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Corpo Forestale dello Stato 
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ANIMALI: CONFERMATO IL SEQUESTRO DEI 4 DELFINI TRASFERITI PRESSO L'ACQUARIO DI GENOVA
Tra le motivazioni l'inadeguatezza della struttura e la gestione sanitaria e medico veterinaria non qualificata

Il Tribunale del Riesame di Rimini ha respinto l'istanza di dissequestro avanzata dai legali del Delfinario di Rimini riconoscendo la validità dei provvedimenti assunti dalla Procura di Rimini a seguito delle indagini svolte dal Corpo forestale dello Stato, sussistendo tutti gli elementi utili ad ipotizzare il reato di maltrattamento ai danni dei 4 tursiopi sequestrati tra il 13 e il 14 settembre.
Le motivazioni dell'ordinanza hanno confermato, tra l'altro, "l'inadeguatezza della struttura rispetto alle particolari necessità ed esigenze della specie", "una gestione sanitaria e medico veterinaria degli esemplari mediante interventi non qualificati e non competenti", tali da causare un'alterazione all'integrità psico-fisica degli animali, nonché la consapevolezza da parte dei responsabili di detenere gli animali con modalità produttive di sofferenze.
Gli esemplari sono attualmente ospitati in apposite vasche curatoriali e costantemente monitorati da parte di una equipe medico veterinaria specializzata nella gestione e cura di mammiferi marini.
Il trasferimento dei delfini presso l'Acquario di Genova è stato eseguito utilizzando quattro specifiche "unità di trasporto per cetacei" posizionate nel vano di carico di un idoneo automezzo isotermico, secondo una procedura conforme agli standard previsti dalla legge, in ambiente controllato e a temperatura dell'acqua costante di 23-24 °C.
Una volta a destinazione i 4 esemplari sono stati alimentati e sottoposti ad ulteriori indagini cliniche, alcune delle quali sono ancora in corso, necessarie per garantirne la corretta gestione.
Nei primi giorni dopo l'arrivo, i delfini sono apparsi fin da subito sensibili agli stimoli esterni e hanno mostrato un comportamento di allerta, tipico della fase di adattamento.
Dopo due settimane di permanenza a Genova, le femmine "Alfa", madre degli altri tre esemplari, e "Luna" non presentano problematiche di particolare rilevanza.
"Sole", maschio di 18 anni, denota oggi un buon livello di adattamento al nuovo ambiente, anche se più lento rispetto alle femmine, probabilmente a causa della somministrazione prolungata di ormoni cui è stato sottoposto fino ad oggi.
Il piccolo "Lapo", maschio di 6 anni, ha un comportamento diverso rispetto agli altri tre perché eccessivamente legato alla madre e non sufficientemente autonomo. Basti pensare all'anomalo allattamento prolungato fino alla sua età, situazione già nota prima del trasferimento all'Acquario. Anche per lui il ritardo nell'adattamento potrebbe essere riconducibile all'eccessiva somministrazione di ormoni, oltre che al mancato svezzamento.
La permanenza nella nuova struttura consentirà, ultimata la fase di adattamento, di eliminare gradualmente l'impiego di farmaci nella gestione degli animali.

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07/10/2013, 19:56
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CONTROLLI ITTICI, ROMA: SEQUESTRATI 680 CHILI DI SQUALO ELEFANTE VENDUTO PER SQUALO MANZO
L'operazione congiunta è stata effettuata dal Corpo forestale dello Stato e dalla Guardia Costiera

Sequestrati 680 chili di squalo elefante spacciato per squalo manzo e pronto per essere immesso sul mercato. L'operazione congiunta è stata effettuata dal personale del Corpo forestale dello Stato del Servizio CITES Centrale di Roma e dal personale del Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima del Lazio e rientra nell'ambito di controlli nel settore della pesca e della sicurezza agroalimentare. Il sequestro è avvenuto presso il Centro Agro Alimentare di Guidonia Montecelio (Roma).
Lo squalo Elefante (Cethorinus maximus) specie ittica protetta dalla Convenzione di Washington (Appendice II) era pronto per essere immesso sul mercato in maniera illegale. Dai controlli effettuati dalla Forestale e dalla Capitaneria di Porto, infatti, sono stati rinvenuti diversi tranci di carne di pesce, per un totale di circa 680 Kg che sarebbero stati venduti in maniera illecita, in quanto la dicitura riscontrata sia sui documenti contabili che su quelli di trasporto era "carne di squalo di manzo".
Il personale intervenuto ha immediatamente posto sotto sequestro l'intera partita di pesce e ha provveduto a denunciare sia il rivenditore, che la ditta che aveva pescato l'esemplare per il reato di frode in commercio e commercio illegale di specie tutelate dalla Convenzione di Washington (CITES).
Il fenomeno della vendita illegale degli squali è in crescita, il Corpo forestale dello Stato e la Guardia Costiera, stanno da tempo, eseguendo controlli, anche alla luce della recente introduzione di altre specie ittiche nell'ambito della Convenzione di Washington, come ad esempio l'anguilla europea e le altre specie di squali che, a breve, entreranno nella lista delle specie protette.

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07/10/2013, 20:09
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AMBIENTE: SIGILLI AL PORTO DI MOLFETTA. SCOPERTA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE PER TRUFFA AI DANNI DELLO STATO

Operazione "D'Artagnan": due arresti, 62 indagati, contestate anche numerose violazioni ambientali

Militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari ed appartenenti al Comando Provinciale del Corpo forestale dello Stato di Bari, di Ravenna e Reparti dipendenti hanno eseguito nelle prime ore di questa mattina due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emessi dal G.I.P. del Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica di quella sede, nei confronti del dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Molfetta (BA) e di un imprenditore - rappresentante, in qualità di procuratore speciale, della Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. con sede in Ravenna - entrambi responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, reati contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
Sequestrata l'area destinata al nuovo porto di Molfetta per un valore di circa 42 milioni di euro nonché la residua somma di finanziamento pubblico (pari a 33 milioni di euro) non ancora utilizzata dal Comune di Molfetta.
Le misure cautelari giungono al termine di un'indagine avviata nel 2010 dalla Procura della Repubblica di Trani sulla gestione delle procedure relative all'appalto integrato per la realizzazione del nuovo porto commerciale marittimo di Molfetta.
L'attività di Polizia Giudiziaria ha preso le mosse da una segnalazione dell'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture di Roma diretta dalla Procura della Repubblica di Trani concernente presunte irregolarità relative al predetto appalto d'opera con cui venivano ipotizzate alcune limitazioni della concorrenza nel bando di gara predisposto dalla stazione appaltante (Comune di Molfetta).
Sulla base dei fatti e delle circostanze denunciate dall'Authority, venivano avviate immediate investigazioni, sviluppatesi attraverso acquisizione documentali presso uffici pubblici, l'escussione di persone informate sui fatti, ricognizioni di luoghi, perquisizioni di società nonché intercettazioni telefoniche, che consentivano di far luce sulle irrituali modalità di aggiudicazione della commessa pubblica in questione da parte del Comune di Molfetta.
Le indagini hanno messo in evidenza come un ingente fiume di denaro pubblico sia stato veicolato a favore del Comune di Molfetta per la realizzazione della diga foranea e poi del nuovo porto commerciale, grazie ad una serie di atti illegittimi ed illeciti, di interferenze amministrative e di condotte fraudolente che hanno provocato l'esborso complessivo di circa di 83 milioni di euro (a fronte di un valore totale dell'opera, quantificato in 72 milioni di euro ed a fronte invece di un impegno finanziario complessivo, sinora preso, pari a 147 milioni di euro); e senza che l'opera sia stata realizzata, nei termini previsti, considerata la presenza massiccia di ordigni residuati bellici nei fondali marini oggetto dei lavori.
L'operazione trae origine da un appalto del 2006 per la realizzazione di opere foranee e del Porto Commerciale di Molfetta affidato dal Comune ad un' A.T.I. (Associazione Temporanea di imprese) costituita da Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. di Ravenna, SIDRA S.p.A. di Roma e Impresa Pietro CIDONIO S.p.A. di Roma.
Le indagini hanno fatto emergere come il costo dell'opera sia stato (tutto compreso) quantificato in 72 milioni di euro. A fronte di ciò, però, l'impegno complessivo pubblico (dapprima regionale poi statale) è stato previsto per un totale di 147 milioni di euro a seguito di varie leggi di finanziamento della stessa a partire dal 2001 e di ulteriori leggi di rifinanziamento a partire dal 2008. Incassati dal Comune 83 milioni di euro; la somma sinora complessivamente e materialmente spesa per il porto è stata, invece, di circa 42 milioni di euro.
Il Comune di Molfetta aveva quindi proceduto all'illegittima assegnazione di parte della commessa in argomento al fine di:
- destinare al pagamento delle spese correnti le disponibilità economiche rinvenienti dai finanziamenti e dalle erogazioni statali concesse con la specifica e vincolata destinazione al pagamento dei lavori di completamento della diga foranea e di ampliamento del porto commerciale;
- far risultare nei bilanci di previsione un fittizio equilibrio economico-finanziario dell'Ente comunale attestando falsamente il rispetto del "patto di stabilità" da parte del Comune medesimo assicurando quindi la stessa sopravvivenza finanziaria del Comune di Molfetta evitando il rischio default.
Ciò avveniva, come dimostrato dalle indagini svolte, attraverso l'alterazione della veridicità delle spese correnti proprie dell'Ente comunale, a tal fine usando l'artificio contabile di scrivere nel capitolo di bilancio in conto capitale relativo ai finanziamenti statali erogati per il completamento della diga foranea di Molfetta e per l'ampliamento del porto commerciale, spese non riferibili a tale titolo e non pertinenti ad esso (e pertanto da imputarsi in conto spese correnti).
In pratica, l'incondizionata disponibilità finanziaria pervenuta, fin dal 2001, in capo al Comune, si è tradotta in una sorta di gestione del potere pubblico-finanziario nel consapevole ed illegittimo utilizzo dei fondi pubblici (destinati per legge esclusivamente ai lavori di prosecuzione ed ampliamento della diga foranea e del porto), imputandoli in bilancio in modo da far apparire il pareggio dello stesso, il formale adempimento del patto di stabilità e quindi la stessa sopravvivenza finanziaria del comune di Molfetta, evitando il rischio default.
In tale contesto si innesta la nota e storica vicenda degli ordigni bellici che ancora si addensano su buona parte del fondale dell'area portuale di Molfetta ivi compresa quella interessata dall'esecuzione dei suddetti lavori e che di fatto hanno reso e rendono impraticabile l'esecuzione degli stessi.
Invero, il Comune di Molfetta sin dal 2004 affidava ad una ditta specializzata un'attività dedicata di scandaglio dei fondali, interrotta nel 2005 proprio a causa della enorme concentrazione degli ordigni bellici presenti.
Le indagini hanno dimostrato che la presenza di ordigni sul fondale del Porto, ben nota quindi alle parti contraenti ancor prima della consegna dei lavori, e oggettivo ostacolo alla realizzazione delle opere foranee, non ha dissuaso dall'attivare la citata gara d'appalto né, soprattutto, l'esecuzione dei lavori portuali senza una effettiva e preventiva bonifica dei fondali. Anzi, ad un certo punto dell'iter esecutivo è stata anche formalizzata un'onerosa transazione pari ad ulteriori 7,8 milioni di euro - tratti dai fondi pubblici - per risarcire l'ATI appaltatrice del ritardo nell'esecuzione dei lavori stessi.
Inoltre, a causa di tali ostacoli, si è stati anche costretti a ridimensionare di parecchio l'intervento esecutivo, senza proporzionali riduzioni del compenso.
La vera attività di bonifica dei fondali iniziava solo nel luglio 2008 a cura di apposito nucleo della Marina Militare e cioè dopo la consegna alla citata A.T.I. dei lavori relativi al porto.
Nella complessa vicenda le indagini hanno, infine, riscontrato altri numerosi reati, tra cui una serie di illeciti ambientali e paesaggistici, consistenti nella realizzazione di una discarica abusiva (cosiddetta "cassa di colmata") all'interno dell'area di cantiere del porto - nella quale sono presenti numerosi ordigni bellici rimossi durante le operazioni di dragaggio del fondale non smaltiti secondo la normativa vigente, nonché materiali di risulta delle opere di scavo sottomarino in violazione della normativa che regola la gestione dei rifiuti, nonché del Testo Unico dell'edilizia (D.P.R. n.380/2001), del codice del Paesaggio e della disciplina speciale in tema di bonifica da ordigni bellici.
Nel corso delle indagini venivano infine accertate numerose gravi violazioni alle norme poste a tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico. Il Comune di Molfetta al fine di conseguire i finanziamenti aveva falsamente asserito l'inesistenza sull'area portuale di vincoli imposti dalla normativa europea e nazionale in tema di ambiente e paesaggio. L'area interessata dagli interventi insisteva, infatti, in una zona tutelata dal Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (P.U.T.T.) della Regione Puglia poiché area ambientale protetta nonché assoggettata sia a vincolo storico-paesaggistico che ambientale-naturalistico, in parte ricadente nel sito di importanza comunitaria denominato "Posidonieto San Vito - Barletta".
Si è evidenziato come il percorso compiuto dal Comune per ottenere i detti finanziamenti, passava anche attraverso l'asserita inesistenza, sull'area portuale molfettese, di vincoli imposti dalla normativa europea e nazionale in tema di ambiente e paesaggio con particolare riferimento ai S.I.C. - Siti di Importanza Comunitaria (Rete Natura 2000-Direttiva Habitat) tesi alla tutela di habitat naturali quali sono le acque portuali molfettesi ricche di colonie di alga poseidonia.
A fronte dell'attività investigativa sono, come detto, stati tratti in arresto (ai domiciliari) due dei responsabili, l'ex dirigente comunale ed il procuratore speciale nonché direttore di cantiere della C.M.C..
E' stato inoltre eseguito il sequestro dell'area destinata al nuovo porto e la somma residua di uno dei mutui della Cassa Depositi e Prestiti destinati al finanziamento dell'opera.

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11/10/2013, 0:23
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ANIMALI: LIBERATE 8 TARTARUGHE MARINE NEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI

L'operazione, nell'ambito del progetto "Monitoraggio delle nidificazioni di tartaruga marina in Campania" mirato alla conservazione e al ripopolamento della specie, è stata svolta dalla Stazione Zoologica di Napoli e dal Corpo forestale dello Stato

Sono state liberate, nelle acque antistanti Marina di Pisciotta (SA) nella costiera Cilentana, otto tartarughe marine della specie Caretta Caretta. Gli esemplari, pronti a ritornare nel loro habitat marino, erano stati accolti e curati dal centro di recupero della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, dopo essere stati ritrovati malconci.
L'operazione nell'ambito del progetto "Monitoraggio delle nidificazioni di tartaruga marina in Campania" promosso dalla Regione Campania, mirato alla conservazione e al ripopolamento della specie, è stata svolta dalla Stazione Zoologica di Napoli e dal Corpo forestale dello Stato.
La tartaruga Caretta Caretta, fortemente minacciata dalla riduzione degli habitat di nidificazione, è la specie più comune del Mar Mediterraneo. Questa specie, dunque, è a rischio di estinzione nelle acque italiane a causa dell'inquinamento marino, degli incidenti causati dalle reti a strascico e degli altri sistemi di pesca.
Infatti, negli ultimi 20 mesi, sono state rinvenute 13 carcasse di tartarughe morte a seguito di ferite o perché rimaste imbrigliate nelle reti da pesca nelle zone di Castellabate, Ascea, Palinuro, Pollica, Capaccio, Sapri e Agropoli (SA).
La liberazione è avvenuta presso il lido "La Primula", nella frazione di Caprioli di Pisciotta (SA), con la partecipazione delle Istituzioni e dei cittadini.

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11/10/2013, 10:43
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FORESTALE: "MIGRAZIONE D'AUTUNNO 2013", BIRDWATCHING SUL LAGO DI CAMPOTOSTO

Sabato 12 Ottobre 2013, ore 8:00, Riserva Naturale "Lago di Campotosto" Via delle Fratte 67100 - L'Aquila

Si terrà, sabato 12 ottobre alle ore 8:00, l'appuntamento "Migrazione d'autunno 2013", nella Riserva Naturale "Lago di Campotosto" (AQ). L'iniziativa, curata dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di L'Aquila, è dedicata a tutti gli appassionati del birdwatching che intendano ammirare il fenomeno della migrazione.
Il Lago di Campotosto è una riserva ricca di biodiversità ornitologica e costituisce nel cuore dell'Appennino un sito di sosta protetto per numerosi migratori. A confermarlo l'indagine sull'avifauna d'alta quota condotta dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di L'Aquila del Corpo forestale dello Stato, che lo scorso agosto ha organizzato l'ottava edizione del Campo di inanellamento degli uccelli a scopo scientifico, svoltasi presso la Stazione Ornitologica di Campo Imperatore (AQ) a 2.200 metri. Tale iniziativa, che ha coinvolto studiosi, appassionati ed aspiranti inanellatori, è stata organizzata in collaborazione con il Gruppo Ornitologico Snowfinch Onlus, l'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l'Università degli Studi dell'Aquila per monitorare gli andamenti delle migrazioni post-riproduttive nelle praterie primarie appenniniche e, più in generale, i possibili effetti dei cambiamenti climatici.
Dai primi risultati è emerso come il numero di animali è in costante aumento e rispetto agli ultimi controlli di agosto sono state segnalate le specie di Fischione, Fistione Turco, Pantana e Canapiglia. Osservati anche alcuni esemplari di Gallinella d'acqua, che risulta atipica per la riserva con sole quattro segnalazioni negli ultimi sei anni. Le folaghe, i moriglioni, le alzavole ed i germani sono le specie più numerose, con un nutrito numero di svassi maggiori. Un deciso aumento anche per la Moretta tabaccata, con un numero di 16 specie rinvenute e l'arrivo del Fistione turco con ben 9 presenze segnalate.
Grazie alle varie edizioni del Campo di inanellamento d'Alta Quota, l'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di L'Aquila ha divulgato recentemente un possibile metodo di individuazione dell'età e del sesso di questi esemplari, di cui poco si conosce. Lo studio ha rilevato, in particolare come carattere distintivo, il colore del piumaggio, ed è stato dimostrato come la dimensione di segni di colore nero sul piumaggio diminuiscano con l'età e, inoltre, tra esemplari di età simili, le femmine in generale presentano macchie di colore nero più grandi dei maschi.

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11/10/2013, 11:14
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IL CORPO FORESTALE DELLO STATO COMPIE 191 ANNI

Cerimonia ufficiale martedì 15 ottobre alle ore 14.30
Parlamentino Foreste dell'Ispettorato Generale del Corpo forestale dello Stato
Via G. Carducci, 5 - Roma

Allegato:
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Si svolgeranno martedì 15 ottobre alle ore 14.30, presso il Parlamentino Foreste del Corpo forestale dello Stato in via Giosuè Carducci n° 5, le celebrazioni per il 191° Annuale di Fondazione del Corpo forestale dello Stato.
La cerimonia ufficiale, in stile sobrio conforme alle attuali disposizioni in materia, si terrà alla presenza del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo e del Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone.
Per celebrare i 191 anni di vita del Corpo sarà deposta, da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, una corona d'alloro presso la lapide ai caduti del Corpo forestale dello Stato, situata all'ingresso dell'Ispettorato Generale.
Nel corso dell'incontro saranno illustrati i principali risultati delle attività di indagini del Corpo forestale dello Stato realizzate nei primi sei mesi del 2013 a difesa dell'ambiente e del territorio e a salvaguardia degli ecosistemi naturali e del paesaggio agroalimentare del nostro Paese. Sarà anche l'occasione per presentare il Dossier Attività Operativa 2012 del Corpo forestale dello Stato.

Per partecipare alla cerimonia è indispensabile accreditarsi inviando il modulo allegato via fax al n° 06/48904001 entro le ore 18.00 del 14 ottobre.

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14/10/2013, 13:19
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ANTIBRACCONAGGIO: CONCLUSA NEL BRESCIANO LA PRIMA FASE DELL'OPERAZIONE PETTIROSSO 2013
Sequestrati 90 esemplari di avifauna, 4 fucili, 1 richiamo acustico, 29 reti, 146 tagliole e 179 archetti. Denunciate oltre 30 persone per caccia di specie non consentita

Sequestrati 90 esemplari di avifauna viva e morta e denunciate oltre 30 persone per caccia di specie non consentita. E' questo il bilancio della prima fase dell'Operazione Pettirosso avviata lo scorso 30 settembre e conclusasi proprio in questi giorni, tra le valli del Bresciano (Val Trompia, Val Sabbia, Valle Camonica).
L'attività antibracconaggio, a tutela dell'avifauna in volo lungo una delle più importanti rotte migratorie del nostro Paese, è condotta annualmente dal Nucleo Operativo Antibracconaggio (NOA) dalla fine di settembre alla metà di novembre, periodo di apertura della caccia, in occasione del passo più cospicuo di uccelli minatori.
Tra i volatili vittime del bracconaggio c'è un lungo elenco di specie: pettirossi, capinere, lucherini, passere scopaiola, ed altri ancora, alcuni dei quali liberati, tra le valli del Bresciano, mentre altri sono stati affidati alle cure del Centro Recupero Fauna Selvatica "Il Pettirosso" nel modenese.
Alcuni dei responsabili dell'attività illecita, inoltre, sorpresi in flagranza e privi di licenza di caccia, sono stati denunciati per furto aggravato ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato, novità importante che rende più pesante il quadro accusatorio nei confronti dei trasgressori.
Sotto sequestro sono finiti anche 4 fucili, 1 richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, 29 reti, 146 trappole tipo "sepp" (tagliole in ferro con scatto a molla) e 179 archetti (micidiali trappole realizzate con ramoscelli curvati a ferro di cavallo).
Continua incessante l'attività di antibracconaggio della Forestale, al fine di contrastare i reati in materia venatoria, tutelando la biodiversità e l'avifauna protetta.

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21/10/2013, 18:03
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NOTA STAMPA
FORESTALE: FURTI DI LEGNA, NUOVA REALTÀ CRIMINALE

Dai controlli effettuati nel corso del 2013 emergono sensibili incrementi dei reati complessivi connessi, con
incidenza sempre maggiore in zone del sud Italia, e circa 25 sono le persone arrestate in flagranza di reato
I furti di legna sono entrati a pieno titolo fra i crimini più frequenti del panorama degli illeciti. Crescono
in numero esponenziale, infatti, gli illeciti riguardanti la materia ed enormi sono i danni prodotti da tale
condotta criminosa.
Zone interessate- La problematica interessa tutto il territorio nazionale ma trova maggiore espansione
nelle regioni del centro e del sud, con particolare insistenza in Calabria e Puglia. Proprio in tali zone si è
incrementata l’attività nefanda dei tagliatori abusivi di legna che si introducono nei terreni demaniali,
spesso nei parchi nazionali ma anche in terreni privati e, approfittando dell’assenza dei proprietari o
superando i limiti al taglio imposti da autorizzazioni amministrative, sottraggono enormi quantitativi di
legna per rivenderla a costi inferiori alle medie regionali.
Boschi coinvolti Vengono colpiti maggiormente foreste demaniali, boschi compresi in zone sottoposte a
vincoli idrogeologici e paesaggistici, parchi nazionali e regionali, tutte quelle foreste in cui sono presenti
alberi di alto fusto e di specie particolarmente pregiate, non vengono risparmiati alberi secolari e zone di
alto pregio ambientale. Sono effettuati tagli anche in terreni privati e proprietà comunali.
Specie prescelte- Sono vittime preferite dei tagli tutte le specie quercine, favorite grazie al largo utilizzo
possibile sia come combustibile che come legname per la realizzazione di mobili e accessori vari. Sono
trafugati in particolare Cerro, Carpino nero, Rovere, Farnia ma anche olivi, castagni e pioppi. I tagli
effettuati sugli alberi sono spesso a raso, procedura che ricordiamo è vietata dalle prescrizioni di massima,
senza alcuna cura per la salute dell’albero stesso nonché del ruolo offerto dalle piante nella protezione dal
rischio idrogeologico, riducendo la capacità dell’albero di contrastare eventi franosi e tracimazione delle
acque. L'asportazione del soprassuolo su vaste aree, non confortato da un successivo ripristino artificiale
delle piante tagliate, può avere una forte influenza sul paesaggio. Anche l'impatto ambientale di questo
tipo di trattamento boschivo è notevole dato che priva tutti gli animali di una vasta area di ogni possibile
rifugio o luogo di nidificazione. Se effettuato in terreni acclivi può mettere in pericolo la stabilità dei
versanti. Sono possibili, inoltre, danni da vento su quelle piante da sempre protette dalle altre presenti,
che si trovano repentinamente isolate dal taglio operato in maniera brusca e incauta.
Reati e sanzioni amministrative contestate – Per i furti di legname sono stati contestati reati per furto,
invasione di terreni demaniali, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali. Si segnala che gran
parte degli arresti sono avvenuti in flagranza di reato grazie all’opera di controllo e monitoraggio delle
zone boschive svolto dal Corpo forestale dello Stato anche con tecnologia di controllo remoto del
territorio. Le aree vengono sottoposte nella quasi totalità degli eventi a sequestro preventivo e
conservativo per evitare ulteriori conseguenze lesive sull’ecosistema.
Numerose le violazioni amministrative contestate per assenza delle autorizzazioni previste da legge in
materia di tagli boschivi o per il superamento dei limiti imposti dalle stesse.
Monitoraggio del fenomeno per l’anno 2012 – Il Corpo forestale dello Stato quale Corpo di polizia
maggiormente impegnato nel controllo e nella repressione del fenomeno, effettua annualmente il
monitoraggio del fenomeno. Sono stati registrati nell’anno 2012 un totale di 823 illeciti penali che hanno
condotto alla denuncia di 384 persone; 4.014 illeciti amministrativi per un importo pari a 3.332.775 euro,
su un totale di 40.179 controlli effettuati culminati con 20 arresti. Dai primi dati emergenti dai controlli
effettuati nel corso del 2013, si riscontrano, inoltre, sensibili incrementi dei reati complessivi, con
incidenza sempre maggiore in zone del sud Italia, sottoposte a vincolo idrogeologico e Parchi nazionali o
regionali. In particolare sono state circa 25 le persone arrestate in flagranza di reato.
Ricavi del traffico – Il ricavo derivante dalla vendita del legname trafugato è stimato dai 3 agli 8 euro al
quintale a seconda della specie lignea rivenduta. Considerata la mole di materiale asportato, consistente in
svariati quintali di legna, il ricavo è decisamente redditizio.
Nel contrasto del fenomeno vengono usate con profitto anche apparecchiature di vigilanza a distanza,
quali videocamere, opportunamente occultate nella vegetazione. Sono stati possibili arresti in flagranza di
reato proprio grazie alle immagini fedelmente riportate agli inquirenti, che sono potuti intervenire
arrestando sul fatto gli autori del crimine ed evitando ulteriori conseguenze lesive sull’ecosistema bosco.
Le novità introdotte dalla normativa europea – Con Decisione del 19 agosto 2013, la Commissione
europea ha riconosciuto, ai sensi del Regolamento (EU) 995/2010 che stabilisce gli obblighi degli
operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati, i primi due Organismi di controllo che
sono: “Con” www.nepcon.net, che opererà in tutti gli Stati membri, ed il “Consorzio servizi – legno
sughero” www.colegno.it, che opererà specificatamente in Italia.
La Decisione di riconoscimento è l’atto finale dell’iter previsto dal regolamento “Legno” per chi, entità
pubblica o privata (società, ente, azienda o autorità) legalmente stabilita nell’Unione, una volta ottenuto il
certificato di riconoscimento, può supportare gli operatori che non intendano sviluppare un proprio
sistema di dovuta diligenza, per il rispetto della EUTR.
La normativa europea e i due Organismi recentemente creati, rendono possibile una tracciabilità della
filiera del legno, per evitare che vengano introdotti sul mercato legnami privi della certificazione sulla
provenienza lecita del materiale, sulla correttezza dei tagli effettuati e certezza che il prezzo non sia il
risultato di una condotta lesiva dell’ambiente e del paesaggio.
In Italia l’Autorità competente nazionale preposta all’attuazione dei regolamenti FLEGT ed EUTR è il
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che si avvale in particolare del Corpo forestale
dello Stato, per l’effettuazione dei controlli previsti dalle stesse norme comunitarie.

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28/10/2013, 20:19
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LA GESTIONE SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO FORESTALE: BALUARDO DI DIFESA DEL SUOLO, DELL'AMBIENTE E DEL PAESAGGIO
Nel corso della tavola rotonda organizzata a Roma presso la Biblioteca Nazionale Centrale, è stato presentato il volume "Manuale Forestale"a cura di Nazario Palmieri, Dirigente del Corpo forestale dello Stato

Le foreste, oltre a dover assolvere alle classiche e specifiche funzioni produttive di beni ed esternalità, oggi sono sempre più influenzate da fattori quali la biodiversità, il consumo di suolo, il paesaggio, la bioenergia, i livelli occupazionali e reddituali nelle aree rurali e montane, i cambiamenti climatici e la legalità della filiera del legno. Questo argomento è al centro della tavola rotonda, "La manutenzione del patrimonio forestale per la difesa del suolo, dell'ambiente e del paesaggio", organizzata oggi a Roma.
La nuova Strategia forestale dell'Unione Europea, recentemente pubblicata dalla Commissione europea e che va ad aggiornare quella del 1998, si ispira ad un approccio olistico riconoscendo innanzitutto la multifunzionalità delle foreste, ma anche i mutamenti socio-politici che le hanno interessate negli ultimi 15 anni. Gli obiettivi fondamentali che la Comunità Europea intende raggiungere entro il 2020, in concerto con gli Stati membri, consistono nell'assicurare che le foreste dell'Unione vengano gestite nel pieno rispetto dei principi della sostenibilità ambientale; nel contrasto alla deforestazione globale; nel far sì che le foreste comunitarie soddisfino le articolate richieste della società che spaziano dal mantenimento della vitalità degli ecosistemi, alla fornitura di prodotti competitivi, nell'ottica di un'economia verde.
Queste tematiche valgono in particolare per il nostro Paese, caratterizzato da una variabilità ecologica ineguagliata in Europa e da una cospicua copertura forestale che, le più recenti indagini dell'inventario forestale nazionale, attualmente in fase di aggiornamento, stimano pari a circa il 37% del territorio italiano con un tasso di incremento annuo di circa 50.000 ettari.
Questo grande capitale naturalistico, che si è accumulato nei millenni e che si rivaluta in modo continuo in termini di biomassa, contenuto in carbonio e valore finanziario, obbedendo alla logica degli interessi composti, richiede un'oculata gestione che permetta di goderne i frutti senza comprometterne la consistenza. Benché le foreste siano caratterizzate da una notevole resilienza intrinseca, appare evidente come, per limitare gli effetti di agenti esogeni di degradazione (fuoco, parassiti, dissesto idrogeologico, utilizzazioni boschive irregolari, inquinamento, riscaldamento globale) si richiedano, al contempo, politiche e strumenti legislativi lungimiranti che riducano l'impatto antropico (diretto o indotto) sull'ambiente, ma anche interventi tecnici volti alla gestione del patrimonio forestale.
La manutenzione sostenibile delle foreste italiane trova fondamento giuridico in una complessa articolazione di norme nazionali e regionali, evolutesi in funzione dei mutati assetti istituzionali che hanno interessato l'ampio comparto del mondo rurale. Pertanto, la politica e la gestione forestale oggi rientrano fra le competenze delle regioni e queste ultime hanno adottato strumenti legislativi commisurati alle condizioni fisiche delle proprie risorse forestali e a quelle dei relativi settori socio-economici di riferimento.
Questo assetto di stampo federalistico consente un'attenta considerazione delle tipicità e delle emergenze locali, ma crea qualche difficoltà agli operatori che agiscono contemporaneamente in più territori regionali.
Spesso, infatti, si trovano a dover ottemperare ad obblighi diversi nonostante vi sia identità nell'intervento tecnico selvicolturale che, è bene ribadirlo, sta alla base della gestione del bosco. D'altronde le opportunità, i limiti operativi e i rischi che caratterizzano il settore forestale di varie regioni (soprattutto quelle contigue) spesso si equivalgono.
Negli ultimi decenni la manutenzione del bosco ha assunto progressivamente un carattere di marginalità come dimostrano i dati ufficiali della produzione legnosa nazionale. La ripresa delle utilizzazioni boschive in Europa, primo strumento della gestione forestale, è stata auspicata più volte anche dalla Commissione Europea e dalle Agenzie delle Nazioni Unite che hanno organizzato incontri ad hoc tra rappresentanti delle pubbliche Amministrazioni e delle Associazioni di categoria nazionali.
In Italia la potenziale maggior produzione di legno, si scontra con barriere di carattere oggettivo quale l'orografia montana che contraddistingue la massima parte delle nostre foreste, l'estrema frammentazione della proprietà privata che scoraggia gli investimenti e la dotazione di moderne infrastrutture e non da ultimo, la complessità o scarsa chiarezza di alcuni percorsi amministrativi propedeutici all'intervento in bosco. Ricordiamo, infatti, che secondo le statistiche ufficiali, vengono utilizzate solo un quarto dell'incremento annuo della biomassa legnosa prodotta dai nostri boschi.
Di pari passo e in apparente contraddizione, si assiste ad un aumento dei tagli abusivi e dei furti di legname con particolare incidenza nel centro-sud della penisola, nei parchi nazionali e nelle proprietà demaniali. Soltanto nel 2012 il Corpo forestale dello Stato ha rilevato più di 800 illeciti penali, con conseguenti 20 arresti, e 4.000 illeciti amministrativi a fronte di circa 40.000 controlli effettuati nelle regioni a statuto ordinario, per un totale che supera i 3.000.000 di euro. Dai primi dati emergenti dai controlli effettuati nel corso del 2013, si riscontrano, inoltre, sensibili incrementi dei reati complessivi, con incidenza sempre maggiore in zone del sud Italia, sottoposte a vincolo idrogeologico e Parchi nazionali o regionali. In particolare sono state circa 25 le persone arrestate in flagranza di reato.
Sicuramente una ripresa delle attività di manutenzione del patrimonio boschivo italiano, nel rispetto delle norme vigenti e delle regole selvicolturali, contribuirebbe, con la maggiore presenza di operatori attivi nel territorio collinare e montano, al contenimento di tale fenomeno e all'auspicabile potenziamento di quella multifunzionalità forestale che sta alla base della difesa del suolo, del paesaggio e dell'ambiente in senso lato.
La tavola rotonda è stata anche l'occasione per presentare il volume "Manuale forestale", a cura di Nazario Palmieri e patrocinato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dall'Accademia italiana di scienze forestali e dal Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali.

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02/11/2013, 19:01
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FORESTALE: SARÀ INAUGURATA LA NUOVA SEDE DEL COMANDO STAZIONE FORESTALE NEL COMUNE DI GIOIA DEL COLLE (BA)
Ex Distilleria Paolo Cassano, Via Vicinale Cozzarola 135, Gioia del Colle (BA), Venerdì 15 Settembre 2013, alla presenza del Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone
Comando Provinciale Bari


Roma, 14 novembre 2013 - Sarà inaugurata venerdì 15 novembre alle ore 11:50, alla presenza del Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, la nuova sede del Comando Stazione Forestale del Comune di Gioia del Colle (BA), presso l'Ex distilleria "Paolo Cassano" sita in via Vicinale Cozzarola 135 (BA). Nella stessa occasione sarà celebrata la giornata conclusiva del Corso D.O.S. (Direzione delle Operazioni di Spegnimento) 2013, tenutosi presso L'Ufficio Territoriale della Biodiversità di Martina Franca (TA). La ex Distilleria Paolo Cassano prende il nome dal suo antico proprietario che fino all'immediato dopoguerra vi svolse un'attività di distillazione di liquori di alta qualità, in particolare Rhum e Cognac. Fu poi venduta ad altri imprenditori che vi esercitarono, fino agli anni cinquanta, l'industria enologica. Dopo anni di abbandono, fu ceduta all'Unità Sanitaria Locale per essere adibita ad uso ospedaliero. Nel 1997 è diventata proprietà del Comune che, nel 2006, ha iniziato un'importante opera di restauro, rispettandone l'impianto originario e concedendo ora alcuni locali della struttura in comodato d'uso al Reparto del Corpo forestale dello Stato di Gioia del Colle, già da tempo attivo sul territorio. Per il suo illustre passato, il manufatto è stato iscritto nell'elenco dei beni monumentali e ambientali con decreto di vincolo del 26 settembre 1992 del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Interverranno alla cerimonia: il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone e a seguire il Prefetto e il Questore di Bari, l'Assessore Regionale alla Protezione Civile, il Sindaco di Gioia del Colle, il Comandante Regionale e Provinciale di Bari del Corpo forestale dello Stato, e il Dirigente Superiore Delegato all'Ufficio Territoriale per la Biodiversità, alla presenza delle massime autorità civili e militari della Regione e della Provincia di Bari. Gli invitati saranno poi accompagnati a visitare gli uffici e a partecipare ad un brindisi di buon augurio.

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14/11/2013, 20:40
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