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News e comunicati stampa dal mondo agricolo
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OSSERVATORIO COOPERAZIONE AGRICOLA

07/12/2016, 16:10

OSSERVATORIO COOPERAZIONE AGRICOLA: EXPORT A 6,6 MLD NEL 2016 (+1,5%), CRESCE FATTURATO MEDIO AZIENDE, TENGONO OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI

(Roma, 6 dicembre 2016). Cresce il fatturato medio delle cooperative agroalimentari italiane (+2,7% nel 2015) e accelera il loro dinamismo sui mercati esteri, con un export che si stima arriverà a 6,6 mld di euro nel 2016 (+1,5% sul 2015; 6,5 mld). E se nel 2015 il giro d’affari si attesta a 34,8 mld di euro mostrando una leggera flessione (-3,6%) sul 2013, legata al calo dei prezzi e alla contrazione dei consumi (soprattutto per latte, carne e zucchero), rimane invece stabile l’occupazione (+0,4%) e il monte complessivo delle retribuzioni. Prosegue inoltre il processo ‘muscolare’ delle imprese cooperative che oggi sono meno, ma concentrano maggior fatturato e numero di addetti. E’ quanto emerso oggi nel corso della presentazione a Roma del nuovo rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto dalle quattro Organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell’agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed Unicoop), che fornisce ogni anno l’identikit del comparto. Secondo la ricerca realizzata da Nomisma, nel 2015 sono 4.722 le imprese attive associate, con 90.542 addetti e 771mila adesioni. “Dall’analisi del rapporto – ha detto il presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri - emerge la vitalità della realtà produttiva della cooperazione che costituisce il 32% della PLV agricola nazionale e il 23% del fatturato alimentare italiano sul versante della trasformazione dei prodotti, attraverso una rete d’imprese particolarmente virtuose, caratterizzate da una mutualità dei conferimenti pari all’82% e che arriva al 92% al Sud Italia. Un’intensità di autogoverno che pone la cooperazione italiana tra le più avanzate in Europa nell’apporto delle materie prime da parte dei soci. Tuttavia - ha proseguito Mercuri – i dati evidenziano ancora problemi irrisolti che le cooperative devono affrontare con decisione per contrastare lo squilibrio tra il Nord e il Sud, nonostante si riconoscano traguardi significativi raggiunti negli ultimi decenni da molte aziende leader in filiere strategiche”. Si conferma infatti il primato del Nord Italia, dove cresce il numero delle imprese (pari al 46% del totale) che generano l’82% del fatturato della cooperazione. In particolar modo, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, pur essendo presenti sul territorio con appena il 31% delle cooperative totali, insieme esprimono il 77% (26,7 mld) del giro d’affari complessivo della cooperazione agroalimentare italiana. Regioni, queste ultime, a cui si deve gran parte della centralità della cooperazione nel sistema primario, con il 20,1% del giro d’affari totale dell’agroalimentare nazionale.
Rispetto allo scorso rapporto emerge un complessivo consolidamento delle dimensioni medie delle imprese, riconducibile in parte a processi di aggregazione e fusione, che ha portato le cooperative ad aumentare il fatturato medio (passato da 7,2mln a 7,4 mln) e il numero medio degli addetti (da 18,3 a 19) nel triennio 2013-2015.
Il Veneto si posiziona bene, sia per fatturato (con i suoi 6,5 miliardi si posiziona al secondo posto, subito dietro aai 13 miliardi dell’Emilia Romagna) che per numero d’aziende (con 299 cooperative). Tra le attività prevalenti in Veneto spiccano la produzione di vino e la zootecnia. Tra le 25 principali cooperative dell’agroalimentare italiano al primo posto troviamo la veneta TreValli con un fatturato di circa 3 miliardi nel 2016.

“Il settore agroalimentare si dimostra essere ancora quello trainante per il Veneto, che non solo non mostra segnali di crisi, ma prosegue un trend di crescita sia per fatturato che per occupazione – sottolinea il presidente di Fedagri Veneto Primo Anselmi – che non accenna a diminuire. Resta il settore sul quale è necessario investire in termini di tutela e di innovazione.”

Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia Di Tullio, che ha presentato la ricerca: “Spunti interessanti provengono quest’anno dall’attività di analisi sulle top imprese dei principali settori cooperativi - ortofrutticolo, lattiero caseario e vitivinicolo - che nel periodo 2013-2015 hanno tenuto, con la sola eccezione del latte che soffre di una crisi generale. Cooperative dall’alto tasso di propensione all’export che, grazie alle vendite sui mercati internazionali, hanno contrastato i meno positivi risultati sul mercato interno, caratterizzato da una crisi dei consumi. I risultati migliori sul mercato estero sono legati alle esportazioni nei Paesi extra Ue, oggi più dinamici e attrattivi del mercato comunitario”.
http://www.osservatorio-cooperazione-agricola.it" target="_blank
Allegati
2016_Osservatorio_cooperazione_2016.pdf
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Re: OSSERVATORIO COOPERAZIONE AGRICOLA

07/12/2016, 16:18

Osservatorio della Cooperazione Agricola

L’Osservatorio nazionale sulla cooperazione agricola è istituito presso il Ministero delle Politiche agroalimentari e forestali ai sensi della legge n. 231 del 2005 e sostenuto dalle cinque Organizzazioni di rappresentanza e tutela delle imprese cooperative dell’agroalimentare (AGCI Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed UNICOOP).
http://www.osservatorio-cooperazione-agricola.it/

Re: OSSERVATORIO COOPERAZIONE AGRICOLA

19/06/2017, 16:08

Persi oltre 500 posti di lavoro negli ultimi due anni
Allarme boschi in Toscana, Fedagri: “Tra calamità e burocrazia una morte annunciata”

Firenze, 19 giugno 2017 - “Il patrimonio boschivo della Toscana rischia di morire. Le calamità naturali negli ultimi anni hanno preso il sopravvento, la burocrazia ha fatto il resto e un intero settore strategico per l’ambiente e per l’immagine della Toscana è entrato in crisi profonda, con oltre 500 posti di lavoro persi negli ultimi due anni e intere aziende, anche cooperative, costrette alla chiusura.” E' l'allarme lanciato da Enzo Rossi, presidente di Fedagri Confcooperative Toscana al termine dell’incontro che si è tenuto tra le cooperative forestali, il Consorzio Toscano Forestale e Fedagri.
“Il patrimonio boschivo della Toscana è uno dei più belli e importanti dell’intero appennino e fino a qualche anno fa era anche uno dei più curati. Con l’avvento del nuovo codice degli appalti e con un sistema che premia solo chi offre il maggior ribasso senza nessuna garanzia sulla qualità delle opere forestali da realizzare.”
Un sistema, quello degli appalti al massimo ribasso, che non valorizza la professionalità degli operatori locali, proprio quelli che conoscono il territorio e le sue problematiche meglio di chiunque altro. “E così - spiega Rossi - le opere di ingegneria ambientale da cui dipende la sicurezza delle nostre montagne e dei paesi toscani sono diventate appannaggio di imprese senza storia, che vengono da fuori regione e che nel migliore dei casi si avvalgono di subappaltatori locali pagati poco e male."
La Toscana è stata una delle prime, già diciassette anni fa, a dotarsi di una legge regionale che tutelava le qualità dei lavori forestali. La L.R. 39 del 21 marzo 2000 prevede infatti l’Albo delle imprese agricole-forestali con requisiti professionali specifici per il settore e che ha consentito a tante cooperative di lavoratori di divenire veri custodi dei nostri boschi.
Legge mai abrogata ma ormai completamente disattesa, con appalti che superano sempre la soglia di 40 mila euro euro perché pochi funzionari pubblici si prendono la responsabilità di utilizzare l’affidamento diretto. In questo quadro le risorse del PSR 2014-2020 per oltre 60 milioni di euro si stanno esaurendo in gran parte per riparare i guasti del maltempo, lasciando interi territori come l’Amiata grossetana e senese con pochissime risorse e senza consentire un effettivo rilancio della filiera boschiva.
"La Regione oggi ci ripensa – conclude Rossi - ed indice per il 6 luglio gli Stati generali della Montagna, meglio tardi che mai, purché sia veramente l’occasione per tornare a difendere le professionalità che ancora resistono all’interno delle piccole e grandi cooperative forestali toscane.”
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