Giornata Terra: da ENEA microbi ‘benefici’ al servizio di agricoltura e ambiente
I progetti di ricerca per contrastare il degrado dei suoli
La notizia sul nuovo numero del settimanale ENEAinform@
Roma, 22 aprile 2021 – “Riparare la Terra” con l’aiuto di microbi ‘benefici’, in grado di migliorare
resa e qualità delle colture, ma anche di contrastare l’impoverimento dei suoli, bonificare terreni
contaminati e ridurre l’utilizzo di acqua, fertilizzanti e pesticidi. In occasione della Giornata
Mondiale della Terra 2021, incentrata su “Restore Our Earth” (ripariamo la Terra), ENEA presenta
i risultati di tre progetti che prevedono l’utilizzo di comunità di microrganismi per rigenerare i suoli
in modo sostenibile. Ad oggi, infatti, circa 1/4 della superficie terrestre è già stata danneggiata e
ogni anno vengono persi oltre 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile, causando la perdita di
produttività di circa il 25% della superficie globale. Un danno gravissimo tenuto conto che nel
suolo è custodito oltre il 25% della diversità biologica mondiale ed è al suolo che è legato il ciclo di
vita di oltre il 40% degli organismi viventi.
I ricercatori dell’ENEA hanno sviluppato comunità di microbi benefici, quasi dei ‘cocktail’ di
batteri e funghi, mettendo insieme microrganismi promotori della crescita delle piante (i cosiddetti
Plant Growth Promoting Microorganisms - PGPM), selezionati a seguito di una sistematica
rassegna di letteratura e della loro capacità di coesistere in vitro. Queste attività, i cui risultati sono
stati pubblicati sulla rivista “Microorganisms – MDPI”, si sono svolte nell’ambito del progetto
SIMBA, finanziato dal programma Horizon 2020. La combinazione di consorzi microbici con
composti naturali bioattivi e l’uso di idonei ammendanti consentiranno di incrementare la fertilità
del suolo e migliorare resa e qualità delle colture.
“Questi consorzi microbici multifunzionali rappresentano un’alternativa sostenibile all’uso di
pesticidi e fertilizzanti convenzionali, in quanto sono in grado di svolgere diverse funzioni, tra cui
la fissazione dell’azoto e la solubilizzazione del fosforo nei terreni, favorendo lo sviluppo delle
piante e rafforzando la resilienza del suolo agli stress”, sottolinea Annamaria Bevivino responsabile
del Laboratorio ENEA di Sostenibilità, qualità e sicurezza dei sistemi agroalimentari. “Le
sperimentazioni in serra e in pieno campo effettuate anche in carenza di acqua e con diversi livelli
di concimazione, hanno dato risultati promettenti sulle colture di pomodoro, mais e grano, con
produzioni equiparabili a quelle ottenute con i fertilizzanti di uso comune”, aggiunge.
Ma non solo. Le comunità di microbi possono dare un aiuto concreto per le coltivazioni nelle aree
semi-aride e aride del Mediterraneo (Italia, Giordania, Cipro, Grecia e Algeria) come ha dimostrato
il progetto EranetMed Supreme, coordinato dall’Università di Cagliari, presso il sito di Al-Ghweir,
in Giordania. In questo caso i ricercatori ENEA hanno utilizzato ceppi provenienti dalla rizosfera di
piante locali spontanee e la sperimentazione - effettuata sull’orzo, principale coltura del luogo - ha
dimostrato che sotto stress idrico i batteri sono in grado di sostenerne vitalità e crescita, agendo
come biofertilizzanti.
“Questo approccio, che stiamo utilizzando anche nell’ambito della sperimentazione in campo aperto
tuttora in corso, incentrato sulla biodiversità del suolo locale, può essere sfruttato per una duplice
finalità. Da un lato, per migliorare le produzioni agricole tradizionali, danneggiate dalle scarse
funzioni biogeochimiche dei suoli e dall’impiego intensivo di fertilizzanti e risorse idriche,
dall’altro per promuovere colture innovative ad alta qualità nutrizionale”, afferma Chiara Alisi del
Laboratorio ENEA di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima.
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Infine, per ‘Riparare la Terra’, piante e batteri possono essere ottimi alleati per decontaminare i
suoli inquinati da attività estrattive. È l’obiettivo di alcuni progetti, tra cui “Umbrella” e “SMERI”,
condotti nel sito minerario di Ingurtosu (Sardegna), dove i ricercatori dell’ENEA hanno testato
l’efficacia di interventi di risanamento dei suoli tramite l’associazione di piante e microrganismi, il
cosiddetto fito-risanamento assistito. Per evitare la dispersione dei metalli nelle aree circostanti la
miniera e ripristinare la normale funzionalità dei suoli, i ricercatori ENEA hanno trattato infatti
alcuni terreni - utilizzati come depositi di scarti di miniera - associando alla pianta endemica
“Euphorbia pithyusa L.”, un consorzio batterico di ceppi autoctoni, selezionati tra i più resistenti ai
metalli pesanti e promotori della crescita vegetale.
“Questo tipo di sperimentazione tuttora in corso ha dimostrato la sua efficacia sia in termini di
miglioramento della biodiversità microbica e delle funzioni del suolo che dell’incremento della
vegetazione spontanea”, sottolinea Giada Migliore del Laboratorio ENEA di Osservazioni e misure
per l’ambiente e il clima. “Per questo auspichiamo un sempre maggiore ricorso allo sfruttamento
dei processi indotti o prodotti dalle associazioni tra piante e microrganismi per la bonifica di terreni
contaminati dalle attività industriali, che provocano drastici cambiamenti nel suolo, alterandone la
composizione e la capacità di autoregolazione ed influendo negativamente sulla funzionalità
dell'ecosistema e nei territori circostanti”. Le attività condotte dall’ENEA nei siti di Al-Ghweir e di
Ingurtosu sono state presentate nell’ambito del Global Symposium on Soil Biodiversity della FAO
che si conclude oggi a Roma.
ENEA con laboratori, infrastrutture, competenze e professionalità pluriennali, partecipa inoltre al
centro di ricerca nazionale sul suolo (Soil-HUB dell’Italian Soil Partnership) e supporta la
partecipazione del nostro Paese alla Global Soil Partnership ed alla rete di eccellenza europea sulla
ricerca sul suolo (European Joint Programme, EJP-SOIL), con l’obiettivo di preservare le funzioni
ecosistemiche del suolo e mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici sui sistemi agricoli.