Latte, Confagricoltura Toscana: “Fissare subito un prezzo minimo sostenibile e fare un bando di valorizzazione del marchio toscano” Il presidente Neri: “Alla Regione chiediamo interventi concreti”
Firenze, 28 gennaio 2022 - “Per salvare il latte toscano e le aziende che lo producono va fissato un prezzo minimo che copra tutte le spese. E bisogna valorizzare il più possibile il marchio toscano”. Il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, lancia due proposte per superare la morsa tra aumento dei costi (in particolare per l'energia) e prezzo alla stalla fisso che sta stringendo al collo gli allevatori.
“Se andiamo avanti così – spiega Neri – in Toscana rischiano di chiudere tante stalle e di conseguenza tante aziende, senza contare il progressivo abbandono dei pascoli: sarebbe un incalcolabile danno economico, sociale e anche di cura del territorio. Bisogna intervenire”.
Da qui le due proposte di Confagricoltura. “Bene il tavolo aperto dalla Regione, ma adesso servono atti concreti. La Regione potrebbe fare un bando di valorizzazione del marchio toscano che valorizzi la nostra filiera, un'azione di marketing territoriale che riaprirebbe il mercato del latte fresco in sofferenza per la concorrenza di quello a lunga conservazione. Nell'immediato noi crediamo che sarebbe necessario fissare, per il latte al litro alla stalla, un prezzo che garantisca la sostenibilità economica delle nostre aziende. Altrimenti rischiamo di perdere pezzo dopo pezzo un patrimonio toscano”.
AGRICOLTURA, COME NON FARSI SCHIACCIARE DAL CARO ENERGIA E GESTIRE LA TRANSIZIONE GREEN CON LUCIDITÀ LA RICETTA DI CONFAGRICOLTURA BOLOGNA TRA RINNOVABILI E MASSIMA ATTENZIONE ALLA TUTELA DELLE IMPRESE AGRICOLE
A FICO-Eataly World esperti a confronto per superare la crisi del caro-energia.
Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna: “Gli agricoltori sono pronti a fare la propria parte. Avanti con bio-metano, agrivoltaico e carbon farming”.
Giansanti, presidente nazionale Confagricoltura: “Bilanciare transizione ecologica, tutela delle produzioni e dell’occupazione: dal Governo attendiamo misure più incisive per le imprese agricole”.
(Bologna, 28 gennaio 2022) – Il tema dell’energia è centrale per l’agricoltura: il settore primario, direttamente e indirettamente, ne consuma tanta e per questo il repentino aumento dei costi degli ultimi mesi sta impattando duramente sul comparto. Ma gli agricoltori possono anche essere produttori di energia rinnovabile, nell’ottica di un’economia circolare e sostenibile. L’agricoltura oggi si trova stretta tra una morsa, con i costi energetici alle stelle da una parte e la transizione green dall’altra, spinta dall’Europa, ma la cui attuazione è così più complicata. Per tracciare un sentiero fuori da questa “selva oscura” Confagricoltura Bologna ha chiamato a raccolta oggi, 28 gennaio, un pool di esperti di rilevanza internazionale a FICO – Eataly World per il convegno “Agricoltura e fabbisogni energetici”, realizzato con il patrocinio della Banca di Imola.
"Da una parte c'è l'Europa che vuole una sterzata importante, che ci chiede di produrre più cibo con meno risorse e a prezzi accessibili per il consumatore – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani, in apertura dei lavori moderati dal direttore di Italiafruit News, Maicol Mercuriali -; dall'altra c'è la tempesta perfetta determinata dall'aumento dei costi energetici, che per noi agricoltori impatta sull'acquisto di concimi e mezzi tecnici, carburanti, gas ed ovviamente elettricità. Il settore primario rischia di rimanere schiacciato tra l'incudine e il martello, per questo abbiamo pensato di sviluppare un incontro dedicato alla transizione energetica con esperti di alto profilo che ci hanno aiutato a tracciare lo scenario in cui, anche l'agricoltura, si muoverà nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Raggiungere gli obiettivi indicati dall'Europa con gli attuali costi energetici, ma anche con una disponibilità di risorse energetiche che non conosciamo, è un percorso complicato: ecco perché nell'ottica dell'approvvigionamento energetico dobbiamo essere lucidi sull'apporto delle rinnovabili e sul ruolo, nella fase di transizione, che continueranno ad avere le fonti fossili e che potranno avere le nuove tecnologie nucleari”.
Il mondo della produzione, per vincere questa sfida, è pronto a fare la propria parte: “In questo percorso ci sono anche opportunità per il settore primario – prosegue Garagnani -: l'agricoltura può infatti dare un apporto fondamentale nella diversificazione delle fonti energetiche, privilegiando quelle rinnovabili e dando un contributo anche allo stoccaggio di anidride carbonica: penso al bio-metano o all'agrivoltaico. Non possiamo risolvere la mancanza di energia a basso costo, non si tratta di trasformare il nostro comparto in un settore agroenergetico, ma gli agricoltori ancora una volta si metteranno a disposizione per vincere questa sfida con il loro approccio pragmatico, in cui si inseriscono filoni promettenti come quello del carbon farming e dove si devono utilizzare al meglio le risorse del PNRR per dare al settore e al Paese le infrastrutture, anche energetiche, che servono".
Uno scenario in cui è centrale la tutela delle aziende agricole, del loro potenziale produttivo e occupazionale, anche attraverso l’intervento della politica: “Fermo restando l’obiettivo fondamentale di invertire la tendenza sui cambiamenti climatici, da cui non è possibile sottrarsi come società e come agricoltura – è il commento di Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura -, occorre individuare soluzioni graduali che permettano da un lato di evitare rincari pesanti per i cittadini, dall’altro alle imprese di essere competitive e soprattutto di continuare a produrre. La transizione ecologica non assicura direttamente la tenuta del potenziale produttivo agricolo, come dimostrato da diversi studi: occorre procedere con convinzione sulle innovazioni, ma con cautela per salvaguardare le produzioni a livello quantitativo e qualitativo, oltre che l’occupazione. L’agricoltura ha dimostrato di essere un asset strategico, capace di dare un contributo fondamentale nel processo di transizione, ad esempio con le rinnovabili. Come Confagricoltura abbiamo puntato da sempre su questo comparto, quando ancora il prezzo dell’energia non era fuori controllo. Oggi il problema dell’agricoltura è far fronte ai rincari dell’energia elettrica e dei gas. Le misure annunciate dal Governo sono sicuramente importanti, ma presentano evidenti carenze soprattutto per le imprese agricole che necessitano di elevati consumi di energia”.
Una domanda energetica a cui occorre dare risposta, superando vecchi preconcetti e accogliendo le nuove opportunità che vengono offerte, ad esempio, dalla fusione nucleare: “Credo che sia arrivato il momento di essere pragmatici e non più dogmatici nelle discussioni riguardanti l’energia – ha commentato Alfredo Portone, vice direttore Unità di ingegneria del Dipartimento ITER, Fusion for Energy in collegamento da Barcellona -. Dobbiamo essere in grado di sfruttare al meglio tutte le sorgenti energetiche che la natura ci ha messo a disposizione. La transizione energetica è una grande sfida ed opportunità per guardare in modo diverso al nostro futuro”.
“Occorre realismo: la transizione ecologica sarà un processo complesso e che richiederà tempo - è il punto di partenza di Chicco Testa, presidente di Assoambiente -. Sostituire i consumi da fonti fossili non sarà semplice e non si farà con gli slogan. Serviranno anni ma nel frattempo occorre continuare a fare innovazione, anche nel mondo agricolo: differenziare le fonti energetiche, continuare a investire nelle rinnovabili ma puntare, parallelamente, alla riduzione dei consumi energetici, come già sta indicando la cosiddetta smart agricolture che permette di contenere il consumo di acqua, l’utilizzo di pesticidi o fertilizzanti. E lavorare sull’innovazione varietale e il miglioramento genetico, puntando a specie vegetali che garantiscano maggiore produttività e maggiore resistenza al cambiamento climatico. Il sistema-Paese oggi spende cifre imponenti in incentivi e bonus: dovremmo investire molto di più in ricerca e sviluppo, sostenendo la capacità dell’uomo di progredire, processo in cui l’agricoltura è sempre stata protagonista”.
Punta al sistema-Paese anche Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: “Serve una politica un po’ più forte: stiamo affrontando una crisi energetica simile a quella degli anni ‘70 in uno scenario geopolitico davvero complesso, come evidenziato anche dall’attuale crisi Ucraina. Per affrontare le criticità sul fronte energetico serve una spinta maggiore anche da parte del mondo agricolo per ricondurre alla realtà le Istituzioni nazionali ed europee che, negli ultimi decenni, si sono mossi solo in direzione della tutela ambientale, trascurando il tema della competitività. Occorre che il sistema-Paese dia maggiore impulso alla produzione nazionale di gas e investa maggiormente nelle rinnovabili: oggi dipendiamo per il gas per il 45%, da gran parte proveniente dalla Russia, della nostra produzione elettrica, dobbiamo fare tutto il possibile a livello politico e istituzionale per uscire da questa empasse”.
“La transizione energetica, pur nelle difficoltà generali, offre grandi opportunità - incalza Arturo Semerari, AD di Agricolnsulting SPA -: i tre settori di maggiore interesse sono quelli del biogas e biometano, dove il PNRR mette a disposizione 1,9 miliardi di euro e dove la strada è tracciata nel segno della metanizzazione degli impianti, la produzione di energia dal sole e i crediti di carbonio. L’ambito fotovoltaico, in particolare, vede grandi opportunità per agrisolare e agrivoltaico, a patto che le Regioni rivedano parte dei vincoli territoriali affinché si possano raggiungere gli obiettivi prefissati, i famosi 50 GW di energia prodotta dal sole, alleggerendo i vincoli sulle aree agricole e, soprattutto, marginali, consentendo agli agricoltori di sfruttare al meglio questi spazi attualmente sottoutilizzati. Infine, per l’ambito dei crediti di carbonio, stiamo assistendo a un mercato interessante, nella speranza che non incappi una bolla speculativa: le norme, in Europa, sono attese per la fine del 2022 e, nel frattempo occorre che gli agricoltori individuino le produzioni giuste per il carbon farming, si sviluppi l’assistenza tecnica necessaria a consentire al produttore l’ottenimento dei crediti e che la finanza nazionale e internazionale accompagni il processo evitando le speculazioni”.
Punta con decisione su quest’ultimo aspetto anche Stefano Borghi, Chairman di Carbon Credits Consulting: “Trasformare in opportunità la transizione energetica e la decarbonizzazione è possibile: i progetti attualmente in corso in America Latina e Meridionale stanno dando risultati rilevanti e stiamo lavorando affinché queste iniziative, come il carbon farming, possano essere sviluppate anche in Europa e in Italia. Nel nostro Paese il clima temperato rende più complesso il processo di immagazzinamento dell’anidride carbonica nel terreno e nelle piante ma resta una strada possibile e auspicabile: occorre che vengano sviluppati regolamenti ed enti di certificazione ad hoc ma, in questo modo, sono certo che potrà nascere un mercato di questi crediti che rappresenteranno una fonte di reddito ulteriore per l’agricoltura”.
Ungulati, Confagricoltura Toscana: “Ok rafforzamento delle polizie provinciali, ma la svolta è dare più potere agli agricoltori” Il presidente Marco Neri: "Bisogna fare come in Lombardia, dove è stato autorizzato l'utilizzo di due persone per il controllo selettivo"
Firenze, 3 febbraio 2022 – “Bene il rafforzamento delle funzioni delle polizie provinciali per fronteggiare gli ungulati, ma la svolta passa dal coinvolgimento attivo degli agricoltori”. Così il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, commenta gli indirizzi appena approvati dalla Giunta regionale toscana sul controllo e il contenimento degli ungulati in ambito agricolo e urbano.
“La direzione è quella giusta – continua Neri – però non ci si può fermare qui, perché è evidente che per far fronte all'emergenza ungulati non basta l'impegno delle polizie provinciali. Bisogna dare un ruolo importante anche agli agricoltori: la Regione Lombardia, ad esempio, ha appena approvato una delibera che consente a proprietari e conduttori di terreni danneggiati di chiedere l'impiego di altri due operatori autorizzati al controllo selettivo degli ungulati”.
Agricoltura, in Toscana lavoro sempre più femminile
Il rapporto di Confagricoltura nazionale. Il presidente toscano Neri: “Merito anche dell'innovazione tecnologica”
Firenze, 4 febbraio 2022 – In Toscana l'agricoltura è sempre più femminile e giovane. Quasi un’impresa agricola su due - il 44,5% - ha messo in campo iniziative a favore della conciliazione tra vita lavorativa e familiare: un dato ben più alto della media nazionale, ferma al 37%. E ancora di più (45,6%) sono le imprese agricole toscane che offrono rapporti di lavoro stabili e sono impegnate a favorire la presenza di donne e giovani al loro interno.
È la fotografia di un settore dell'economia toscana in evoluzione quella contenuta nella seconda edizione del Rapporto AGRIcoltura100, progetto promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura nazionale, realizzato da Innovation Team del Gruppo Cerved e presentato nei giorni scorsi a Roma.
I dati della Toscana raccontano un mondo agricolo pronto alla sfida della sostenibilità ambientale e sociale. Più della metà delle imprese agricole toscane (51,4%) ha un livello generale di sostenibilità alto o medio alto, mentre la media nazionale è sotto il 50%. Sul lato ambientale, il 68,2% delle aziende è fortemente impegnata nella gestione del rischio idrogeologico, mentre dal punto di vista sociale va segnalata l'alta quota di imprese (il 72,4%) attiva nella valorizzazione dei rapporti con la comunità locale in cui è inserita (la media italiana è il 59,1%).
“Il rapporto AGRIcoltura100 - commenta il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri - può forse sorprendere chi non conosce il mondo agricolo toscano, ma non noi. Negli anni gli agricoltori della nostra regione hanno investito nell’agricoltura 4.0, innescando un ammodernamento che ha tra le altre favorito l’occupazione femminile. Non solo: hanno anche puntato molto sul biologico, scegliendo di consegne a uno sviluppo incentrato sulla sostenibilità”.
“Riguardo alla sostenibilità - conclude Neri - siamo pronti a fare un altro passo importante. Insieme all’Accademia dei Georgofili e a Confagricoltura nazionale stiamo portando avanti uno studio per far sì che alle aziende agricole che contribuiscono all'abbattimento della CO2 con produzioni boschive siano riconosciuti delle premialità”.
Olio, via al pegno rotativo. Neri (Confagricoltura Toscana): “Boccata d’ossigeno dopo l’aumento dei costi” Le aziende che producono extravergine d’oliva Dop e Igp possono beneficiare dello strumento finanziario finora destinato solo al settore del vino
Firenze, 8 febbraio 2022 - Da qualche giorno anche chi produce olio extravergine d'oliva Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta) può beneficiare del Pegno rotativo, uno strumento finanziario introdotto con il decreto legge Cura Italia per dare liquidità anticipata alle imprese rispetto ai tempi standard necessari per completare il ciclo produttivo.
Una bella notizia per gli olivicoltori toscani, circa 9mila associati che producono la maggior parte degli oli Dop che entrano nelle case dei consumatori e tra i migliori in Italia per la qualità del prodotto.
Finora il Pegno rotativo era stato riservato alle aziende del comparto vitivinicolo, ma con l’implementazione del Sistema informatico agricolo nazionale (Sian), dove sono registrate le operazioni di movimentazione dell’olio, potrà essere utilizzato anche dagli olivicoltori. Così le banche avranno modo di immettere immediata disponibilità economica alle aziende, e di farlo con la massima sicurezza, mentre quest’ultime potranno occuparsi con più tranquillità del prodotto finale e della sua collocazione sul mercato.
“L’opportunità di accesso al credito – spiega il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri – ha permesso, a pochi mesi dalla sua entrata in vigore, di iniettare oltre 30 milioni di euro di liquidità nelle imprese agricole: il fatto che adesso venga allargata ai produttori di olio è una notizia che ci riempie di soddisfazione. E anche una boccata d’ossigeno perché le nostre aziende – prosegue – sono alle prese con un periodo di difficoltà in cui devono fronteggiare un forte aumento dei costi”.
“A seguito dell’apertura del Pegno rotativo al settore olivicolo – conclude Neri - Confagricoltura ha iniziato una serie di incontri con le banche operanti su tutto il territorio nazionale, così da predisporre le apposite convenzioni che a breve saranno comunicate alle associate, comprese quelle toscane”.
Confagricoltura Toscana, il nuovo direttore generale è Alessandro Marchionne "Pnrr opportunità da non mancare per arrivare ad agricoltura 4.0" Manager di esperienza internazionale, si è insediato oggi: “Sempre più vicino alle nostre aziende”
Firenze, 9 febbraio 2022 - Portare in Toscana la sua esperienza internazionale per aiutare le imprese agricole della regione a vincere le sfide lanciate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e completare il passaggio all’agricoltura 4.0. Con questi obiettivi si è insediato oggi il nuovo direttore generale di Confagricoltura Toscana, Alessandro Marchionne.
“Sono voluto tornare a lavorare in Toscana – spiega Marchionne – perché credo che possa essere una regione protagonista del rilancio post-pandemia. Non tutti i territori hanno questa varietà di colture, una grande ricchezza che può e deve continuare a coniugarsi con la spinta all'innovazione”. Marchionne ha alle spalle quasi 30 anni di esperienza nella conduzione di aziende alimentari, vitivinicole e agricole tra le più importanti d’Italia. Come Genagricola del gruppo Generali, 14.000 ettari e 24 aziende al suo interno, di cui dal 2014 è amministratore delegato e direttore generale. Dopo aver ricoperto le stesse cariche in Agricola San Felice del gruppo Allianz e, in precedenza, come direttore vendite e responsabile Marketing di Galbani.
“Il Pnrr – dice il nuovo direttore di Confagricoltura Toscana – rappresenta un'opportunità unica per far diventare realtà l'agricoltura 4.0 in tutti gli angoli della regione. In questo senso i miei principali obiettivi sono due: da una parte rendere Confagricoltura sempre più vicina agli agricoltori e agli associati, dall'altra incentivare la formazione interna all'associazione in modo da arrivare ad offrire servizi sempre più qualificati, primo tra tutti l'orientamento alle nostre imprese. Senza dimenticare naturalmente la centralità dei rapporti istituzionali”.
“La nuova sfida – conclude - è far crescere le nostre aziende, modernizzandole nei sistemi di gestione e colturali dove il concetto di sostenibilità e di prodotti genuini e attenti all’ambiente sarà un must per differenziarsi e posizionarsi verso l’alto rispetto alla concorrenza mondiale. Per noi fondamentale è essere più vicini possibile alle organizzazioni provinciali di Confagricoltura, che possono essere le vere protagoniste del cambiamento rendendo la Toscana un modello organizzativo del settore”.
“Siamo molto felici di accogliere un professionista altamente qualificato, che ha lavorato per imprese importantissime. Alessandro Marchionne rappresenta per noi una ventata d’aria fresca, che ci auguriamo porti con sé un rinnovamento strutturale e ancora più energie per raggiungere i nostri obiettivi – commenta Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana –. In più Alessandro è fiorentino, è cresciuto e ha studiato a Firenze, pertanto è radicato sul territorio e questo non può che essere un altro elemento di soddisfazione, che va ad aggiungersi alle sue conoscenze altissime nel settore vitivinicolo e alimentare-agricolo. Infine, vorrei ringraziare Marco Mentessi per il lavoro svolto in questi anni nel ruolo di direttore generale".
Crisi del latte, Confagricoltura e Cia Toscana: “Rischiamo di restare senza stalle” L’aumento esponenziale dei costi di gestione e di produzione, a fronte di prezzi di vendita in queste condizioni non remunerativi, mettono a rischio il 70 per cento della produzione di latte vaccino della nostra regione. L'incontro con la vicepresidente Saccardi
Firenze, 17 febbraio 2022 – “A causa del continuo aumento dei costi e di un prezzo di vendita, di 0,36 al litro, assolutamente non remunerativo né in grado di coprire le spese, il rischio è di veder chiudere la maggior parte delle stalle della Toscana e perdere circa il 70 per cento della produzione di latte vaccino”. Così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, riporta l’attenzione sull’emergenza-latte a margine di un tavolo di crisi che ha coinvolto Cia Agricoltori Italiani della Toscana, Confagricoltura Toscana e la vicepresidentessa della Giunta Regionale e assessora all'agricoltura Stefania Saccardi.
La zootecnia toscana, come in tutta Italia, è messa in grave pericolo dal forte aumento dei prezzi di mangimi, materie prime, mezzi tecnici e dell’energia necessaria all’attività, mediamente tra il 30 e il 50 per cento in più. Impossibile da sostenere per un territorio che produce 550 mila quintali di latte e ha già perso il 15 per cento delle proprie stalle negli ultimi 15 anni per via della crisi. Con effetti devastanti sull’intero sistema alimentare e sul territorio, che rischierebbe il degrado e lo spopolamento, con posti di lavoro che verrebbero a mancare sia in maniera diretta che nell’indotto.
“Con costi di gestione così alti – prosegue Neri – è impossibile andare avanti. Chiediamo quanto prima che vengano valutate tutte le modalità di sostegno pubblico al settore e prezzi di vendita adeguati dopo che gli ultimi accordi sono stati disattesi, visto che a valle della filiera, gli industriali dei formaggi e la grande distribuzione registrano vendite positive sia di formaggi che di latte spot. A breve termine è necessario trovare risorse per garantire la sopravvivenza delle stalle rimaste: in questo saranno decisivi sia l’intervento pubblico che la sensibilità degli istituti bancari nel sospendere il pagamento dei tassi d’interessi su finanziamenti e prestiti, in questo momento gravosi da sostenere. Nel lungo periodo, invece, si dovrà intraprendere un percorso, stavolta virtuoso, che coinvolga tutta l’industria e porti a innalzare il posizionamento del nostro prodotto, basato sulla qualità e la tipicità territoriale”.
“Per farlo – rimarca Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana – stavolta serve l’unità d’intenti che in passato è sempre mancata. E’ necessario agire in modo unitario, il mondo agricolo e le istituzioni. Da anni non riusciamo a dare reddito alla nostra produzione né a trovare un interlocutore affidabile che garantisca il mantenimento di determinati patti. Non c’è dialogo sufficiente e ogni accordo viene disatteso, in questo ci aspettiamo un cambiamento perché se ieri la situazione era drammatica, oggi è insopportabile. Le agricolture toscane creano presidio territoriale che è una ricchezza per tutta l’Italia, vanno preservate con indirizzi e progettualità che finora sono mancati”.
“Le attività di allevamento e zootecnia sono fondamentali sia per il prodotto di grande valore che per la conservazione del territorio – conferma l’assessora Saccardi –. Purtroppo, solo un paio di soggetti della grande distribuzione hanno rispettato l’ultimo accordo sul prezzo del latte alla stalla, con gravi implicazioni per tutti i lavoratori. La Regione è aperta a ricevere le proposte concrete di agricoltori e allevatori e a sostenerli attraverso i propri uffici affinché abbiano la possibilità di accedere alle risorse pubbliche, quelle del Pnrr in primis, disponibili in tempi brevi”.
GUERRA RUSSIA-UCRAINA, RIPERCUSSIONI SULL’AGRICOLTURA BOLOGNESE: AUMENTI NELL’ENERGIA, BLOCCO DEI FERTILIZZANTI, PAURA PER GLI OPERAI
Dall’ortofrutta al lattiero-caseario fino ai foraggi: Confagricoltura Bologna sostiene la richiesta di un piano di emergenza straordinaria per il settore agroalimentare.
(Bologna, 2 marzo 2022) – C’è grande preoccupazione tra gli agricoltori e allevatori bolognesi per le gravi ripercussioni economiche e sociali destinate a scaturire dall’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Pesano le incognite sull’export di prodotti agroalimentari verso i due Paesi in conflitto, così come l’ulteriore impennata nei prezzi dell’energia e del gasolio, delle commodity necessarie per la zootecnia come il mais prodotto in Ucraina, dei fertilizzanti e dei concimi. Senza dimenticare gli effetti di decisioni politiche che minano gli scambi commerciali, come il divieto da parte della Russia di esportare fosfato di ammonio e altri elementi alla base dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura. Ma c’è anche il destino di tante famiglie di operai agricoli ucraini, impegnati nei campi e nelle stalle del Bolognese, a destare grande sconcerto nel mondo agricolo locale.
“Le immagini di guerra che arrivano dall’Ucraina sono drammatiche, mai avremmo pensato di assistere a questa tragedia proprio nella nostra Europa - commenta Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna - Tanti imprenditori agricoli bolognesi, io per primo, possono contare sul contributo di lavoratori ucraini all’interno delle proprie aziende, quindi stanno toccando con mano il dramma, la paura e la disperazione che vivono queste persone e le loro famiglie, alle quali stiamo fornendo tutto il supporto necessario. Questo conflitto - aggiunge Garagnani – sta inoltre generando gravi ripercussioni economiche anche per l’economia bolognese, come testimoniato da più parti. L’agricoltura locale non è certo esente dagli effetti nefasti dell’invasione russa in Ucraina. L’alto costo dell’energia e delle materie prime, che già ha messo in ginocchio il nostro mondo negli ultimi mesi, sta subendo ulteriori e insostenibili aumenti. Le restrizioni all’export, ma ancora di più i limiti e i problemi alle importazioni di materie prime da Russia e Ucraina, rischiano di portarci sul baratro. La spirale inflattiva non potrà che aumentare ulteriormente, a livelli fuori controllo sia per le aziende agricole, che per gli stessi cittadini che vedranno pesantemente indebolito il loro potere d’acquisto per fare fronte a questi aumenti nella spesa di tutti i giorni. Serve un piano di emergenza straordinario per il settore agroalimentare, che sia coordinato a livello europeo e finalizzato ad assicurare le nostre produzioni, perché in queste condizioni non è possibile proseguire”, chiosa Garagnani sottolineando come “quello primario è un settore strategico, in quanto garantisce il sostentamento alimentare della popolazione; non possiamo permetterci di ridimensionarlo drasticamente”.
Dall’osservatorio di Confagricoltura Bologna, sono numerosi i comparti del mondo agricolo locale che subiranno pesanti conseguenze da questo conflitto.
“Quanto sta accadendo nelle ultime settimane ha davvero dell’incredibile, in quanto, oltre all’aumento del costo energetico, si nota una crescita di tutti i materiali necessari per gli imballaggi dei nostri prodotti come il cartone, la plastica per le vaschette o le stesse cassette”, commenta Piergiorgio Lenzarini, presidente della Sezione Ortofrutta di Confagricoltura Bologna. Per quanto riguarda l’energia elettrica, aggiunge Lenzarini, “si è passati da 5-10 centesimi di euro a kilowatt dello scorso anno agli attuali 20-25. Per le aziende che consumano molta energia elettrica, questa situazione rischia di diventare un salasso. L’elettricità che consumiamo è infatti tanta - spiega Lenzarini - perché ci permette di conservare ottimamente nei frigoriferi tutta la frutta raccolta nei mesi autunnali. Nel caso della mia azienda, la Società Agricola Enea di Crespellano, utilizziamo molta energia elettrica anche per l’irrigazione. Nello scorso anno abbiamo speso circa 10 mila euro per un consumo concentrato su 4 mesi. Nel 2022 credo che il costo salirà fino a oltre 25.000 euro”.
Anche Gabriele Ghedini, presidente della Sezione Allevamenti di Confagricoltura Bologna, è molto preoccupato “perché – conferma - l’aumento delle materie prime e dell’energia elettrica ha raggiunto in molti casi anche il 100% rispetto allo scorso anno, ed è destinato a crescere ancora. La nostra realtà del Caseificio Bazzanese a Bazzano di Valsamoggia, che lavora 40.000 quintali di latte all’anno e produce Parmigiano Reggiano, sta registrando aumenti dell’80% nel gasolio rispetto al periodo Covid e del 50% in confronto al 2019”.
A preoccupare ci sono infine anche il costo del metano e il blocco all’export da parte della Russia di prodotti fondamentali per i fertilizzanti derivati, come il fosfato di ammonio.
“Il costo del metano è cresciuto di 5 volte: siamo passati dal pagare 30.000 euro a 150.000 a ottobre dello scorso anno”, commenta Gianluca Pettazzoni, amministratore delegato dell’Albo Società Agricola di San Pietro in Casale, aderente a Confagricoltura Bologna. “Le nostre coltivazioni, inoltre, comprendono, oltre all’erba medica, anche un 20 per cento di mais e grano. Ecco, il costo dei concimi, come l’urea e i fosfati a lunga tenuta, è aumentato in maniera esponenziale, quasi del 40%, e con questa situazione dovuta al conflitto la situazione non potrà che peggiorare. Se si aggiungono anche l’impennata dei costi dovuti al trasporto dei prodotti - spiega Petazzoni - e la difficoltà a trovare lavoratori disponibili, il quadro rischia di diventare sempre più preoccupante. È necessario che lo Stato intervenga in qualche modo, riducendo ad esempio la pressione fiscale sui prodotti o sui trasporti, per cercare di supportarci. Negli altri Paesi si stanno già adoperando, noi ancora no. Bisogna capire che il settore agricolo è allo stremo e rappresenta un asset strategico perché noi sfamiamo la popolazione”.
Sciopero autotrasportatori, l'allarme di Confagricoltura Toscana: “Dopo gli aumenti energia e carburante, rischio ulteriore stangata per le imprese agricole” Il presidente Neri: “Per fare il pieno a un trattore servono ormai 700 euro ”
Firenze, 14 marzo 2022 - “Siamo preoccupati. Le imprese agricole sono strette dalla morsa dell'aumento dei prezzi dell'energia e del caro carburante. Inoltre, a causa del conflitto in Ucraina, mancheranno tanti prodotti per l'alimentazione del bestiame oppure aumenterà di molto il loro prezzo, vista la poca disponibilità. Se a questo aggiungiamo il blocco del settore trasporto su gomma, il settore rischia di prendere una botta da cui può essere difficile riprendersi”.
È l'allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri, che interviene sullo sciopero degli autotrasportatori in programma il 19 marzo.
“Non entriamo nel merito dello sciopero - precisa Neri – e non vogliamo contrapporci a nessuno, non è questo il nostro ruolo. Siamo rispettosi dei diritti dei lavoratori. La nostra riflessione riguarda lo stato di salute del nostro settore: se agli effetti della guerra in Ucraina, agli aumenti dell'energia e del carburante si aggiungo il blocco dei mezzi, la situazione può diventare ingestibile. Ad esempio oggi per fare il pieno di un grande trattore servono 600-700 euro con aumenti del 60/70 per cento rispetto agli anni scorsi: è vero che il grosso delle lavorazioni agricole sono già avvenute, ma siamo preoccupati per i prossimi mesi”.
Lupi, Confagricoltura Toscana: “Il nuovo sistema dei rimborsi è un primo passo, ma non basta”
Pubblicato il bando della Regione sui danni da predazione: fondi per quasi 154mila euro, con la possibilità che siano aumentati. Il presidente Marco Neri: “Ora la procedura è più semplice ma non è sufficiente e resta il nodo dei costi indiretti”
Firenze, 16 marzo 2022 – “Un primo passo è stato fatto. Non è sufficiente, perché bisognerebbe estendere i rimborsi per i danni indiretti”.
A dirlo è il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri, in riferimento al bando pubblicato dalla Regione Toscana per il riconoscimento alle aziende agricole dei danni da predazione provocati dai lupi. Per il 2022 sono state stanziate al momento risorse pari a 153.987 euro. A seconda del numero di domande il plafond potrebbe però essere aumentato.
“C'è una novità – spiega Neri –. Quest'anno ogni richiesta sarà valutata separatamente, aspetto che rende l'analisi più semplice, anche per quantificare il danno. Fino all'anno scorso invece l'indennizzo era calcolato in modo differente: le risorse stanziate venivano ripartite in base al numero di richieste fatte, ma non erano analizzate singolarmente, come invece accade adesso”.
Per accedere all'indennizzo è necessario compilare una domanda, dimostrando di aver messo in atto in azienda, prima dell'attacco dei lupi, almeno una misura di prevenzione (come cani da guardia o recinzioni di sicurezza). Inoltre si dovrà allegare copia del certificato veterinario che attesti l'azienda zootecnica, luogo e data dell'evento predatoria, numero, tipologia e codice identificativo dei capi morti, numero e tipologia dei capi gravemente feriti e destinati a morte, precisando che ciò è la conseguenza di un attacco predatorio. L'indennizzo è concesso per due tipologie di danni: per i danni diretti (costo degli animali uccisi o abbattuti dopo le ferite riportate) si può ottenere un aiuto per il 100%, per i costi indiretti (come la perdita di fecondità dell'animale e la perdita del latte) l'aiuto è per l'80% e solo delle spese veterinarie. “Su quest'ultimo punto – conclude Neri – non siamo soddisfatti. I costi indiretti non sono solo quelli relativi alle spese veterinarie, bisognerebbe ampliare questa voce”.