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FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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Agricoltura, Fima: Se i giovani scappano, inutile rincorrerli con false promesse
L'agricoltura può rappresentare una grande opportunità per il rilancio del nostro sistema economico, a patto che si faccia un'operazione verità per non illudere i tanti giovani alla ricerca di lavoro. Il punto però non è quello di regalargli la terra o di favorirne l’acquisto. Quelle sono false promesse. I giovani oggi sono spaventati dai dati del reddito dell' agricoltura italiana e molte famiglie di agricoltori ormai scoraggiano i propri figli verso questo mestiere tra i più antichi del mondo. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Attribuire - prosegue - i mali dell'agricoltura al ricambio generazionale, come pensa di fare qualche sedicente organizzazione professionale finanche a Bruxelles, è fuorviante. Questo problema non c'è mai stato semplicemente perché i nostri giovani fortunatamente fuggono dai campi e non sono disposti a farsi sfruttare come i propri genitori.
Il reddito in agricoltura manca da almeno venti anni – evidenzia il coordinatore della Fima - gli impegni presi con l'art 33 del trattato di Lisbona (ex art 39 del trattato di Roma del '57), che ha dato vita alla UE e alla Politica Agricola Comunitaria (PAC), sono stati traditi. Il precitato art. 39 – aggiunge - aveva come obiettivo l'equiparazione dei redditi agricoli a quelli degli altri settori produttivi, che pur avvicinandosi negli anni '80 se ne è del tutto allontanato dagli anni novanta in poi, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui si registrano solo perdite e sfruttamento del lavoro.
Dunque, d’ora in poi – conclude la Fima - sarebbe meglio che le stesse organizzazioni autoreferenziali quando fanno passerella con i loro convegni cambino titolo: “reddito agli agricoltori e terra per tutti”, suonerebbe molto meglio anche per le orecchie dei giovani.
Ufficio Stampa Fima
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15/07/2014, 13:58 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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olitiche agricole: Fima, dopo il dolce viene l'amaro
La grave crisi della filiera bieticola-saccarifera, che vede in particolare al sud molti produttori senza prospettive, è solo l’ ennesima cartina al tornasole della miopia con la quale sinora sono stati affrontati i problemi agricoli e alimentari del nostro Paese. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli, a seguito della preoccupante condizione in cui versa il comparto.
Il mercato dello zucchero – precisa la Fima - ha conosciuto infatti un punto di svolta nel 2006 quando il settore ha subìto un drastico ridimensionamento in seguito alle politiche comunitarie. Risultato: la chiusura di 15 zuccherifici su 19! Posti di lavoro buttati al vento e aumento della nostra dipendenza dalle importazioni.
Il quadro italiano - aggiunge - mostra oggi una situazione produttiva desolante: nel nord Italia sono attivi solo tre zuccherifici, sui quattro operanti, con circa 50.000 ettari di terreni coltivati a bietole (prevalentemente in Emilia, Veneto e Lombardia). Ai tre zuccherifici del nord (situati a Minerbio-Bologna e Pontelongo-Padova del gruppo Coprob/Italia Zuccheri e a San Quirico–Parma di Eridania Sadam) fa riferimento una quota di produzione di 424.000 tonnellate. Per il quarto, che fa capo allo Zuccherificio del Molise, sono in atto iniziative per garantirne la continuità produttiva, ma le speranze sono ridotte al lumicino e rischiano di cancellare definitivamente il comparto al sud. Quest’ anno – evidenzia De Bonis - i produttori del mezzogiorno non sanno a chi conferire le proprie barbabietole! Vi sembra una cosa normale?
La produzione nazionale, secondo i dati Unionzucchero, è di circa 509.000 tonnellate mentre il consumo di zucchero si attesta tra 1.650.000-1.700.000 tonnellate, per oltre il 75% assunto attraverso cibi e bevande.
Le importazioni, in costante crescita negli ultimi anni e inizialmente provenienti da Francia e Germania, sono destinate a aumentare in quote rilevanti da paesi in via di sviluppo.
Il mercato però – fa notare il coordinatore - è avviato per la quarta stagione consecutiva a registrare un forte surplus di offerta. Tuttavia, - evidenzia De Bonis - dopo aver smantellato in Europa questo comparto, ritenuto poco strategico, in cui c’erano 85 zuccherifici, di cui 19 in Italia, a distanza di dieci anni ci si è accorti che il prezzo mondiale dello zucchero, invece che diminuire, è passato da 300 dollari/tons a oltre 500 dollari/tons, raggiungendo anche picchi di 800 dollari/tons, grazie alla speculazione!
Alcune forze politiche – prosegue - si affannano a chiedere un intervento del ministro delle politiche agricole, Martina, che adotterà magari l’ ennesimo intervento tampone per singole filiere, senza però andare al cuore del problema: ovvero l’ importanza strategica della nostra agricoltura, di tutta l’agricoltura, e la necessità di aumentare gli investimenti pubblici a sostegno di tutto il comparto e non di una sola parte.
Bisogna far capire all’opinione pubblica e alle istituzioni – conclude la nota - che barattare le materie prime agricole europee per favorire altri scambi commerciali, in nome della deregolamentazione, nel lungo termine non paga ed espone al rischio di non soddisfare nemmeno l’autoapprovvigionamento, mettendo a repentaglio la salute dei consumatori europei. Altrimenti dopo il dolce viene l’amaro…
Ufficio Stampa Fima
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18/07/2014, 16:10 |
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Marco
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Cun Conigli, Fima: Schiaffo dei sindacati. Insufficienti le risposte di Olivero al Senato
Le ultime modifiche regolamentari apportate alla Cun-Commissione prezzi unica nazionale, hanno di fatto trasferito all’ interno della stessa gli industriali del Comitato della borsa merci di Verona (all’ interno della quale ovviamente non ci sono allevatori!) snaturando così la portata riformatrice della Cun, con il consenso delle organizzazioni sindacali. Un vero e proprio schiaffo agli allevatori che calpesta la loro dignità. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
L’ accaduto è molto grave - prosegue - ed è frutto, secondo le dichiarazioni del Vice Ministro Olivero che ha risposto al Senato ad alcune interrogazioni parlamentari, di una “trattativa che il Ministero ha avviato con la Borsa merci di Verona per verificare l’ esistenza di una forma di cooperazione e integrazione tra le due strutture, sia per ottimizzare le proprie attività che per evitare l’ insorgere di possibili conflitti di rappresentanza”.
Al vice Ministro - dichiara De Bonis - sfugge forse un particolare. Il Governo, in data 1 aprile 2014, si era impegnato nei confronti del Parlamento a pervenire alla cessazione dell’ attività di accertamento dei prezzi svolta dalla Commissione conigli della Borsa merci di Verona, affinché potesse essere valorizzata l’attività svolta a livello nazionale dalla CUN-Commissione unica nazionale e fossero evitate duplicazioni in sede locale.
Del resto - evidenzia la Fima - anche Coldiretti, dopo anni di ritardo, aveva ritirato i suoi commissari dalla Borsa merci di Verona, per favorire la chiusura di uno strumento locale, regolamentato da un decreto regio del 1913, ritenuto anticoncorrenziale dall’ Autorità Garante del mercato già da tre anni. Apprendere, però, che la stessa Coldiretti abbia favorito il trasferimento dei difetti della Borsa merci dentro la Cun, attraverso la designazione delle stesse persone, è davvero singolare e paradossale.
Siamo di fronte - precisa la Fima - ad un arbitrario sovvertimento del regolamento cun e ad una presa di possesso delle leve di decisione, che consentono di determinare, in caso di disaccordo, i prezzi di mercato agli industriali, contro la volontà degli allevatori e la funzione di tutela originaria dello strumento Cun. Le modifiche apportate dalle ultime norme - aggiunge - sono tali da alterare per l’ intero complesso dei commissari il rapporto di rappresentanza verso la propria base associativa. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta dei produttori nella designazione dei propri commissari Cun, e pertanto contraddicono il principio di democrazia economica, incidendo sulle libertà garantite dall’ art. 41, co. 2, della Costituzione.
I movimenti agricoli - conclude - non vogliono duplicazioni delle Borse merci o finte riforme, che impediscano di spuntare gli artigli alla speculazione.
Ufficio Stampa Fima
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31/07/2014, 18:51 |
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Marco
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Imu: Fima, no al bancomat. Appello al Ministro Martina
Qual è la vera funzione degli agricoltori in Italia? Produrre cibo di qualità? Forse. Vigilare il territorio? Forse. Fare i giardinieri dell’ ambiente? Forse. La vera funzione sta diventando sempre più quella di bancomat della finanza pubblica. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Togliere prima risorse dalla Pac, poi togliere risorse al valore dei prodotti ed ai prezzi, infine togliere ottanta euro dal patrimonio degli agricoltori senza reddito, per darlo agli altri cittadini. Tutto ciò è grave e scandaloso. E’ una guerra tra poveri ingiusta e scorretta che crea forti disparità sociali.
Gli agricoltori - aggiunge - non possono essere sfruttati per finanziare trovate elettorali o buchi di bilancio dovuti a sprechi solo perchè rappresentano il 3% della popolazione lavorativa del paese. Il governo se vuole attingere gettito deve farlo attraverso la lotta alla corruzione e all’ evasione, deve aggredire il patrimonio degli evasori e dei delinquenti, deve tassare gli speculatori finanziari, senza infierire su chi produce sottocosto da anni e nonostante tutto rende servizi alla collettività senza ricevere in cambio una politica agricola adeguata.
In tal modo - prosegue la Fima - si rischia solo di tarpare le ali ad una speranza di ripresa del settore primario nell’ anno dell’ EXPO, un evento che non può trasformarsi in una beffa per i nostri agricoltori, meritevoli invece di essere posti al centro dell’ agenda del paese per una crescita sostenibile.
E’ per questo - sottolinea - che i movimenti agricoli sono fermamente contrari ad una imposta vessatoria, nè servono miglioramenti al testo o rinvii alla local tax . Noi vogliamo che il testo venga rinviato al mittente e che l’ interlocuzione del governo non appaia come un contentino, ma come un momento di chiarezza. I 156 emendamenti su due articoli, del resto, si commentano da soli.
Vogliamo inoltre ribadire al Ministro - precisa la Fima - che non esiste nessun terreno agricolo, oggi, in grado di generare una rendita reale che giustifichi una tale imposizione. Occorrerebbe - evidenzia - prima comprendere quali basi tecnico estimative hanno generato i coefficienti moltiplicatori, dal momento che la legge quadro n 652 del 1- 939 prevede che il calcolo del reddito dominicale venga effettuato tenendo presente unicamente i costi e i ricavi ordinari per le aziende agricole campione.
Se la pretesa dell’ Imu - conclude il coordinatore Fima - è illegittima sui terreni agricoli per la mancata determinazione della base imponibile, diventa addirittura un paradosso se riferita ai fabbricati rurali che costituiscono da un punto di vista estimativo, un costo vivo delle aziende agricole, da decenni prive di redditi tecnicamente dimostrabili.
Il Ministro lo sa. Ci appelliamo, pertanto, al suo buon senso, affinchè lo trasmetta all’ Economia. A nulla serve il voto di fiducia se tutte le organizzazioni e i movimenti sono contrari.
Ufficio Stampa Fima
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19/02/2015, 12:42 |
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Marco
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Retribuzioni sindacali, Fima: da Coldiretti dichiarazioni ciniche e autoreferenziali
“Le dichiarazioni rilasciate dal Vice Presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini sono la dimostrazione che ormai questo sindacato agricolo stà perdendo progressivamente il suo smalto per rinchiudersi in un cinico nichilismo autoreferenziale, incapace di guardare in faccia alla realtà e gravità dei problemi che affliggono l’ agricoltura italiana”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Come possono gli agricoltori - prosegue - trovare fiducia e speranza di fronte alle dorate remunerazioni di dirigenti sindacali, in tempo di crisi dei prezzi e della redditività delle imprese agricole? Coldiretti non solo è inerte di fronte a un aumento indiscriminato delle tasse, ma anche di fronte ai suoi stessi commissari incompatibili nelle commissioni preposte a formulare il prezzo delle derrate agricole? E’ questo secondo Prandini il perseguimento dell’ interesse delle imprese agricole?
Affermare “…non c’è nessun tipo di malessere e Coldiretti sta viaggiando solo nell’interesse delle imprese agricole come ha sempre fatto…” vuol dire - secondo la Fima - non aver compreso che i problemi del lavoro della terra sono oggi nella carne degli agricoltori.
E’ questo - aggiunge il coordinatore - il buon esempio che la Coldiretti intende offrire come risposta alla crisi? Secondo i movimenti agricoli, per aiutare il bene e la fiducia che è dentro ciascuno servono esempi virtuosi che parlino al cuore del mondo agricolo, né alla testa, né alla pancia.
Le remunerazioni da nababbi in casa Coldiretti - evidenzia - sono un’offesa alla povertà dilagante nelle campagne che calpesta il sistema di valori a cui Coldiretti dovrebbe, invece, ispirare la sua azione.
E’ ora che la Coldiretti - conclude - se ne faccia una ragione adeguando gli stipendi e i privilegi della sua casta a quella sobrietà che imporrebbe l’attuale situazione.
Ufficio Stampa Fima
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24/03/2015, 15:27 |
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Marco
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Fima: Incontro a Ruvo per discutere di agricoltura Agricoltori costretti a dover pagare prezzi più alti per quello che acquistano e ad ottenere prezzi più bassi per ciò che vendono.
E’ il dramma che colpisce le aziende agricole, dichiara Saverio De Bonis della Fima, federazione italiana movimenti agricoli, che oggi a Ruvo né discuterà con il candidato presidente della Regione Puglia, Antonella Laricchia (M5S) alle ore 18 in piazza Matteotti.
L’ attuale politica agricola del nostro Paese - aggiunge la Fima - è riuscita a creare una vera e propria dittatura ai danni dell’ agricoltura, oppressa fiscalmente, inibita da un assurdo sistema giuridico europeo che ha calpestato la parola reddito dai trattati, vilipesa da un mercimonio internazionale che danneggia la salute dei consumatori e gli impedisce il diritto di scegliere liberamente, messa sotto scacco da segreti accordi internazionali tesi ad annullare la nostra qualità e varietà, e, non da ultimo, pregiudicata dall’ arroganza delle multinazionali.
Occorre svegliare - conclude - le forze agricole e i consumatori del sud, per impedire che precipitino nel trasformismo, inquadrarle pazientemente, e, senza fretta di arrivare subito, sottrarle alle terribili insidie dell’isolamento e delle lusinghe di una classe dirigente che ha fallito la sua missione in una regione agricola così importante come la Puglia.
Ufficio Stampa Fima
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09/04/2015, 13:17 |
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Marco
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Expo, Fima: Nutrire il pianeta è una prerogativa dei contadini non dei brand La strada indicata dalla Carta di Milano, una sorta di protocollo di Kyoto sul cibo, è in netta antitesi con quella adottata dalle multinazionali dei brand che producono cibo globalizzato. Fare attenzione all’ effetto boomerang.
A sponsorizzare Expo non vi sono le molteplici facce dell’ agricoltura contadina, ma alcuni colossi dell’agroalimentare (Coca Cola, McDonald’s, Monsanto) che non sono proprio degli stinchi di santi in tema di salute pubblica, basti pensare agli effetti della coca cola su diabete ed obesità o all’ effetto dipendenza generato dalle patatine fritte che aumenta l’ impulso a mangiare cibi grassi e ad ingrassare. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli. La maggior parte del cibo prodotto al mondo - prosegue - deriva da aziende agricole familiari e contadine, il 90% delle quali sono gestite da famiglie contadine, non da famiglie di multinazionali. Lo afferma anche il direttore generale della Fao: «le aziende agricole a conduzione familiare producono circa l'80 per cento del cibo a livello mondiale. La loro significativa presenza e la loro produzione testimoniano che esse sono cruciali per la soluzione del problema della fame che affligge 800 milione di persone (....) e che sono una componente chiave dei sistemi alimentari sani di cui abbiamo bisogno per condurre delle vite più sane». Il rischio quindi - sottolinea la Fima - che il messaggio culturale di Milano sia distorto da colossi del marketing agroalimentare che per molti consumatori, in tutto il mondo, simboleggia uno stile alimentare oggetto di crescenti obiezioni di ordine dietetico-salutistico, non è affatto un rischio remoto. Anzi per l’Italia delle eccellenze questa operazione rischia di tradursi in un vero e proprio boomerang. Come fa l’ Italia - si chiede la Fima - ad accettare la sponsorizzazione della Coca Cola, mentre l’India fa la guerra alle bollicine e aumenta la tassazione sul consumo di coca cola nociva alla salute? Anche la Francia ha adottato misure anti-obesità tassando la Coca Cola. La Bolivia ha addirittura bandito dal Paese il prodotto, scoraggiando gli investimenti di colossi che da un lato ti ammalano e dall’ altro ti curano con le multinazionali farmaceutiche! Che il sistema alimentare industriale sia malsano - evidenzia il coordinatore - è fuor di dubbio. Nella maggior parte dei casi queste multinazionali privatizzano i guadagni, ma si socializzano i costi sanitari e ambientali. Le piccole aziende agricole - conclude - non saranno brave nel marketing o nel condurre attività lobbistiche, ma garantiscono di certo una maggiore accessibilità a una corretta alimentazione e favoriscono la prevenzione di malattie legate al metabolismo. Costituiscono pertanto un fattore cruciale di cambiamento verso il raggiungimento di uno stile di vita sano e della sicurezza alimentare.
Ufficio Stampa Fima
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10/04/2015, 13:30 |
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Marco
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Fima: incontro a Foggia per parlare di agricoltura, fame e abbondanza
I tempi bui che attraversano le aziende agricole e le contraddizioni che investono il pianeta agricolo, saranno oggetto di un dibattito su “Fame e abbondanza” che si terrà a Foggia venerdì 15 maggio alle ore 17,00 in via Conte Appiano 54. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
All’ incontro parteciperanno: Giuseppe L’Abbate membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati (M5S); Saverio De Bonis, Coordinatore Fima; Luciano Ciciretti, esperto Agroambientale della Regione Puglia; Roberto Carchia, membro Commissione Estimi Ordine Agronomi della Provincia di Foggia
Secondo il coordinatore Fima, le leggi attuali del più forte fanno sì che il potente tragga energia vitale dalla distruzione del debole e per superare questa cultura dello scarto occorre cercare di guardare oltre il buio.
A livello economico - conclude De Bonis - dobbiamo superare il paradosso della discrepanza tra sovrapproduzione agricola, a vantaggio soprattutto delle grandi aziende, e scarsa redditività dei prodotti agricoli, che danneggia naturalmente gli agricoltori. Un paradosso a cui l’ attuale politica agricola non è stata capace di dare una risposta efficace.
Ufficio Stampa Fima
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12/05/2015, 14:24 |
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DL Agricoltura, Fima: approvato emendamento sulle CUN Gli agricoltori salutano con favore l’emendamento presentato dall’ On L’Abbate, Bernini e Gagnarli (M5S) approvato ieri in Comagri. Dalla fase sperimentale si passa ad una fase istituzionale
L’ approvazione in Comagri dell’ emendamento a favore delle CUN – Commissioni uniche nazionali (art 6 bis DL 51/2015), è un segnale molto positivo perchè si compie un passo avanti importante per la formulazione dei prezzi all’ origine dando finalmente una cornice giuridica alle CUN. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Dopo la lunga fase sperimentale - prosegue - il mondo agricolo attendeva un segnale nella direzione di una maggiore neutralità e trasparenza nelle relazioni contrattuali, un passaggio questo auspicato anche da autorevoli pareri dell’ antitrust.
L’ esperienza sul campo - aggiunge - suggerisce di fissare dei paletti alle continue modifiche regolamentari ed evitare inutili duplicazioni con le Borse merci, come accade già in due filiere (suini e conigli). Il Decreto Legge 51/2015, sul punto, conferisce delega al Governo per la sospensione dell’ autonoma rilevazione da parte delle Borse merci per le categorie merceologiche per cui le Cun sono state istituite.
Occorre agire - conclude - affinchè il prossimo decreto interministeriale sia informato ad una serie di principi e criteri direttivi nella direzione della trasparenza (informazioni aggiornate ai commissari in tempi reali, regolamenti chiari di funzionamento, divieto di vendita sottocosto e definizione degli organi di vigilanza), della neutralità (elencazione dei casi d’incompatibilità dei commissari) ed effettività del ruolo (garantire i prerequisiti dei commissari, l’ autonomia decisionale e negoziale alle controparti, eliminare gli organismi accessori).
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10/06/2015, 15:24 |
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Borse merci, Fima: “la riforma è un baluardo necessario” Il nuovo impianto normativo sulle Commissioni uniche nazionali-Cun all’ esame del Senato, dopo l’ ok della Camera dei Deputati, è un baluardo necessario che garantisce più trasparenza alle relazioni contrattuali e non mette a rischio l’ attività dei mediatori, che offrono un servizio facoltativo, ma tutela i produttori e i consumatori dagli abusi e dai cartelli che sinora hanno scippato reddito a chi produce materie prime.
I dubbi avanzati dai mediatori sul progetto di riforma delle borse merci e sui presunti danni che deriverebbero alla loro categoria sono destituiti di fondamento, in quanto nelle attuali Cun sono già presenti alcuni professionisti della mediazione. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Siamo pertanto basiti - prosegue - dalle dichiarazioni emerse sulla stampa da parte di alcune associazioni di mediatori, che evidentemente non conoscono la natura e il funzionamento delle Cun, in fase sperimentale da sette anni, e che temono minacce per la loro professione di fronte al cambiamento necessario.
I mediatori nelle relazioni contrattuali non rischiano un bel niente, aggiunge la Fima. La loro provvigione è sempre al riparo anche in presenza di prezzi speculativi. Gli stessi, al contrario, con prezzi più equi guadagnerebbero addirittura di più. A rischiare i capitali - fa notare - sono invece i produttori, costretti in molte filiere a subire vendite sottocosto che uccidono le aziende agricole e danneggiano i consumatori costretti a mangiare cibi di dubbia provenienza.
La Cun - evidenzia - è una conquista dei produttori agricoli che va difesa a denti stretti da una legislazione desueta sulle borse merci che i mediatori sinora non si sono preoccupati d’ innovare.
Il Senato e l’ Aula - conclude - diano quindi il via libera all’ approvazione definitiva dell’ emendamento 6-bis inserito nel decreto agricoltura n° 51/2015, senza tener conto di resistenze corporative che hanno un sapore strumentale.
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29/06/2015, 12:24 |
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