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Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) 
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I partenariati tra privati sono fondamentali per aiutare i piccoli agricoltori a diventare soggetti attivi del loro sviluppo

Il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano Vittorio Grilli al Consiglio dei Governatori sottolinea l’importanza della crescita agricola sostenibile e il sostegno italiano delle politiche dell’IFAD: “Grazie alla sua esperienza l’IFAD può fare la differenza nel sostenere le popolazioni povere rurali”.

Roma, 13 Febbraio 2013 – Il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano Vittorio Grilli è intervenuto questa mattina all’apertura dei lavori del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo (IFAD).

Rivolgendosi al Presidente dell’IFAD e ai rappresentanti dei 169 paesi membri del Fondo, la maggior parte dei quali provenienti da paesi poveri, il ministro Grilli ha sottolineato l’importanza dei partenariati tra privati nell’ottica di una sicurezza alimentare globale e di uno sviluppo equo. I partenariati non sono fondamentali solo per attirare investimenti ma soprattutto per condividere know how, innovazione ed esperienze. Ciò non significa tuttavia che i privati debbano operare da soli. Gli esecutivi nazionali e le istituzioni finanziarie quali l’IFAD sono infatti attori chiave. “I governi devono guidare piani nazionali per lo sviluppo di un’agricoltura inclusiva, promuovendo investimenti, mercati che funzionino e protezione sociale per i più vulnerabili” , ha infatti ricordato il ministro Grilli.

Le istituzioni finanziarie possono fornire assistenza finanziaria e tecnica sia agli attori pubblici che a quelli privati impegnati nello sviluppo rurale. Tra di esse “l’IFAD ha un ruolo unico, grazie alla sua lunga esperienza nel sostenere le popolazioni rurali povere”, ha ribadito Grilli. E ha aggiunto: “L’IFAD può fare la differenza nell’assistere i piccoli proprietari terrieri agricoli aiutandoli a diventare soggetti attivi del loro sviluppo e di quello delle loro nazioni”.

La sfida che ci troviamo a dover affrontare resta comunque alta. Per poter sfamare in maniera appropriata una popolazione che cresce, la produzione agricola dovrà aumentare in maniera sostanziale e per il 2050 addirittura duplicare nei paesi in via di sviluppo. Per questo motivo, ha sottolineato il ministro nel suo intervento, è fondamentale cambiare il nostro approccio alle risorse naturali limitate: “Non abbiamo altra possibilità che aumentare la produzione agricola adottando misure sostenibili per l’ambiente. Il mondo dovrà produrre di più con poco”. Lo sviluppo agricolo sostenibile è quindi la strada per far uscire dalla povertà 500 milioni di piccole aziende agricole, il cui lavoro sostiene ben 2 miliardi di persone e sfama un terzo dell’umanità. Per questo l’IFAD deve mantenere il suo carattere distintivo, lavorare in sinergia con le altre istituzioni ONU e i poli agricoli con sede a Roma, e rafforzare il suo modello di business per permettere ai progetti sostenibili di svilupparsi.

Nel suo intervento Grilli ha anche dedicato spazio all’Italia. Ha ricordato quanto il nostro paese abbia a cuore la sicurezza alimentare mondiale e quanto creda fermamente nell’operato dell’IFAD, una dimostrazione di questa fiducia è il generoso stanziamento di fondi, nonostante le difficoltà di bilancio. Concludendo il ministro ha quindi auspicato che l’Expo di Milano del 2015 possa essere non solo una pietra miliare nella costruzione di partenariati a favore di una sicurezza alimentare globale e sostenibile, ma anche un’occasione per raccontare testimonianze di successo, storie di collaborazioni che hanno già cambiato la vita di intere comunità. Per fare questo, ha aggiunto “governi, piccoli proprietari terrieri agricoli, società private, società civili e donatori devono lavorare insieme su larga scala e velocemente. Dobbiamo agire, adesso”.

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Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) lavora con le popolazioni povere delle aree rurali per aiutarle a incrementare la produzione agricola e la vendita dei loro prodotti, ad aumentare i propri redditi e a decidere autonomamente sulle questioni che riguardano la loro vita. Dal 1978, l’IFAD ha investito quasi 14.8 miliardi di dollari in donazioni e prestiti a tassi agevolati per finanziare progetti nei paesi in via di sviluppo, mettendo circa 400 milioni di persone in condizione di uscire dalla povertà e contribuendo in tal modo a dare impulso alle comunità rurali. L’IFAD è un’istituzione finanziaria internazionale e un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Roma – il polo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. È un partenariato unico nel suo genere, composto da 172 paesi, tra membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e altri paesi in via di sviluppo.


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Kanayo F. Nwanze rieletto alla presidenza IFAD per un nuovo mandato di quattro anni
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“I partenariati possono rendere la sicurezza alimentare una realtà”

Roma, 13 Febbraio 2013 - Nel suo discorso d’apertura della trentaseiesima riunione annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) il presidente Kanayo F. Nwanze ha enfatizzato il ruolo dei partenariati per raggiungere l’obiettivo di una sicurezza alimentare globale e sradicare la povertà in un “mondo in continuo cambiamento” che deve affrontare instabilità finanziaria, prezzi alimentari volatili e cambiamenti climatici. “Per dirla in maniera semplice, più partenariati significa maggiore impatto”, ha spiegato Nwanze. E ha sottolineato il fermo intento dell’IFAD di lavorare con i suoi partners in modo da rafforzarsi nella battaglia contro la povertà agricola.

“Un processo di trasformazione interno ha permesso di rendere l’IFAD un’agenzia più agile ed efficiente, ancora più capace di rispondere ai cambiamenti rapidi dell’ambiente”, Nwanze ha sottolineato. Tali riforme hanno “migliorato l’efficacia dell’IFAD in un momento in cui nuove sfide rimodellano di continuo lo scenario fisico e geopolitico in cui lavoriamo”, ha aggiunto il presidente.

Rivolgendosi ai rappresentanti degli Stati membri dell’IFAD, Nwanze ha ricordato l’importanza, nell’ottica di un progresso dello sviluppo economico rurale nei prossimi anni, di focalizzare l’attenzione su alcuni elementi chiave, quali le nuove generazioni rurali, la resistenza ai cambiamenti climatici e gli stati più deboli.

“Le aree rurali attive possono assicurare un flusso dinamico di benefici economici tra le zone rurali e quelle urbane così che le nazioni possano godere di uno sviluppo bilanciato e sostenibile”, ha spiegato Nwanze. Sottolineando l’aumento dei contributi “domestici” ai programmi e ai progetti IFAD, di gran lunga più alti dei cofinanziamenti esterni, il presidente ha voluto segnalare l’impegno dei paesi poveri verso uno sviluppo rurale. Un impegno che rappresenta un elemento chiave di crescita, poiché “come l’esperienza insegna, lo sviluppo è più efficace quando è autonomo”.

Parlando delle sfide legate ai cambiamenti climatici, il presidente ha quindi ricordato quanto sia importante agire adesso. “Il modo in cui rispondiamo alle sfide di oggi determinerà non solo il sistema alimentare del futuro prossimo, ma anche la salute degli ecosistemi e la distribuzione della popolazione mondiale”, ha sottolineato ricordando che l’IFAD sta già giocando un ruolo centrale nell’aiutare i piccoli proprietari terrieri agricoli ad adattarsi ai cambiamenti climatici e a salvaguardare le risorse naturali attraverso l’innovativo programma di adattamento dei piccoli proprietari terrieri agricoli.

Fondamentale, secondo Nwanze, la creazione di opportunità per le popolazioni giovani che “senza prospettive non hanno nulla da perdere e sono maggiormente influenzabili dagli estremismi”. Il presidente ha ricordato anche la grande importanza delle donne che nelle aree rurali si sobbarcano un grande carico di lavoro. L’IFAD ha da tempo riconosciuto che non ci sarà progresso sostenibile nella riduzione della povertà a meno che non ci sia un maggiore investimento sulle donne, l’altra metà dell’umanità.

Subito dopo l’apertura della conferenza, il Consiglio dei Governatori, il più alto organo decisionale dell’IFAD, ha rieletto Nwanze presidente per acclamazione per un secondo mandato di quattro anni. Sotto la leadership di Nwanze l’IFAD ha negli ultimi quattro anni aumentato la sua presenza nei paesi in cui opera. Nel suo discorso oggi il presidente ha promesso che il Fondo creerà le condizioni per permettere a 80 milioni di persone di uscire dalla povertà e rafforzerà il suo lavoro con una nuova presenza in nuovi paesi.

Nel 2009 l’IFAD aveva uffici sul campo in 25 paesi. Alla fine del 2012 gli uffici erano 38, con un incremento del 36 per cento solo nell’ultimo anno. Lo staff IFAD sul campo è aumentato in maniera costante fino al 15 per cento, permettendo al Fondo di impegnarsi in una politica di dialogo e di supportare meglio i suoi partner.
Nel suo discorso di accettazione del nuovo mandato, Nwanze ha promesso di lavorare per mobilitare nuove risorse a favore dei piccoli proprietari terrieri. “Lavorando in partnership possiamo trasformare le aree rurali in macchine di crescita fornendo cibo, lavoro e un reddito decoroso a tre miliardi di donne e uomini del mondo rurale”, ha concluso.

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13/02/2013, 21:58
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