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Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
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Marco
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OGM, DE GIROLAMO: CORPO FORESTALE DELLO STATO ACCERTERÀ NATURA SEMENTI UTILIZZATE OGGI IN FRIULI VENEZIA GIULIA
“Quanto avvenuto oggi in Friuli Venezia Giulia non è assolutamente da sottovalutare. In ogni caso è fondamentale ribadire che se non si verificano prima le condizioni di coesistenza, ogni semina di organismi geneticamente modificati non è permessa. Ho già dato disposizioni affinché il Corpo Forestale dello Stato, in accordo con le competenti autorità regionali, si accerti della natura delle sementi utilizzate in modo da assumere i provvedimenti del caso”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, in merito alla vicenda della semina di mais Ogm di questa mattina in Friuli Venezia Giulia.
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16/06/2013, 1:30 |
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Marco
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DDL CONSUMO SUOLO, DE GIROLAMO: TUTELA TERRENI AGRICOLI E EDILIZIA DI RIUSO, RIGENERAZIONE E RIQUALIFICAZIONE
“Ogni giorno impermeabilizziamo più o meno l’equivalente di 150 campi da calcio, con questo provvedimento colmiamo una lacuna legislativa che ha prodotto effetti drammatici come l’aumento del 166% del territorio edificato in Italia negli ultimi 50 anni. Il nostro Paese ha invece bisogno dei suoi terreni per sviluppare la sua agricoltura e con essa salvaguardare la bellezza, la salubrità e la sicurezza dei nostri territori e dei nostri paesaggi. Per questo abbiamo previsto un meccanismo per fissare l’estensione massima di superficie consumabile, attraverso il forte coinvolgimento anche delle Regioni e degli enti locali, in una battaglia che è di tutti per un bene fondamentale come la terra. La difesa dei nostri suoli non è poi la lotta all’edilizia, al contrario con questo disegno di legge introduciamo un principio fondamentale nella materia di governo del territorio che è la priorità del riuso e della rigenerazione, che consentirà il recupero di zone già edificate ma degradate. Mi auguro che l’iter di questa norma di civiltà sia il più rapido possibile, perché si tratta di un intervento che troppo a lungo è stato rinviato, ma che è indispensabile per consegnare un’Italia migliore alle nostre figlie e ai nostri figli”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha commentato l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge in materia di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.
Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento: 1. Si definiscono i concetti di “superficie agricola”, ossia tutti i terreni che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal loro utilizzo, e di “consumo del suolo”, inteso come riduzione di superficie agricola per effetto di interventi di impermeabilizzazione, urbanizzazione ed edificazione non connessi all'attività agricola. 2. Si individua il procedimento volto alla determinazione del limite di superficie consumabile, che vede il coinvolgimento delle Regioni e Province autonome e che culmina con il decreto del Ministro delle politiche agricole d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, con il Ministro per i beni e le attività culturali e con il Ministro delle infrastrutture, che fissa l’estensione massima di terreni agricoli consumabili. Tale decreto viene sottoposto a verifica ogni 10 anni.
3. Si prevede l'istituzione di un Comitato interministeriale, con rappresentanti anche dell'Istat e della Conferenza unificata, con compiti di controllo e monitoraggio del consumo di superficie agricola nazionale. Il Comitato deve realizzare ogni anno un rapporto sul consumo di suolo in ambito nazionale, che verrà poi presentato dal Ministro delle politiche agricole al Parlamento.
4. Per la concreta attuazione del principio del riuso del suolo, entro un anno dalla entrata in vigore della legge i Comuni dovranno provvedere:
a) al censimento delle aree del territorio comunale già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzate o suscettibili di rigenerazione, recupero, riqualificazione; b) alla costituzione ed alla tenuta - all’interno delle aree censite - di un elenco delle aree suscettibili di prioritaria utilizzazione a fini edificatori di rigenerazione urbana e di localizzazione di nuovi investimenti produttivi e infrastrutturali
Decorso il termine senza che il censimento sia stato concluso o senza che l’elenco sia stato redatto, è vietata la realizzazione, nel territorio del Comune inadempiente, di interventi edificatori, sia pubblici che privati, sia residenziali, sia di servizi che di attività produttive, comportanti, anche solo parzialmente, consumo di suolo inedificato.
5. È posto il divieto di utilizzo per uno scopo diverso da quello agricolo, per almeno cinque anni dall'ultima erogazione, dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o di aiuti comunitari.
6. Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l’attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane. Le misure si sostanziano nella priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali previsti in materia edilizia. 7. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole in cui i Comuni “virtuosi” interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono l’aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato, possono chiedere di essere inseriti.
8. Si prevede che i proventi dei titoli abilitativi edilizi siano destinati esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell'ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico, avuto riguardo alla particolare situazione di rischio che caratterizza larghe parte del territorio nazionale in occasione di eventi calamitosi.
9. Dalla entrata in vigore della legge e fino alla adozione del D.M. di determinazione dell’estensione massima di superficie agricola consumabile e, comunque, non oltre il termine di tre anni, non è consentito il consumo di superficie agricola ad eccezione della realizzazione di interventi già autorizzati e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e di lavori già inseriti negli strumenti di programmazione delle stazioni appaltanti.
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16/06/2013, 1:31 |
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DE GIROLAMO: ACCISE PIÙ BASSE PER LE SERRE E SEMPLIFICAZIONI PER L’OMOLOGAZIONE DELLE MACCHINE AGRICOLE
“Nel decreto legge per il rilancio economico del Paese, che oggi il Consiglio dei ministri ha approvato, ci sono importanti disposizioni per il settore agricolo, da tempo reclamate dalle imprese del comparto, ali fine di recuperare competitività con l’abbattimento di alcuni costi e oneri anche burocratici, particolarmente penalizzanti nell’attuale contesto economico.” Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, commenta l’approvazione del Consiglio dei Ministri di oggi del decreto legge recante misure urgenti per il rilancio economico del Paese. “L’accisa sul gasolio per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra, cui attualmente si applica la stessa accisa prevista per tutti i prodotti petroliferi destinati agli usi agricoli, pari al 22 per cento dell'accisa ordinaria, viene ridotta a 25 euro per mille litri, a condizione che i richiedenti siano serricoltori per i quali l’attività imprenditoriale agricola costituisce l’esclusivo o comunque il prevalente fattore produttivo, cioè coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella relativa gestione previdenziale ed assistenziale.” La disposizione, che decorrerà dal 1° agosto 2013 e fino al 31 dicembre 2015, intende dare una risposta concreta alla perdita di competitività del settore florovivaistico ed orticolo a causa da un lato, del venir meno delle disposizioni che prevedevano l’esenzione dall’accisa per il gasolio destinato alle serre e, dall’altro, dai continui aumenti dei prezzi dei carburanti con un aggravio dei costi di produzione insostenibili. Il livello di imposizione agevolato sarà applicato sul gasolio per la serricoltura a condizione che le imprese beneficiarie si obblighino a ridurne il consumo, dando così un fattivo contributo al raggiungimento di una maggiore tutela ambientale. Inoltre, con un’altra disposizione, si riconosce anche ad altri soggetti, oltre che al Dipartimento per i trasporti terrestri, la competenza alla omologazione delle macchine agricole. I requisiti che dovranno essere posseduti dai soggetti competenti all’omologazione, saranno definiti con decreto del Ministro delle infrastrutture di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, nel rispetto della normativa comunitaria. In tal modo si pone fine alla esclusiva competenza del Dipartimento dei trasporti terresti, cui però si accompagna la competenza delle strutture estere, con articolazioni in Italia, delegate dalle Autorità competenti nei rispettivi Paesi europei, che rilasciano omologazioni valide ad ogni effetto, nazionale e comunitario. Il ricorso a tali strutture sempre più frequente, dato il minore tempo con il quale, a parità di garanzie, operano rispetto all’unico centro di riferimento italiano, è particolarmente oneroso per i richiedenti, comprendendo non solo il costo dell’accertamento, ma anche i costi di missione all’estero. L’apertura a soggetti nazionali consentirà, non solo l’abbattimento degli oneri del procedimento, ma anche il recupero, da parte dello Stato, dei diritti e delle imposte che, da queste strutture vengono versati ai Ministeri esteri di riferimento.
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16/06/2013, 1:32 |
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Marco
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DDL CONSUMO SUOLO, DE GIROLAMO: UNA NORMA DI CIVILTA’ PER UN PAESE MIGLIORE
“Mi auguro che l’iter di questa norma di civiltà sia il più rapido possibile, perché si tratta di un intervento che troppo a lungo è stato rinviato, ma che è indispensabile per consegnare un’Italia migliore alle nostre figlie e ai nostri figli. Dobbiamo puntare ad una qualità sempre più alta della nostra agricoltura, del nostro paesaggio e, più in generale, del nostro Paese. Ogni giorno impermeabilizziamo più o meno l’equivalente di 150 campi da calcio, con questo provvedimento colmiamo una lacuna legislativa che ha prodotto effetti drammatici come l’aumento del 166% del territorio edificato in Italia negli ultimi 50 anni. La difesa dei nostri suoli non è poi la lotta all’edilizia, al contrario con questo disegno di legge introduciamo un principio fondamentale nella materia di governo del territorio che è la priorità del riuso e della rigenerazione, che consentirà il recupero di zone già edificate ma degradate. Abbiamo previsto un meccanismo per fissare l’estensione massima di superficie consumabile, attraverso il forte coinvolgimento anche delle Regioni e degli enti locali, in una battaglia che è di tutti per un bene fondamentale come la terra”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha commentato l’approvazione di ieri da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge in materia di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.
Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento: 1. Si definiscono i concetti di “superficie agricola”, ossia tutti i terreni che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal loro utilizzo, e di “consumo del suolo”, inteso come riduzione di superficie agricola per effetto di interventi di impermeabilizzazione, urbanizzazione ed edificazione non connessi all'attività agricola. 2. Si individua il procedimento volto alla determinazione del limite di superficie consumabile, che vede il coinvolgimento delle Regioni e Province autonome e che culmina con il decreto del Ministro delle politiche agricole d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, con il Ministro per i beni e le attività culturali e con il Ministro delle infrastrutture, che fissa l’estensione massima di terreni agricoli consumabili. Tale decreto viene sottoposto a verifica ogni 10 anni.
3. Si prevede l'istituzione di un Comitato interministeriale, con rappresentanti anche dell'Istat e della Conferenza unificata, con compiti di controllo e monitoraggio del consumo di superficie agricola nazionale. Il Comitato deve realizzare ogni anno un rapporto sul consumo di suolo in ambito nazionale, che verrà poi presentato dal Ministro delle politiche agricole al Parlamento.
4. Per la concreta attuazione del principio del riuso del suolo, entro un anno dalla entrata in vigore della legge i Comuni dovranno provvedere:
a) al censimento delle aree del territorio comunale già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzate o suscettibili di rigenerazione, recupero, riqualificazione; b) alla costituzione ed alla tenuta - all’interno delle aree censite - di un elenco delle aree suscettibili di prioritaria utilizzazione a fini edificatori di rigenerazione urbana e di localizzazione di nuovi investimenti produttivi e infrastrutturali
Decorso il termine senza che il censimento sia stato concluso o senza che l’elenco sia stato redatto, è vietata la realizzazione, nel territorio del Comune inadempiente, di interventi edificatori, sia pubblici che privati, sia residenziali, sia di servizi che di attività produttive, comportanti, anche solo parzialmente, consumo di suolo inedificato.
5. È posto il divieto di utilizzo per uno scopo diverso da quello agricolo, per almeno cinque anni dall'ultima erogazione, dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o di aiuti comunitari.
6. Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l’attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane. Le misure si sostanziano nella priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali previsti in materia edilizia. 7. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole in cui i Comuni “virtuosi” interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono l’aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato, possono chiedere di essere inseriti.
8. Si prevede che i proventi dei titoli abilitativi edilizi siano destinati esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell'ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico, avuto riguardo alla particolare situazione di rischio che caratterizza larghe parte del territorio nazionale in occasione di eventi calamitosi.
9. Dalla entrata in vigore della legge e fino alla adozione del D.M. di determinazione dell’estensione massima di superficie agricola consumabile e, comunque, non oltre il termine di tre anni, non è consentito il consumo di superficie agricola ad eccezione della realizzazione di interventi già autorizzati e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e di lavori già inseriti negli strumenti di programmazione delle stazioni appaltanti.
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16/06/2013, 18:50 |
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INTERVENTO DEL MINISTRO DE GIROLAMO ALLA 38° CONFERENZA FAO
Di seguito il testo dell’intervento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, alla 38° Conferenza FAO di questa mattina a Roma. “Signor Presidente, mi permetta innanzitutto di unirmi a quanti Le hanno espresso le loro congratulazioni per la Sua elezione. Desidero anche rivolgere il mio benvenuto ai nuovi membri di questa Organizzazione. Signor Presidente, sono molto onorata di rappresentare l’Italia, Paese ospite e storicamente tra i primi donatori della FAO, per ribadire il forte impegno del mio Governo a sostenere la FAO quale Agenzia leader per la Sicurezza Alimentare, la Nutrizione e lo Sviluppo agricolo e rurale sostenibile. Il mio Governo considera la Conferenza Generale come il foro globale più altamente qualificato per dibattere, coordinare e pianificare le politiche agricole, così come di sicurezza alimentare e nutrizione, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile dei Paesi partner. In tale quadro condivido pienamente l’agenda FAO su quanto sia assolutamente essenziale l’impegno per ridurre la fame e la denutrizione. I dati che mostrano i progressi compiuti verso il conseguimento del primo Obiettivo del Millennio sono incoraggianti, ma sono necessari ulteriori sforzi questa direzione. Le stime FAO parlano di 870 milioni persone denutrite, di cui 852 vivono nei Paesi in via di sviluppo. Un numero ancora troppo elevato, che richiede chiaramente alcune riflessioni. Siamo tutti responsabili nel trovare insieme azioni efficaci e comuni per ridurre la fame e la malnutrizione. L’Italia concorda sul fatto che contenere la volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari ed aumentare la produzione alimentare è certamente un modo. Queste azioni dovrebbero essere accompagnate da iniziative di rafforzamento della capacità dei Paesi partner di definire politiche agricole nazionali efficaci; tali politiche dovranno tenere in debita considerazione il ruolo delle donne, che più di tutte si adoperano per il sostentamento delle famiglie nelle aree rurali, la biodiversità e le sfide idro-geologiche del loro territorio. Inoltre l’Italia ribadisce l’importanza di sostenere il trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura come strumento necessario a raggiungere la sicurezza alimentare. Dopo l’impegno del Vertice dell’Aquila, la recente conferenza del G8 su Open Data per l’agricoltura tenutasi a Washington il 29 aprile ha sottolineato l’importanza di condividere informazioni preziose per gli agricoltori, ricercatori e politici nei Paesi in via di sviluppo, in particolare per l’Africa. L’Italia sostiene questa azione con 35 banche date agricole, che verranno presto rese disponibili in formato open access. L’Italia ritiene che questa attività, così come le altre all’interno del G8 e del G20, debba essere in linea con le decisioni concordate nell’ambito FAO e del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale e in stretto coordinamento con le altre organizzazioni internazionali che lottano per sradicare la fame nel mondo. Come Ministro dell’Agricoltura di un Paese che storicamente ha contribuito a rafforzare il ruolo di un’agricoltura specializzata e qualificata, condivido la visione di un mondo dove il cibo - il che significa anche cibo di buona qualità - è garantito a tutti, in quanto siamo tutti obbligati ad assicurare che i nostri cittadini godano di una vita sana. A tale proposito, il recente rapporto sullo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura evidenzia i costi della malnutrizione in una prospettiva più ampia che comprende anche problemi come la sovralimentazione. A questo vorrei aggiungere un tema su cui mi sto impegnando particolarmente, che è quello della lotta agli sprechi alimentari, particolarmente rilevante anche in Europa. Problemi che potremo affrontare soprattutto attraverso una migliore educazione alimentare a partire dai più giovani. Non dobbiamo poi trascurare gli aspetti ambientali, componente essenziale delle politiche integrate che siamo chiamati ad attuare. In quest’ambito, avrà sempre maggiore rilievo la necessità di preservare il suolo, risorsa scarsa e fondamentale non solo dal punto di vista agricolo-alimentare, ma anche sotto il profilo paesaggistico e ambientale. Questo sabato il Governo italiano ha approvato un disegno di legge che mira alla difesa del suolo e alla tutela dei terreni agricoli. Lo ritengo un contributo importante in materia di governo del territorio in quanto introduce il principio del contenimento del consumo di suolo. Tutti temi, Signor Presidente, su cui la cooperazione internazionale appare particolarmente necessaria. Vorrei concludere affrontando l’importanza di Expo 2015 che si terrà a Milano. Questo evento, alla cui organizzazione partecipano attivamente le agenzie del Polo Romano, non a caso ha come tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Invito tutti i governi non solo a partecipare e a visitare l’Expo, ma anche contribuire alla sua preparazione e al suo successo. Questo evento sarà una grande occasione per conoscere meglio le reciproche migliori pratiche ed esperienze nel campo del cibo e dell’agricoltura. Costituirà anche un’opportunità per costruire una rete di partenariati pubblici e privati che condividono il comune obiettivo di un pianeta a crescita sostenibile”.
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17/06/2013, 13:47 |
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Marco
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AUDIZIONE DEL MINISTRO DE GIROLAMO SULLA RIFORMA DELLA POLITICA COMUNE DELLA PESCA COMMISSIONI RIUNITE 9^ e 14^ SENATO CONGIUNTE CON XIII e XIV CAMERA
Si trasmette di seguito l’audizione di oggi del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo sulla Riforma della Politica comune della Pesca
“Signori Presidenti, Onorevoli Colleghi e Senatori, l’audizione di oggi ha l’obiettivo di illustrare le linee principali della riforma della Politica Comune della Pesca (PCP) e le azioni strategiche che intendo promuovere per offrire risposte concrete alle necessità della pesca italiana che da anni versa in uno stato di grave crisi socio-economica. La proposta di riforma è stata elaborata, com’è noto, dalla Commissione Europea attraverso una prima fase di consultazioni pubbliche, che si sono concluse due anni fa e che hanno evidenziato la necessità di una revisione delle misure di gestione della pesca, in un’ottica di maggior collegamento anche con gli strumenti della politica di mercato e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).In particolare, l’originaria proposta di regolamento presentata dalla Commissione nel luglio del 2011, è stata oggetto di successivi approfondimenti, dibattiti e modifiche al fine di corrispondere agli esiti delle negoziazioni con gli Stati membri ed alle risultanze dei ‘triloghi’. Finalmente possiamo dire che, alla fine dello scorso mese di maggio, l’accordo è stato raggiunto. Prima di illustrare i risultati conseguiti a seguito del confronto tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea, ritengo opportuno ricordare alcuni punti salienti della proposta originaria della Commissione, che mirava ad innovare un quadro regolamentare ormai decennale e, certamente, non più adeguato ai cambiamenti che hanno interessato il comparto della pesca degli Stati membri. Tra le proposte della Commissione che destavano maggiori perplessità vi era, da un lato, l’ipotesi di immediata e generalizzata applicazione del principio del “rendimento massimo sostenibile”, che consiste in una gestione degli stock ittici caratterizzata dalla possibilità di cattura di quantitativi tali da non intaccare la capacità naturale di riproduzione delle specie; dall’altro, la proposta di introdurre il divieto di rigetto in mare in modo indifferenziato, senza correlazione con le diverse tipologie di attività di pesca e senza rivalutare le motivazioni per le quali erano state escluse, finora, le catture di dimensione inferiore alla taglia legale minima e le specie per le quali la domanda di mercato è praticamente inesistente. Nel corso delle negoziazioni, la delegazione italiana, condividendo ed apprezzando gli obiettivi sottesi alla riforma della PCP nel suo complesso, in quanto volti ad una maggiore protezione delle risorse ittiche e dell’ecosistema marino nel lungo termine, ha sempre sottolineato la necessità di contemperarne i principi con l’esigenza di tutelare le imprese e l’occupazione in un settore che per il nostro Paese ha un’innegabile valenza storica, culturale e tradizionale, oltre che un’importanza socio-economica nevralgica. Pertanto, ho proseguito la via negoziale del Ministro Catania, conseguendo nell’intesa finale, raggiunta il 30 maggio scorso, alcuni decisivi risultati di miglioramento della proposta di riforma della PCP che, rispetto all’ipotesi originaria, è stata resa indubbiamente più adeguata alle realtà particolari della nostra flotta da pesca operativa nel Mar Mediterraneo e cioè in un contesto ambientale e socio-economico totalmente differente rispetto a quello dei mari del Nord o di altre zone marine dove le risorse ittiche e le tecniche di prelievo sono nettamente diverse. Finalmente posso dire che le richieste italiane in tal senso risultano in larga misura recepite e ci tengo ad illustrare quelle di maggiore rilievo. In relazione alla gestione della pesca secondo il criterio del “rendimento massimo sostenibile” posso dichiarare che verrà applicato a partire soltanto dal 2015 e che, entro il 2020, dovranno essere acquisite tutte le disponibilità e le risultanze dei necessari dati scientifici per la definizione dei limiti massimi di cattura per ogni stock ittico. Per quanto riguarda il divieto dei rigetti in mare, abbiamo ottenuto, in fase finale, l’inserimento della previsione di una soglia di tolleranza (che passerà dal 7 al 5 per cento delle catture totali) e la fissazione di un calendario di entrata in vigore del divieto differenziato a seconda delle specie ittiche oggetto di cattura. Tale divieto si applicherà, inoltre, soltanto alle specie per le quali è stabilita una taglia minima di cattura dal regolamento del Consiglio sulle misure tecniche per la pesca nel Mar Mediterraneo: anche questa è una richiesta per la quale l’Italia si è battuta fino a vederla accolta nell’accordo. Un altro risultato importante riguarda l'arresto temporaneo delle attività di pesca che è stato inserito nella lista delle misure tecniche ritenute valide per un’adeguata protezione delle risorse ittiche. Questo è un riconoscimento che voglio sottolineare perché è stato da sempre indicato come necessario da parte di tutte le associazioni professionali quale strumento idoneo alla tutela del nostro mare e ci consente di confermare la misura del fermo temporaneo della pesca, contando su circa 8 milioni di euro all'anno di cofinanziamento comunitario, per compensare il reddito degli armatori di 2.500 imbarcazioni italiane che esercitano la pesca a strascico. Con questi adeguamenti chiesti ed ottenuti, posso dire che siamo giunti ad una buona riforma della Politica Comune della Pesca che si prevede possa entrare in vigore già dal prossimo gennaio. In tale quadro, è stato ritenuto opportuno che nella nuova PCP fosse mantenuto anche il riconoscimento della necessità di rilancio delle attività di acquacoltura, principalmente con l’obiettivo di svilupparne la competitività, promuovendo le produzioni di qualità che possono favorire il rafforzamento delle posizioni di mercato, soprattutto rispetto ai Paesi extraeuropei che, per quanto riguarda le pratiche d’allevamento, hanno standard di salubrità e tutela del consumatore oggettivamente inferiori a quelli comunitari e nazionali. I risultati raggiunti nell’intesa finale, che ho sintetizzato anche in considerazione dei tempi previsti per questa audizione, non erano assolutamente scontati, ma le trattative italiane sono state determinate e costanti fino all’ultimo. L’eventualità di non vederle accolte è stata sventata e quanto ottenuto è importante soprattutto se pensiamo che la riforma della PCP arriva nel contesto di grave recessione socio-economica che investe tutti i settori produttivi nazionali, ma che nello specifico settore della pesca ha anche innegabili precedenti fattori di crisi che perdurano con conseguenze implosive molto difficili da risanare. Sono pienamente consapevole di dovermi perciò far carico di questa situazione problematica che si trascina e che impone ora un impegno diretto e indifferibile. E’ mia intenzione, quindi, avviare e seguire nei prossimi mesi il complesso lavoro che dovrà essere svolto per mettere in atto una strategia efficace di applicazione della nuova PCP alla realtà italiana e, a tal fine, chiederò la più stretta collaborazione da parte del mondo scientifico e delle organizzazioni di categoria. Ci tengo a sottolineare che, nell’obiettivo di dare ossigeno al settore della pesca, la chiusura dell’accordo sulla riforma della PCP non esaurisce il mio impegno a livello comunitario. Ritengo che molte altre regole e strumenti giuridici europei debbono essere riformati. Ho intenzione, infatti, di proseguire il dialogo con la Commissione europea e con gli altri Paesi membri coinvolti, per aprire una seria ed attenta riflessione sui contenuti dello specifico Regolamento per la pesca nel Mediterraneo che è in vigore dal 2006 e che è tempo di cambiare in più parti. Gli operatori della pesca e le loro rappresentanze hanno, infatti, insistentemente segnalato che si tratta di un regolamento comunitario oggettivamente troppo complesso e, per taluni aspetti, eccessivamente penalizzante per i pescatori. Tenendo conto delle fasi preparatorie e dei tempi necessari al sistema decisionale europeo, mi muoverò immediatamente sull’argomento affinché le risultanze del confronto possano essere poi formalmente discusse nel semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, che si aprirà il 1° luglio dell’anno prossimo. Voglio ora ricordare che, in ambito comunitario, è stata anche varata la riforma dell’Organizzazione comune di mercato per i prodotti della pesca. L’obiettivo qualificante è quello di migliorare il rapporto delle imprese di pesca con il mercato, attraverso l'azione delle organizzazioni di produttori, e di valorizzare il prodotto pescato nelle acque comunitarie rispetto alle importazioni. Dobbiamo, infatti, tener presente che più del 60% dei consumi ittici dell’Unione Europea sono coperti dalle importazioni provenienti da Paesi terzi e, pertanto, ritengo di rilevanza strategica l’adozione di iniziative volte a garantire ai consumatori una corretta informazione sui prodotti ittici. La riforma dell’Organizzazione comune di mercato ci consentirà di far sì che trasparenza, tracciabilità e qualità dei prodotti non siano soltanto dei proclami, ma diventino strumenti di controllo e, soprattutto, di promozione della produzione ittica italiana. Per quanto riguarda la proposta di regolamento per il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), rilevo che la proposta di regolamento, presentata dalla Commissione Europea nel dicembre del 2011, introduce nuove possibilità e misure a beneficio del settore come l’aumento del tasso di finanziamento in favore della piccola pesca, la salvaguardia dell’occupazione, l’avviamento delle imprese, la formazione professionale, l’eco-innovazione, la cooperazione tra pescatori e ricercatori e la promozione dell’acquacoltura. Senza dubbio, il punto più dibattuto tra i Ministri, e su cui la trattativa ha rischiato un clamoroso fallimento, è stato quello riguardante gli aiuti pubblici per le flotte. La proposta originaria prevedeva, infatti, la soppressione, a partire già dal 1° gennaio 2014, degli incentivi per la sostituzione dei motori e per l’arresto definitivo (in pratica la demolizione delle imbarcazioni che assicura un ricambio di unità nella flotta e consente di controllare lo sforzo di pesca), ma anche l’eliminazione delle compensazioni per il fermo temporaneo delle attività di pesca. La posizione della Commissione ha trovato un forte sostegno da parte di un gruppo di Stati membri, con la Germania in prima fila, al quale si sono contrapposti il nostro Paese, la Francia e la Spagna. Alla fine, si è imposta la proposta di mediazione avanzata dalla delegazione italiana per un “phasing out” degli aiuti per le demolizioni, che sono stati confermati sino al 2017 in termini di impegni di spesa, con la possibilità di effettuare i pagamenti sino al 2019 e, quindi, facendo slittare in avanti nel tempo la soppressione di questi incentivi. L'Italia ha ottenuto l'estensione sino al 2020 degli incentivi comunitari per il fermo biologico annuale, regolati nel quadro dei piani di gestioni nazionali già in vigore per il Mar Mediterraneo e riconfermati, come ho già detto, nella lista delle misure riconosciute valide dalla nuova PCP al fine della tutela delle risorse ittiche. Il Consiglio ha anche deciso che l'ammontare degli aiuti per la flotta, compresi quelli destinati alla sostituzione dei motori, non potrà superare una soglia pari al 15% dell'intera dotazione del FEAMP che sarà assegnata agli Stati membri. Il testo dell'intesa raggiunta tra i Ministri prevede alcune positive misure specifiche a favore dei pescatori più giovani, dello sviluppo delle comunità costiere e del rilancio dell'acquacoltura cui ho già accennato. Per i giovani pescatori è stato previsto un contributo sino ad un massimo di 50 mila euro per l'acquisto di imbarcazioni. La strada che resta da fare verso la definitiva approvazione del FEAMP è ancora lunga. Infatti, solo nel prossimo mese di luglio la Commissione pesca del Parlamento europeo licenzierà il progetto di risoluzione legislativa, che verrà sottoposto al voto dell'Assemblea plenaria in autunno. Comunque, nel corso del semestre della Lituania alla presidenza dell’Unione europea, che avrà inizio il 1° luglio prossimo, il Consiglio agricoltura e pesca dell’Unione ritornerà necessariamente a discutere sulla proposta di regolamento relativa al FEAMP. In particolare, dovranno essere affrontate le questioni finanziarie. Nell'occasione, sarà determinata in via definitiva la dotazione finanziaria finale del FEAMP per l'intero periodo di programmazione 2014-2020, sulla base dell’intesa raggiunta dai Capi di Stato e di Governo in ordine al prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea. Di conseguenza, il Consiglio dovrà decidere sui criteri di ripartizione delle risorse tra gli Stati membri. La delegazione italiana ha già fatto presente che non potranno essere accettate decurtazioni rispetto alla chiave di ripartizione del FEP, il Fondo europeo per la pesca in scadenza alla fine di quest'anno. Con il FEP, l'Italia ha ottenuto circa 424 milioni di euro, poco meno del 10% sulla disponibilità globale 2007-2013. Pertanto, in sintesi conclusiva, sulla proposta di riforma del FEAMP è stato raggiunto un accordo politico di massima e l’impegno istituzionale è ora concentrato sui lavori di stesura del testo che dovrà tradurre l’intesa in documento formale e definitivo. Tuttavia, è evidente che continuerò ad oppormi a qualsiasi tentativo di sacrifici finanziari a carico dell’Italia e mi impegnerò ad ottenere la conferma dell’ammontare delle assegnazioni finanziarie per il settore nazionale fino all’anno 2020, e cioè per tutta la prossima programmazione comunitaria pluriennale. Risolti gli ultimi nodi a livello europeo, l’impegno a livello nazionale verte su un’applicazione delle riforme comunitarie che esca dal meccanismo degli interventi episodici e si basi sulla predisposizione di strategie organiche e piani gestionali adeguati a promuovere l’attività imprenditoriale italiana, rafforzandone la competitività attraverso l’innovazione e la diversificazione compatibile con gli obiettivi di sostenibilità socio-economica e ambientale. In questo, così come per l’applicazione della PAC, garantirò un’interfaccia collaborativa continua con tutti i soggetti istituzionali coinvolti sui vari fronti, con gli operatori del settore attraverso le loro rappresentanze e con gli esperti scientifici. Infine per quanto riguarda la ripartizione delle quote di pesca del tonno rosso, proprio ieri ho firmato un decreto che attribuisce 30 tonnellate di quota alle cosiddette catture accessorie, il cui ammontare era esaurito. In questo modo ho voluto evitare il rischio di sanzioni a carico dei pescatori interessati.”
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18/06/2013, 17:11 |
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Marco
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IL MINISTRO DE GIROLAMO INCONTRA IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA FRANCESE LE FOLL
“Con Le Foll abbiamo avuto modo di affrontare molti argomenti, trovando spesso una piena sintonia tra le posizioni di Italia e Francia. In particolare sul fronte della Pac, siamo convinti che sia necessario arrivare quanto prima alla riforma, ma non siamo disposti a svendere i diritti dei nostri produttori. Sul fronte degli Ogm, poi, ho riscontrato con favore che anche la Francia è d’accordo con noi nel chiedere più margini di manovra e autonomia per gli Stati Membri in materia”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato l’incontro con il Ministro dell’Agricoltura francese Stéphane Le Foll.
“Abbiamo discusso anche la questione dei dazi sul vino in Cina – ha proseguito il Ministro – perché abbiamo entrambi molto a cuore i rispettivi comparti vitivinicoli nazionali. Siamo certi che non ci siano i presupposti per l’indagine antidumping”. “Per quanto riguarda il negoziato di libero scambio tra Ue e Stati Uniti – ha concluso De Girolamo – la protezione delle Indicazioni geografiche rappresenta un nodo fondamentale per i nostri Paesi, perché rappresentano il patrimonio d’eccellenza delle nostre produzioni. Attraverso le denominazioni proteggiamo il consumatore e salvaguardiamo il lavoro degli imprenditori che ogni giorno lavorano per la qualità”.
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18/06/2013, 17:13 |
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Marco
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IL MINISTRO DE GIROLAMO INCONTRA AMBASCIATORE USA THORNE
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha ricevuto questo pomeriggio l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America David Thorne.
Nel corso dell’incontro è stata condivisa l’importanza dell’avvio dei negoziati per l’accordo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Parnership) tra UE e Stati Uniti, un accordo storico, destinato ad orientare in profondità non solo gli scambi tra le due rive dell’Atlantico ma l’intero commercio mondiale.
“In tale ambito – ha indicato il Ministro De Girolamo – sarà per noi prioritario tutelare maggiormente le nostre indicazioni geografiche”.
Il Ministro De Girolamo ha inoltre osservato che i negoziati potrebbero consentire di superare anche alcuni ostacoli di carattere tariffario e non tariffario, che comprimono il potenziale delle nostre esportazione agroalimentari.
Infine è stata sollevata la questione della partecipazione USA a EXPO 2015, con l’auspicio che il Governo americano possa presto aderire formalmente a tale evento.
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18/06/2013, 20:22 |
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Marco
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IL SOTTOSEGRETARIO MARTINA INCONTRA IL VICE MINISTRO ALL’AGRICOLTURA AMERICANO VETTER
Dialogo e collaborazione per migliorare la cooperazione in campo agricolo e per superare i problemi pendenti: sono i risultati dell’incontro bilaterale tra il Sottosegretario Martina e il Vice Ministro all’Agricoltura americano Vetter. Apertura da parte americana per condivise soluzioni in merito a talune difficoltà nell’export di olio d’oliva italiano, per avanzare sui negoziati pere e mele, per rivedere l’accordo sul vino tra UE-Stati Uniti e per approfondire il migliore approccio in merito alle indicazioni geografiche nell’ambito del negoziato sul futuro accordo TTIP. Il Sottosegretario Martina ha auspicato una celere adesione americana all’Expo 2015 e ha richiesto l’appoggio americano per la candidatura italiana al Consiglio FAO del 2014-2017.
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19/06/2013, 19:31 |
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Marco
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QUOTE LATTE, DE GIROLAMO: SI STA PROCEDENDO AI RECUPERI, RISPONDEREMO PUNTUALMENTE ALLA COMMISSIONE UE
“La contestazione della Commissione europea, relativa al problema dei mancati recuperi dei crediti per le quote latte si riferisce al periodo tra il 1995 e il 2009. In questa fase il problema rilevato dalla Commissione è riconducibile a una procedura di recupero delle somme contestate non particolarmente efficace, che ha prodotto un grande contenzioso con i soggetti interessati al recupero. Il problema sarà presto superato grazie alla recente modifica normativa introdotta nel 2012 che prevede il superamento di queste difficoltà, avendo disposto il coinvolgimento, oltre che di Agea, anche di Equitalia e della Guardia di Finanza. In ogni caso, risponderemo nei termini e attraverso i canali previsti dalla Commissione”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato in merito al richiamo della Commissione europea all’Italia circa la riscossione delle multe relative alle quote latte.
“L’attuale Commissario per le quote latte – ha concluso il Ministro – è il Vicecomandante del Corpo forestale dello Stato, Fausto Martinelli, l’Amministrazione sta procedendo ai recuperi nei termini previsti dalla legge”.
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20/06/2013, 17:44 |
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