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ISMEA Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68793 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Rapporto ISMEA sull’agroalimentare: agricoltura italiana seconda nell’UE per valore aggiunto
Clima tiene a freno la produzione del settore primario nel 2023. Positiva la dinamica della fase industriale, terza in Europa dopo Germania e Francia
L’Italia copre poco meno del 17% dell’economia del settore primario dell’UE. Un’incidenza, in termini di valore aggiunto, che pone il nostro Paese al secondo posto, appena dietro alla Francia (con il 17,4%), ma davanti a Spagna (14,7%) e Germania (13,8%). Una posizione confermata anche nel 2023, nonostante la riduzione del 3,3% del valore aggiunto in termini reali (al netto cioè della dinamica dei prezzi), conseguente a un’annata agraria pesantemente condizionata dagli eventi climatici avversi. Tra questi, i noti fenomeni alluvionali del mese di maggio in Emilia-Romagna, Toscana e Marche, le gelate tardive, che hanno interessato il 40% delle aree agricole italiane, specie nel Nord-Est e lungo la dorsale appenninica, e le ondate di calore al Sud. Con un bilancio dei danni, a carico soprattutto di frutta, foraggi e cereali, stimato da ISMEA, per i soli eventi catastrofali (gelo e brina, siccità e alluvione) attorno al miliardo di euro.
Sono alcune delle evidenze emerse oggi nel corso della presentazione del Rapporto ISMEA 2024 sull’agroalimentare italiano, tenutasi presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, alla presenza del Ministro Francesco Lollobrigida.
L’annata 2023 è stata negativa per le coltivazioni legnose, che più di altre hanno risentito dell’impatto di grandine e gelo tardivo sulla produzione: frutta (-3%), ma soprattutto vino (-16,1%), che nel 2023 ha sperimentato la peggiore vendemmia dal dopoguerra ad oggi. Il consuntivo dell’anno si è rivelato negativo anche per patate (-4,4%), ortaggi (-1,5%), per il comparto florovivaistico (-3,8%) e per la zootecnia (-2,6% le carni bovine e -1,1% il latte). Le coltivazioni erbacee, al contrario, hanno registrato un andamento complessivamente positivo, in particolare le colture industriali (+8,5%) e i cereali (+6,6). In recupero la produzione di olio di oliva, aumentata in misura significativa (+36%) anche se lontana dai potenziali.
Contrariamente al settore primario, l’industria alimentare ha chiuso il 2023 con un risultato decisamente migliore: il valore aggiunto è aumentato del 16% a prezzi correnti e del 2,7% in volume, rispetto all’anno precedente, nel contesto di una dinamica molto positiva nel decennio 2014-2023, sia in termini nominali (+45%) che reali (+26%). La produzione l’anno scorso, ha registrato solo una leggera flessione (-1,7% rispetto al 2022), ma nel quadro di un trend decennale, comunque, positivo (+10,5%).
Il primo comparto dell’industria alimentare italiana è il lattiero-caseario, a cui si deve il 14,3% del fatturato complessivo; seguono ortofrutta (8,5%), elaborati a base di carni (8,1%), vino (7,6%) e macellazione di carni rosse (7,2%). Pasta e olio, prodotti di punta dell’export, coprono rispettivamente il 5,7% e il 5,1% del fatturato dell’industria alimentare italiana. Le dinamiche del 2023 sono positive per il lattiero-caseario (+3,4%), trainato da export e consumi interni; cioccolateria e confetteria (+1,6%), grazie alla spinta della domanda estera; mangimistica (+1,9%) e panetterie e pasticcerie artigianali (+0,9%). Si riducono, al contrario, i fatturati di oli e grassi vegetali (-10,5%), industria ittica (-9,2%), carni rosse (-7,5%), succhi di frutta (-7,9%) e gelati (-8,1%).
L’Italia si conferma al terzo posto per incidenza sul valore aggiunto dell’industria alimentare dell’UE, con una quota dell’11,9%, preceduta da Germania (leader con il 19,5%) e Francia (17,8%); quarta è la Spagna con il 10%.
Agricoltura e industria alimentare, realizzano insieme un valore aggiunto di 77,2 miliardi di euro, pari a circa il 4% del Pil nazionale, con il contributo maggiore riconducibile al settore primario (40,5 miliardi). Comprendendo anche le fasi a valle del sistema produttivo della distribuzione e della ristorazione, l’incidenza sul Pil sale al 7,7%, spingendosi fino al 15% se si includono i servizi di logistica, trasporto e intermediazione relativi alla filiera agroalimentare.
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21/11/2024, 14:30 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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ISMEA, crescono nel bio le coperture assicurative (+3% nel 2023)
Il mercato delle polizze agricole agevolate nel circuito delle aziende biologiche ha oltrepassato, nel 2023, 648 milioni di euro in termini di valori assicurati, con un incremento di oltre il 3% su base annua. Un risultato che ricalca un trend ormai in atto da diversi anni, se si esclude l’unica battuta d’arresto del 2021.
Lo rivela il “Rapporto ISMEA sulla Gestione del Rischio nell'agricoltura biologica 2024”, giunto quest'anno alla sua quinta edizione. Un andamento pro-ciclico, quello delle polizze contro i rischi meteo-climatici, maturato in un contesto di ulteriore crescita del peso economico dell’agricoltura biologica nel panorama produttivo agricolo nazionale.
L’anno scorso, oltre ai valori, sono cresciute, con quasi 105 mila ettari, anche le superfici assicurate (+1,8% sul 2022), mentre il numero di aziende con almeno una polizza è sceso sotto le 5.200 unità (-4% circa). Un fenomeno, quest’ultimo, che va letto tuttavia in “combinato disposto” con due importanti evidenze date dalla crescita della dimensione media aziendale, che nel bio ha superato i 20 ettari, e dall’aumento del valore medio assicurato per azienda (oltre 125 mila euro).
Altro aspetto da evidenziare è la riduzione, seppure contenuta, dell’intero ammontare dei premi assicurativi - sui quali l’agricoltore riceve un contributo pubblico fino al 70% - sceso complessivamente a 63,4 milioni di euro (-0,6% sul 2022). Un andamento in netta controtendenza con le dinamiche osservate negli anni precedenti, che riflette, per la prima volta, la diminuzione del costo assicurativo, con la tariffa media tornata sotto la soglia del 10%.
Le aziende assicurate rappresentano il 7,4% dell’intera platea delle imprese bio, mentre le superfici totalizzano un più modesto 4,3% di SAU biologica (Superficie Agricola Utilizzata) che, come noto, è tuttavia costituita anche da ampie estensioni di prati e pascoli tipicamente non assicurate. Sono percentuali, comunque, raddoppiate, in entrambi i casi, rispetto a quelle di sette anni fa, a conferma dei progressi già compiuti e dei possibili sviluppi entro la fine del decennio.
Il Rapporto conferma un rilevante squilibrio nella distribuzione territoriale delle polizze agevolate, con il Nord che concentra oltre il 68% dei valori assicurati, contro il 17% circa delle regioni centrali e il 15% del Mezzogiorno. Uno squilibrio che caratterizza anche il mercato assicurativo agricolo “convenzionale”, ma che nel bio assume un carattere meno evidente.
L’elemento della concentrazione emerge anche a livello di comparti produttivi, con i primi quattro (uva da vino, frutta, cereali e ortaggi) che rappresentano poco meno del 90% del totale dei valori assicurati.
Quanto alle garanzie, nel biologico prevalgono le polizze contro le avversità di frequenza (grandine, vento forte, eccesso di pioggia, eccesso di neve), eventualmente associate ad avversità accessorie, mentre i rischi catastrofali (alluvione, siccità, gelo e brina) rientrano tra le coperture assicurative in meno del 50% dei contratti.
L’attenzione agli eventi catastrofali (e le relative coperture) è comunque maggiore nel bio rispetto all’intero mercato delle polizze agricole agevolate. Maggiore anche il ricorso alle garanzie sperimentali, rappresentate nel 2023 quasi esclusivamente dalle polizze index based, schemi assicurativi che quantificano le perdite di raccolto, rispetto agli eventi atmosferici, sulla base di indici predeterminati.
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29/11/2024, 21:24 |
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Marco
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Studio ISMEA, effetto “covering” da fotovoltaico: persi 400 ettari di suolo agricolo nel 2023 Roma, 3 dicembre 2024 - Tra abbandoni, cementificazioni e cambi di destinazione sono stati persi, nel 2023, altri 4.000 ettari di suolo agricolo, secondo il Rapporto ISPRA 2024. Un fenomeno dovuto anche all’installazione di impianti fotovoltaici a terra che, in base a una stima ISMEA ha coinvolto poco meno di 400 ettari, il 9,5% del suolo agricolo consumato nell’anno, seppure con una diversa intensità territoriale. Il Focus ISMEA, abbinato al Rapporto ISPRA presentato oggi a Roma, rivela, a livello di macro-ripartizioni geografiche, una maggiore incidenza dei suoli agricoli convertiti a fotovoltaico al Nord, con il 46,5% dei circa 400 ettari, contro il 40% di Sud e Isole e il 13,5% del Centro Italia. Il Veneto, con poco più del 17% del totale, apre la classifica regionale, seguito da Piemonte e Sicilia, con circa il 14% ciascuno, e da Lazio e Sardegna con quote rispettivamente dell’11,5 e dell’11 per cento. Marginale l’effetto “covering” da fotovoltaico in Puglia, con poco più del 2% dei 400 ettari nazionali, e soprattutto in Umbria, Marche, Toscana e Campania (ciascuna con 1% circa di quota), nessun contributo, invece, da Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta, Liguria, Molise e Calabria. Il fenomeno, che implica un effettivo consumo di suolo agricolo ma che, a differenza della cementificazione, non assume carattere irreversibile, ha interessato per il 51% aree rurali con agricoltura di tipo intensivo, collocate in prevalenza in territori di pianura e collina, il cui impatto sul piano economico e produttivo è significativamente maggiore rispetto ad altri contesti. Un altro 28% ricade in ambiti classificati “intermedi”, il 13% in aree interne con problemi di sviluppo, soggette anche a fenomeni di spopolamento, e solo l’8% in aree urbane e periurbane. Non si tratta dunque di aree marginali; da rilevare, inoltre, una schiacciante prevalenza dei seminativi, per lo più in territori di pianura. Al Centro-Nord il 95% delle superfici agricole dirottate sul fotovoltaico riguarda questa tipologia colturale, contro il 77% del Mezzogiorno. Al Sud e nelle Isole si osserva un significativo coinvolgimento anche delle colture permanenti (20%), con un quinto dei terreni agricoli disimpegnati per fare posto ai pannelli solari situato in zone montane o pedemontane. Complessivamente, la copertura di suolo nazionale con pannelli fotovoltaici ha cumulato negli anni un’estensione di circa 18.000 ettari, tra suoli agricoli ed extra-agricoli. Il Focus ISMEA fornisce anche una stima del valore fondiario dei terreni transitati al "solare” nel 2023, pari a 9,7 milioni di euro, effettuata a partire dagli indicatori agronomici-estimativi derivati dalle banche dati dell’Istituto. La collaborazione interistituzionale con ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e SNPA (Sistema nazionale protezione ambiente), per ora di carattere sperimentale, si inquadra in un più ampio progetto ISMEA che prevede la costituzione di un “Osservatorio delle terre agricole e rurali nazionali”. “Lo scopo - spiega il Direttore Generale ISMEA Sergio Marchi - è monitorare in maniera continuativa i dati sul consumo e sull’uso del suolo in Italia, in ottica valutativa e anticipatrice rispetto alle possibili implicazioni agricole, rurali e di sovranità alimentare. Sono tematiche che contribuiranno a migliorare la comprensione dei fenomeni in atto a supporto della governance del sistema agroalimentare, con valutazioni d’impatto sulle relazioni tra diverse opzioni, anche sul trade-off tra la conservazione e il rafforzamento del potenziale produttivo agricolo del Paese e lo sviluppo di energie rinnovabili.”
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03/12/2024, 14:53 |
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Marco
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Fondo Innovazione, la convalida di oltre 6.500 domande segna il successo di uno strumento fondamentale per l’agroalimentare Roma, 18 dicembre 2024 - Una misura centrale messa a disposizione delle imprese che investono in innovazione tecnologica nei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'acquacoltura. Questo il senso del Fondo Innovazione lanciato a novembre dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, guidato da Francesco Lollobrigida, e da ISMEA, e per il quale oggi sono state convalidate oltre 6.500 domande. Un successo testimoniato dalla grande partecipazione delle imprese e conseguito anche grazie a un’operazione di semplificazione tecnologica messa in atto da ISMEA, attraverso una nuova infrastruttura informatica per la raccolta delle domande. La gestione di due fasi tecniche, quella di preconvalida (con il caricamento della documentazione) e quella di convalida avvenuta oggi, ha consentito - dopo una fisiologica attesa per la coda virtuale adottata al fine di gestire al meglio l’intenso afflusso - una maggiore fluidità dell’iter procedurale. Gli imprenditori che hanno effettuato la convalida riceveranno in tempi brevi una pec di conferma dell’avvenuta operazione. Il Fondo innovazione, finanziato per il 2024 con 100 milioni di euro, è una tipologia di intervento a fondo perduto fino al 95% del valore dell’investimento. Per le PMI agricole e della pesca, è disponibile inoltre la garanzia ISMEA a zero costi, per supportare eventuali finanziamenti necessari al completamento dell’investimento. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo di progetti di innovazione finalizzati all'incremento della produttività, attraverso la diffusione delle migliori tecnologie disponibili per la gestione digitale dell'impresa, per l'utilizzo di macchine evolute, di soluzioni robotiche, di sensoristica e di piattaforme e infrastrutture 4.0. Tecnologie strumentali anche alla migliore gestione degli input produttivi, attraverso il risparmio idrico e la riduzione dell'impiego di sostanze chimiche, nonché all'utilizzo di sottoprodotti in un’ottica di economia circolare.
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18/12/2024, 18:18 |
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