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Marco
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LEGACOOP AGROALIMENTARE LAZIO
STATI GENERALI DEL LATTE: “IL PREZZO DEVE DECIDERLO IL MERCATO”. ALLA REGIONE LA REGIA PER COSTRUIRE RAPIDAMENTE UN PIANO PER LA ZOOTECNIA
La crisi dei consumi colpisce sia la gdo che la piccola distribuzione: calo del 10/15%
Roma, 8 sett – “Il prezzo del latte lo fa il mercato e spetta ai produttori e ai trasformatori trovare gli accordi necessari per fissarlo, come è sempre accaduto negli ultimi anni e come è avvenuto anche in questa scadenza. Le decisioni necessarie non possono essere affrontate avendo come soggetto interlocutore la Regione Lazio e il suo Assessorato all’Agricoltura”. Così, Giuseppe Codispoti, presidente Legacoop Agroalimentare Lazio – in rappresentanza anche delle sue associate- prime tra tutte Granarolo e la Centrale del latte- dopo la riunione che si è tenuta presso l’Assessorato all’Agricoltura, alla quale hanno partecipato tutte le associazioni sindacali e di categoria e numerose cooperative produttrici. Gli stati generali della produzione del latte sono stati convocati per decidere come affrontare la grave situazione che attraversa il settore – caratterizzata da un calo preoccupante dei consumi: si va dal 10 al -15% per quanto riguarda il latte fresco e i prodotti trasformati – in particolar modo i formaggi sia freschi che stagionati. Il fenomeno non risparmia né la grande né la piccola distribuzione. E’ per questo che il rinnovo dei contratti di conferimento e il prezzo del latte diventano decisivi per la sopravvivenza di molte aziende laziali – spesso caratterizzate da ritardi e, in alcuni casi, anche gravi deficit strutturali sia per le dimensioni dell’impresa sia per i costi di produzione elevati rispetto ad altre Regioni d’Italia.
La presenza di queste imprese sul territorio, infatti, rischia- in assenza di strategie- di essere ulteriormente indebolita nei prossimi anni, nonostante il costo del latte che, nel Lazio, si rivela essere il più alto d’Italia: il prezzo si attesta intorno ai 39/42 centesimi nella nostra regione, contro i 36 centesimi previsti nel resto del Paese.
“Noi come gruppo Granarolo paghiamo i nostri soci 4 centesimi. Il nostro successo è dovuto alla scelta di essere filiera in tutta Italia – ha dichiarato il presidente Giuseppe Codispoti-. . Riteniamo invece che sia compito delle istituzioni mettere in atto tutte le iniziative necessarie per la preparazione di un piano per la zootecnia regionale che affronti- con gli strumenti dovuti - sia il problema che riguarda i costi interni alle aziende sia quelli che riguardano i costi esterni – intervenendo su problematiche relative alla dimensione e alla organizzazione aziendale alla qualità del prodotto alla promozione, all’intervento sui costi esterni, costi fiscali del lavoro e dell’energia, etc”. Sarà compito della Regione coinvolgere su tutti questi temi le istituzioni nazionali ed europee.
“Su tutte queste questioni noi daremo un grande contributo per poter dar vita a quel piano regionale sulla zootecnia da latte- ha aggiunto Codispoti-. Ed è questa l’unica strada per dare prospettive ad un settore che non può più eludere i temi dell’integrazione, dell’innovazione, della qualità e della diversificazione dei mercati capaci di far diventare l’origine del prodotto, la sua peculiarità o differenza, il vero motore dello sviluppo in un mercato che con la scomparsa delle quote latte ormai è consegnato definitivamente alle regole di mercato. Si tratta infatti di un mercato che - ci piaccia o no – è sempre più nazionale e internazionale. Ci piaccia o no – il prezzo del latte diventa fattore determinante”.
Codispoti ha poi concluso ringraziando l’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio, Sonia Ricci, per la convocazione e “soprattutto per essersi assunta la responsabilità di coordinare questo lavoro progettuale, distinguendo le trattative sul prezzo che non sono di sua competenza ed intervenendo invece su tutti gli altri fattori che alla fine determinano la capacità delle nostre imprese nel mercato la loro competitività”. Sulla questione della Centrale del latte, il presidente di Legacoop Agroalimentare Lazio ha infine dichiarato: “si tratta di una grande azienda che deve essere difesa insieme alle altre perché sono un patrimonio del settore. Ribadiamo che il suo futuro non può che essere la privatizzazione totale con la messa sul mercato, poiché al di là delle singole volontà, con questa situazione societaria, essa stessa potrebbe rischiare di essere un elemento discorsivo del mercato”.
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08/09/2014, 20:01 |
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Marco
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08/09/2014, 20:02 |
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Marco
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LEGACOOP AGROALIMENTARE LAZIO AGCI AGRITAL LAZIO CONFCOOPERATIVE FEDAGRI LAZIO
BENE ZINGARETTI SU PARCHI E CONSORZI DI BONIFICA ORA FARE PRESTO E BENE
Roma, 3 ott- Le organizzazioni della cooperazione laziale – Legacoop, Confcooperative e Agci – condividono pienamente l’annuncio fatto ieri dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e della decisione di procedere ad una profonda riorganizzazione del sistema dei parchi, dei consorzi industriali e di bonifica, attraverso la soppressione dell’Agenzia Regionale Parchi, la riduzione dei consorzi di bonifica e lo snellimento dei CdA.
“Fa impressione, al di là di tutto, il numero di 900 guardie parco regionali in attività, quando in tutte le altre Regioni ne bastano poche decine per svolgere lo stesso servizio- ha dichiarato Giuseppe Codispoti, presidente Legacoop Agroalimentare Lazio-. Un problema che nel medio e lungo periodo va risolto alla radice, allineandosi a standard compatibili con il servizio e i bilanci pubblici. Anche se, oggi, comprendiamo le dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche Ambientali, Fabio Refrigeri, che non si può fare altro che impiegarli in altre attività utili al territorio e all’ambiente”.
Il presidente ha poi continuato, ribadendo la disponibilità delle organizzazioni cooperative a collaborare al fine di trovare le soluzioni migliori e più efficaci da un punto di vista legislativo, tenendo conto che la cooperazione – più di altri soggetti- è diffusa e ramificata in tutto il territorio ed è presente in tutti i settori – dall’agricoltura ai servizi, al sistema delle infrastrutture.
“Crediamo, in ogni caso, che si possa e si debba fare di più, poiché non possiamo permetterci il lusso di perdere questa grande occasione di riformare profondamente tutto il sistema degli enti e società che con compiti diversi sovraintendono alla gestione e all’erogazione di servizi alle imprese e al territorio- ha continuato Codispoti-. Peraltro, vogliamo ricordarlo, questo punto rappresentava un elemento fondamentale del programma elettorale del governatore Nicola Zingaretti. I tempi sono decisivi, chiari ed efficaci le soluzioni. Bisogna far presto, passando dagli annunci alla realizzazione di questi obiettivi in tempi rapidi, ascoltando tutti gli interessati e non i soliti noti, magari compromessi nelle gestioni precedenti. Ma poi decidere, assumendosi tutte le responsabilità di governo. Bene, quindi, la riduzione dei costi. Ma non basta! Bisogna riformare, cambiando radicalmente meccanismi e sistemi di governance sia dei parchi che dei consorzi di bonifica, superando la composizione degli attuali consigli di amministrazione, cambiando la legge elettorale che di fatto consegna alle associazioni agricole -al di là del numero dei consiglieri - il governo di questi importanti strumenti che in questi anni sono diventati veri centri di potere privato, oltre che di sprechi”.
Il presidente di Legacoop Agroalimentare Lazio, Giuseppe Codispoti, ha continuato: “A dimostrarlo è lo stato dei singoli consorzi di bonifica – Latina fra tutti- e i loro bilanci. I consorzi di bonifica non sono strumenti solo dell’agricoltura, come è avvenuto nel passato, ma di tutto il territorio in cui operano. Quindi, nel momento in cui si decide di tenerli in vita- rinunciando ad unificare in un unico soggetto pubblico regionale la difesa e la manutenzione del territorio- tutti i soggetti interessati devono partecipare in egual misura al loro governo (agricoltori, artigiani, commercianti, enti locali…). Ma con una presenza pubblica prevalente, non solo nella nomina del presidente del collegio sindacale, che peraltro ha solo compiti di intervento sulla legittimità degli atti e non sui poteri di indirizzo e gestione; ma anche e soprattutto nella scelta del presidente del Consorzio”.
Codispoti ha poi concluso: “Sarebbe più coerente e funzionale, eliminare i CdA, nominare un amministratore unico indicato dalla Regione e coadiuvato da un comitato ristretto, indicato dal territorio ma con profilo professionale adeguato ai compiti della struttura, chiudendo definitivamente un periodo lungo 80 anni, caratterizzato da commistioni fra politica, sindacati e Istituzioni. Non dimentichiamo che i consorzi di bonifica sono sostenuti dalla fiscalità generale ma di fatto gestiti da privati. Non comprendiamo, infine, l’ipotesi di due consorzi di bonifica; poiché non corrisponde a nessuna esigenza fra quelle generalmente richieste a tali strutture. Prime tra tutte, l’unitarietà della visione e della gestione del territorio. Un unico consorzio sarebbe la soluzione più logica, poiché si potrebbe organizzare nel territorio regionale, secondo le varie esigenze e le caratteristiche dei vari territori. Se si va in questa direzione, non solo si risparmia di più ma si acquista maggiore efficacia e capacità di servizio al sistema economico”.
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03/10/2014, 15:18 |
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Marco
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LEGACOOP AGROALIMENTARE LAZIO AGRICOLTURA LAZIALE: UN ANNO NERO. IL PEGGIORE DEGLI ULTIMI 20 ANNI
Roma, 16 ott- “Il 2014 per il settore Agroalimentare della Regione Lazio è stato il peggiore degli ultimi 20 anni. La crisi interessa tutte le filiere – dal vino, all’olio, dall’ortofrutta alla zootecnia. Unico dato positivo la tenuta dell’occupazione (+4% di ore lavorative). Nell’ortofrutta, il nostro settore più importante, i prezzi di vendita alla grande distribuzione diminuiscono del 15%. Il latte mantiene un prezzo tra i più elevati in Italia – con una media dello 0,42% al litro per il latte vaccino e lo 0,90 per il latte ovino ma stiamo perdendo aziende e i capi allevati che diminuiscono costantemente. Salgono i costi di gestione: +4/5%, con il risultato che si riducono ulteriormente i redditi delle imprese; aumenta l’indebitamento bancario e si allungano i tempi di pagamento delle fatture – nonostate l’art. 62 – con un aumento verticale dei crediti incagliati e dei rischi commerciali a causa della crisi generale della nostra economia”.A spiegarlo è Giuseppe Codispoti, presidente Legacoop Agroalimentare Lazio.
“Il settore del vino attraversa una crisi strutturale: la Regione Lazio è ormai quattordicesima in Italia per produzione. Quest’anno, abbiamo avuto un calo della produzione del 20% - con una scarsa qualità delle uve, anche se tiene proprio in ragione della crisi del settore il prezzo rispetto al 2013”. “Il 2014 rischia di assestare un colpo mortale al settore, se non si interviene con un piano regionale generale di filiera e per la salvaguardia dei vigneti – spiega Codispoti-. Per il settore olivolicolo, il 2014 è da dimenticare: scarsa produzione, quasi tutta attaccata da mosca olearea a causa del maltempo, con prezzi che rimangono alti ma che non bastano a recuperare i costi di gestione e una qualità dell’olio che, salvo eccezioni, è tra le peggiori avute negli ultimi anni. Tutto questo si trasformerà per i consumatori in un aumento dei prezzi (+15/20%) ed in una qualità bassa del prodotto a scaffale, con un aumento del prodotto di provenienza estera (+25%). L’importazione nei primi 6 mesi del 2014 è aumentata (+25%). Ma la cosa che più ci preoccupa è l’invasione di prodotti di bassissima qualità e la possibilità di frodi commericali a danno dell’agricoltura nazionale e regionale e dei consumatori”. Anche il settore olivolicolo è caratterizzato da una inadeguatezza strutturale: impianti vecchi e troppo costosi nella gestione; più di 200 frantoi –pochi di nuova generazione e nessuna strategia per aumentare l’integrazione dell’ offerta e l’avvio immediato – come sta avvenendo in altre Regioni d’Italia- di un progetto per caratterizzare l’olio laziale attraverso la IGP Lazio, che superi e integri le tante DOP che non hanno nessuna prospettiva di mercato. L’ortofrutta è l’unico settore che tiene soprattutto nelle parte orticola, con l’aumento dei volumi dei prodotti commercializzati ma a scapito dei prezzi”.
Per quanto riguarda la frutta, l’annata è stata negativa da tutti i punti di vista: pesche nettarine, albicocche, meloni, hanno fatto meno 30-40%, mentre per i cocomeri è stata letteralmente drammatica: - 40/50% - tanto che molti produttori hanno rinunciato alla raccolta del prodotto. Sembra salvarsi solo la produzione di kiwi – il nostro prodotto veramente internazionale: - 10% rispetto al 2013, ma di ottima qualità e con prezzi in salita. Ad oggi, +5%/10%. Grazie anche alla crisi delle produzioni cilene e neozelandese. “Questa situazione dell’agricoltura laziale rafforza la nostra richiesta di un grande piano straordinario per tutte le filiere agricole, che affronti i temi strutturali delle stesse con al centro l’aggregazione delle imprese e dell’offerta con grandi O.P., accorciando le filiere, riducendo i costi, riconvertendo gli impianti con nuove cultivar e varietà produttive e con politiche volte a valorizzare i nostri prodotti di mercato grazie ai quali siamo leader nazionali – come per le zucchine, le carote, le patate, gli asparagi, le verdure, i sedani e i pomodori” ha concluso il presidente Giuseppe Codispoti.
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16/10/2014, 17:45 |
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