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Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

05/12/2013, 13:09

Concorrenza sleale, Fima: lo sconcerto di Confindustria e le lacrime di coccodrillo

“Sono gli allevatori italiani ad essere sorpresi dal comportamento omissivo di Confindustria”. Così Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.

Confindustria è sconcertata perché per la prima volta un ministro si è svegliato una mattina ed è diventato doganiere affermando che “non conosce le norme sul commercio Ue”.

E’ vero vi è una distanza incolmabile tra quanto espresso e sottoscritto dal nostro Paese a Bruxelles e quanto il ministro De Girolamo intende far percepire con la sua azione. Sono altri, però, i ministri da incolpare per quel che hanno fatto in passato, a danno dell’ agricoltura italiana svendendo il nostro Paese. Ma è pur vero che la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale è sacrosanta e qualcuno deve pur cominciare a farla, a prescindere dal colore del giubbotto che s’ indossa.

Gli industriali, dal loro canto, non hanno dimostrato con i fatti di voler intraprendere una lotta alla concorrenza sleale per tutelare le produzioni agricole nazionali. E oggi se importiamo il 50% del grano, il 40% del latte, il 40% della carne, la colpa non è da attribuire solo alla politica miope, ma anche ad una classe dirigente fatta di lobby industriali che ha favorito in Europa le maglie larghe ostacolando i processi di informazione a favore dei consumatori, in cambio di appalti, vendite di tecnologie all’ estero, baratti e quant’altro. Tutti, dunque, hanno colpe nella riduzione della sovranità alimentare dell’ Italia!

In alcune filiere, addirittura, sembrerebbe che siano proprio i nostri industriali ad utilizzare strategicamente la leva import-export per condizionare i mercati nazionali.

E’ il caso della filiera cunicola. Nella quale, ad esempio, noi non riusciamo ad esportare conigli macellati in Francia, in compenso la Francia esporta in Italia tutto il suo surplus a prezzi di dumping, condizionando negativamente il mercato del vivo italiano, senza che l’ industria di macellazione italiana sinora abbia contrastato il fenomeno, nelle sedi opportune europee. Perché questa omissione?

I conigli macellati francesi non possono essere immessi in commercio in Italia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’ interno del Paese di origine. Questo fenomeno di dumping - per ammissione degli stessi commissari macellatori Cun, basta leggere i verbali della commissione unica nazionale che chiunque può consultare sul sito Cun-conigli del ministero, dopo essersi registrato nell’ archivio riunioni (http://www.cunconigli.it/public/archivioRiunioni.php) - prefigura una discriminazione internazionale dei prezzi che non tiene conto delle perdite dei produttori italiani, tende a favorire pratiche di monopolio e altera la struttura del commercio tra Stati europei. E’, dunque, vietato dalle norme Ue!

La Confindustria, che conosce le norme che regolano il commercio europeo, sa che dietro queste politiche di prezzi si nasconde qualche forma di aiuto di Stato vietato dalla Unione europea, su cui occorrerebbe indagare perché in Italia e in Europa così viene falsata la concorrenza e si impedisce la formazione del mercato unico. Ma le sue associate, stranamente, non hanno mai inoltrato un ricorso a Bruxelles. Perche?

Ufficio Stampa Fima

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

10/12/2013, 17:52

Protesta forconi e mondo agricolo: Fima, la solidarietà sia più autentica

Che la sigla del movimento dei forconi sia diventato un “brand” per protestare di cui anche altre categorie si sono appropriate, è fuori discussione. Quel che sorprende è il silenzio proveniente da certe sigle sindacali del mondo agricolo di fronte ad una crisi epocale. Così dichiara Saverio De Bonis, coordinatore Fima (Federazione Italiana Movimenti Agricoli).

Certo, è possibile manifestare anche in forme diverse, ma la solidarietà manifestata agli agricoltori con il rito del Brennero, somiglia tanto ad un altro rito “pagano”, quello di Pontida. Ogni tanto si va sul Brennero per proclamare la difesa del made in Italy, quasi una festa per ricordare il lavoro agricolo e il colore delle proprie bandiere. Una ricorrenza che quest’ anno ha però anticipato di qualche giorno l’evento dei forconi su scala nazionale.

Per quale motivo? Forse per lavarsi la coscienza di fronte alle istituzioni ecclesiastiche dimostrando di essere solidali con il mondo agricolo? Per raffreddare la disperazione della gente che vive nei campi? O per monopolizzare l’ attenzione dei media dimostrando la solidità dei propri valori?

A noi sembra che quelle radici antiche della solidarietà, che dovrebbero derivare dalla consapevolezza di vivere tutti sulla stessa terra, si siano affievoliti. Non bastano le ceste natalizie a favore delle persone “sordo-cieche” per testimoniare la propria solidarietà verso altri fratelli che soffrono, né i kit della solidarietà con proventi a favore della Lega del Filo d’Oro.

Gli insegnamenti della Chiesa ci ricordano che all´uomo sono affidati il territorio e gli animali: “Dio prese l´uomo e lo pose nel giardino dell´Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”. "Coltivare", però, non significa sciupare, rapinare, saccheggiare!” "Custodire" il mondo equivale ad abitarlo come la propria casa, amarlo, salvaguardarlo da ogni attacco violento e distruttore.

Gli eventi della storia recente e le proteste odierne, tuttavia, attestano la vera e propria mancanza di una solidarietà autentica e concreta; provano, quindi, che il grido di allarme lanciato da anni dal mondo agricolo è rimasto inascoltato e, soprattutto, che il velo di ipocrisia che ammanta l’ attuale classe dirigente va sollevato! Ed è possibile attuare questo anche attraverso il contributo di una reale informazione.

Quando ci viene detto di "coltivare" la terra, si omette un principio, una linea di azione obbligatoria per tutti coloro che sono responsabili del problema della terra: persone investite di pubblica autorità, ma anche organismi di rappresentanza sindacale.

Chissa se la protesta dei forconi servirà a scuotere le loro coscienze!

Ufficio Stampa Fima

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

12/12/2013, 13:10

Etichettatura d’ origine? Fima, condizione necessaria ma non sufficiente a superare la crisi

“Quanto sarebbe di aiuto per le imprese agricole italiane una maggiore trasparenza sull’origine degli alimenti? Che può dirci il Ministro De Girolamo dello stato di salute riguardo quelle aziende agricole in cui l’obbligo di etichettatura dell’origine è già attivo da tempo? O piuttosto si devono mettere in atto strategie alternative che consentano di combattere la crisi degli agricoltori italiani, derivante dal fatto che i costi sono superiori ai ricavi? E se sì, quali? E’ solo questione di competitività scarsa o anche di squilibrio nella distribuzione del reddito?” Così dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima (Federazione Italiana Movimenti Agricoli).

Domande che non possono trovare risposte nell’utilità della partecipazione di uno o più ministri a manifestazioni obsolete e di parte. Con una lettera al Giornale, a distanza di sei giorni dalla manifestazione della Coldiretti sul Brennero, il Ministro De Girolamo ha cavalcato il momento mediatico dei forconi precisando di aver partecipato alla manifestazione sul Brennero, senza aver aderito ai blocchi, ma senza spendere una parola sulla manifestazione in corso dei forconi. Anzi, il Ministro ha addirittura affermato che dello stesso avviso sono stati i suoi predecessori, Zaia, e Galan, che sempre al Brennero hanno partecipato alle varie rassegne folkloristiche inscenate dalla Coldiretti.

Ora, - aggiunge la Fima - cosa importa ai settecentomila agricoltori italiani che soffrono se tre ministri hanno indossato o meno il giubbotto o il cappellino giallo? Cosa importa a quasi un milione di partite iva agricole che negli ultimi dieci anni hanno chiuso la loro attività? La vera domanda è un’ altra. Il nostro Ministro dovrebbe indicarci quante e quali di quelle aziende che hanno già beneficiato dell’etichettatura di origine obbligatoria hanno oggi bilanci floridi. Quante aziende ortofrutticole, olivicole, zootecniche sono in grado di onorare i debiti? Quante hanno ricavi superiori ai costi? E, infine, chiarirci se quel modello che Lei insegue, insieme a tutti i suoi predecessori, abbia sinora prodotto risultati utili alle imprese. Se la risposta non sarà positiva, allora vorrà dire che la diagnosi è giusta, ma la terapia è sbagliata o quanto meno insufficiente.

Se il ministro De Girolamo vuole realmente aiutare le aziende agricole italiane dovrebbe sapere che c’è già una misura utile del suo predecessore Catania, ed è l’art 62. In particolare, nella parte in cui viene sancito il principio di divieto di vendita sottocosto delle materie prime agricole. L’Italia, quindi, ha già esteso tale divieto ai prodotti agricoli attraverso la cornice giuridica, ma non ha ancora applicato concretamente la disposizione. Perché?

Cosa dovrebbe fare il nostro ministro se vuole passare alla storia? Semplice, - conclude la nota Fima - dovrebbe occuparsi del funzionamento dei mercati agricoli europei, superando le resistenze delle lobby industriali e sindacali. Negli altri paesi occidentali esistono i marketing boards, enti pubblici istituiti da un’azione di governo, ai quali sono delegati poteri giuridici di coercizione sui produttori e gestori di prodotti agricoli primari o trasformati. Sia chiaro: questi strumenti sono cosa ben diversa dalle attuali borse-merci italiane, una sorta di schermo legale per i cartelli, del cui funzionamento il nostro Ministro è ben informato nei minimi particolari! Perché il punto vero è un altro. in Italia manca la funzione di monitoraggio dei costi di produzione all’origine, il tutto è affidato al libero mercato che stritola a tenaglia gli agricoltori, con effetti a cascata sui consumatori. Chi ci guadagna da questa giungla che genera squilibrio nella distribuzione dei redditi? Presto detto: pochi industriali e poche multinazionali. Negli altri paesi, invece, lo Stato calmiera sia i prezzi all’origine (attraverso il marketing board), sia i prezzi al commercio (tramite il marketing trade). Quindi, caro Ministro, occorre mettere mano alla regolazione dei mercati! E bisogna farlo in fretta! L’ etichettatura è condizione necessaria, ma non sufficiente a superare la crisi.

Ufficio Stampa Fima

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

13/01/2014, 17:00

FIMA VERSO L’ ASSEMBLEA NAZIONALE

“Ripartire dalla dignità dell’ uomo e abbracciare il disagio diffuso del mondo agricolo per dire no ad una economia che esclude e uccide.”

E’ questo il tema che si discuterà alla prossima assemblea nazionale convocata a Roma per il 18 gennaio prossimo presso l’  Hotel Massimo D’ Azeglio Via Cavour, 18 Roma (nei pressi della stazione Termini).
Lo sforzo di elaborazione culturale dei movimenti agricoli, per essere all’ altezza della sfida, deve ampliarsi, strutturarsi e abbracciare altre realtà, mantenendo sempre ferma la propria autonomia.
Di fronte ad un’ economia reale che soffre e ad una disuguaglianza che cresce, la battaglia per la redistribuzione dei redditi diventa fondamentale, ma per rimettere al centro l’ uomo occorre diventare “vere” sentinelle del messaggio del Pontefice. Non c’è spazio per le finzioni.
Il confronto istituzionale e il dialogo saranno, sempre, gli strumenti essenziali per portare avanti le istanze di chi soffre, assieme alle altre categorie.
All’ incontro saranno invitati oltre agli associati anche altri movimenti agricoli, in particolare quello dei forconi veri, che tendono verso gli stessi obiettivi, nonchè i membri delle commissioni agricoltura di Camera e Senato.

I lavori inizieranno alle ore 11 con le relazioni e il dibattito, nel pomeriggio ci sarà il rinnovo degli organi e l’ approvazione del nuovo statuto.

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

20/01/2014, 13:28

AGRICOLTURA,FIMA: L’ ASSEMBLEA RINNOVA LA FIDUCIA A DE BONIS

Saverio De Bonis è stato riconfermato all’ unanimità alla guida della Fima, federazione italiana movimenti agricoli. Si è svolta sabato (18 gennaio) presso l’  Hotel Massimo D’ Azeglio di Roma l’ assemblea elettiva nazionale che ha avuto come tema: “Ripartire dalla dignità dell’ uomo e abbracciare il disagio diffuso del mondo agricolo per dire no ad una economia che esclude e uccide”, nel corso della quale sono stati sollevati una serie di problemi che affliggono l’ agricoltura italiana, in particolare l’ assenza di una politica agricola. Lo rileva una nota diffusa dalla Fima.

Sono stati 40 i delegati delle varie associazioni e movimenti, dal Friuli alla Sicilia, che hanno partecipato all’ assemblea e sono intervenuti al dibattito ponendo con forza il tema della centralità dell’ uomo, della mancanza di reddito, delle gravi difficoltà in cui versa il settore e, soprattutto, del messaggio illuminante del Pontefice attraverso la sua ultima esortazione apostolica.

Al fine di rimettere al centro l’ uomo, il denominatore comune di tutti i movimenti è stato uno solo: diventare “vere” sentinelle del messaggio apostolico. La battaglia fondamentale per la redistribuzione dei redditi, non solo in agricoltura, è infatti lunga e difficile. Non sono ammesse scorciatoie o finzioni. Per questo bisogna essere uniti e attrezzati, innanzitutto, sul piano culturale per poi fare sintesi nell’ arcipelago frastagliato dei movimenti italiani.
Tra i rappresentanti istituzionali, ha preso parte ai lavori l’ On Silvia Benedetti, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, a cui è stata consegnata la piattaforma della Fima. A breve sarà chiesta un’ audizione parlamentare.
All’ assemblea sono intervenuti il Presidente Fabiano Mazzotti di GTA-Emilia Romagna, il vice presidente Antonio Leone di Anlac Italia, Barna Erminio del Movimento Friulano, Dino Rossi del Cospa Abruzzo, Roberto Carchia del Movimento Dauno Agricolo, Andrea Di Benedetto del Consorzio CAMPO, Martino Morsello Leader del Movimento dei Forconi, Ignazio Ardagna del Movimento Agricolo Europeo di Sicilia, Adolfo Bottiglione del C.R.A. Lazio, Leonardo Capitanio del Tavolo Verde, Marco Felicani imprenditore agricolo del bolognese, Mangieri Domenico dell’ Associazione Durum Lucano e per delega dell’ Associazione Terra di Sud, Ferrulli Sante del Comitato cerealicoltori di Puglia e Basilicata, Paolo Zappatore del Gruppo Terramia.
L’ assemblea - conclude la nota - ha approvato tutto l’ operato svolto dal coordinatore, confermando i provvedimenti di sospensione adottati nei confronti di alcuni associati, l’ alleanza strategica con il movimento dei forconi e una serie di emendamenti statutari per rendere protagonisti “esclusivi” della federazione gli “agricoltori”. Vale il motto storico sindacale: “chi ha il problema è la soluzione”.
Allegati
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Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

31/01/2014, 21:13

COLLEGATO, FIMA: RISPOSTE INSUFFICIENTI DA PARTE DELLE ISTITUZIONI PER DARE REDDITO AGLI AGRICOLTORI

“Il settore agricolo è agonizzante, già in stallo da tempo, con piani di settore impantanati, grazie all’ ostracismo delle lobby e a ministri che si avvicendano ogni anno, urgono interventi immediati per dare uno shock che non sia solo di natura amministrativa ma sopratutto politica ed economica, senza del quale l’ agricoltura non va da nessuna parte. E se non riparte l’ agricoltura, non riparte la ripresa”. Commenta così la Fima, federazione italiana movimenti agricoli il voto di oggi in Cdm.

“Gli agricoltori italiani sono sempre più insofferenti: la nostra responsabilità – prosegue la Fima - è di contribuire a garantire reddito, lavoro e dignità, senza lasciare nessuno indietro e questa sfida la perderemo se le Istituzioni non si renderanno conto che non c’è più tempo da perdere”.

“Non possiamo proseguire con un immobilismo che ha di fatto paralizzato un settore già in forte sofferenza” prosegue la Federazione nell’auspicare che nei prossimi giorni venga trovata una soluzione idonea per affrontare al meglio i tanti dossier che attendono di essere esaminati per dare risposte concrete e non parziali”.

“Noi speriamo – conclude la Fima - che dietro il via libera dal Consiglio dei Ministri al testo del collegato alla Stabilità per il rilancio del settore agricolo non vi sia la volontà politica di smantellare il Mipaaf e consegnare le chiavi di Via XX Settembre all’ agroindustria”.

UFFICIO STAMPA FIMA

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

03/02/2014, 17:57

Fima: il governo non finga di aumentare la competitività per il settore agricolo.

“Se il collegato agricoltura alla Legge di Stabilità intende adottare misure che aumentino la competitività e riducano la burocrazia, allora è benvenuto, ma a condizione di partire da monte e non da valle. La questione agricola è strategica per l’Italia e deve entrare a far parte dell’ agenda del Governo, senza finzioni”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli, in una nota diramata.

“Se queste misure - prosegue la Fima - non impattano, a monte, cioè sul reddito degli agricoltori, non hanno alcuna utilità pratica, servono cioè a vivacchiare ma non a lenire le sofferenze del mondo agricolo, né ad aumentare la sua competitività per rilanciare l’ economia complessiva. Se invece diventano un paravento, a valle, per fornire nuovi servizi e risorse alle organizzazioni professionali, all’ agroindustria o a qualche commerciante, che vuole aprire qualche supermercato all’ estero con i risparmi derivanti dal riordino degli enti vigilati, allora - aggiunge la Fima - non si va da nessuna parte”.

Il Governo - rileva la Fima - deve dire se ha intenzione di dare voce ai ceti medi e un senso a quella rappresentanza che è il cuore di una democrazia o se intende liberarsi del ceto medio italiano e allargare la forbice della povertà, in una deriva pericolosa per la tenuta sociale del Paese.

Secondo la Fima, le linee di indirizzo politico da seguire per una vera competitività, che a partire dal mondo agricolo inneschi un processo virtuoso per il rilancio del Paese, sono molto chiare.

Sulla competitività, gli interventi previsti su vari fronti sono parziali (ricambio generazionale, imprenditoria giovanile, innovazione tecnologica, filiera corta, sostegno al settore del riso e trasformazione del pomodoro), non incidono in maniera strutturale sul reddito degli agricoltori, nè sull’ accesso al credito. In particolare per il sostegno al reddito degli agricoltori, il collegato rimanda al recepimento degli strumenti previsti dalla Politica agricola comune 2014-2020 quali i fondi di mutualità e lo strumento per la stabilizzazione dei redditi. “Ma la Pac o i fondi europei di adeguamento alla globalizzazione - fa notare la Fima - hanno già fallito nei loro intenti, oggi la competitività aumenta se aumentano i ricavi o se si riducono i costi”.

Ora, pensare che i redditi possano crescere attraverso gli aiuti europei, che invece diminuiscono da anni per incapacità dei nostri rappresentanti di difendere le posizioni dell’ Italia in ambito Ue, o che possano aumentare attraverso gli strumenti assicurativi per la gestione dei rischi, è pia illusione; lo dimostra il fatto di non aver saputo assicurare all’ Italia agricola le risorse del fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che pure erano disponibili a Bruxelles, o di aver preferito destinare i fondi dei siti natura 2000 alle associazioni ambientaliste, invece che ai naturali destinatari, gli agricoltori, per i vincoli posti, i servizi svolti e i deprezzamenti subiti.

Il collegato, pertanto, deve dire con chiarezza come intende procedere sul terreno della regolazione dei mercati, dei meccanismi di formazione dei prezzi all’ origine e della redistribuzione del valore aggiunto lungo tutta la filiera. “Questa è la madre di tutte le battaglie - sottolinea la nota della Fima - come dimostrano, da un lato, il segno negativo dell’ andamento del reddito agricolo dell’ Italia, rispetto a quello positivo del resto d’ Europa; dall’ altro, gli esperimenti già in corso su due filiere, in cui purtroppo il governo non è ancora riuscito a spuntare gli artigli ad una speculazione galoppante, che si oppone a introdurre meccanismi trasparenti e neutrali, con la complicità proprio di quelle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, che invece di difendere i produttori di base preferiscono mantenere in vita strumenti desueti e opachi, come le borse merci locali”.

Il primo dovere di un collegato - rileva - che voglia imprimere velocità su questi temi è quello di inasprire i controlli sulle violazioni delle regole di corretto funzionamento del mercato per contrastare efficacemente le dinamiche distorsive, i cartelli, gli abusi e le frodi. Come fece coraggiosamente Roosevelt dopo la crisi del 29 negli Stati Uniti.

In Italia - prosegue la nota - la competitività del settore agricolo è crollata, non solo per l’ inflazione da costi, ma anche perché il liberismo sfrenato ha dimostrato di non funzionare e di aiutare a crescere solo i monopoli. Negli altri paesi occidentali esiste il marketing board e il marketing trade. Lo Stato cioè interviene a calmierare sia i prezzi all’ origine che quelli all’ ingrosso. Così si impedisce che i prezzi di vendita degli agricoltori siano inferiori ai costi di produzione. “Questo è il fulcro vitale della mancanza di reddito agricolo che da venti anni è irrisolto”, aggiunge il coordinatore. L’ Italia pur avendo una cornice giuridica (art 62), approvata da Bruxelles, che vieta la vendita sottocosto delle materie prime agricole, non si è ancora dotata di strumenti operativi per censire i costi di produzione e applicare concretamente questi strumenti a beneficio di chi è “indifeso”. Ed è proprio l’ agricoltore l’ anello debole e indifeso. Se non si parte da qui non si può sperare in una vera competitività e ripresa. A meno che il disegno strategico non sia quello di consegnare le chiavi di Via XX Settembre all’ industria di trasformazione, ma in tal caso gli agricoltori saranno pronti alle barricate.

Sulla riduzione dei costi il collegato puo’ fare molto e subito. “Ad esempio - afferma il coordinatore - abbassando le aliquote iva al 4% sugli acquisti di tutti i beni e servizi, allineando le aliquote contributive e previdenziali a quelle degli altri concorrenti europei, eliminando le accise sui carburanti e sul trasporto dei prodotti agricoli, favorendo la sovranità energetica delle aziende agricole e mettendo in discussione i mega impianti di rinnovabili, liberalizzando i servizi ed eliminando il doppio costo per redigere i fascicoli aziendali, favorendo velocemente l’ accesso al credito e una deroga alle regole di Basilea per l’ agricoltura, smantellando radicalmente la pressione fiscale sino a che non vi sarà una rivalutazione dei prodotti agricoli, i cui prezzi sono fermi agli settanta! Senza tralasciare l’ urgenza di una moratoria di tutte le scadenze verso Inps, Equitalia e Banche e del successivo consolidamento delle passività che ormai frenano gli investimenti e la capacità di spesa dei fondi Psr. Altro che giovani in agricoltura”.

Se il Governo, vuole introdurre misure efficaci in tal senso - prosegue - dovrà consentire la concertazione non solo con le organizzazioni agricole ma, soprattutto, con i movimenti agricoli, che stanno progressivamente svuotando di significato politico dei sindacati autoreferenziali, per completare l’iter parlamentare e migliorare radicalmente le misure previste nel Collegato.

I movimenti dal basso - conclude la nota della Fima - sanno quanto sia difficile una vera riforma dall’ interno per redistribuire i redditi. Infatti, non v’è nulla nella storia che giustifichi la tesi che una classe dominante abbandoni potere e privilegi perché la sua dominazione è stata giudicata colpevole di inettitudine o di ingiustizie.

UFFICIO STAMPA FIMA

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

10/02/2014, 17:45

PAC, FIMA: Soglia ideale quella che fa sopravvivere gli agricoltori

La gestione di pagamenti comunitari di piccole entità, il cui importo è spesso superiore all’ aiuto al reddito, sembra più un espediente per tenere in piedi oltre 50 sigle sindacali, la maggior parte delle quali vuote, burocratiche e autoreferenziali, e non il tentativo serio di aiutare chi vive unicamente di agricoltura. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
 
I dati forniti da AGEA - aggiunge - riferiti all’anno 2013, parlano chiaro. La distribuzione per classi di contributo è la seguente: in Italia risultano 491.664 percettori di contributo PAC di importo inferiore a 500 euro, che assorbono aiuti per 131 milioni di euro; 226.624 percettori di contributo PAC di importo compreso tra 500 e 1000 euro, che ricevono aiuti per 161 milioni di euro; infine, 494.739 percettori di contributo PAC di importo superiore a 1000 euro, che ottengono aiuti per 3.780 milioni di euro.
 
Posto che il costo medio per la predisposizione del fascicolo aziendale necessario ad accedere al pagamento è di circa  250 – 300 euro, logica vorrebbe che al fine di valorizzare l’ utilità delle risorse comunitarie,  sarebbe meglio concentrare gli aiuti sui percettori di importi significativamente superiori ai costi amministrativi. Sicchè, - prosegue - almeno le prime due soglie andrebbero completamente abolite, anche se molte forze politiche e organizzazioni sindacali perderebbero così il loro consenso.

Del resto, - fa notare la Fima - di fronte allo scenario che si prospetta, pensare che 718.288 agricoltori (cioè il 60% dei percettori di contributi!) possano definirsi agricoltori attivi svolgendo la loro attività con cinquecento o mille euro di aiuti, appare molto improbabile. E’ praticamente impossibile vivere con quelle risorse limitate e definirsi agricoltori. Sorge il dubbio - sottolinea il coordinatore - che quelle pseudo-aziende, abbiano invece un’altra funzione preziosa: quella di tenere in piedi un sistema burocratico fatto di oltre un 60% di centri servizi inutili che, attraverso i loro 200 milioni di euro di contributi amministrativi percepiti dagli agricoltori per la tenuta dei loro fascicoli, configurerebbero una Pac rivolta più ai Caa che agli agricoltori!
 
Secondo la Fima, invece, la progressiva diminuzione delle erogazioni comunitarie, anche per l’ incapacità negoziale dei nostri europarlamentari e delle troppe sigle sindacali, imporrebbe una coraggiosa scelta che premi davvero gli agricoltori attivi e non altre figure ibride, marginali o pensionate. La soglia pertanto non può essere di 300 euro come in diversi hanno affermato facendo finta di voler riformare il sistema.

Oggi, non ha più senso tenere in piedi un sistema marginale secondo il quale il 60% dei percettori di contributi Pac percepisce appena il 7% del valore complessivo degli aiuti, fa rilevare ancora la Fima. E si domanda: come pensiamo di rendere competitivo il nostro settore, in un mondo globalizzato e spietato, con una simile struttura aziendale vecchia e frammentata? Sviluppando servizi burocratici che non sono strategici per il nostro futuro? La priorità secondo la federazione, va data al comparto economico di base cioè al primario e non ad un terziario sanguisuga, che sino ad oggi ha lucrato sugli agricoltori succhiando inutilmente le loro risorse.

Ne è prova ulteriore il fatto che i Centri di Assistenza Agricola (CAA) dovrebbero prestare a titolo gratuito i loro servizi per l’ attività inerente la costituzione/aggiornamento dei fascicoli aziendali e la compilazione/presentazione delle domande uniche di pagamento, senza cioè oneri ulteriori a carico degli agricoltori, in quanto i costi sono sostenuti direttamente dagli organismi pagatori. Di fatto, invece, sembrerebbe che gli agricoltori sostengano costi amministrativi aggiuntivi, che non sarebbero dovuti. Così mentre i CAA incassano due volte: la prima volta dall’ organismo pagatore, e la seconda dall’ agricoltore, anche se marginale, i nostri agricoltori devono sopportare tempi più lunghi dei concorrenti europei per incassare gli aiuti. In definitiva il vero business è quello della tenuta dei fascicoli aziendali, non quello di produrre !

Questa peculiarità tutta italiana - ribadisce la nota Fima - oltre a non renderci competitivi sui mercati internazionali, non ci rende neppure credibili in Europa e da il senso di una politica agricola italiana incentrata sulle carte, non sui servizi strategici utili ad aumentare il valore aggiunto del prodotto italiano sui mercati internazionali!

Non sarebbe forse meglio - conclude il coordinatore - cominciare ad introdurre una soglia minima di almeno mille euro, per massimizzare l’ impatto delle risorse comunitarie? In tal modo, si comincerebbe ad avviare contemporaneamente quel necessario processo di fusione e semplificazione, anche delle rappresentanze, che sino ad oggi è stato elemento di ostacolo ad un vero ammodernamento del settore e al suo rilancio competitivo. Un atto dovuto del nuovo corso della politica italiana e, speriamo, di un nuovo Ministro. Un operazione verità che avrebbe il duplice vantaggio di metterebbe a nudo i veri numeri di alcune sigle tanto blasonate, che ancora albergano in Via XX Settembre.

UFFICIO STAMPA FIMA

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

21/03/2014, 20:10

Fima: contrasto all’ illegalità tra il dire e il fare delle organizzazioni sindacali agricole

E’ singolare che le organizzazioni sindacali agricole, da un lato, vogliano smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità, attraverso l’ istituzione di Osservatori sulla criminalità agroalimentare, dall’ altro, impediscano ai propri allevatori di potersi riunire e discutere liberamente di temi che attengono proprio alla trasparenza e alla legalità di certi comportamenti. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli
E’ successo infatti a Vicenza dove gli allevatori di conigli, come ha riportato un articolo di stampa, hanno ruggito per davvero non solo per il prezzo dei conigli, ma per la democrazia e la libertà di riunione.

Nel mirino, infatti, non solo l’Europa e la Borsa Merci di Verona ma anche le sigle sindacali, accusate dai presenti di immobilismo, di dare poche informazioni e di essere più impegnate ad annullarsi che a rappresentare gli interessi della categoria.

Parole pesanti, tra l'esasperazione di tanti e la rassegnazione di alcuni. I commissari della commissione unica nazionale che hanno organizzato l’ incontro, trasversale agli schieramenti sindacali, sono stati costretti ad intaccare la suscettibilità dei loro stessi dirigenti sindacali, ostili all’ organizzazione dell’ evento. Il manipolo di dissidenti è salito così sull'Aventino berico non senza aver incassato un primo "schiaffo", in qualche modo cartina di tornasole della situazione

Lo racconta proprio Campedelli al giornalista del Giornale di Vicenza: “Avevamo ottenuto da Arav, l'associazione regionale degli allevatori del Veneto, una stanza per riunirci, ma il giorno prima ci è stata negata perché hanno ritenuto che il nostro incontro fosse sindacale”.

E’ più grave la crisi di mercato o l’ immobilismo delle organizzazioni sindacali, si chiede la Fima? Gli allevatori sono costretti a difendersi da soli perché la situazione di mercato è grave e anomala e le organizzazioni sindacali non aiutano le aziende in difficoltà. Innanzitutto c’è il fenomeno dell’ importazione selvaggia: i conigli arrivano dall’ estero e sono spacciati come italiani. Questo si riversa sul prezzo e mette gli allevatori sotto ricatto dei macellatori che importano a prezzi sotto i costi di produzione e sono pure presenti nelle commissioni nazionali.

Gli allevatori - sottolinea la Fima - chiedono pertanto l’ obbligo di etichettatura, con l’ indicazione del luogo dove l’ animale è nato, cresciuto ed è stato allevato così come previsto a Bruxelles per tutte le altre carni. Ma non per i conigli stranamente dimenticati dal legislatore...e dalle organizzazioni di rappresentanza!

Poi - aggiunge De Bonis - c’è tutta la vicenda legata al cattivo funzionamento delle borse merci di Padova e Verona e della stessa Cun. La Commissione prezzi di Padova da alcuni mesi ha chiuso la propria attività per evitare inutili duplicazioni con la Cun nazionale, mentre Verona continua a sovrapporsi alle attività della Cun nazionale e non ha alcuna intenzione di seguire l’ esempio di Padova, nonostante le promesse di diversi dirigenti sindacali.

Le organizzazioni sindacali peraltro non hanno fatto rispettare il protocollo d’ intesa con il quale le industrie di macellazione si erano impegnate, sin dal 10 luglio 2012, a: (i) promuovere una organizzazione di mercato efficiente, attraverso l’ istituzione della Cun Nazionale; (ii) recepire le indicazioni dell’ Autorità Garante che aveva definito i regolamenti delle borse merci locali (di Padova e Verona) non più compatibili con i principi della concorrenza; (iii) applicare effettivamente nei contratti di compravendita i prezzi indicati dalla Cun nazionale.

Il regolamento di funzionamento della Cun e l’ elenco dei componenti la stessa commissione nazionale vengono annacquati da continue modifiche, che ne stanno snaturando la sua funzione, nel silenzio vergognoso delle stesse organizzazione. E’ dunque ragionevole - conclude la nota della Fima - che gli allevatori siano quantomeno arrabbiati.

UFFICIO STAMPA FIMA

Re: FIMA - Federazione Italiana Movimenti Agricoli

23/04/2014, 7:29

FIMA: GOVERNO NON COLPISCA DI NUOVO L’ AGRICOLTURA

L'atteggiamento positivo a parole mostrato fin qui dal premier Renzi e dallo stesso ministro nei confronti del settore agricolo, rischia di essere clamorosamente smentito dalle 'misure urgenti per la competitivita' e la giustizia sociale', in cui i tagli previsti comporterebbero, secondo indiscrezioni, un forte aggravio di imposizione per le aziende agricole e della pesca. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.

L’ agricoltura ha già dato il suo contributo al risanamento delle finanze - prosegue la Fima - pensare ad un ritorno dell’ imu sui fabbricati strumentali o all’ eliminazione dell’ ici in alcune zone svantaggiate o all’ abolizione delle agevolazioni sul gasolio, è assurdo e inaccettabile.

E aggiunge. Non è utile al rilancio del settore, né efficace ad ottenere maggior gettito, in tal modo si va solo a colpire ulteriormente un malato grave decretandone la morte, anche fiscale, di migliaia di imprese.

Noi speriamo – conclude la Fima - che queste indiscrezioni siano destituite di ogni fondamento e che vengano smentite dal Governo.

Ufficio Stampa Fima
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