PARCHI 2.0: gestione, produzione e legalità
Domenico Nicoletti*
L’Italia ha un modello, tutto suo, di “sostenibilità” e Qualità della vita e non lo
vede. Come spesso capita nel nostro paese sappiano farci male da soli e non
sappiamo riconoscere i nostri successi. Cresciuta nel silenzio e nelle difficoltà
economiche e sociali, la cultura delle sostenibilità sviluppata nelle aree
protette del paese, oggi registra successi e “crisi di crescita”, nella gestione di
un patrimonio di biodiversità unico al mondo e nel lavoro paziente e
minuzioso di ricerca e innovazione scientifica che ha permesso di contenere
la perdita di specie e sottospecie in via di estinzione dimostrando come i
parchi hanno saputo rispondere alla loro principale missione.
E come nelle più nobili tradizioni della nostra nazione, ogni successo
ingenera anticorpi che, nel caso dei parchi, hanno solo scalfito l'integrità di un
modello sempre più amato dalla gente, con problematiche pure esistenti
all’interno dei parchi, ma marginali nel contesto delle economie generate dai
parchi.
Lo dimostra la ricerca effettuata da UNIONCAMERE “L’economia reale nei
parchi nazionali e nelle aree naturali protette” dove è evidente che la crescita
in molti territori “verdi” del paese è frutto di un mix di economia, sostenibilità
ambientale, produzioni di qualità, rispetto dei saperi e del benessere dei
territori e legalità. Un modello di sviluppo nuovo che sembra esercitare un
discreto appeal sui giovani e sulle donne i quali, in misura relativamente
maggiore che nel resto del Paese, hanno scelto proprio le aree protette come
sede della propria impresa. Anche per far conoscere meglio queste realtà,
Ministero dell’Ambiente e Unioncamere hanno messo a punto l’Atlante socio-
economico delle aree protette italiane, consultabile on line all’indirizzo
http://www.areeprotette-economia.minambiente.it/. A questo si aggiunge lo
scenario tracciato da Symbola, la Fondazione delle Qualità Italiane che in
occasione del prossimo seminario estivo a Treja (Macerata) dal 6 al 9 luglio
p.v., ha deciso di dedicare una sezione di approfondimento proprio ai parchi e
alle relative performance innovative.
Questo è quanto emerso dal Coordinamento sulle Aree Protette tenutosi lo
scorso 21 maggio presso la sede di Legambiente Italia all’insegna di:
“Camosci, lupi e farfalle. Ci sono anche loro tra il made in Italy migliore”.
Come ha affermato il responsabile di Legambiente Antonio Nicoletti
“possiamo andare fieri delle politiche di conservazione e gestione di questi
animali messe in campo negli ultimi anni nel nostro Paese” e la Presidente di
Legambiente Rossella Muroni che annuncia “il dato emerge dal dossier di
Legambiente pubblicato per la giornata mondiale della biodiversità che si
celebra il 22 maggio, con un’analisi sullo stato della tutela della biodiversità in
Italia”.
Questi modelli, prima di essere modificati vanno conosciuti nella loro
evoluzione e nei nuovi principi dell’economia circolare. "Coniugare - afferma
il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - la conservazione della natura e
la crescita di un’economia che pone l’ambiente come cardine del suo
sviluppo rappresenta un passo oggi quanto mai necessario. La Green
Economy è un percorso già tracciato, che pone l’ambiente come valore
fondante nella produzione del reddito; il rapporto va oltre, mettendo in luce
numeri, cifre e storie in cui i parchi nazionali sono protagonisti di esperienze
positive. Dalla loro valorizzazione può arrivare una svolta per la crescita del
Paese".
Parchi 2.0 rappresenta oggi il rilancio delle politiche della sostenibilità che
assumono “le aree protette come il più grande laboratorio del paese per
nuove pratiche ecocompatibili accompagnando la transizione delle economie
locali verso una crescita sostenibile”.
*Docente di Gestione e Salvaguardia delle Aree Protette – Università di Salerno
Direttore del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga
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