BOCCATA D’OSSIGENO PER L’ORTOFRUTTA REGIONALE IN ARRIVO RISTORI PER LA CIMICE E FONDI CONTRO LE GELATE
La Regione avvia gli indennizzi per i danni da cimice asiatica e stanzia 4 milioni per i sistemi antibrina. Confcooperative FedAgriPesca ER e Legacoop Agroalimentare NI:
“La maggior parte dei 70 milioni stanziati dalla Legge di Bilancio nel Fondo Solidarietà Nazionale sia destinata a coprire i danni delle gelate primaverili in Emilia-Romagna”.
(Bologna, 11 gennaio 2021) – È in arrivo una boccata d’ossigeno per i produttori ortofrutticoli dell’Emilia-Romagna, a seguito delle reiterate richieste del mondo produttivo: a giorni partiranno, infatti, gli indennizzi alle aziende agricole per i danni causati nel 2019 dalla cimice asiatica. Nel complesso, si tratta di 40 milioni di euro per il 2020 (su un totale di 63 milioni nel triennio 2020-2022) che permetteranno a migliaia di imprese agricole di continuare la propria attività.
A queste risorse si affiancano i 4 milioni messi a disposizione dal bando della Regione Emilia-Romagna per l’acquisto di difese attive contro gli eventi climatici.
Inoltre, nella Legge di Bilancio il Governo ha previsto ulteriori 70 milioni per il Fondo Solidarietà Nazionale, risorse che le cooperative agroalimentari dell’Emilia-Romagna auspicano possano essere utilizzate principalmente a parziale copertura dei danni causati dalle gelate primaverili alle aziende ortofrutticole della regione.
“A partire dall’11 gennaio i frutticoltori emiliano-romagnoli danneggiati dalla cimice asiatica cominceranno a ricevere gli indennizzi promessi: l’impegno preso dall’assessore regionale Mammi per garantire un’erogazione in tempi più rapidi è stato mantenuto, dopo che la cooperazione agroalimentare e l’intero mondo agricolo avevano chiesto queste risorse sin dall’autunno 2019 per poi invocare nei mesi scorsi un’accelerazione delle erogazioni – commentano Carlo Piccinini, presidente Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, e Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare Nord Italia -. Queste risorse, che pur non coprono gli enormi danni causati dall’insetto, rappresentano una boccata d’ossigeno per un comparto regionale in grave difficoltà. La Regione Emilia-Romagna, a seguito di positivi e prolifici confronti con le realtà associative, si è dimostrata interlocutrice attenta, disponibile e propositiva e siamo soddisfatti per l’impegno profuso a sostegno dei produttori ortofrutticoli”.
Un impegno che si è concretizzato anche nello stanziamento di fondi regionali per sostenere i produttori per l’acquisto di mezzi tecnici a difesa dagli eventi climatici: “All’inizio di dicembre – proseguono Piccinini e Maretti - la Regione ha pubblicato un bando nell’ambito del PSR 2014-2020 che stanzia oltre 4 milioni di euro per l’acquisto e messa in opera di ventilatori e/o bruciatori con funzione antibrina. Un contributo concreto per permettere ai frutticultori di dotarsi di efficaci difese attive affinché eventi catastrofici come quelli della scorsa primavera non si ripetano”.
E proprio sul fronte delle gelate primaverili che hanno compromesso le produzioni estive (in particolare le drupacee) e causato danni anche su quelle autunnali e invernali, si aprono spiragli positivi: “Nella Legge di Bilancio – aggiungono i presidenti delle centrali cooperative agroalimentari – sono stati stanziati 70 milioni di euro per il Fondo Solidarietà Nazionale. Dopo i 20 milioni di euro già previsti per coprire i gravissimi danne delle gelate emiliano romagnole, ci auguriamo che una quota rilevante di questi ulteriori 70 milioni venga destinata all’Emilia-Romagna, dato che i principali danni da gelate si sono verificati nella nostra regione”.
“Complessivamente – concludono i presidenti di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna e Legacoop Agroalimentare Nord Italia- ci troviamo di fronte a risorse rilevanti per l’ortofrutta regionale che, in particolare dopo un biennio difficile come quello appena concluso, testimoniano la vicinanza delle Istituzioni regionali al mondo produttivo e, al tempo stesso, il riconoscimento del ruolo che il comparto ortofrutticolo riveste per l’economia emiliano-romagnola”.
NO ALLA RIDUZIONE INDISCRIMINATA DELLE RESE MASSIME PER I VINI GENERICI
Le cooperative agroalimentari della regione contrarie alla bozza di Decreto Ministeriale: “Danno enorme per la viticoltura regionale, così si rischia l’invasione di produzioni straniere”.
La richiesta: “Subito un confronto che salvaguardi l’autonomia delle Regioni, si riparta dal punto di equilibrio individuato dall’Alleanza Cooperative”.
(Bologna, 6 marzo 2021) - “L’ultima bozza del Decreto Ministeriale ‘Rese’ inviata dal MIPAAF alla Regioni venerdì 26 febbraio 2021 presenta criteri non condivisibili e pericolosi per le specificità regionali in merito alla riduzione indiscriminata delle rese massime ad ettaro dei vini generici. Pertanto - così come chiesto a gran voce dalla Regione Emilia-Romagna - siamo a richiedere un immediato, rapido e definitivo confronto, auspicando un’ampia autonomia delle Amministrazioni regionali nel definire le aree in deroga per queste riduzioni, che altrimenti rischiano di penalizzare fortemente alcuni territori”.
È questa la richiesta avanzata da Carlo Piccinini e Cristian Maretti, presidenti di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna e Legacoop Agroalimentare Nord Italia, in rappresentanza delle cantine cooperative emiliano-romagnole che insieme producono quasi l’80% del vino regionale.
Da troppi mesi - sottolineano le centrali cooperative - è in corso una “vivace discussione” nella filiera vitivinicola italiana relativamente alle rese ad ettaro dei vini generici. Ci si riferisce in particolare alla revisione al ribasso delle rese massime per questa tipologia di vini, da 500 a 300 quintali ad ettaro, con la previsione di una deroga a 400 quintali ad ettaro per i territori particolarmente vocati a questa tipologia di produzione.
“Guardando ai vini generici emiliano-romagnoli - aggiungono Piccinini e Maretti - dobbiamo orgogliosamente ribadire come nel corso del tempo si sia progressivamente consolidata una filiera che, anche dopo la fine degli aiuti UE per il sostegno al mercato, sia in grado di collocare l’intera produzione in Italia e all’estero, generando una Produzione Lorda Vendibile più che dignitosa per i produttori. Non è un caso se l’Emilia-Romagna non abbia praticamente mai aderito alla misura della distillazione di crisi”.
È bene poi ricordare come per le cooperative vitivinicole questo risultato si traduca in un beneficio economico, soprattutto per i viticoltori di piccole e medie dimensioni largamente maggioritari all’interno delle basi sociali delle cantine cooperative.
“Diventa quindi quanto mai offensivo per i viticoltori di vini generici, quindi non a denominazione di origine - sottolineano i presidenti di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna e Legacoop Agroalimentare Nord Italia -, venire strumentalizzati come un problema da risolvere con drastiche riduzioni delle rese ad ettaro, e non invece come una risorsa per il Paese. Tra l’altro, è incredibile non cogliere come la riduzione indiscriminata delle rese in Italia porterebbe solo ad una immediata invasione dei vini generici spagnoli, argentini, cileni e sudafricani”.
Sul tema, le cooperative italiane del settore hanno ampiamente ragionato e discusso all’interno del coordinamento vino dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, pensando di trovare un punto di equilibrio accettabile da tutti, incentrato sull’autonomia delle singole Amministrazioni regionali nel definire i territori in deroga e quindi con una resa massima fino a 400 quintali ad ettaro.
“Gli sviluppi degli ultimi mesi, con svariate versioni di Decreto Ministeriale che si sono nel tempo succedute e sconfessate - concludono Piccinini e Maretti - hanno fatto emergere con chiarezza come tali sforzi di mediazione del movimento cooperativo non siano bastati per coinvolgere positivamente l’intera filiera ed il Ministero delle Politiche Agricole. Abbiamo inoltre ricordato a tutti che questo processo di autoregolamentazione mal si addice con il perdurare dell’utilizzo in molti Paesi dell’UE (Germania, Francia, Paesi dell’Est) ed extra UE del saccarosio di barbabietola per l’aumento del grado alcolico”.
Plauso di Confcooperative e Legacoop all’operato dell’assessore regionale Mammi.
La richiesta: “Nel riparto delle risorse nazionali si superi il criterio storico a favore di criteri oggettivi che rappresentino realmente i sistemi agroalimentari regionali”.
(Bologna, 10 marzo 2021) - La Regione Emilia-Romagna ha accolto la proposta delle centrali cooperative destinando oltre 160 milioni di euro alle aziende agricole e agroalimentari per il PSR 2021-2022. Lo dichiarano Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna e Legacoop Agroalimentare Nord Italia in una nota congiunta, esprimendo l’apprezzamento per l’impegno dell’assessore regionale Alessio Mammi.
Da qualche mese all’interno della Consulta Agricola Regionale - sottolineano le centrali cooperative - è iniziata la discussione in merito alla definizione delle priorità strategiche e all’utilizzo delle risorse per il Programma di Sviluppo Rurale relativo al biennio in transizione 2021-2022.
In un contesto socio-economico difficile come quello attuale, l’Assessorato regionale ha saputo ascoltare, comprendere e comporre le istanze e i contributi proposti dalle diverse rappresentanze del settore agroalimentare regionale.
“Come Alleanza delle Cooperative esprimiamo un forte apprezzamento nei confronti dell’assessore Mammi per aver accolto la nostra proposta di mettere al centro dell’attenzione gli investimenti alle imprese agricole e agroalimentari, destinando oltre 160 milioni di euro per il prossimo biennio”, sottolinea il presidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna Carlo Piccinini, “risorse che saranno necessarie per cogliere appieno la prossima ripresa economica e accrescere la competitività e la sostenibilità delle nostre filiere imprenditoriali”.
La Regione Emilia-Romagna è da sempre una delle prime in Italia per velocità, capacità e qualità di spesa delle risorse dello Sviluppo Rurale. Le centrali cooperative ritengono strategico, pertanto, che i contributi comunitari vengano valorizzati al massimo in vista degli ambiziosi obiettivi del Green New Deal europeo e della strategia Farm To Fork; si auspica perciò che nel riparto delle risorse nazionali fra le diverse Regioni, si possa superare il consolidato criterio storico a favore di criteri oggettivi capaci di rappresentare la reale consistenza delle diverse economie agroalimentari.
“Ringraziamo per l’importante lavoro fatto in questo senso dall’assessore Alessio Mammi - chiosa il presidente di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Cristian Maretti - e auspichiamo che, con il contributo e la mediazione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Stefano Bonaccini, si possa raggiungere in breve tempo ad un accordo unanime fra le diverse Regioni”.
FRUTTA, PIÙ INVESTIMENTI PER PROTEGGERE LE COLTIVAZIONI DALLE GELATE
Visita dell’assessore regionale Mammi in due aziende agricole socie della cooperativa Agrintesa che hanno installato ventole anti-brina salvaguardando parte del raccolto.
Confcooperative FedAgriPesca ER: “I cambiamenti climatici mettono a rischio la continuità delle aziende agricole, servono indennizzi rapidi e adeguati insieme a copertura dei costi per installare i sistemi di difesa”.
(Castel Bolognese RA, 20 maggio 2021) – I sistemi anti-brina attivati dagli agricoltori durante le gelate tardive di fine marzo e inizio aprile hanno sortito effetti positivi, salvaguardando quote di produzione. Ma si tratta di interventi limitati che ancora non riescono a proteggere la maggior parte della produzione, per questo vanno incentivati insieme ad altre azioni a tutela della frutticoltura regionale.
È quanto emerso nel corso della visita di ieri pomeriggio organizzata da Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna in due aziende agricole (Mariani Mauro e Balducci Maurizio) di Castel Bolognese (RA), socie di Agrintesa.
Ospiti d’eccezione l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, il direttore regionale dell’assessorato Valtiero Mazzotti e la presidente della Commissione Politiche economiche Manuela Rontini che, accompagnati dal presidente della Federazione Carlo Piccinini, dai vertici della Cooperativa e dai rappresentanti delle organizzazioni agricole provinciali, hanno toccato con mano l’efficacia delle ventole anti-brina nel proteggere le fioriture dei frutteti. In particolare, la produzione si è salvata laddove l’attivazione tempestiva delle ventole (che solitamente superano i 10 metri di altezza e intervengono in un raggio di alcuni ettari) ha mitigato la temperatura durante le ondate notturne di freddo, grazie allo spostamento di aria più calda dall’alto verso il basso.
“Dopo le gelate del 2020, abbiamo deciso in collaborazione con le associazioni agricole e cooperative, di realizzare un bando per i sistemi antibrina e questi sono i primi risultati, e sono risultati molto positivi e incoraggianti per la nostra Regione – ha dichiarato l’assessore Alessio Mammi -. Proprio per questa ragione lo ripeteremo nel 2021, mettendo nuove risorse per tutelare le produzioni dal gelo e dai cambiamenti climatici. Vedere gli effetti in maniera così tangibile è motivo di soddisfazione, che premia il notevole sforzo fatto per individuare le risorse necessarie, con le quali si è finanziato il 70% delle spese sostenute da coloro che hanno deciso di introdurre questi impianti.
Siamo consapevoli che il lavoro non è finito, ma anzi, la bontà di queste prime sperimentazioni ci spinge a proseguire ed aumentare il nostro impegno. Gli uffici hanno già avuto il mandato di mettersi al lavoro ed entro l’estate verrà riproposto un nuovo bando con ancora più risorse destinate alla difesa attiva delle produzioni. Nei prossimi giorni inoltre, nell’interlocuzione che avrò con il ministro Patuanelli, mi farò portavoce di queste esigenze, perché c’è in gioco una filiera importante che coinvolge quotidianamente migliaia di aziende e un numero significativo di lavoratori.
“I cambiamenti climatici stanno mettendo a repentaglio la continuità delle aziende agricole. La frutticoltura della nostra regione rischia davvero di scomparire se non si interviene per tempo, con gravi ripercussioni nell’indotto occupazionale ed economico del territorio - ha commentato Raffaele Drei, vicepresidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna -. Tra i numerosi sconvolgimenti generati dai cambiamenti climatici, con inverni miti e inizi di primavera particolarmente freddi, c’è anche l’anticipo delle fioriture dei frutteti che già da due anni coincide con gelate tardive devastanti per le coltivazioni. Il report del CSO Italy realizzato per l’Alleanza Cooperative Agroalimentari ha certificato solo per pesche, albicocche, susine e ciliegie un danno di 232 milioni di euro in Emilia-Romagna con oltre 200.000 tonnellate di prodotto perso a causa delle gelate”. Come spiegato da Drei alla presenza dell’assessore, “le aziende agricole devono essere messe nelle condizioni di proteggersi con importanti investimenti negli strumenti di difesa attiva delle produzioni. Bene ha fatto quindi la Regione a intervenire dopo le gelate dell’anno scorso con un bando da 4,2 milioni per coprire il 70% degli investimenti delle aziende per i sistemi anti-brina”. “Ora – ha puntualizzato Drei - siamo fiduciosi che venga fatto presto un altro bando con una dotazione finanziaria maggiore, visto che siamo al secondo anno consecutivo di gelate, ma sappiamo che questi sistemi di protezione possono solo attutire il danno e non coprirlo del tutto”. Il vicepresidente di Confcooperative FedAgriPesca ER ha così invitato la Regione a fare pressing sul Ministero affinché si acceleri l’erogazione degli indennizzi nazionali per le gelate entro fine anno, ricordando che si tratterà in ogni caso di contributi nazionali modesti e tardivi. Infine, Drei ha sottolineato come “gli strumenti assicurativi messi a disposizione dalle compagnie si siano rivelati del tutto inadeguati a fronteggiare il problema e non in grado di fornire le necessarie coperture per garantire la continuità delle imprese agricole”.
“Abbiamo presentato all’assessore due aziende d’eccellenza socie della nostra cooperativa, condotte da agricoltori lungimiranti che hanno compreso per tempo l’importanza di questi sistemi attivi di protezione, investendo risorse proprie e partecipando ai bandi della Regione. E i risultati, sulle loro produzioni, sono davvero evidenti” ha dichiarato Aristide Castellari, presidente di Agrintesa. “È fondamentale proteggere gli agricoltori e le loro produzioni – ha aggiunto -. La frutticoltura è un tassello essenziale per il tessuto economico dell’Emilia-Romagna: penso alle migliaia di imprese agricole impegnate e all’indotto occupazionale, sul fronte della raccolta e della lavorazione del prodotto. Senza un’adeguata disponibilità di frutta, diventa impossibile anche per le strutture cooperative mantenere il proprio posizionamento commerciale, soprattutto nei mercati esteri. Per questo è fondamentale che le istituzioni sostengano la filiera agricola incentivando investimenti per la difesa e protezione delle coltivazioni. Agrintesa, da sempre, è impegnata a fianco dei propri soci produttori nell’affrontare le difficoltà indotte dal cambiamento climatico sia attraverso il supporto del proprio Ufficio Tecnico, sia fornendo assistenza per l’accesso a bandi e finanziamenti importanti, come quello della Regione per l’acquisto dei sistemi antibrina”.
AGRICOLTURA, PSR 2021-22 CON +35% DI RISORSE (408 MLN)
ALLEANZA COOPERATIVE ER: “SI SUPERI IL CRITERIO STORICO DI RIPARTIZIONE, PIÙ SOSTEGNO ALLE FILIERE”
L’intervento dell’assessore Mammi al webinar promosso dal settore agroalimentare dell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna: “Dal Recovery Fund in arrivo 8 miliardi di euro per l’agricoltura, tra contributi diretti e indiretti. Servono progettualità di valore per intercettare queste risorse e la nostra regione può giocare un ruolo da protagonista”.
(Bologna, 21 luglio 2021) – Parte con il 35% di risorse in più rispetto alla programmazione precedente il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Emilia-Romagna nel biennio di transizione 2021-22, illustrato ieri dai vertici di Viale Aldo Moro nel corso di un webinar di approfondimento con oltre 100 partecipanti, promosso dal settore agroalimentare dell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna (che riunisce le federazioni regionali Agci-Agrital ER, Confcooperative FedAgriPesca ER e Legacoop Agroalimentare Nord Italia).
L’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi, insieme al direttore dell’assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca Valtiero Mazzotti e alla dirigente responsabile del servizio Programmazione e sviluppo locale integrato Teresa Schipani, hanno spiegato nel dettaglio la composizione dei fondi previsti per il biennio, pari a 408,8 milioni di euro suddivisi tra sostegno alla competitività delle imprese e ad azioni di sostenibilità ambientale.
“Siamo soddisfatti del lavoro svolto dalla Regione e in particolare dall’assessore Mammi nell’interlocuzione con gli altri livelli istituzionali per la ripartizione dei fondi per il PSR, un’attività che ha consentito di ottenere quasi 30 milioni di euro in più” ha sottolineato Francesco Milza, presidente dell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna, in apertura del webinar. “Per il futuro, nella ripartizione dei fondi per l’agricoltura e l’agroalimentare – ha aggiunto Milza – auspichiamo che venga riconosciuto il peso effettivo delle singole Regioni, che devono svolgere un ruolo sempre più fondamentale”.
“Il PSR del biennio 2021-22 presenta il 35% di risorse in più rispetto alla programmazione precedente e il 22% in più rispetto ai criteri storicamente utilizzati nella distribuzione delle risorse a livello nazionale – ha puntualizzato l’assessore regionale Alessio Mammi –. Da una parte, l’Unione Europea ha aumentato il sostegno all’agricoltura attraverso il programma Next Generation UE, dall’altra come Regione abbiamo insistito molto ottenendo una parziale revisione dei criteri di ripartizione, con più importanza ai criteri oggettivi”. “Al Governo e al Ministero – ha aggiunto Mammi – ho chiesto che le Regioni siano coinvolte anche nei bandi del Recovery Fund, che per l’agricoltura italiana prevede quasi 8 miliardi di euro tra interventi diretti e indiretti. Dobbiamo evitare di disperdere e frazionare queste risorse in settori non strategici, partendo dalle filiere produttive più importanti come ortofrutta, zootecnia e vitivinicolo. Il sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna si deve attivare per mettere in campo progettualità di grande valore che possano intercettare queste risorse a beneficio della competitività delle nostre imprese e della sostenibilità ambientale”.
“La Regione Emilia-Romagna è da sempre ai primi posti per rapidità, capacità e qualità di spesa del PSR. Pertanto, riteniamo strategico che i contributi comunitari vengano valorizzati al massimo dalle Regioni in vista degli ambiziosi obiettivi europei, evitando il rischio di centralizzazione della gestione – hanno sottolineato i rappresentanti del settore agroalimentare dell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna, Carlo Piccinini, Cristian Maretti e Patrizia Masetti -. Dopo il primo passo svolto in questo PSR di transizione, auspichiamo che nella programmazione della PAC 2023-27 si superi definitivamente il criterio storico di ripartizione delle risorse a favore di criteri oggettivi capaci di rappresentare la reale consistenza delle diverse economie agroalimentari. Inoltre – aggiungono i rappresentanti della cooperazione agroalimentare – occorrono in futuro interventi più decisi sul tema delle filiere, perché da questo punto di vista il PSR 2021-22 della Regione non incentiva in maniera adeguata le aziende agricole a partecipare alle filiere produttive, che rappresentano un elemento essenziale del sistema agroalimentare della nostra regione”.
“Il ruolo delle filiere produttive – concludono Piccinini, Maretti e Masetti – sarà centrale nella programmazione del Recovery Fund, pertanto chiediamo al Ministero che ci sia un coinvolgimento attivo delle Regioni per poter valorizzare al meglio le peculiarità del sistema agroalimentare italiano”.
AGRICOLTURA, ALLEANZA COOPERATIVE ER CHIEDE CHIAREZZA SU CUMULABILITÀ CONTRIBUTI E CREDITO D’IMPOSTA
Problemi per i beneficiari sugli investimenti passati e limitazioni ingiustificate su investimenti futuri.
(Bologna, 23 Luglio 2021) La scorsa settimana nella Consulta Agricola della Regione Emilia-Romagna è stato presentato il nuovo bando della misura investimenti OCM vino annualità 2021-2022, all’interno del quale si esplicita che “i contributi previsti dal presente Avviso sono cumulabili con altri aiuti di Stato o altre agevolazioni, compresi i crediti di imposta, entro i limiti fissati dall’art.50 del Regolamento (UE) n. 1308/2013”.
Condividendo la posizione di altre Regioni come Veneto e Lombardia e facendo seguito all’orientamento ministeriale - tuttavia non esplicitato in circolari e altri atti formali -, anche per i contributi OCM si fornisce una interpretazione restrittiva che penalizza e crea incertezza nel diritto alle tante imprese agricole che hanno fatto investimenti già autorizzati sui bandi delle scorse annualità o che li faranno nei prossimi anni.
Per le organizzazioni riunite nel settore agroalimentare dell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna (AGC - Agrital ER, Confcooperative FedAgriPesca ER, Legacoop Agroalimentare Nord Italia),
l’interpretazione non vincolante della Commissione Europea sui contributi PSR in risposta ad un quesito della Regione Sicilia e qui estesa come interpretazione anche ai contributi OCM, è pericolosa e contraddice in modo evidente con quanto stabilito al comma 192 dell’art. 1 della legge n.160 del 27/12/2019 (legge di bilancio 2020) che recita: “Il credito d’imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive di cui al periodo precedente, non porti al superamento del costo sostenuto.”
Il credito d’imposta presente nel Piano Nazionale Transizione 4.0 non si configura come aiuto di stato, ma come strumento di fiscalità generale e quindi è liberamente cumulabile salvo l’unico vincolo del non superamento del 100% del costo sostenuto.
Il superamento di questa restrittiva interpretazione deve essere la priorità di tutte le forze del mondo agricolo e agroalimentare nazionale e la priorità politica per ogni Assessorato regionale e per i Ministeri competenti, ne va della sovranità fiscale nazionale e della competitività del nostro tessuto imprenditoriale.
Per questo le centrali dell’Alleanza Cooperative Emilia Romagna – Settore Agroalimentare auspicano che il Governo e gli uffici ministeriali nel più breve tempo intervengano e sanino questa problematica rendendo chiara e certa la possibilità di cumulare gli aiuti di stato e le misure fiscalità generale senza gli ingiustificati vincoli restrittivi ad oggi presenti.
DI RILANCIO PROMOSSO CON LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Le centrali riunite nell’Alleanza: “Comparto allo stremo da anni per cimice asiatica, maculatura bruna e gelate. Avanti con politiche di aggregazione per favorire il reddito dei produttori, confidiamo sia il primo passo per salvare questa eccellenza”.
(Bologna, 30 luglio 2021) – La cooperazione ortofrutticola regionale sostiene il progetto illustrato questa mattina per il rilancio della pera Igp dell’Emilia-Romagna attraverso la nascita di UNAPera, la nuova Associazione di Organizzazioni di Produttori (Aop) che riunisce la maggior parte della produzione pericola regionale.
“Oltre il 70% della produzione nazionale di pere proviene da questa regione e in particolare dalle province di Ferrara, Modena, Bologna e Ravenna – sottolineano Carlo Piccinini, Cristian Maretti e Patrizia Masetti, rispettivamente presidenti di Confcooperative FedAgriPesca ER, Legacoop Agroalimentare Nord Italia e AGCI-Agrital ER -. Questo comparto è allo stremo dopo i danni causati negli ultimi anni da cimice asiatica, maculatura bruna e gelate tardive, al quale si sono aggiunte anche le recenti grandinate che hanno devastato alcuni areali; gli indennizzi erogati a livello nazionale non sono sufficienti a coprire le ingenti perdite registrate anche quest’anno dai produttori, e non possono certo rappresentare la soluzione per il futuro”.
“Occorre fare qualcosa a tutti i livelli – continuano i presidenti delle centrali riunite nell’Alleanza Cooperative Emilia-Romagna settore agroalimentare – anche sul fronte della promozione e della commercializzazione. Ben venga quindi il progetto di rilancio presentato oggi nella sede di CSO Italy e fortemente voluto anche dalla Regione tramite lo strumento dell’Igp e la creazione di una nuova Aop, alla quale hanno aderito le più importanti strutture cooperative che si sono dimostrate subito pronte a dare il loro contributo. L’aggregazione dell’offerta commerciale è un requisito fondamentale per rilanciare questa eccellenza della frutticoltura regionale; confidiamo pertanto che l’iniziativa legata alla promozione della pera, forte anche di nuove risorse della Regione, rappresenti un primo e importante passo in questa direzione”.
“È fondamentale – concludono i presidenti di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, Legacoop Agroalimentare Nord Italia e AGCI-Agrital Emilia-Romagna – che questo progetto di rilancio venga accompagnato anche da politiche di sostegno concreto ai frutticoltori, che devono essere messi nelle condizioni di proteggere le loro produzioni sempre più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Senza adeguate quote di produzione non sarà infatti possibile presidiare i mercati”.
La richiesta delle cooperative: “Nuova PAC, la gestione dei fondi europei deve rimanere alle Regioni. I costi della transizione ecologica non siano scaricati sulle imprese, che vanno accompagnate con risorse e nuove norme”.
Bologna, 1 settembre 2021 – Sostegno agli agricoltori che subiscono i pesanti effetti dei cambiamenti climatici, contrasto alle iniziative legislative europee che penalizzano le eccellenze Dop e Igp della regione, interventi su politiche attive del lavoro per favorire il reperimento di manodopera, maggiore sostegno alla finanza di impresa.
Sono questi i principali temi che i rappresentanti di alcune tra le principali cooperative agricole e agroalimentari della regione hanno sottoposto ieri sera al ministro alle Politiche agricole, sen. Stefano Patuanelli, nell’ambito di un incontro istituzionale organizzato da Confcooperative Emilia Romagna e tenutosi (nel rispetto delle norme anti-Covid) nell’Auditorium di Conserve Italia a San Lazzaro di Savena (BO).
A fare gli onori di casa il presidente di Conserve Italia e di Confcooperative, Maurizio Gardini, che ha accolto il ministro sottolineando l’importanza di questo confronto davanti ad una platea di oltre 50 cooperatori emiliano-romagnoli in rappresentanza delle principali filiere produttive a livello nazionale: ortofrutta, vitivinicolo, lattiero-caseario, carne, bieticolo-saccarifero.
Sono poi intervenuti il presidente di Apo Conerpo Davide Vernocchi, il presidente di Orogel Bruno Piraccini, il presidente di Caviro Carlo Dalmonte, il direttore di Emil Banca e presidente di Confcooperative Bologna Daniele Ravaglia.
“La cooperazione riveste da sempre un ruolo di leadership nel sistema agroalimentare regionale, rappresentando oltre la metà delle produzioni di tutte le principali filiere e mettendo insieme migliaia di agricoltori che vedono così valorizzate al meglio le loro produzioni, commercializzate in tutto il mondo con la forza dei grandi marchi del vero made in Italy” ha dichiarato in chiusura il presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Francesco Milza. “Senza cooperazione l’agricoltura emiliano-romagnola non sarebbe la stessa e non avrebbe raggiunto i successi odierni che tutti le riconoscono – ha aggiunto Milza -, per questo è importante che i massimi rappresentanti istituzionali conoscano da vicino le nostre strutture cooperative e ascoltino le loro richieste e istanze. Siamo contenti che il ministro Patuanelli abbia deciso di partecipare a questo incontro”.
“Occorre mantenere nella nuova PAC il ruolo strategico delle Regioni, alle quali deve rimanere la definizione e gestione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR)” ha aggiunto Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, federazione regionale che rappresenta circa 400 cooperative agricole, agroalimentari e della pesca, che insieme raggruppano oltre 51.000 soci produttori con 18.300 addetti e un volume d’affari di 9,28 miliardi di euro.
“In questi anni – ha puntualizzato Piccinini - Regioni come l’Emilia-Romagna hanno dimostrato buona capacità di spesa dei fondi europei, attivando investimenti a beneficio delle imprese agroalimentari. Non possiamo permetterci di disperdere questo patrimonio per colpa di politiche centraliste che toglierebbero autonomia ed efficienza ai territori”.
“Come sappiamo, la nuova PAC – ha poi concluso il presidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna – sarà molto incentrata su sostenibilità ambientale, benessere animale e lotta ai cambiamenti climatici, tutti temi che stanno a cuore anche alle nostre cooperative, da sempre in prima linea per tutelare l’ecosistema. Tuttavia, i costi sempre più evidenti di questa transizione ecologica non possono essere scaricati esclusivamente sulle imprese, che invece hanno bisogno di essere accompagnate in questo percorso virtuoso con adeguati supporti economici e con una revisione degli strumenti normativi disponibili. Ne va della tenuta del nostro sistema primario. Se lasciamo da sole le aziende e le cooperative agroalimentari in questa transizione, le abbandoniamo ad un inevitabile declino che le porterà a perdere competitività e quote di mercato”.
“Non esiste sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica e sociale – ha dichiarato il ministro Stefano Patuanelli -: qualsiasi sforzo chiesto a un’impresa deve essere accompagnato da adeguate misure di sostegno che operino nei giusti tempi. Questo a maggior ragione in un settore, come quello primario, essenziale per il tessuto economico regionale e nazionale e dove la cooperazione riveste una funzione cruciale, garantendo anche al più piccolo dei produttori associati un ruolo centrale. Le sfide non mancano: guardare al futuro e puntare allo sviluppo significa superare la logica degli indennizzi e sostenere le aziende agricole tutelandone, prima di tutto, la produzione, insistere sul fronte degli investimenti e intervenire sull’ambito delle assicurazioni, modificando strumenti e tempi ma sollecitando i produttori a proteggere le proprie coltivazioni. Su questi fronti, il confronto a livello comunitario è serrato e siamo riusciti a ottenere risultati importanti mentre a livello nazionale l’impegno è massimo per consentire agli imprenditori agricoli, inclusi i membri della grande famiglia cooperativa, di fare impresa agendo sulla burocrazia, definendo regole chiare e garantendo, come fatto fin qui, risorse crescenti e strumenti adeguati e innovativi”.
CAMBIO ALLA PRESIDENZA DI PATFRUT: ALDO RIZZOGLIO SUBENTRA A ROBERTO CERA
Imprenditore agricolo di Castenaso specializzato in orticole, già vicepresidente della cooperativa ortofrutticola presente nelle province di Ferrara e Bologna.
Prende il posto di Roberto Cera, che lascia la presidenza e resta in Cda.
(Ferrara, 2 ottobre 2021). Cambio alla guida di Patfrut, la cooperativa ortofrutticola con oltre 600 soci presente nelle province di Ferrara e Bologna e specializzata nella produzione e commercializzazione di frutta fresca (in particolare pere e mele), ortaggi freschi (patate e cipolle) e orticole da industria (pomodoro, mais dolce e piselli). Nella riunione di giovedì sera, il Consiglio di Amministrazione ha eletto Aldo Rizzoglio nuovo presidente di Patfrut, a seguito delle dimissioni presentate dal presidente uscente Roberto Cera. Contestualmente è stato nominato vicepresidente Simone Bacilieri.
Quarantacinque anni, titolare di un’azienda agricola dedicata alla produzione di patate e cipolle con una cinquantina di ettari nella zona di Castenaso, alle porte di Bologna, Aldo Rizzoglio ricopriva già la carica di vicepresidente di Patfrut e raccoglie così il testimone lasciato da Roberto Cera, in carica dal 2016.
Sarà affiancato dal vicepresidente Simone Bacilieri, 47 anni, titolare di un’azienda agricola di 30 ettari a Voghiera, nel Ferrarese, dove produce pere, mele e aglio.
“Si tratta di un passaggio di consegne programmato e preparato per tempo – spiega Roberto Cera -. Sin dall’ultimo rinnovo delle cariche, avevo preannunciato ai consiglieri e ai soci di Patfrut la mia intenzione di lasciare la presidenza della cooperativa in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, prevista a giugno 2023, così da poter seguire al meglio lo sviluppo della mia azienda agricola che richiede sempre più impegno – aggiunge Cera -. Aldo è stato il mio vicepresidente in questi anni, insieme abbiamo lavorato bene e sono certo che sia la persona giusta per questo incarico. Da parte mia, resterò a disposizione della cooperativa sia all’interno del Cda che mantenendo gli incarichi esterni, per continuare a rappresentare l’interesse dei soci agricoltori e dell’intero sistema ortofrutticolo”.
“Ringrazio innanzitutto Roberto per l’impegno profuso in questi anni e tutti i consiglieri della cooperativa per la fiducia dimostrata nei miei confronti attribuendomi questo importante incarico – afferma il neo presidente di Patfrut, Aldo Rizzoglio -. Per me è un grande onore poter rappresentare tutti i nostri oltre 600 soci produttori; spero di essere all’altezza del compito affidatomi e farò del mio meglio per continuare a fare crescere la cooperativa, come ha fatto Roberto in tutti questi anni”.
“Sono numerose le sfide che ci attendono – aggiunge Rizzoglio – a partire dalla necessità di tutelare i frutticoltori e in particolare i pericoltori, vittime anche quest’anno di una campagna difficilissima con gravi carenze di prodotto a causa delle gelate primaverili, della cimice asiatica, della maculatura bruna e di altre fitopatologie. Non smetteremo mai di impegnarci affinché sia salvaguardata la produzione della pera in Emilia-Romagna e si diano sostegni ai frutticoltori per evitare il drastico ridimensionamento di questo comparto”.
PATFRUT – LA SCHEDA
Realtà di punta del settore ortofrutticolo, Patfrut aderisce ad Apo Conerpo, Agripat, Naturitalia, Conserve Italia, Opera, Melapiù, Modì, Consorzio IGP Pera, Consorzio Selenella, Patata Dop di Bologna, Consorzio Cipolla di Medicina. Con un fatturato di 80 milioni di euro, conta oltre 600 soci, 450 addetti (tra fissi e stagionali), 3 stabilimenti di lavorazione (a Monestirolo per la frutta, Molinella per patate e cipolle, Medicina per la quarta gamma), 2 magazzini per lo stoccaggio in provincia di Bologna e 4 in provincia di Ferrara.
Patfrut è inoltre una cooperativa unitaria che aderisce alle centrali Confcooperative e Legacoop.