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Non c’è pace nelle stalle: produttori sul baratro del precip

15/03/2016, 23:22

Non c’è pace nelle stalle: produttori sul baratro del precipizio totale

La grande manifestazione della settimana scorsa al mercato del bestiame di Carmagnola (Torino) è servita a lanciare il grido d’allarme

del comparto zootecnico: in pochissimo tempo c’è stato un grande tam tam che ha scatenato il mondo agricolo zootecnico. Negli ultimi

due anni in Italia (soprattutto al Nord, in Lombardia, Piemonte e Veneto) 3.700 stalle hanno cessato l’attività, ovvero l’11% del totale.

Senza misure adeguate la percentuale è destinata a salire ancora. Le richieste più urgenti al Governo: rendere fruibili da subito le

risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e l’aumento di liquidità delle imprese; accrescere il valore del “de minimis”

agricolo almeno fino a 50 mila euro; sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti del settore.

Sulla sostenibilità della zootecnia pesano l’embargo russo, gli acquisti della Cina e la corsa al ribasso sul prezzo all’origine.

Non c’è pace nelle stalle. Produttori sul baratro e mille difficoltà: occorrono misure urgenti per affrontare l’impasse del settore

lattiero-caseario e tutelare le imprese agricole. Questo scenario ha imposto alla Cia-Agricoltori italiani di denunciare la situazione,

“Abbiamo manifestato in un luogo fortemente simbolico -spiega la Cia- per testimoniare la difficoltà ad andare avanti, che è di tutte le

aziende zootecniche del Paese”.

“Certamente -continua la Cia- apprezziamo l’impegno del Governo italiano e del ministro Martina di sostenere la liquidità degli

allevamenti con l’aiuto straordinario dei 25 milioni d’euro e l’aumento della compensazione Iva al 10%. Ma non basta. Perché la

situazione globale ed europea dei mercati necessità di politiche d’intervento di più ampio respiro, tanto più che a quelle dinamiche si

incastrano anche scelte aziendali quali quelle della Lactalis (proprietaria di Galbani, Invernizzi, Locatelli e Parmalat) di rinunciare alle

forniture italiane di latte per i suoi stabilimenti con l’importazione di latte rigenerato con il latte in polvere tedesco”.

Una situazione, prosegue la Confederazione, “che rischia di risultare distruttiva della struttura di allevamento delle zone

maggiormente interessate a Lactalis e per l’insostenibile livello di remunerazione per tutte le altre aziende lattiere stanno

commercializzando il proprio latte a prezzi molto al di sotto dei costi di produzione. Stiamo parlando di un comparto che nell’ultimo

decennio ha registrato la chiusura, al netto dei nuovi ingressi, di quasi 25 mila stalle. Solo dal 2013 al 2014 siamo passati da 34.231

stalle a 30.528. Un trend che ci preoccupa molto per il 2015 dove i dati ancora non sono disponibili. Ma stante il perdurare di queste

difficoltà, c’è il rischio concreto di chiudere una stalla italiana su tre”.

In questo contesto, afferma la Cia, “si ritiene in ogni caso

indispensabile che la nuova definizione di Ministero dell’agroalimentare debba promuovere lo sviluppo di relazioni interprofessionali

nella filiera che assumano come impegno comune il mantenimento e lo sviluppo della produzione lattiera nazionale innanzitutto a

tutela dei consumatori italiani”. “In mancanza di tale condivisione -avverte la Confederazione- e a fronte delle scelte unilaterali di

rescissioni di contratti o di prezzi del latte preannunciate a partire dal 1° marzo da Lactalis, si rischia la chiusura di stalle e l’aumento

della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni. Il sostegno del Governo al settore non può che accompagnare nuove e non

ipocrite relazioni interprofessionali nella filiera”.

Al Ministro Martina quindi, puntualizza la Cia, chiediamo che si adoperi per:

1- Rendere immediatamente disponibili le risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e per la crescita di liquidità delle

imprese.

2- Erogare al più presto i 25 milioni di euro, aiuti eccezionali, erogati dalla Ue.

3- Utilizzare le risorse del super-prelievo (fondo Zaia), ora assegnato alle Regioni, per interventi tempestivi a sostegno delle imprese.

4- Sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti nel settore.

5- Eliminare i vincoli “di qualità” nel pagamento degli “aiuti accoppiati”, per assegnarli a tutti gli allevatori. Nei prossimi anni occorre

accrescere la percentuale di aiuti accoppiati nel primo pilastro della Pac.

6- Semplificare e potenziare gli strumenti di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito, legandoli direttamente alle dinamiche

dei prezzi dei prodotti ed alle crisi dei mercati.

7- Accrescere il valore del “de minimis” agricolo almeno fino a 50.000 euro.

8- Rafforzare le norme sull’etichettatura dei prodotti lattiero caseari con l’indicazione del Paese d’origine e promuovere efficacemente

il latte italiano, in Italia ed all’estero

9- Favorire la contrattazione collettiva con regole chiare e procedure più trasparenti collegate alla politiche di qualità ed agli effettivi

costi di produzione.

“La gravità della situazione contrattuale -evidenzia la Cia- richiede la proroga dell’intesa contrattuale promossa dal Governo oltre il

primo marzo e la promozione ed il sostegno alle forme di aggregazione della produzione e della filiera contenute nel Regolamento

1308/13. La Cia denuncia la drammaticità della situazione che potrebbe creare da marzo con le produzioni non ritirate da Lactalis e

invita le imprese del settore a collaborare per costruire nuove esperienze di collocazione dei prodotti orientate alla qualificazione

delle produzioni con latte 100% italiano e di produzioni orientate ai nuovi canali di commercializzazione sui mercati mondiali, in

grado di sfruttare le nuove dinamiche di importazioni cinesi”. Oggi, prosegue l’organizzazione degli agricoltori italiani, “invitiamo gli

allevatori a sostenere tutti i percorsi di aggregazione delle produzioni utili a perseguire azioni di mercato utili ad affrontare la

drammaticità del momento ed a costruire esperienze commerciali e relazioni di filiera utili a riorientare la produzione lattiera alle

dinamiche mondiali dei mercati lattiero-caseari. La Marcia delle Vacche -conclude la Cia- intende rappresentare una manifestazione

dei produttori di latte italiano a sostegno del proprio futuro”.

Re: Non c’è pace nelle stalle: produttori sul baratro del pr

15/03/2016, 23:25

Da www.ilquotidianodaybyday.eu
Non c’è pace nelle stalle: produttori sul baratro del precipizio totale
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