Nel cuore di un parco suggestivo alle porte di Roma il Corpo forestale dello Stato gestisce il patrimonio della Fondazione Becker, un'antica istituzione votata alla promozione, per fini filantropici, dell'educazione ambientale e della ricerca forestale
A circa sei chilometri da Arcinazzo Romano, ad un'altitudine di 900 metri, si trovano gli altipiani di Arcinazzo: un insolito e spettacolare paesaggio appenninico dove vaste distese di conifere derivate da impianti artificiali costituiscono un paesaggio di tipo alpino assai particolare e molto apprezzato dai turisti. Prati, vette, fenomeni carsici e foreste si mescolano in maniera molto suggestiva e trovano un punto di particolare interesse nella Fondazione Becker, una piccola tenuta situata proprio nel cuore dell'altopiano. La Fondazione Becker Sir Walter Becker (1855-1927) era un nobile e ricco diplomatico britannico che aveva trascorso buona parte della sua vita in Italia, realizzando opere di beneficenza a favore di Enti quali la Croce Rossa e l'Istituto britannico di Firenze. Nel 1925, in particolare, in ricordo del 25° annodi Regno di Vittorio Emanuele III, Becker costituì con propri fondi la "Fondazione Sir Walter Becker Pro Silvicoltura", un Ente morale avente come obiettivo la promozione del bosco. Le sue principali finalità erano le seguenti: produrre e diffondere le specie legnose più ricercate ed adatte al rimboschimento, acquistare terreni boscati per conservarne e migliorarne la coltura forestale, acquistare terreni cespugliati e nudi per rimboschirli, realizzare una concreta propaganda forestale con le forme e i mezzi più efficaci. Il tutto s'inquadrava in un periodo in cui l'estensione delle foreste italiane stava per toccare un minimo storico, sottoposta com'era ad usi eccessivi e prolungati per la raccolta di legno ed il pascolo: problemi ai quali l'allora recente "Legge Serpieri", del 1923, cercava di porre un freno imponendo il vincolo idrogeologico sulla quasi totalità dei boschi italiani. Nel corso degli anni ed in ossequio con quelle che erano le finalità promozionali della Fondazione sono state costruite o ampliate varie strutture tra cui un villino: il terreno, invece, è stato concesso per anni in comodato all'allora Azienda di Stato per le Foreste Demaniali - oggi Ufficio per la Biodiversità del Corpo forestale dello Stato - per la realizzazione di un vivaio forestale e per ospitare un centro di educazione ambientale. Parallelamente a tale attività di campo la Fondazione, spesso di concerto con il suo partner di elezione rappresentato dal Corpo forestale dello Stato, ha curato anche la redazione e pubblicazione di numerosi volumi che trattavano problematiche forestali e montane di particolare spicco, quali il censimento delle opere di sistemazione idraulico-forestale esistenti in tutta Italia. Oggi tale Fondazione ha fisicamente sede in quello che è un ex vivaio forestale, posto a cavallo tra i Comuni di Arcinazzo Romano (Roma) e Trevi nel Lazio (Frosinone). Si tratta di una tenuta vasta circa 10 ettari nella quale l'impianto ripetuto ed a fini sperimentali di numerose specie di conifere - tra le quali il pino nero, il pino silvestre, l'abete rosso e bianco, i cedri e la douglasia - ha creato negli anni un paesaggio molto suggestivo ed un microclima particolare, tali da ricordare più certi paesaggi alpini che quelli tradizionali dell'Appennino. Questo soprassuolo che sta raggiungendo una notevole altezza ospita nelle sue chiarìe residue numerose specie vegetali e fungine tipiche del sottobosco locale nonché alcuni percorsi didattici facilmente visitabili corredati di pannelli esplicativi realizzati dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Roma che lo gestisce. In alcuni periodi dell'anno, in particolare nel mese di agosto quando maggiore è l'afflusso turistico nella zona, la Fondazione viene aperta al pubblico ed ospita visite guidate gratuite che vengono organizzate e gestite dalla Forestale, spesso coinvolgendo anche le locali associazioni ambientali e di volontariato. A tali visite partecipano anche più di duecento persone alla volta, che vengono accolte da personale specializzato ed informate in merito alle principali emergenze forestali ed ambientali della zona. Una parte della tenuta, inoltre, ospita piantine di conifere in precedenza utilizzate come alberi di Natale, che nel periodo invernale vengono raccolte dal Comune di Rodi concerto con il Corpo forestale dello Stato e messe a terra per fini didattici e dimostrativi. La tenuta si presta particolarmente bene, inoltre, ad ospitare eventi nazionali ed internazionali che richiedano l'ambientazione del bosco. Si evidenzia, in particolare, come in tale sede sia stato organizzato il 22 maggio 2012 l'evento La Fondazione sta, inoltre, iniziando a sviluppare attività di studio e ricerca universitaria di natura ambientale e paesaggistica in linea con il suo statuto, prestando un particolare interesse alla conoscenza del cambiamento del paesaggio montano e forestale in relazione ai mutamenti climatici globali.
ANIMALI: TORNA LIBERO IN UMBRIA IL GIOVANE LUPO "EZECHIELE JR"
L'esemplare, rinvenuto agonizzante per avvelenamento, è stato salvato dalla Forestale e dal personale veterinario
Torna in libertà il giovane lupo che rischiava di morire avvelenato, in Umbria, se non fosse stato per il tempestivo intervento del Corpo forestale e del servizio veterinario, allertati dalla segnalazione di un privato cittadino. "Ezechiele Jr", questo il soprannome dell'esemplare maschio di circa due anni, lo scorso sabato si aggirava agonizzante in località San Giovanni di Boschetto, una zona montana del comune di Nocera Umbra (PG), quando è stato avvistato dall'uomo che ha lanciato l'allarme. Sul posto sono accorsi un medico veterinario e i Forestali del Comando Stazione di Nocera Umbra e al lupo è stata somministrata una dose di antidoto e una di anestetico così da permetterne la cattura. Una volta prelevato e trasportato dai Forestali presso lo studio del veterinario, è stato sottoposto ad alimentazione tramite fleboclisi e alle cure adeguate. Le cronache degli ultimi giorni riportano in drammatica evidenza il grave fenomeno dell'abbandono di esche e bocconi avvelenati in varie zone della regione. Basti pensare ai due lupi trovati morti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro all'interno del Parco dei Monti Sibillini. È emergenza, quindi, per questa specie, protetta ma minacciata dalle insidie della pressione antropica e del bracconaggio. Dai primi controlli è emerso che l'esca avvelenata ingerita dal mammifero fosse costituita da sostanze diserbanti. La Forestale ha avviato ampie indagini mirate ad individuare i responsabili della vicenda. Nel frattempo lupo Ezechiele ha ripreso a correre riconoscente tra i boschi di una delle regioni più verdi d'Italia.
ANIMALI: SALVATI TRENTOTTO CUCCIOLI PROVENIENTI DALLA SLOVACCHIA
I cagnolini erano stipati all'interno di due autovetture fermate a San Benedetto del Tronto
Trentotto cuccioli di cane salvati dal personale del Corpo forestale del Comando Stazione di San Benedetto del Tronto (AP). I cagnolini sono stati rinvenuti stipati all'interno di due autoveicoli, durante un controllo su strada effettuato dai Carabinieri del posto. Immediatamente i colleghi hanno avvisato il personale della Forestale che è prontamente intervenuto per le verifiche del caso. I cuccioli, appartenenti a diverse razze (King Cavalier, Carlino, Bulldog inglese, Boule dogue francese, Husky, Chihuahua, Shi-tzu) e destinati probabilmente al commercio, provenivano dalla Slovacchia e la gran parte di loro era priva dei documenti necessari per il trasporto e per il commercio. Alcuni esemplari erano sprovvisti di microchip e non erano accompagnati da una corretta documentazione che ne comprovasse la provenienza o l'esecuzione di un adeguato piano di profilassi sanitaria. Il personale del Corpo forestale dello Stato e i Carabinieri hanno, quindi, immediatamente, sequestrato i cuccioli e denunciato all'Autorità Giudiziaria competente i tre conducenti delle autovetture per commercio illegale di animali da compagnia. Sul posto sono intervenuti anche i veterinari della USL di San Benedetto del Tronto per le prime verifiche sulla salute degli animali, che fortunatamente erano in discrete condizioni. I cuccioli, in collaborazione con un'associazione volontaria locale, sono stati trasportati presso il settore sanitario del canile comprensoriale di San Benedetto del Tronto dove verranno sottoposti alle opportune cure e verifiche, in attesa di essere affidati. Sono tuttora in corso accertamenti per stabilire la reale età dei cuccioli.
RIFIUTI: SIGILLI AD UN'AZIENDA BUFALINA IN PROVINCIA DI CASERTA
Dai controlli effettuati è emerso che i rifiuti provenienti dall'azienda venissero smaltiti irregolarmente. Denunciato il titolare
La Forestale ha posto sotto sequestro preventivo un'azienda bufalina in provincia di Caserta e ne ha denunciato il titolare. Il personale dei Comandi Stazione del Corpo forestale dello Stato di Caserta e Castelvolturno, in collaborazione con il personale dell'Asl e dell'Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (ARPAC) del posto, ha effettuato una serie di accertamenti all'interno di un'azienda bufalina di circa 100 capi nel comune di Castelvolturno (CE). Dai controlli è emersa la mancata registrazione di un bovino nella banca dati nazionale e la irregolare gestione dei rifiuti provenienti dall'azienda. I rifiuti, costituiti da liquami ed eiezioni zootecniche, venivano stoccati irregolarmente e smaltiti mediante ruscellamento nei terreni limitrofi, fino ad arrivare all'interno di un canale. Inoltre è stata scoperta dal personale intervenuto la presenza di una tubazione di scarico, proveniente dalla sala latte, che scaricava all'interno di un canale di regimentazione delle acque piovane. L'intera struttura è stata dunque posta sotto sequestro preventivo dalla Forestale, e il titolare dell'azienda è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Caserta per smaltimento illegale di reflui zootecnici e scarico abusivo.
ABUSIVISMO IN AREE PROTETTE, DENUNCE E SEQUESTRI NEL LECCESE
Opere di sbancamento in una pineta delle Serre Salentine e manufatto abusivo in area vincolata e considerata zona di ripopolamento avifauna. Tre denunce
Triplice intervento della pattuglia del Comando Stazione Forestale di Tricase (LE) contro reati di abusivismo e in tema di rifiuti. Nella zona delle Serre Salentine, in località "Masseria Palazzo" del comune di Supersano, i Forestali hanno sequestrato un'area boscata di 120 metri quadrati sottoposta ad opere permanenti di sbancamento per la realizzazione di un piazzale. I lavori erano stati eseguiti in assenza di autorizzazioni. La superficie interessata dagli illeciti, infatti, ricade in una zona tutelata da vincoli paesaggistici, idrogeologici e geomorfologici. Per circa due settimane si sono protratte le indagini che hanno portato al sequestro, oltre che dell'area anche di un escavatore utilizzato, e alla denuncia del proprietario del terreno, presunto responsabile di reati come "distruzione e deturpamento di bellezze naturali" e di violazioni delle normative in tema d'ambiente e di edilizia. Sempre a Supersano, in località Stesi, è scattato il sequestro di un manufatto rustico non ancora ultimato e in parte abusivo, che occupava una superficie di circa 140 metri quadrati in un'area sottoposta a vincolo idrogeologico e considerata zona di ripopolamento di avifauna. Il proprietario della costruzione e il direttore dei lavori, entrambi ritenuti presunti responsabili dell'illecito, sono stati segnalati all'Autorità Giudiziaria e dovranno rispondere della realizzazione di opere edili permanenti in difformità rispetto alla concessione edilizia ottenuta e in assenza di alcuni titoli abilitativi. Infine, ancora una volta i Forestali di Tricase, hanno rinvenuto e sequestrato alcune taniche contenenti rifiuti liquidi presumibilmente tossici (solventi, vernici) depositate, ai margini di una strada comunale, su un terreno del comune di Tricase in località " Tarlogni". Sono in corso indagini per risalire ai responsabili.
IL CORPO FORESTALE DELLO STATO NEL PROGETTO "LIFE ANTIDOTO"
Un piano per prevenire e contrastare l'uso illegale del veleno, grave pericolo per la sopravvivenza di specie selvatiche di interesse comunitario, oltre che minaccia per gli animali domestici e per l'uomo stesso
L'uso illegale del veleno è una pratica diffusa in tutta Europa che colpisce animali selvatici e domestici. A tutt'oggi rappresenta, oltre che un pericolo per l'uomo e per gli animali d'affezione, la più rilevante minaccia per la sopravvivenza di alcune specie selvatiche di interesse comunitario quali orso bruno, lupo, grifone, gipeto e nibbio reale.
In Italia esistono una serie di criticità che rendono estremamente complessa la problematica da affrontare. In particolare, si evidenzia una scarsa conoscenza del fenomeno e della sua incidenza sulla fauna selvatica, una elevata disomogeneità dei dati disponibili a livello nazionale, un'estrema complessità nel raccordo delle azioni fra i vari soggetti coinvolti nella problematica (Forze dell'Ordine tra cui il Corpo forestale dello Stato, ASL Veterinarie, Istituti Zooprofilattici Sperimentali, Prefetture, Sindaci, Procura della Repubblica) ed oggettive difficoltà nel rinvenimento di carcasse e bocconi avvelenati e nell'individuazione del colpevole. A partire dal 2009, in concomitanza con l'entrata in vigore dell'Ordinanza del Ministero della Salute del 18 dicembre 2008 e successive modifiche e integrazioni, il Corpo forestale dello Stato collabora con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Junta de Andalucía e il Gobierno de Aragón (Spagna) al progetto LIFE ANTIDOTO (in base ad un Protocollo d'intesa firmato dalle parti a settembre del 2009), finanziato dal programma comunitario LIFE, attraverso il quale si promuovono in Italia (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) e in Spagna (Andalusia ed Aragona) una serie di misure innovative per conoscere, prevenire e fronteggiare l'uso illegale del veleno.
Le principali azioni previste dal progetto sono:
- l'impiego di Nuclei Cinofili Antiveleno (NCA), ovvero unità specializzate di controllo del territorio composte da un conduttore cinofilo e da più cani addestrati alla ricerca di carcasse e bocconi avvelenati in campo aperto; - la campagna di sensibilizzazione rivolta ad Enti, istituzioni ed associazioni per sollecitarli ad affrontare il problema dell'uso illegale del veleno (e costituire altri NCA); - la sensibilizzazione della popolazione contro l'uso illegale del veleno; - l'elaborazione di una "Strategia contro l'uso del veleno".
Di particolare interesse per innovazione ed efficacia, l'attività dei Nuclei Cinofili Antiveleno consiste nell'individuare rapidamente i bocconi avvelenati, consentendo l'immediata bonifica dei territori interessati dal loro spargimento ed evitando così ulteriori episodi di avvelenamento "secondario". I Nuclei Cinofili Antiveleno, infatti, riescono ad individuare carcasse e bocconi avvelenati che, a vista, non potrebbero mai essere rilevati. Inoltre, svolgono un ruolo di costante presidio del territorio attraverso perlustrazioni preventive e perquisizioni di edifici ed automezzi, costituendo in questo modo un efficace effetto deterrente.
Il Nucleo Cinofilo Antiveleno gestito dal Corpo forestale dello Stato è costituito da un conduttore in servizio presso il Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Assergi (AQ) e due cani (un labrador e un pastore belga malinois). Dopo l'addestramento in Andalusia, dall'aprile del 2010 svolge il proprio servizio in Italia, dove opera all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. Ad oggi, ha effettuato attività preventiva e di controllo, realizzando con l'altro Nucleo del Parco oltre 15 interventi di ispezione su richiesta, in caso di rinvenimento di carcasse con sospetto di avvelenamento e operando in stretta sinergia con i Comandi Stazione territorialmente competenti, in modo da garantire una rapida ed efficace individuazione del "boccone" e la possibilità di repertazione di tutti gli elementi rinvenuti durante l'attività investigativa.
Il Corpo forestale dello Stato, inoltre, sta mettendo a disposizione le esperienze e conoscenze finora acquisite sul fenomeno ed in particolare le informazioni in suo possesso in merito a casi di avvelenamento di specie selvatiche in Italia, e sta collaborando all'elaborazione di un protocollo operativo da applicare nei casi di rinvenimento di fauna deceduta per sospetto avvelenamento.
FOCHE: PELLI E SCARPE ILLEGALI SEQUESTRATE NELLE MARCHE
Denunciato il titolare di un calzaturificio del maceratese. È la prima volta che, in Europa, viene eseguito un controllo sulla corretta applicazione del regolamento sul commercio dei prodotti derivati dalla foca
Novanta pelli e oltre cento paia di scarpe confezionate con pelli di foca, introdotte irregolarmente sul mercato, sono state rinvenute e poste sotto sequestro dal Corpo forestale dello Stato in un calzaturificio del maceratese. La scoperta è avvenuta in seguito ad una complessa attività investigativa condotta, attraverso il monitoraggio della rete Internet, dalla Sezione Investigativa CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e dal Servizio CITES Territoriale di Macerata, in prima linea nel garantire il rispetto della Convenzione di Washington che regolamenta commercio e detenzione di specie animali e vegetali minacciate di estinzione. I materiali derivati dall'utilizzo del raro pinnipede erano stati immessi sul mercato violando le normative comunitarie che regolamentano il commercio dei prodotti derivati dalla foca (Regolamento Comunità Europea n.1007/2009 e relativo Regolamento di attuazione (UE) n.737 del 10 agosto 2010 della Commissione Europea). Tali regolamenti, infatti, consentono l'immissione sul mercato comunitario dei prodotti derivati dalla foca solo quando provengono dalla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit e da altre comunità indigene delle regioni artiche e mirata alla loro stessa sussistenza. La presenza di questi requisiti deve essere certificata da un Organismo riconosciuto dalla Commissione Europea mediante una specifica attestazione. I prodotti derivati dalla foca, controllati dal Corpo forestale, erano stati acquistati dalla ditta italiana presso un importatore danese ed erano accompagnati da un certificato attestante la loro provenienza dalla Groenlandia, emesso da un ente amministrativo non inserito nell'elenco degli organismi emittenti riconosciuti dalla Commissione Europea. Inoltre da ulteriori verifiche effettuate presso la Commissione Europea e presso le autorità danesi e della Groenlandia è emerso che l'iter, avviato da quest'ultima per registrare un organismo accreditato al rilascio delle autorizzazioni al commercio di pelli di foca, non è stato ancora perfezionato. Pertanto, in assenza di una certificazione valida emessa da un organismo riconosciuto dalla Commissione Europea, le pelli e i prodotti di foca rinvenuti durante i controlli della Forestale risultano immessi illegalmente sul mercato e sono stati sottoposti a sequestro. Il titolare della ditta marchigiana rischia l'arresto da tre mesi a un anno, un'ammenda fino a 100mila euro e la confisca e successiva distruzione dei prodotti. È la prima volta che, a livello europeo, viene eseguito un controllo specifico relativo alla corretta applicazione del regolamento sul commercio dei prodotti derivati dalla foca, che ha portato al bando europeo del commercio di qualsiasi prodotto derivante dall'uccisione di questi animali, la cui caccia commerciale è regolarmente praticata in Russia, Groenlandia, Norvegia, Islanda e soprattutto in Canada, dove avviene il maggior massacro di mammiferi marini (in media 200.000 l'anno, prevalentemente cuccioli tra le 2 e le 12 settimane di vita).
CUCCIOLI: CORPO FORESTALE ED ENPA, CONVALIDATO IL SEQUESTRO DI 51 CANI IMPORTATI ILLEGALMENTE DALL'EST EUROPA
Gli esemplari, provenienti dall'Ungheria e finiti in un negozio di Fiumicino il giorno stesso del sequestro, avevano tutti un'età nettamente inferiore a quella che per legge ne consente l'importazione. Denunciato il titolare dell'esercizio commerciale
Giunge come un altro colpo inferto al traffico di cuccioli provenienti dall'est Europa, la convalida del sequestro di 51 cani effettuato venerdì scorso dal Corpo forestale dello Stato presso un negozio di Fiumicino. I piccoli quadrupedi, tra loro un lungo elenco di razze (Chihuahua, Bulldog inglese e francese, Barboncino, Pechinese, Shitzu, West Highland, Carlino, Bassotto, Cavalier King, Spitz, Yorkshire), erano stati importati dall'Ungheria pur avendo un'età di gran lunga inferiore a quella consentita e difforme da quella registrata sui passaporti. Gli esemplari, infatti, avevano tutti un'età compresa tra i 2 mesi e i 2 mesi e mezzo, mentre la legge stabilisce che i cuccioli di cane possono essere importati se hanno almeno 3 mesi e 3 settimane. L'operazione, particolarmente tempestiva in quanto eseguita il giorno stesso che i cuccioli erano pervenuti presso il negozio d'animali, è stata condotta dal personale del Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali in collaborazione con le guardie zoofile dell'Ente Nazionale Protezione Animali - Nucleo di Roma. Il titolare dell'esercizio commerciale è stato segnalato all'Autorità Giudiziaria competente per importazione illegale, frode in commercio e falso ideologico. I cuccioli sono stati sottoposti ad accertamenti sia da parte del veterinario intervenuto a fianco dei Forestali e dell'ENPA, in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria, che da parte del servizio veterinario dell'ASL territorialmente competente.
ANTIBRACCONAGGIO: DENUNCIATO UN UOMO IN PROVINCIA DI ISERNIA
Avrebbe esercitato attività venatoria, in periodo di divieto assoluto, con mezzi non consentiti ed all'interno di un' "oasi di protezione" ubicata a ridosso della Riserva di Collemeluccio. Decisivo nelle indagini l'ausilio di fototrappole
Nei giorni scorsi, il personale del Corpo forestale dello Stato ha denunciato all'Autorità Giudiziaria un uomo nella provincia di Isernia per aver esercitato attività venatoria, in periodo di divieto generale, con mezzi non consentiti (laccio di nylon) ed all'interno di un'area nella quale la caccia è vietata in quanto zona classificata come "oasi di protezione". Le indagini del Comando Stazione di Carovilli (IS), coordinate dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Isernia, sono state avviate in seguito al rinvenimento di alcuni lacci di nylon in un'area boscata in località "Pizzelle", nel comune di Chiauci (IS), in prossimità della Riserva Naturale di Collemeluccio. Una serie di sopralluoghi, accertamenti effettuati anche con l'ausilio di fototrappole ed appostamenti, hanno portato all'individuazione di un 78enne, identificato mentre era intento a controllare una corda di nylon. La corda intrecciata, ancorata ad un albero e sistemata in modo da costituire un cappio nel punto di passaggio dei cinghiali, era stata ben occultata dal fango e sorretta da pezzi di legno aventi anche funzione di innesco. Il presunto responsabile dell'illecito è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Isernia per aver esercitato attività venatoria in una zona di ripopolamento e cattura di fauna selvatica, in periodo di divieto assoluto, e per aver fatto uso di mezzi vietati, violando così le disposizioni contenute nella legge in materia di caccia. La corda in nylon è stata sequestrata. Controlli sono stati svolti anche nell'abitazione dell'uomo, dove non sono state rilevate ulteriori violazioni.
ANIMALI: SEQUESTRATI 32 CINGHIALI E 450 VOLATILI IN UN ALLEVAMENTO DELL'ANCONETANO Gli animali, rinvenuti dalla Forestale in un allevamento, erano detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie e in evidente stato di denutrizione. Costretti a vivere in gabbie anguste oppure senza alcun riparo, senza cibo, acqua e tra le carcasse di altri esemplari morti da mesi
La Forestale ha posto sotto sequestro 450 colombi bianchi e 32 cinghiali in un allevamento in provincia di Ancona. Il proprietario della struttura è stato denunciato alla competente Autorità Giudiziaria per maltrattamento, aggravato dalla morte, e uccisione di animali. Il personale dei Comandi Stazione Forestali di Arcevia e Genga Frasassi (AN) nell'ambito di un servizio di controllo effettuato all'interno di un allevamento regolarmente autorizzato del comune di Cupramontana (AN), hanno rinvenuto la presenza di 450 colombi di razza California King, e di 32 esemplari di cinghiale, di cui 11 cuccioli, detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie e in evidente stato di denutrizione. I colombi erano costretti a vivere senza cibo e senza acqua, in gabbie da allevamento intensivo di pochi metri cubi, colme di guano e al cui interno vi erano centinaia di carcasse di altri esemplari morti da mesi accumulate nelle mangiatoie. I 32 esemplari di cinghiale erano invece custoditi nella parte esterna dell'allevamento in un recinto senza mangiatoie e in evidente stato di grave denutrizione, completamente immersi nel fango e senza alcun tipo di riparo dalle intemperie. Il personale intervenuto ha immediatamente posto sotto sequestro tutti gli esemplari rinvenuti nell'allevamento che sono stati trasferiti in una struttura idonea e dove saranno sottoposti dai veterinari del servizio pubblico alle cure necessarie e ad alcuni controlli per stabilire l'eventuale presenza di malattie infettive. Il proprietario degli animali è stato denunciato dalla Forestale alla Procura della Repubblica di Ancona per i reati di maltrattamento e uccisione di animali, con l'aggravante della morta dovuta agli stenti subiti. È stata inoltre avanzata nei suoi confronti una richiesta per la revoca immediata dell'autorizzazione all'allevamento. Il Sindaco del Comune di Cupramontana (AN), nominato custode giudiziario degli animali posti sotto sequestro, si è immediatamente attivato per garantire agli animali sopravissuti delle condizioni di vita più consone alla loro natura.