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Corpo Forestale dello Stato 
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AMBIENTE: IL CORPO FORESTALE DELLO STATO INTERVIENE CONTRO L'ABUSIVISMO SULLA FASCIA COSTIERA ED IL DETURPAMENTO DELLE BELLEZZE NATURALI NEL COMUNE DI ORTONA
Quattro casi di abusivismo edilizio in aree tutelate dalla legge per il loro pregio naturalistico
Comando Provinciale Chieti


Ortona (CH), 6 luglio 2013. Nel giro di pochi giorni il Comando Stazione Forestale di Ortona (CH) ha eseguito due sequestri preventivi d'iniziativa e due sequestri su delega della Procura della Repubblica di Chieti, in aree soggette a vincolo paesaggistico, tutti motivati da abusivismi edilizi scoperti nel corso delle attività di vigilanza e perlustrazione del territorio.
Sulla costa, il personale del Corpo forestale dello Stato di Ortona ha eseguito un sequestro di un piazzale ed una strada in località Ghiomera, sulla statale Adriatica e, nelle vicinanze, due sequestri di manufatti abusivi in località Stazione di Tollo. Le aree interessate sono sottoposte a vincolo paesaggistico non solo per espressa previsione normativa, ma anche perché dichiarate di notevole interesse pubblico con decreto ministeriale, in quanto "fasce costiere con colline degradanti sul mare".
Ma non è solo la costa ad essere aggredita: all'interno di un bosco di proprietà privata in località Villa S. Leonardo, sono state tagliate alcune piante di alto fusto e distrutto un canneto per la realizzazione di una strada sterrata, con deturpamento e totale trasformazione della fisionomia del posto, nonché con potenziale pericolo di dissesto del terreno per via degli scavi e dello scalzamento di massi e pietre. Il tutto senza alcun permesso a costruire e in mancanza dell'autorizzazione prevista dal codice dei beni culturali e del paesaggio per qualunque modificazione che possa incidere sul valore paesaggistico dei territori boscati.
Otto persone sono state deferite all'Autorità Giudiziaria per reati edilizi e paesaggistici e, in riferimento all'area boscata, per distruzione e deturpamento di bellezze naturali.
Numerosi sono i casi in cui il personale del Corpo forestale dello Stato accerta sbancamenti di terreno, tagli di alberi ed opere realizzate in assenza delle autorizzazioni di legge. Quelle che spesso nel sentire comune sono considerate infrazioni di poco conto, perché realizzate in posti scarsamente frequentati o perché consistenti nella realizzazione di costruzioni di piccole dimensioni, in realtà non soltanto implicano la violazione di prescrizioni normative punite a titolo di reato, ma rappresentano il prevalere degli interessi personali sulla tutela dell'ambiente, in totale disprezzo di beni comuni che dovrebbero essere da ciascuno rispettati per il loro pregio naturalistico.

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15/07/2013, 18:38
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CORRUZIONE: PESCARA, 5 ARRESTI PER APPALTI ACQUEDOTTO E CASE POPOLARI

L'operazione denominata "Shining Light" condotta dal personale del Corpo forestale dello Stato ha portato allo smantellamento di un fitto sistema di corruzione legato ad appalti pubblici

Arrestate, dal personale del Corpo forestale dello Stato di Pescara, L'Aquila e Chieti e dalla Squadra Mobile di Pescara, su disposizione del GIP Luca De Ninis, cinque persone per corruzione, falso e truffa. L'indagine è diretta dal Procuratore Capo dott. Federico De Siervo e dal Sostituto Procuratore dott.ssa Annarita Mantini. Almeno cento uomini, tra Poliziotti e Forestali, hanno perquisito le sedi dell'Azienda Comprensoriale Acquedottistica (A.C.A. spa - società in house providing a totale capitale pubblico, con sede a Pescara), dell'Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale (A.T.E.R.) di Chieti, dell'Ufficio Nucleo Contratti dell'Ispettorato Infrastrutture dell'Esercito Italiano di Pescara, l'ufficio Lavori Pubblici del Comune di Montesilvano. Perquisita anche la sede della Regione Abruzzo - Ufficio Appalti e Contratti di L'Aquila. I reati contestati alle cinque persone, funzionari e dirigenti pubblici, a vario titolo, vanno dalla corruzione, alla concussione, dalla turbata libertà degli incanti al falso e truffa. Gli arresti scaturiscono dal prosieguo dell'indagine che, in data 14 Dicembre 2012, aveva portato agli arresti di un imprenditore aquilano e del Vice Sindaco di Cepagatti . Decisivo è stato il rinvenimento, in occasione di quegli arresti, di una contabilità segreta che lo stesso Gip definisce nella sua ordinanza "mastrino delle tangenti". Solo grazie a una serie di interrogatori, poi puntualmente riscontrati con ulteriori attività investigative, è emerso un articolato sistema illecito basato sulla sistematica manipolazione di gare pubbliche espletate tra il 2010 e il 2012, tutte sotto la soglia comunitaria e dunque condotte con "procedura negoziata", in cui le ditte da invitare venivano preventivamente individuate in accordo con i pubblici ufficiali e, tra l'altro, tutte riconducibili ad un unico centro decisionale. In cambio dell'aggiudicazione degli appalti, venivano garantite dazioni illecite consistenti in denaro contante e/o beni mobili (nella misura del 5-6 per cento del valore della gara) e/o assunzioni clientelari. Le gare truccate bandite dall'ACA spa sono quelle relative alla manutenzione ordinaria della rete fognaria di Pescara degli ultimi quattro anni per un importo complessivo di € 1.600.000,00 circa. Le tangenti corrisposte in più tranche, ammontano a circa € 50.000,00 con la promessa di ulteriori € 48.000,00 per l'aggiudicazione dell'appalto per la manutenzione fognaria per l'anno 2013-2014. Le gare turbate bandite dall'ATER di Chieti sono quelle relative alla riparazione dei danni provocati dal terremoto del 06/04/2009 alle palazzine di Via Amiterno di Chieti per un importo complessivo di € 1.200.000,00 circa. Le dazioni corrisposte ammontano a circa € 90.000,00. Gli appalti sotto accusa banditi dal Comune di Montesilvano sono, invece, quelli relativi ai lavori di completamento della Scuola di Villa Verrocchio e per i lavori di Via Maresca per un importo complessivo di € 900.000,00 circa. Le tangenti corrisposte in questo caso ammontano ad € 9.000,00 con la promessa di ulteriori dazioni pari ad € 29.000,00 da corrispondere in varie tranche. Le gare turbate bandite dall'Ufficio Infrastrutture dell'Esercito sono inerenti i lavori svolti presso la Caserma Clementi di Ascoli Piceno e la Caserma Falcinelli di Ancona, per un ammontare di circa € 400.000,00. Attualmente sono dodici gli indagati.

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22/07/2013, 15:18
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SICUREZZA ALIMENTARE: SEQUESTRATO UN CASEIFICIO IN PROVINCIA DI POTENZA

Denunciato dalla Forestale il titolare dell'azienda per commercio di sostanze alimentari nocive

Il personale del Comando provinciale di Potenza ha proceduto al sequestro, nel territorio del comune di Maschito (PZ), di un caseificio e di oltre una tonnellata di prodotti lattiero-caseari, destinati al mercato locale, che sono stati rinvenuti in cattivo stato di conservazione, invasi dai parassiti e in stato evidente di alterazione. Il tutto è partito da un controllo effettuato presso il settimanale mercato comunale, nel corso del quale sono stati rinvenuti, presso uno dei banchi di vendita, formaggi stagionati commercializzati in violazione alla normativa vigente, in quanto privi di etichettatura e di indicazioni che ne consentissero la tracciabilità. Il controllo si è esteso ai luoghi di produzione, dove, i Forestali hanno rinvenuto un laboratorio di trasformazione che non poteva esercitare alcuna attività, in quanto nel 2011 erano state revocate le autorizzazioni dal Sindaco, su richiesta dell'Azienda Sanitaria Provinciale poiché la struttura non aveva alcuna fornitura di acqua potabile. Nonostante la revoca, il titolare del caseificio aveva continuato a produrre, stagionare e porre in vendita i prodotti. È stato richiesto inoltre l'intervento dei dirigenti medici veterinari dell'Azienda Sanitaria Provinciale che hanno constatato che i prodotti venivano stagionati in locali non idonei, in mancanza dei minimi requisiti igienico-sanitari e in presenza di muffe, ragnatele e parassiti. Tutte le strutture del caseificio e i prodotti caseari rinvenuti, per un peso complessivo di 10 quintali, sono stati messi sotto sequestro per violazione delle normative igienico-sanitarie poste a tutela della salute dei cittadini. Nel complesso sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di 14.000 euro e il titolare del caseificio è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Melfi per vari reati, tra cui commercio di sostanze alimentari nocive. Non è la prima volta che il personale del Corpo forestale dello stato interviene a tutela della salute pubblica su aziende Lucane: da tempo sono state messe in atto una serie di azioni tese a contrastare le irregolarità e i crimini agroambientali e agroalimentari per la tutela della qualità alimentare e dell'integrità del territorio e dell'ambiente.

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22/07/2013, 15:19
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RIFIUTI: FIRENZE, SEQUESTRATI DUE IMPIANTI DI RECUPERO

Sette indagati per reati sulla normativa ambientale. Elevate sanzioni amministrative per oltre 800.000

Si sono recentemente concluse le indagini, svolte dal personale del Corpo forestale dello Stato di Firenze e della Polizia Provinciale con l'ausilio dei funzionari del Dipartimento ARPAT di Firenze, su due impianti di recupero rifiuti posti nella Valdisieve. Gli accertamenti, durati un anno e coordinati dalla Procura della Repubblica di Firenze, hanno preso spunto dall'attività di controllo su strada di più soggetti, anche extracomunitari, impegnati nel trasporto di rifiuti per la maggior parte costituiti da rottami metallici ed il conferimento degli stessi presso i due predetti impianti; tale fenomeno si presenta in continuo aumento anche in virtù del regime derogatorio previsto per i cosiddetti "ambulanti" dall'art.266 comma 4 del Dlgs.152/2006, che di fatto consente a soggetti privi di qualsiasi titolo e preparazione tecnica di gestire la delicata fase della movimentazione dei rifiuti. Le indagini svolte hanno permesso di accertare a carico di cinque persone, titolari e responsabili di detti impianti, una pluralità di violazioni compiute in relazione alla gestione dei rifiuti trattati, che hanno portato alla contestazione dei reati penalmente sanzionati dal D.lgs 152/2006. Tra questi: il traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti al fine di conseguire un ingiusto profitto, il trasporto di rifiuti speciali pericolosi accompagnati da formulari incompleti e/o inesatti, la gestione abusiva, giacchè compiuta senza autorizzazione, di rifiuti pericolosi e non pericolosi ovvero il trasporto o smaltimento degli stessi in violazione delle autorizzazione possedute ed infine, per uno dei due impianti, oltre che l'inosservanza dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A), anche lo scarico delle acque direttamente nella fognatura comunale senza alcuna autorizzazione e senza che le stesse subissero un trattamento di depurazione. Nel corso delle indagini compiute sono state altresì verificate ulteriori irregolarità nella gestione dei rifiuti trattati, sia da parte dei soggetti riconducibili agli impianti predetti che a vari soggetti titolari di altre ditte clienti dei due impianti in questione, che hanno portato alla denuncia all'Autorità Giudiziaria di Bologna di altre due persone e la contestazione nei confronti di 20 persone di circa 250 sanzioni amministrative per un importo complessivo di oltre 800.000 euro. Nei due impianti sono stati accertati anche violazioni alla normativa urbanistico/edilizia perché alcuni interventi edificatori sono risultati essere stati condotti in difformità delle autorizzazioni concesse. A causa delle molte irregolarità riscontrate i due impianti sono rimasti sotto sequestro per alcuni mesi, imponendo ai soggetti responsabili il ripristino delle condizioni d'uso degli stessi a quanto dettato dai titoli abilitativi rilasciati dall'Amministrazione Provinciale di Firenze. A tutt'oggi solo uno dei due impianti in questione è stato ricondotto alle condizioni previste dalla norma e pertanto dissequestrato, mentre l'altro rimane ancora sotto sequestro sussistendo le condizioni di irregolare gestione

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22/07/2013, 15:50
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INCENDI BOSCHIVI 2013: SITUAZIONE MIGLIORATA, CALO DEL 75% RISPETTO ALLA MEDIA 2008-2012

Tra il 1 gennaio e il 10 luglio si sono verificati 810 incendi. In testa, tra le regioni colpite la Puglia con 153 roghi, poi la Campania, 112, e la Sicilia, 107. Aumenta l'attività di prevenzione e repressione del fenomeno.

Rispetto all'anno 2012, che era stato caratterizzato da un andamento invernale assolutamente anomalo e molto al di sopra delle medie stagionali, la situazione del fenomeno incendi boschivi si presenta attualmente sensibilmente migliorata, con valori generali piuttosto bassi e una tendenza che si colloca ben al di sotto degli andamenti medi periodici stagionali, riferiti al quinquennio precedente 2008-2012.
Si registra, infatti, un calo di circa il 75% di incendi rispetto ai dati statistici relativi al periodo 1 gennaio-10 luglio di quest'anno con riferimento al 2012. I dati che presentano un maggiore scostamento dalle medie di periodo sono quelli relativi al mese di giugno, con valori minori rispetto agli andamenti storici, indice della tendenza a una traslazione temporale della stagione a maggiore rischio verso i mesi di luglio, agosto e settembre (la cosiddetta 'coda estiva'). Anche le superfici percorse dal fuoco fanno registrare valori piuttosto bassi (-90%) rispetto alle medie stagionali del medesimo periodo 2008-2012.
Dal punto di vista dell'andamento meteo-climatico il 2013 si è presentato finora come un anno caratterizzato da abbondanti precipitazioni, distribuite in tutti i mesi invernali e primaverili, e fino a ridosso della stagione estiva. L'indice di pericolo FWI (Fire Weather Index) utilizzato anche a livello europeo in seno al sistema EFFIS (European Forest Fire Information System), registra ad oggi una flessione di quasi il 60% rispetto al 2012 e le previsioni emanate dal Centro Funzionale Centrale del Dipartimento della Protezione Civile relative al periodo estivo stimano andamenti termo-pluviometrici nella media del periodo, senza particolari rischi in termini di fenomeni critici ai fini dello sviluppo degli incendi (bolle di calore).
Se il fenomeno è stato sinora assolutamente contenuto, c'è da dire però che la maggiore presenza di biomassa vegetale accumulata nei territori forestali e rurali "costituirà d'altronde un possibile fattore di rischio, soprattutto qualora si dovesse verificare un prolungato periodo di ariditá e le temperature medie stagionali dovessero permanere elevate anche nel mese di settembre".
E' molto importante, quindi, la collaborazione con le Regioni, che hanno competenza primaria nel campo degli incendi, attraverso Convenzioni e Accordi di Programma che prevedono l'impiego del personale del Corpo in attività di previsione, prevenzione, coordinamento, lotta attiva, partecipazione nelle SOUP (Sale Operative Unificate Permanenti), rilievo delle superfici percorse dal fuoco. Il monitoraggio e l'analisi del fenomeno viene realizzato dalla Forestale mediante specifiche procedure informatiche in seno al Sistema Informativo della Montagna e consentono l'aggiornamento del "Fascicolo Territoriale" costituito per la gestione di tutte le specifiche informazioni territoriali, funzionali sia alle attività di polizia che di protezione civile. Attraverso il fascicolo territoriale viene reso disponibile il sistematico rilievo delle superfici percorse dal fuoco, che può essere utilizzato dai Comuni per la realizzazione del catasto delle aree incendiate. Di fondamentale importanza è l'attività preventiva attuata con il controllo del territorio e quella investigativa e repressiva che viene portata avanti in autonomia con personale altamente specializzato e che consente di individuare le cause di innesco. Per la segnalazione di emergenze ambientali (tra cui gli incendi boschivi) è sempre attivo 24 ore al giorno il numero telefonico di pubblica utilità 1515, che coordina l'attività sul territorio di pattuglie specifiche di pronto intervento. Fino al 30 giugno sono giunte al numero 1515 circa 30.600 chiamate per oltre 4.400 segnalazioni di emergenza, delle quali sinora oltre 2.000 relative ad incendi boschivi. La Forestale dispone sul territorio nazionale di 15 Centri Operativi Antincendi Boschivi (COAB), nonché di una rete di Nuclei operativi speciali e di protezione civile (NOS), distribuiti in 25 presidi permanenti nelle 15 regioni a statuto ordinario. E' prevista inoltre la possibilità per i Comandi Regionali di istituire nei periodi a maggior rischio ulteriori presidi temporanei all'uopo attivabili in caso di necessità. A queste strutture sono assegnate "risorse strumentali e personale specializzato del Corpo che può all'occorrenza agire autonomamente ovvero in collaborazione con le altre componenti della protezione civile a livello locale e nazionale". Complessivamente a livello nazionale, il Corpo dispone sul territorio di oltre 210 autobotti per le attività AIB. In quasi tutte le Regioni a statuto ordinario, sulla base delle vigenti Convenzioni, il personale della Forestale è impegnato altresì nelle attività di direzione delle operazioni di spegnimento (DOS), compito che richiede specifica professionalità ed esperienza anche per il coordinamento delle operazioni antincendio boschivo di aerocooperazione. Il Corpo forestale dello Stato è anche costantemente impegnato per mettere a punto l'organizzazione, le azioni, le tecniche e le metodologie più innovative ed efficaci per contrastare e controllare il fenomeno ed agire in maniera coordinata e sistemica nei vari livelli, da quello centrale a quelli territoriali e locali, in sinergia fra i numerosi soggetti istituzionali coinvolti. In questo contesto, al fine di offrire una risposta immediata alle istanze delle aree che ogni anno vengono flagellate dal fenomeno degli incendi boschivi, con particolare riguardo al Mezzogiorno d'Italia, la Forestale "ha messo in campo strumenti tecnologicamente avanzati, in grado di elaborare, in tempi celeri, una notevole quantità di informazioni per il supporto alle decisioni". Nelle Regioni Campania, Basilicata, Calabria e Puglia, a partire dal 2010, sono entrati permanentemente in esercizio i 19 mezzi speciali (Centrali Operative Mobili, Comandi Stazione Mobili, Laboratori Mobili) assegnati agli Uffici territoriali della Forestale e realizzati con i fondi europei dell'Obiettivo/1 -PON Sicurezza. Per l'impiego dei mezzi speciali sono state formate 256 unità di personale dell'Amministrazione nelle quattro Regioni PON-Obiettivo1. Nella Direttiva Operativa annuale è quindi previsto un pieno utilizzo delle attrezzature e del personale così formato, anche per le attività di presidio del territorio e di monitoraggio durante il periodo critico della corrente campagna AIB estiva.
Il Centro Operativo Aereo del CFS, ha in dotazione 33 elicotteri utilizzabili per attività AIB (18 Agusta AB412, 8 Breda-Nardi NH500, 3 Agusta-Westland A109, 4 Erickson S-64F). In particolare, i 4 elicotteri pesanti Erikson S-64F, capaci di scaricare sulle fiamme fino a 10.000 litri di liquido estinguente, sono stati gestiti dal 2009 al 2012 in convenzione con il DPC/COAU, utilizzando anche piloti e tecnici del Corpo forestale dello Stato. Nel corso del 2013, a seguito del passaggio della flotta aerea AIB sotto la gestione del Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del Fuoco, la gestione degli stessi è ritornata direttamente in capo alla Forestale, con apposito stanziamento ad hoc. E' tuttora in corso la procedura per l'affidamento del servizio di esercenza per l'operatività dei velivoli in questione. In base alle Convenzioni e agli Accordi di Programma vigenti con le Regioni a Statuto Ordinario, è stato inoltre definito, a partire dal 2009, l'impiego degli elicotteri del Corpo forestale dello Stato nell'ambito delle flotte aeree regionali, con il contributo finanziario delle Regioni medesime per circa 2,0 milioni di euro. I velivoli del Corpo forestale dello Stato impiegati in regime di Convenzione nel corso della Campagna AIB 2013 saranno in totale 11, distribuiti in sei Regioni.
Quanto all'attività di prevenzione e di repressione del fenomeno degli incendi boschivi, si è ritenuto utile garantire nelle regioni del mezzogiorno d'Italia un presidio particolarmente attento nei periodi di pericolosità degli incendi boschivi dal 15 luglio al 15 settembre. Nel settore della repressione del fenomeno, i Comandi Regionali provvederanno per l'anno 2013 ad assicurare l'impiego di almeno due unità di reperta tori e di investigatori per provincia, coordinati da funzionari appositamente formati nell'ambito di un corso per "Esperto in investigazioni AIB" al fine di aumentare la capacità di coordinamento info-investigativa dei reparti territoriali. Le attività contro i crimini di incendio boschivo effettuate dai Comandi territoriali della Forestale hanno consentito nel 2012 di segnalare all'autorità giudiziaria 594 persone (di cui 543 per incendi colposi e 51 per incendi dolosi). Di queste quindici sono state tratte in arresto o in applicazione di misure di custodia cautelare per incendio doloso. Nel periodo 2000-2012 sono state segnalate complessivamente all'autorità giudiziaria per incendio boschivo un totale di 5.173 persone, di cui 164 tratte in arresto in flagranza di reato o sottoposte a misure di custodia cautelare. Nel corso del 2013 sono state sinora emesse 77 comunicazioni di notizia di reato per incendio boschivo.

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23/07/2013, 15:08
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LEGALITA': INAUGURATO IL NUOVO "LIDO ONDA LIBERA", BENE SEQUESTRATO ALLE MAFIE ORA AFFIDATO A "LIBERA"LEGALITA': INAUGURATO IL NUOVO "LIDO ONDA LIBERA", BENE SEQUESTRATO ALLE MAFIE ORA AFFIDATO A "LIBERA"

La Forestale e l'associazione collaboreranno alle attività estive per l'educazione dei giovani alla legalità e alla tutela dell'ambiente

Comando Provinciale Matera



Matera, 22Luglio 2013 - Inaugurato oggi a Scanzano Jonico (Matera) in Località LidoTorre, il nuovo "Lido Onda Libera", dove era precedentemente ubicato lostabilimento balneare "Squalo beach",sequestrato alla criminalità organizzata e oggi affidato all'associazione" Libera". in attuazione del Protocollo d'Intesa tra Corpo Forestaledello Stato e l'associazione impegnata nella nella lotta alle mafie e nellapromozione della legalità e della giustizia.

Si realizzacosì la restituzione alla cittadinanza di un luogo simbolo dell'illegalità edella sopraffazione e dove ora, con l'affidamento a "Libera", saranno svolteattività connesse alle finalità sociali e culturali dell'associazione, con ilcostante supporto del Corpo forestale dello Stato. Si tratta del il primo stabilimento balneare confiscatoalle mafie trasformato in un lido per l'educazione alla legalità democratica.
Presenti igiovani che parteciperanno a "E!Stateliberi", i campi di volontariato organizzati da "Libera" per svolgere attività dicarattere ricreativo e culturale. Il Corpo forestale dello Stato, che haaffiancato l'associazione nelle fasi salienti dell'affidamento per ilriutilizzo del bene sequestrato, assicurerà il supporto logistico eorganizzativo necessario all'iniziativa dei campi estivi. Oltre 80 volontari provenienti da tuttaItalia collaboreranno insiemealla Forestale per avviare una serie di attività di gestione dei boschi,dell'entroterra e della pulizia delle spiagge.
All'inaugurazione hanno partecipato anche numeroseautorità, tra cui il Vice Ministro dell'Interno, Filippo Bubbico, ilVicepresidente. nazionale di "Libera",don Marcello Cozzi, e il prefetto di Matera, Luigi Pizzi.

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24/07/2013, 12:31
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SICUREZZA AGROALIMENTARE: SEQUESTRATE 510 TONNELLATE DI CONCENTRATI DI SUCCO D'ARANCIA NELLA PIANA DI GIOIA TAURO
Succhi e altri derivati degli agrumi di provenienza estera, prevalentemente brasiliana, una volta giunti in Italia, venivano dichiarati di origine nazionale e successivamente riesportati


Nell'ambito dell'attività volta alla tutela della qualità della produzione agroalimentare italiana e di lotta alla contraffazione, dopo un'intensa attività investigativa, il personale del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Nucleo Agroalimentare Forestale (NAF) di Roma del Corpo forestale dello Stato, ha sequestrato 510 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, stoccati all'interno di un'azienda operante nella Piana di Gioia Tauro, avente un volume di affari medio annuo di oltre 10 milioni di euro.
L'operazione portata a termine dal Corpo forestale dello Stato riveste un'importanza di notevole significato, considerando che per la prima volta viene effettuato un sequestro sulla contraffazione del succo di arancia nazionale e, in particolare, calabrese tenuto conto che la Calabria ricopre un ruolo strategico per la coltivazione di agrumi e per la successiva trasformazione e commercializzazione nel panorama economico nazionale ed internazionale dei succhi e derivati.
Sono state sequestrate circa 60 tonnellate di concentrato di succo d'arancia e di derivati dalla polpa di arancia (cellule di arancia) di origine estera che, senza subire trasformazioni sostanziali, venivano riesportati come prodotto di origine italiana. È stato verificato un consolidato sistema di attribuzione della dicitura attestante l'origine italiana a prodotti provenienti prevalentemente dal Brasile, anche attraverso l'utilizzo di false autocertificazioni, che venivano successivamente commercializzati come di origine italiana. In particolare, per alcuni prodotti la ditta calabrese aveva effettuato una mera transazione commerciale di acquisto e rivendita. Il responsabile dei presunti illeciti è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per tentata frode in commercio, per aver dichiarato un'origine dei prodotti venduti diversa da quella reale e per aver attestato falsamente in atto pubblico l'origine degli stessi prodotti.
Inoltre nei locali dell'azienda sono state rinvenute circa 450 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, prive di chiare indicazioni sul contenuto, in pessime condizioni di conservazione a causa del mancato stoccaggio nelle apposite celle frigorifere e, per la maggior parte, lasciate all'aperto, esposte agli agenti atmosferici. Per questo ulteriore illecito il responsabile è stato denunciato per detenzione di sostanze destinate all'alimentazione pericolose per la salute pubblica.
Si sta verificando se i concentrati dei succhi d'arancia provenienti dal Brasile siano prodotti anche su terreni recentemente disboscati, utilizzando giovanissimi lavoratori e senza rispettare le severe regole produttive dell'Unione Europea.
Un recente provvedimento legislativo, proprio per valorizzare l'origine del prodotto e la raccolta nazionale, ha previsto l'aumento dal 12,5% al 20% del contenuto in succo d'arancia nelle bibite analcoliche, a favore di una maggiore qualità del prodotto per il consumatore e di un vantaggio economico per gli agricoltori.
L'immissione in commercio di prodotti che, pur provenienti dall'estero, vengono dichiarati come made in Italy altera le normali dinamiche di mercato nel settore, a discapito del prodotto italiano e non dà certezza al consumatore circa l'origine e i controlli in filiera.
Il sequestro è avvenuto nella zona della Piana calabrese dove il racket dello sfruttamento e il cosiddetto caporalato sono particolarmente diffusi.

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DE GIROLAMO: CON ABOLIZIONE PROVINCE AGENTI DI POLIZIA TRANSITINO NEL CORPO FORESTALE DELLO STATO

Agenti del CFS
"La sfida è quella di garantire un alto livello di sicurezza ambientale, bene costituzionalmente protetto, e la conseguente tutela agroalimentare, preservando il territorio da ogni aggressione. Il processo normativo avviato dal Governo di modifica costituzionale finalizzato all'abolizione delle Province potrebbe offrire l'opportunità di salvaguardare la professionalità dei Servizi di Polizia Provinciale che da decenni operano sul territorio svolgendo, tra le altre, preziose funzioni di polizia giudiziaria, amministrativa, ambientale, zoofila, di protezione degli animali, lagunare e fluviale. È un importante patrimonio di esperienza e competenza che non può essere frammentato ad un livello locale non adeguato a gestire attività e indagini, come quelle ambientali, che non sono confinabili in ambiti ristretti. Una soluzione quasi naturale per l'affinità dei compiti e delle funzioni sarebbe il transito del personale dei Servizi di Polizia Provinciale, circa 2.800 unità, nei ruoli del Corpo forestale dello Stato, forza di Polizia dello Stato, istituzionalmente e tradizionalmente preposta alla tutela dell'ambiente e del territorio, nonché alla sicurezza agroalimentare. In un momento generale di crisi che investe tutto il Paese le Istituzioni devono cercare di cogliere il senso di nuove opportunità come quelle che riguardano l'adeguamento di una reale tutela del territorio e del paesaggio".

Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, in merito all'ipotesi di transito, una volta abolite le Amministrazioni provinciali, degli agenti delle Polizie provinciali nel Corpo forestale dello Stato. Tale transito verrà proposto al personale in via opzionale e alternativa ad un eventuale passaggio nei ruoli dei Comuni o delle Regioni e sulla base dei requisiti previsti per l'ingresso nel Cfs.

Sulla questione è in atto, a tutti i livelli, un ampio e positivo dibattito sia all'interno del Corpo forestale dello Stato che nella Polizia provinciale di alcune Regioni.

"Mi farò pertanto promotrice con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie - ha aggiunto il Ministro De Girolamo - dell'attivazione di un Tavolo tecnico formato dalle Amministrazioni competenti e finalizzato a delineare un percorso graduato e articolato, in considerazione della difficoltà tecnica, operativa ed attuativa. Da questa prima fase non deriveranno nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, semmai nel tempo si ridurrebbero alcune spese causate dalla parcellizzazione di tanti enti diversi e crescerà la sicurezza reale per i cittadini".

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02/09/2013, 12:59
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TAV, ARRESTATO IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO NODAVIA
Sono cinque le misure cautelari disposte dalla Procura della Repubblica di Firenze a seguito delle perquisizioni effettuate a gennaio nell'ambito dell'inchiesta della TAV per la costruzione della tratta dell'alta velocità vicino a Firenze

Il personale del Corpo forestale dello Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Firenze, ha proceduto su disposizione della stessa, all'arresto del Presidente del Consiglio di Amministrazione della consortile NODAVIA, aggiudicataria dei lavori per l'Alta Velocità del nodo ferroviario di Firenze. L'indagine, partita nel 2010 grazie ad alcuni accertamenti svolti dal personale del Corpo forestale dello Stato che opera in provincia Firenze, aveva fatto emergere un consistente traffico di rifiuti speciali, smaltiti illegalmente, nonché la truffa ai danni della Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Si tratta di rifiuti derivanti dalle perforazioni avvenute sullo snodo dei lavori dell'Alta Velocità nei pressi di Firenze, nel tratto interessato dagli interventi infrastrutturali previsti per la realizzazione della linea Alta Velocità/Alta Capacità Milano-Napoli. Tra i reati contestati: frode per omesso o carente monitoraggio rispetto agli obblighi e alle prescrizioni di fornitura, falso in atti pubblici per occultare l'omesso monitoraggio, frode riguardante la riduzione del numero delle frese di scavo, associazione a delinquere finalizzata a compiere truffe ai danni della stazione appaltante. Inoltre: attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e nello specifico gestione dei fanghi di scavo delle paratie come terre destinate all'agricoltura e trattamento degli stessi fanghi in siti non autorizzati con scarichi in falda e destinazione a siti non idonei, truffa ai danni di RFI per lo smaltimento dei fanghi falsamente dichiarato conforme alla legge, tentativo di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti relativi ai fanghi di perforazione della fresa di scavo, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso di ufficio in ordine a ogni profilo di illegittimità nell'esecuzione dell'appalto, per aver attivato e messo in esercizio, in concorso con altri, sette scarichi di acque reflue industriali senza autorizzazione.

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18/09/2013, 18:10
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AMBIENTE: SIGILLI AL PORTO DI MOLFETTA. SCOPERTA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE PER TRUFFA AI DANNI DELLO STATO
Operazione "D'Artagnan": due arrestati, 62 indagati, contestate anche numerose violazioni ambientali

Militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari ed appartenenti al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Bari, di Ravenna e Reparti dipendenti hanno eseguito nelle prime ore di questa mattina 2 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emessi dal G.I.P. del Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica a quella sede, nei confronti del dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Molfetta (BA) e di un imprenditore - rappresentante, in qualità di procuratore speciale, della Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. con sede in Ravenna - entrambi responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, reati contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
Sequestrata l'area destinata al nuovo porto di Molfetta per un valore di 42 milioni di euro circa nonché la residua somma di finanziamento pubblico (pari a 33 milioni di euro) non ancora utilizzata dal Comune di Molfetta.
Le misure cautelari giungono al termine di un'indagine avviata nel 2010 dalla Procura della Repubblica di Trani sulla gestione delle procedure relative all'appalto integrato per la realizzazione del nuovo porto commerciale marittimo di Molfetta.
L'attività di polizia giudiziaria ha preso le mosse da una segnalazione dell'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture di Roma diretta alla Procura della Repubblica di Trani concernente presunte irregolarità relative al predetto appalto d'opera con cui venivano ipotizzate alcune limitazioni della concorrenza nel bando di gara predisposto dalla stazione appaltante (Comune di Molfetta).
Sulla base dei fatti e delle circostanze denunciate dall'Autority, venivano avviate immediate investigazioni, sviluppatesi attraverso acquisizione documentali presso uffici pubblici, l'escussione di persone informate sui fatti, ricognizioni di luoghi, perquisizioni di società nonché intercettazioni telefoniche, che consentivano di far luce sulle irrituali modalità di aggiudicazione della commessa pubblica in questione da parte del Comune di Molfetta.
Le indagini hanno messo in evidenza come un ingente fiume di denaro pubblico sia stato veicolato a favore del Comune di Molfetta per la realizzazione della diga foranea e poi del nuovo porto commerciale, grazie ad una serie di atti illegittimi ed illeciti, di interferenze amministrative e di condotte fraudolente che hanno provocato l'esborso complessivo di circa di 83 mln. di euro (a fronte di un valore totale dell'opera, quantificato in 72 mln. di euro ed a fronte invece di un impegno finanziario complessivo, sin ora preso, pari a 147 mln. di euro); e senza che l'opera sia stata realizzata e senza speranza di conclusione, nei termini previsti, considerata la presenza massiccia di ordigni residuati bellici nei fondali marini oggetto dei lavori.
L'operazione trae origine da un appalto del 2006 per la realizzazione di opere foranee e del Porto Commerciale di Molfetta affidato dal Comune ad un' A.T.I. (Associazione Temporanea di imprese) costituita da Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. di Ravenna, SIDRA S.p.A. di Roma e Impresa Pietro CIDONIO S.p.A. di Roma.
Le indagini hanno fatto emergere come il costo dell'opera sia stato (tutto compreso) quantificato in 72 mln di euro. A fronte di ciò, però, l'impegno complessivo pubblico (dapprima regionale poi statale) è stato previsto per un totale di 147 mln. di euro a seguito di varie leggi di finanziamento della stessa a partire dal 2001 e di ulteriori leggi di rifinanziamento a partire dal 2008. Incassati dal Comune 83 mln. di euro; la somma sin ora complessivamente e materialmente spesa per il porto è stata, invece, di circa 42 mln di euro.

Il Comune di Molfetta aveva quindi proceduto all'illegittima assegnazione di parte della commessa in argomento al fine di:
- destinare al pagamento delle spese correnti le disponibilità economiche rinvenienti dai finanziamenti e dalle erogazioni statali concesse con la specifica e vincolata destinazione al pagamento dei lavori di completamento della diga foranea e di ampliamento del porto commerciale;
- far risultare nei bilanci di previsione un fittizio equilibrio economico-finanziario dell'Ente comunale attestando falsamente il rispetto del "patto di stabilità" da parte del Comune medesimo assicurando quindi la stessa sopravvivenza finanziaria del Comune di Molfetta evitando il rischio default.
Ciò avveniva, come dimostrato dalle indagini svolte, attraverso l'alterazione della veridicità delle spese correnti proprie dell'Ente comunale, a tal fine usando l'artificio contabile di scrivere nel capitolo di bilancio in conto capitale relativo ai finanziamenti statali erogati per il completamento della diga foranea di Molfetta e per l'ampliamento del porto commerciale spese non riferibili a tale titolo e non pertinenti ad esso (e pertanto da imputarsi in conto spese correnti).

In pratica, l'incondizionata disponibilità finanziaria pervenuta, fin dal 2001, in capo al Comune si è tradotta in una sorta di gestione del potere pubblico-finanziario nel consapevole ed illegittimo utilizzo dei fondi pubblici (destinati per legge esclusivamente ai lavori di prosecuzione ed ampliamento della diga foranea e del porto), appostandoli in bilancio in modo da far apparire il pareggio dello stesso, il formale adempimento del patto di stabilità e quindi la stessa sopravvivenza finanziaria del comune di Molfetta, evitando il rischio default.

In tale contesto si innesta la nota e storica vicenda degli ordigni bellici che ancora si addensano su buona parte del fondale dell'area portuale di Molfetta ivi compresa quella interessata dall'esecuzione dei suddetti lavori e che di fatto hanno reso e rendono impraticabile l'esecuzione degli stessi.

Invero, il Comune di Molfetta sin dal 2004 affidava ad una ditta specializzata un'attività dedicata di scandaglio dei fondali, interrotta nel 2005 proprio a causa della enorme concentrazione degli ordigni bellici presenti.

Le indagini hanno dimostrato che la presenza di ordigni sul fondale del Porto, ben nota quindi alle parti contraenti ancor prima della consegna dei lavori, e oggettivo ostacolo alla realizzazione delle opere foranee, non ha dissuaso dall'attivare la citata gara d'appalto né, soprattutto, l'esecuzione dei lavori portuali senza una effettiva e preventiva bonifica dei fondali. Anzi, ad un certo punto dell'iter esecutivo è stata anche formalizzata un'onerosa transazione pari ad ulteriori 7,8 mln di euro - tratti dai fondi pubblici - per risarcire l'ATI appaltatrice del ritardo nell'esecuzione dei lavori stessi.

Inoltre, a causa di tali ostacoli, si è stati anche costretti a ridimensionare di parecchio l'intervento esecutivo, senza proporzionali riduzioni del compenso.
La vera attività di bonifica dei fondali iniziava solo nel luglio 2008 a cura di apposito nucleo della Marina Militare e cioè dopo la consegna alla citata A.T.I. dei lavori relativi al porto.

Nella complessa vicenda le indagini hanno, infine, riscontrato altri numerosi reati, tra cui una serie di illeciti ambientali e paesaggistici, consistenti nella realizzazione di una discarica abusiva (cosiddetta "cassa di colmata") all'interno dell'area di cantiere del porto - nella quale sono presenti numerosi ordigni bellici rimossi durante le operazioni di dragaggio del fondale non smaltiti secondo la normativa vigente, nonché materiali di risulta delle opere di scavo sottomarino in violazione della normativa che regola la gestione dei rifiuti (D. Lgs. n.152/2006), nonché del T.U. dell'edilizia (D.P.R. n.380/2001), del codice del Paesaggio (D. Lgs n.42/2004) e della disciplina speciale in tema di bonifica da ordigni bellici.

Nel corso delle indagini venivano infine accertati numerose gravi violazioni alle norme poste a tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico. Il Comune di Molfetta al fine di conseguire i finanziamenti aveva falsamente asserito l'inesistenza sull'area portuale di vincoli imposti dalla normativa europea e nazionale in tema di ambiente e paesaggio. L'area interessata dagli interventi insisteva, infatti, in una zona tutelata dal Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (P.U.T.T.) della Regione Puglia poiché area ambientale protetta nonché assoggettata sia a vincolo storico-paesaggistico che ambientale-naturalistico, in parte ricadente nel sito di importanza comunitaria denominato "Posidonieto San Vito - Barletta".

Si evidenziato come, il percorso compiuto dal Comune per ottenere i detti finanziamenti, passava anche attraverso l'asserita inesistenza, sull'area portuale molfettese, di vincoli imposti dalla normativa europea e nazionale in tema di ambiente e paesaggio con particolare riferimento ai S.I.C. - Siti di Importanza Comunitaria (Rete Natura 2000-Direttiva Habitat) tesi alla tutela di habitat naturali quali sono le acque portuali molfettesi ricche di colonie di alga poseidonia.

A fronte dell'attività investigativa sono, come detto, state tratte in arresto (ai domiciliari) due dei responsabili (l'ex dirigente comunale Vincenzo Balducci) ed il procuratore speciale della C.M.C. nonché direttore di cantiere Giorgio Calderoni.

E' stato inoltre eseguito il sequestro dell'area destinata al nuovo porto e la somma residua di uno dei mutui della Cassa Depositi e Prestiti destinati al finanziamento dell'opera.

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07/10/2013, 19:55
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