Luke
Sez. Coltivazioni Forestali
Iscritto il: 16/09/2008, 15:33 Messaggi: 3186 Località: Firenze
Formazione: Diploma Perito agrario-Dottore in Scienze e tecnologie dei sistemi forestali
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CINGHIALI: SAVONA, SEQUESTRATI 250 CHILOGRAMMI DI CARNE ALLA SAGRA DEL CACCIATORE Sedici mezzene di cinghiale sono risultate sprovviste di documentazione riguardo a tracciabilità e conservazione
Sedici "mezzene" di cinghiale, per un totale di oltre 250 chilogrammi, pronte per essere somministrate nell'ambito della Sagra del Cacciatore nel comune savonese di Urbe sono risultate sprovviste di qualsiasi documentazione che ne attestasse origine e modalità di conservazione. Questo il risultato del controllo congiunto da parte del Corpo forestale dello Stato, Carabinieri ed Ufficio Veterinario dell'ASL 2 nel Savonese presso la "Sagra del Cacciatore", organizzata lo scorso sabato 22 agosto in località San Pietro del comune di Urbe. Scopo dell'intervento era di accertare la provenienza della selvaggina somministrata nel corso della manifestazione gastronomica, ed appurare quindi il rispetto della normativa in materia di igiene e sanità degli alimenti. Secondo gli organizzatori si sarebbe trattato di animali catturati dalla locale squadra di caccia durante la passata stagione venatoria, in seguito macellati e congelati dai cacciatori stessi. Tale condotta, oltre a configurare violazione alla normativa sanitaria, integra il reato previsto dalla legge nazionale sulla caccia, che vieta espressamente di destinare a sagre o manifestazioni di carattere gastronomico la selvaggina abbattuta. I funzionari intervenuti hanno quindi sottoposto a sequestro tutta la carne di cinghiale, che è stata successivamente distrutta e smaltita da una ditta specializzata. Anche questo è probabilmente un risvolto legato all'abnorme proliferazione dei cinghiali, argomento molto dibattuto ed attuale, che arreca problemi nelle campagne e talvolta anche in città. Mentre un tempo il cinghiale era una preda piuttosto rara, oggi, a fronte delle sempre più copiose catture sortite dai cacciatori, ci si trova a dover utilizzare carni in quantità di gran lunga eccedenti il consumo familiare. Secondo gli zoologi la prolificità dei selvatici è strettamente condizionata dalla disponibilità alimentare, aumentata con l'abbandono delle campagne e dei boschi dove, ad esempio, non vengono più raccolti né castagne né ghiande. Nonostante nell'attuale contesto sia quanto meno inopportuno alimentare artificiosamente i cinghiali con mangime e granturco, la Forestale ha da tempo accertato e segnalato agli enti preposti che si tratta di una pratica a volte attuata per ottenere un maggior numero di animali da abbattere nel proprio territorio di competenza esclusiva. Si ricorre spesso all'utilizzo di macchine a funzionamento elettromeccanico, in grado di effettuare erogazioni periodiche di mangime, così da condizionare gli animali a permanere in un certo territorio di caccia, favorendo l'aumento degli individui e di conseguenza la loro proliferazione. La commercializzazione delle prede può essere una motivazione ulteriore, anche per ripagare le spese affrontate per l'acquisto di ingenti quantità di mangime. La normativa sui metodi di alimentazione non prevede attualmente divieti specifici, se non quelli che derivano da apposite ordinanze sindacali che tuttavia in provincia di Savona riguardano meno del 10% dei comuni.
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