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Marco
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Maltempo, Confagricoltura Toscana: “Danni ingenti soprattutto nel Pisano, politica non si dimentichi delle aziende agricole dopo l’emergenza” Il presidente Neri: “Centinaia di ettari sott’acqua, ma gli agricoltori hanno fatto la loro parte: hanno salvato le città toscane da guai peggiori”
Firenze, 18 marzo 2025. “Centinaia di ettari sommersi dall’acqua, con danni ingenti alle colture estensive, concentrati soprattutto nella provincia di Pisa e in molte aziende agricole del Mugello e della Piana fiorentina. I nostri agricoltori si sono subito rimboccati le maniche, senza protestare. Come associazione chiediamo che non ci si dimentichi di loro passata l’emergenza”.
A dirlo è il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, dopo l’ondata di maltempo che ha colpito buona parte della Toscana.
“Oltre alla copiosissima pioggia caduta in poco tempo sulle stesse aree – dice Neri – per le aziende la situazione è stata ulteriormente aggravata dall'attivazione dello Scolmatore di Pontedera, che ha efficacemente protetto i centri urbani dalle inondazioni, ma ha riversato grandi quantità d'acqua nelle aree agricole circostanti. Possiamo affermare, con una semplificazione e un pizzico di provocazione, che il mondo dell'agricoltura ha dato il suo contributo per salvaguardare i centri abitati".
“Ora la priorità è mettere in sicurezza strade, case e aziende – continua il presidente di Confagricoltura Toscana -. Per quanto riguarda le imprese agricole un punto importante sarebbe la revisione delle attuali normative sui ristori per calamità naturali. Attualmente, la legge prevede che le aziende agricole possano accedere ai fondi di solidarietà solo se i danni subiti superano il 35% della produzione lorda vendibile. Ma molte imprese hanno subito perdite significative che, pur non raggiungendo questa soglia, mettono a rischio la loro sostenibilità economica”.
“Chiediamo – conclude il presidente di Confagricoltura Toscana – di considerare con urgenza misure di sostegno anche per queste aziende, al fine di garantire la continuità produttiva e la salvaguardia del tessuto agricolo regionale”.
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18/03/2025, 15:41 |
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Marco
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Sicurezza sul lavoro, Confagricoltura Toscana: “La prevenzione si impara anche a partire dai banchi di scuola” Il presidente Marco Neri e la conclusione del progetto “Confiniamo il rischio”, realizzato con Inail Toscana e l’Ufficio scolastico regionale della Toscana: “È un importante punto di partenza per una rinnovata opera di sensibilizzazione”
Firenze, 27 marzo 2025. “Investire sulla sensibilizzazione durante il percorso scolastico è una scelta vincente e costruttiva. Far comprendere ai giovani l’importanza della sicurezza fin dalla formazione significa costruire un futuro in cui il lavoro in agricoltura sarà sempre più consapevole e protetto”.
A dirlo è stato Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, in occasione della giornata-evento conclusiva del progetto “Confiniamo il rischio”, in corso oggi al Castello di Nipozzano – Tenute Marchesi Frescobaldi a Pelago.
Il progetto ha visto il coinvolgimento attivo degli studenti dell’Istituto Agrario di Firenze, che hanno partecipato a sessioni formative teoriche ed esperienziali presso le aziende Marchesi Frescobaldi. Grazie al Simulatore Inail, i ragazzi hanno potuto sperimentare in sicurezza i rischi degli ambienti confinati, comprendendo l’importanza di adeguati dispositivi di protezione e delle corrette procedure operative.
All’evento di conclusione del progetto hanno partecipato importanti rappresentanti istituzionali e del settore agricolo, tra cui Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Fabrizio D’Ascenzo, presidente Inail, e Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini. Le conclusioni sono state affidate a Patrizio Giacomo La Pietra, sottosegretario di Stato presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
“La conoscenza e la prevenzione - ha detto Neri - sono un connubio dinamico e risolutivo per accrescere la sicurezza e ridurre gli infortuni. È fondamentale essere mentalmente aperti nel recepire le disposizioni in materia di sicurezza”.
“Confagricoltura Toscana e le sue imprese associate - ha continuato Neri - pongono al centro delle loro attenzioni il tema della sicurezza sul lavoro. Questa iniziativa rappresenta solo un punto di partenza: ci faremo promotori di altri progetti simili su altri territori, perché la prevenzione deve essere una priorità condivisa”.
“Ringraziamo l’Inail, l’Ufficio scolastico regionale della Toscana e le Tenute Marchesi Frescobaldi per il prezioso contributo a questa iniziativa. La collaborazione tra istituzioni, imprese e formazione è fondamentale per diffondere una cultura della sicurezza sempre più radicata e consapevole nel settore agricolo”, ha concluso il presidente di Confagricoltura Toscana.
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28/03/2025, 16:07 |
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Dazi USA, la posizione di Confagricoltura Bologna: “Colpite filiere di eccellenza come Parmigiano Reggiano e vini Doc delle zone collinari e di montagna. Necessaria risposta coesa dell’Unione Europea” “I dazi al 20% annunciati ieri sera dal presidente Trump sui prodotti agroalimentari europei esportati negli Stati Uniti rappresentano un duro colpo per le produzioni di eccellenza del sistema agroalimentare bolognese. Saranno colpite alcune filiere strategiche per il nostro territorio, a partire dal Parmigiano Reggiano e quella vitivinicola fino alle conserve vegetali e alle carni, con il rischio di ricadute soprattutto sulle aree collinari e di montagna dove si trovano molte aziende dei comparti lattiero-caseario e vitivinicolo. È necessario che l’Italia difenda i propri prodotti insieme all’Unione Europea, adottando una strategia uniforme per arrivare ad un negoziato costruttivo a beneficio di tutti”. È questo il commento di Davide Venturi, presidente di Confagricoltura Bologna, a seguito dell’introduzione dei dazi al 20% da parte del Governo USA sull’importazione di prodotti alimentari provenienti dall’Europa. Una decisione che rischia di generare ripercussioni nell’area metropolitana bolognese, dove diversi produttori agricoli, a partire da quelli legati alla filiera del Parmigiano Reggiano, per il quale gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato estero di riferimento (una forma su quattro venduta all’estero finisce proprio negli USA). Senza dimenticare i vini di eccellenza delle nostre Doc. Anche il settore vitivinicolo bolognese, infatti, teme importanti riflessi negativi, in particolar modo i produttori del Pignoletto, che negli ultimi anni hanno investito con decisione per espandere la propria presenza sul mercato americano, anche con campagne marketing e di comunicazione mirate ai consumatori statunitensi. “Ora tutto questo lavoro rischia di essere vanificato – prosegue Venturi -. A livello nazionale alcune stime hanno indicato che l’introduzione delle tariffe del 20% potrebbe comportare un danno diretto di circa 470 milioni di euro sul comparto vitivinicolo, con effetti indiretti sull’export globale che raggiungerebbero rapidamente il miliardo di euro. È inevitabile che anche le aziende bolognesi si troveranno ad affrontare forti difficoltà. Diversi nostri soci hanno investito risorse nell’internazionalizzazione dei mercati, avviando processi di sviluppo commerciale lunghi, laboriosi e costosi, che ora rischiano di venire fortemente penalizzati o ridimensionati dall’effetto a catena che possono genere questi dazi”. Per Confagricoltura Bologna diventa quindi fondamentale “una presa di posizione netta e soprattutto coesa da parte dell’Unione Europea, con l’Italia che deve difendere i propri prodotti d’eccellenza che sono riconosciuti per la loro grande qualità dal mercato americano. La reazione deve essere quella di adottare una strategia unitaria e condivisa, rispondendo in maniera ferma e autorevole a quanto fatto dagli Stati Uniti per arrivare al più presto ad un negoziato che riequilibri la situazione. Gli USA rappresentano un mercato difficilmente sostituibile per molte nostre imprese, e certamente non in tempi così rapidi. Siamo impegnati a fare di tutto per tutelare le nostre produzioni”.
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03/04/2025, 16:29 |
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Dazi, Confagricoltura Toscana: "Il 37% del vino toscano venduto negli Stati Uniti, ora serve negoziare" Colpizzi (Presidente Federazione Vitivinicola): "Ci sarà un impatto rilevante sul nostro export, soprattutto per i vini di fascia media. Rischiamo di perdere competitività rispetto a paesi come Argentina e Cile"
Firenze, 3 aprile 2025. "Il vino toscano ha una forte vocazione all'export e continuerà a essere un punto di riferimento sui mercati internazionali, nonostante le nuove barriere tariffarie imposte dagli Stati Uniti. Tuttavia, l'introduzione dei dazi americani avrà un impatto significativo su un settore strategico per l'economia e per l'occupazione regionale: infatti attualmente, circa il 37% delle vendite totali di vino toscano avviene nel mercato americano, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro".
A dirlo è Francesco Colpizzi, presidente della federazione vitivinicola regionale toscana, in seguito all'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dell'introduzione di dazi del 20% sui prodotti provenienti dall'Unione Europea.
"Non vogliamo creare allarmismi, ma è innegabile che questi dazi penalizzeranno le nostre esportazioni – continua Colpizzi –. I grandi vini toscani di fascia alta subiranno un impatto più contenuto, poiché rientrano nel segmento del lusso e i loro acquirenti sono meno sensibili alle variazioni di prezzo. Maggiori difficoltà, invece, si prevedono per i vini di fascia media, che hanno comunque un eccellente qualità ma un prezzo competitivo"
"Con questi dazi l'Italia non perde competitività rispetto agli altri paesi produttori di vino europei – continua Colpizzi – perché i dazi sono stati attribuiti a tutti i paesi europei in modo uguale, ma piuttosto rischia di perdere competitività con paesi come Argentina e Cile, che hanno dazi minori e costi della produzione molto inferiori ai nostri. Non credo invece che possa esserci uno spostamento di consumi interni al mercato americano verso prodotti lesivi della proprietà intellettuale che richiamano nel nome prodotti italiani ma non sono italiani, i cosiddetti Italian Sounding. Infatti, ci sono già centinaia di vini di questo tipo ma si tratta di prodotti di scarsa qualità. La nostra forza è che possiamo puntare su dei nomi di denominazione di origine molto importanti, e siamo in grado di consolidare attraverso la nostra qualità i rapporti commerciali con gli Stati Uniti d'America".
"Come Confagricoltura Toscana ci impegneremo a individuare soluzioni e rimedi – conclude Colpizzi – tenendo conto che ora occorre molta razionalità e che l'Unione Europea, al netto delle dichiarazioni, non deve rispondere con ripicche e ritorsioni inutili ma concentrarsi su un negoziato efficace. Nel frattempo, il nostro governo dovrà sostenere le imprese vitivinicole con strumenti di finanza agevolata per l'internazionalizzazione, per rafforzare la presenza sui mercati internazionali, esplorando, nuove opportunità di crescita e consolidamento, anche attraverso gli enti di emanazione del Ministero degli Esteri ".
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03/04/2025, 16:41 |
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Dazi Usa, Confagricoltura Toscana: “Sistema europeo vulnerabile, servono politiche strutturali" Il presidente dell’associazione Neri e il presidente della Federazione Vitivinicola Colpizzi dopo l’incontro organizzato dall’europarlamentare Nardella: “Vino al centro del terremoto, rafforzare misure europee” Firenze, 9 aprile 2025 – “I numeri del commercio internazionale parlano chiaro: il sistema agricolo europeo mostra tutta la sua inadeguatezza di fronte alle sfide globali, come quella dei dazi USA”.
A dirlo è Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, dopo aver preso parte all’incontro promosso dall’europarlamentare Dario Nardella sulle conseguenze dei dazi Usa sull’economia toscana.
“Le tensioni commerciali - dice Neri - ci mostrano quanto sia fragile il modello europeo. L’Ue è nata anche per garantire autosufficienza alimentare e reddito agli agricoltori. Se viene meno questo equilibrio, l’intero sistema rischia di vacillare”.
Il presidente di Confagricoltura Toscana ha evidenziato come la dipendenza dall’estero per prodotti fondamentali come grano, olio d’oliva e soia esponga l’Europa a rischi enormi: “Siamo troppo vulnerabili. Dobbiamo avere il coraggio di rivedere i rapporti commerciali internazionali con maggiore pragmatismo, difendendo le produzioni strategiche europee e il lavoro degli agricoltori”.
All’incontro ha partecipato anche Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana: “Il mondo del vino è al centro del terremoto creato dalla decisione del presidente Trump - dice Colpizzi -. La risposta europea, più che contro dazi che di inasprire ulteriormente il clima, dovrebbe concentrarsi sul potenziamento dell’Organizzazione comune dei mercati agricoli, semplificando e rendendo più flessibili politiche e procedure”.
“Le politiche agricole europee – spiega Neri – negli ultimi anni hanno creato un sistema normativo sempre più complicato, ma poco efficace nel sostenere davvero le imprese. Servono invece politiche strutturali che garantiscano redditività al settore e contribuiscano alla sicurezza dell’intera Europa”.
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11/04/2025, 8:18 |
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Confagricoltura Firenze: "In 40 anni perso il 40% della superficie agricola coltivata con olivi" È il dato che emerge dallo studio presentato oggi a Villa Bardini. Il presidente Colpizzi: "Servono politiche specifiche per promuovere un marchio identitario e investire su competitività e tecnologie, per una conservazione dinamica del paesaggio e dell’ambiente"
Firenze, 14 aprile 2025. In 40 anni, dal 1980 al 2020, nel territorio della provincia di Firenze è stato perso il 40% delle superfici destinate ad olivi. È quanto emerge dalla ricerca commissionata dalla Fondazione CR Firenze presentato stamani a Villa Bardini durante l’evento "L'olivicoltura dell'area periurbana fiorentina”, organizzato dall'Unione Agricoltori di Firenze. Lo studio è stato curato dal professor Alessandro Pacciani e dalla dottoressa Daniela Toccaceli del Laboratorio Gaia Innova della Fondazione Pin.
All'evento hanno partecipato Patrizio La Pietra, sottosegretario del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana con delega all'Agricoltura, Maria Oliva Scaramuzzi, vicepresidente della Fondazione CR Firenze, Francesco Colpizzi, presidente di Confagricoltura Firenze, Davide Majone, consigliere della Fondazione Pin, Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche di Sviluppo Economico delle Filiere Agroalimentari di Confagricoltura, e Tommaso Miari Fulcis, presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Firenze
La ricerca ha restituito un quadro dettagliato della filiera olivicola nei comuni collinari intorno a Firenze, dove oggi su 2.495 aziende agricole attive, ben 2.185 coltivano l’olivo. Si tratta di un comparto strategico, profondamente radicato nel paesaggio e nella tradizione agricola fiorentina, che nonostante le difficoltà strutturali continua a distinguersi per qualità, sostenibilità e attenzione ai mercati di nicchia.
"Per contrastare l'abbandono e sostenere chi continua a credere in questa coltura simbolo del nostro territorio – ha detto Francesco Colpizzi, presidente dell'Unione Agricoltori di Firenze - servono politiche ad hoc: bisogna promuovere condizioni tecniche e commerciali che valorizzino l'identità delle nostre aziende, investire nella competitività e nelle tecnologie con quell’approccio sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale e sociale che è insito nel dna dei nostri imprenditori da sempre, per costruire, insomma, nuove condizioni di rafforzamento della filiera, in chiave moderna, anche sotto il profilo organizzativo".
“Siamo consapevoli di quanto l’agricoltura, e in particolare l’olivicoltura, non siano solo attività economiche, ma veri e propri presìdi del territorio, capaci di modellare il paesaggio, di mantenerlo vivo, curato e produttivo, specie in Toscana – afferma Maria Oliva Scaramuzzi, Vice Presidente di Fondazione CR Firenze -. Per questo abbiamo sostenuto questa ricerca che indaga non soltanto sui numeri della filiera ma anche sulle condizioni di abbandono esistenti. Materiale prezioso che offre una base di riflessione per istituzioni e associazioni di categoria per tutelare al meglio il nostro patrimonio paesaggistico”.
“Il settore olivicolo nazionale e quindi anche quello toscano, che ne è un punto di forza produttiva per quantità ma soprattutto per qualità, deve tornare protagonista del mercato mondiale. Il Piano Olivicolo Nazionale si pone proprio questo ambizioso obiettivo che, come Masaf e come governo Meloni, intendiamo centrare tramite una linea di interventi, che puntano su investimenti, ricerca e innovazione. Inoltre dobbiamo valorizzare l'olio Evo d’eccellenza tramite origini certificate, tracciabilità e campagne di sensibilizzazione, che rendano sempre più consapevoli i consumatori sulle proprietà salutistiche dell’olio extravergine e sull’importanza di pagare un giusto prezzo per un bene così prezioso qual è l’olio italiano” dichiara il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra.
“Abbiamo proposto al governo di fare un piano nazionale sull'olivicoltura perché riteniamo che in Toscana rappresenti una delle coltivazioni più identitarie del nostro territorio – dice la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi -. Non a caso abbiamo spinto quando si è trattato di decidere il piano strategico nazionale perché ci fosse una misura specifica sugli olivi a carattere paesaggistico. Poi bisogna fare un salto culturale importante per quanto riguarda l'olio: è un prodotto che fa bene oltre ad essere buono ma spesso non viene considerato quanto il vino, si cerca di acquistare l'olio meno caro invece di valorizzare quello prodotto nel nostro territorio che invece ha anche proprietà nutraceutiche importanti e fa bene alla salute”. Sulla situazione internazionale, Saccardi dice: “L’olio è uno dei prodotti che esportiamo di più insieme al vino e esportiamo di più negli Usa, quindi la situazione un po' ci preoccupa, ma è difficile fare previsioni perché un giorno si sente una cosa il giorno dopo un'altra. Ma dobbiamo lavorare con serenità sulla qualità dei nostri prodotti, e sull'olio lavorare per avere un prodotto sempre migliore quindi coltivare bene nel campo ma avere anche frantoi moderni come abbiamo. L'olio che si trova in Toscana è difficile trovarlo altrove”.
“Dagli oliveti intorno alla citta di Firenze - conclude Tommaso Miari Fulcis, presidente della Sezione Olivicoltura dell’Unione degli Agricoltori di Firenze - si produce ben l’11% dell’olio prodotto in Toscana. Tuttavia, le specifiche caratteristiche orografiche, un modello di coltivazione quasi sempre arcaico, ed una incoerente organizzazione della filiera, hanno reso l’olivicoltura fiorentina scarsamente competitiva, nonostante capace di produzioni di assoluta eccellenza. Occorre perciò la messa a terra di strumenti finalizzati a rinnovare e razionalizzare gli oliveti ed i frantoi. una migliore qualificazione commerciale che sia distintiva della qualità dell’olio fiorentino, dotando la filiera di efficaci strumenti di coordinamento tra le aziende anche alla luce del nuovo piano olivicolo di settore che il Masaf sta elaborando”.
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14/04/2025, 14:13 |
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