sanitarie, Luigino Bortolotti dell’Unità operativa Igiene e Sanità pubbliva veterinaria dell’APSS), Gino Angeli e Paolo Fontana della Fondazione Mach, per presentare i rispettivi ambiti di attività e le problematiche del settore. L’assessore Dallapiccola ha visitato, inoltre, con il direttore generale della Fondazione Mach, Mauro Fezzi, e il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti, i laboratori e la sala di smielatura del gruppo di apicoltura che opera presso la sede di Vigalzano. Sotto i riflettori i molteplici problemi del comparto, primo fra tutti la riduzione della flora nettarifera, i cambiamenti climatici con spostamenti della piovosità nei periodi di intense fioriture, i problemi sanitari come la varroa che richiedono maggiore preparazione agli apicoltori per la loro gestione, l’ inquinamento ambientale legato agli agrofarmaci e, non da ultimo, l’impoverimento genetico del patrimonio apistico derivato dalla scomparsa delle api selvatiche decimate dall’acaro varroa.
Presentato a Maso Part il progetto sperimentale FEM. A Zambana focus sulle varietà resistenti ECCO IL FRUTTETO IN “PARETE” CHE RICHIEDE MENO CHIMICA
Al modello di frutteto sostenibile in corso di sperimentazione alla Fondazione Edmund Mach è stato dedicato oggi un incontro tecnico a Mezzolombardo, nell’azienda agricola di Maso delle Part. I frutticoltori hanno avuto modo di conoscere e toccare con mano i vantaggi della forma di allevamento in parete stretta e delle reti multifunzionali. Si è trattata di una versione ridotta della tradizionali porte aperte dato che i campi sperimentali sono stati compromessi dalla grandinata del 24 giugno. Nel pomeriggio appuntamento, invece, a Zambana, in zona Pasqualine, con la visita alla prova dimostrativa di varietà di melo resistenti alla ticchiolatura e condotta col metodo biologico, in collaborazione con l’Ufficio produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento e il Consorzio trentino di bonifica.
“Oggi presentiamo ai frutticoltori una serie di sistemi innovativi che si propongo di migliorare la frutticoltura in un’ottica di sostenibilità. Questa è una delle sfide della Fondazione Mach: puntare a minimizzare gli impatti dell’agricoltura per salvaguardare la salute dell’uomo, dell’ambiente e delle sue risorse” ha spiegato il direttore generale, Mauro Fezzi, intervenuto con il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti e il responsabile dell’Unità frutteto sperimentale e frigo-conservazione, Livio Fadanelli.
Due le tematiche dell’incontro: gli aspetti agrotecnici e gli aspetti di difesa, i primi gestiti da Alberto Dorigoni e Franco Micheli, i secondi e da Luisa Mattedi, Daniel Bondesan e Claudio Rizzi. Ai frutticoltori è stato presentato un nuovo modello di frutteto con un sistema di allevamento particolare; in parete stretta, a più assi, con un’ altezza ridotta rispetto al classico spindle, gestibile senza scale e carri raccolta quindi con più sicurezza in campagna, e che richiede meno trattamenti chimici. La forma di allevamento delle piante da frutto rappresenta uno snodo che condiziona l’agrotecnica e la difesa dai patogeni. Utilizzando la potatura verde e piante a più assi si ottiene un frutteto costituito da file strette e basse: si apre così un ventaglio di possibilità tecniche che vanno dalla meccanizzazione del diradamento e del diserbo, della potatura estiva ed invernale a finestre, fino all’uso degli atomizzatori scavallanti a ultra-bassa deriva e delle reti polifunzionali. L’eccezionale grandinata di quest’anno ne evidenzia tra l’altro l’efficacia protettiva. Gli studi più recenti sulle reti – spiegano gli esperti di San Michele – mirano in prospettiva a modificare il microclima intorno alle piante con materiali anti-pioggia e a distribuire i fitofarmaci, non più con gli atomizzatori, ma con impianti fissi che possono avere anche funzione antibrina e climatizzante. Ne trarrà vantaggio la gestione intera del frutteto e la difesa dai patogeni, più semplice e con meno problemi di deriva, la sicurezza dell’operatore che userà meno carri raccolta e scale, il consumatore e l’ambiente per un prodotto più pulito.
La Giunta accoglie la richieste di alcune aziende vitivinicole VINACCE, FECCE O RASPI POTRANNO MATURARE IN CUMULI
I sottoprodotti della vinificazione che vengono utilizzati per uso agronomico, tipo vinacce, fecce o raspi, potranno essere lasciati a maturare in cumuli, prima di essere sparsi sul suolo agricolo. Lo prevede una delibera approvata oggi dalla Giunta provinciale, su proposta dell'assessore Michele Dallapiccola, che integra una precedente deliberazione del 2010 con la quale si introduceva una serie di disposizioni in materia di ritiro controllato dei sottoprodotti della vinificazione per uso agronomico. La modifica accoglie le richieste di alcune aziende vitivinicole, consentendo che lo spargimento sul terreno dei sottoprodotti possa avvenire immediatamente o dopo maturazione naturale in cumuli, in modo da migliorarne la qualità. (fm)
Su proposta dell'assessore Dallapiccola IMPIANTI PER PRODURRE ENERGIA DA BIOGAS: APPROVATI I CRITERI FONDAMENTALI
La Giunta provinciale, su proposta dell'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, ha approvato i criteri fondamentali per la concessione di contributi per la realizzazione di impianti per la produzione di energia derivante da biogas. Spetterà al dirigente del Servizio agricoltura trasmettere alla Commissione Europea una sintesi delle informazioni relative al regime di aiuto. Quando la Commissione comunicherà alla Provincia il numero di identificazione, la Giunta definirà gli ulteriori criteri attuativi, l'eventuale limitazione di beneficiari e spese ammissibili, l'apertura di bandi e specificherà la documentazione necessaria per presentare le domande.
Già fin d'ora, comunque, si può dire che potranno fruire delle agevolazioni le piccole e medie imprese agricole, singole e associate, nonché i consorzi e le cooperative costituiti tra imprese agricole per realizzare e gestire congiuntamente impianti per la produzione di energia termica, elettrica e meccanica da fonti rinnovabili. Non potranno beneficiare di aiuti le imprese destinatarie di un ordine di recupero pendente a seguito di una precedente decisione della Commissione che dichiari gli aiuti illegittimi e incompatibili con il mercato interno, nonché le imprese in difficoltà. Con le agevolazioni previste si potranno acquistare attrezzature elettromeccaniche e/o di cogeneratori; realizzare strutture e casamenti per collocarvi impianti di cogenerazione, strutture di ricezione e stoccaggio delle biomasse e dei liquami, strutture e sistemi di stoccaggio ed immagazzinamento del biogas; si potranno acquistare attrezzature per la lavorazione e la trasformazione della biomassa (sminuzzatori, sfibratori) nonché per processi preliminari biologici per produrre una matrice facilmente digeribile e per ottimizzare l'utilizzo energetico delle biomasse; realizzare impianti e acuistare attrezzature di evaporazione ed essiccazione per ridurre l'azoto liquido del digestato; pagare spese tecniche quali progettazione, direzione di cantiere, coordinamento della sicurezza, perizie geologiche e per l'inquinamento acustico, spese connesse alla V.I.A. e alla Valutazione di Incidenza. Di norma gli impianti di produzione di energia soddisfano unicamente il fabbisogno energetico dell'azienda agricola, compreso quello della famiglia. L'eventuale vendita di energia elettrica alla rete è consentita purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale. La percentuale di contributo massima per la realizzazione dell'impianto è fissata nel 40% della spesa massima ammissibile; per la realizzazione delle strutture accessorie la percentuale massima è fissata al 35%. Il contributo massimo per ogni singola impresa e per singolo progetto è di 500.000 euro. (mn)