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Confagricoltura 
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Peste suina, Confagricoltura Toscana: “Rafforzare i controlli e gestire i cinghiali”

Firenze, 3 gennaio 2020 “E' necessario rafforzare i controlli per la biosicurezza, applicando le linee guida della Commissione europea, e soprattutto gestire le enormi popolazioni di cinghiali che sono portatori sani della peste suina”. Così Alessandro Stassano, presidente della sezione Toscana dell'allevamento suinicolo di Confagricoltura, interviene sugli altissimi rischi legati alla peste suina che in Cina ha portato all'abbattimento di circa 200 milioni di maiali.

“La Cina deve ripartire da zero e serviranno almeno un paio d'anni affinché la produzione di suini possa ripartire. Da un punto di vista economico, nell'immediato, l'epidemia di peste suina in Cina ha portato benefici per gli allevatori italiani che hanno visto crescere le esportazioni verso questo Paese – che ha nel maiale un elemento portante della dieta – del 50%, con un conseguente incremento di prezzo. Una boccata d'ossigeno che però impone di tenere alta la guardia perché il malaugurato diffondersi di un'epidemia di peste suina in Italia condannerebbe a morte le aziende di allevamento e una quota importante dell'export agroalimentare nazionale, che vale 8 miliardi”.

“Le leggi ci sono – aggiunge Stassano -. Il ministero della Salute ha recepito le linee guida comunitarie e le ha inoltrate alle regioni che devono farle rispettare: servono controlli attenti e capillari per verificare le gli allevamenti mettano in atto tutte le misure previste per la biosicurezza. L'Italia è indenne dalla peste suina, al momento non ci sono focolai tranne che in Sardegna, dove vige già il divieto di export anche verso il Continente. La peste suina non si trasmette all'uomo ma tra animali il contagio è rapidissimo. Per quanto riguarda la Toscana, il pericolo principale viene dai cinghiali che sono portatori sani della malattia: è sufficiente che qualcuno camminando nel bosco pesti gli escrementi dei cinghiali e poi entri in un allevamento per diffondere la malattia. Tenere sotto controllo la popolazione dei cinghiali non è cruciale solo per l'agricoltura, ma anche per evitare il diffondersi di una malattia catastrofica come la peste suina negli allevamenti, che comporta l'abbattimento immediato di tutti i capi e il blocco delle esportazioni di carni suine e derivati. E' fondamentale che le aziende allevatrici si dotino delle più efficaci misure di biosicurezza, che i controlli vengano svolti in modo serio e che si gestisca efficacemente il problema dei cinghiali”.

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03/01/2020, 23:03
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Addio a Franco Scaramuzzi, il cordoglio di Confagricoltura

Firenze, 7 gennaio 2020 - “Se ne è andato un grande studioso, una personalità di rilievo nel campo delle scienze agrarie, un uomo che tanto si è speso per la promozione delle ricerche su temi fondamentali per lo sviluppo del settore agrario alla guida, per 28 anni, dell'Accademia dei Georgofili di cui aveva mantenuto la carica di presidente onorario. Lo ricorderemo sempre con grande stima ed affetto per l'impegno, il rigore, la passione con i quali ha contribuito al progresso delle scienze e delle loro applicazioni in favore del mondo agricolo”. Con queste parole Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Franco Scaramuzzi.

Accademico dei Georgofili dal 1958, Scaramuzzi era stato chiamato a far parte del Consiglio Accademico nel 1979. Fu eletto Presidente nel 1986 e fu rieletto per 8 volte consecutive, rimanendo in carica per 28 anni. Attualmente ricopriva la carica di Presidente Onorario. Per anni Scaramuzzi è stato anche presidente del Comitato nazionale per le scienze agrarie del Cnr.

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07/01/2020, 16:33
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Coronavirus, Confagricoltura Toscana: “Preoccupano gli effetti economici”
Il presidente Neri: “La paura mondiale può colpire export e consumi”

Firenze, 30 gennaio 2020 - “Serve che le istituzioni garantiscano il massimo di trasparenza e di informazione corretta sul Coranavirus e la sua diffusione perché altrimenti invece di aiutare i cittadini si incentiverà la paura con gravi ripercussioni anche sulla nostra economia” questo l'appello del presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri.

“E' necessario che vi sia da parte di tutti un maggior senso di responsabilità- spiega – perché lanciare allarmi infondati potrebbe essere molto deleterio. Già ora registriamo fra i nostri associati un significativo calo nella domanda dall'estero e questo per una produzione come quella toscana che si basa su eccellenze apprezzate in tutto il mondo è un guaio”. “Già stiamo vivendo una situazione non semplice dovendo affrontare anche i timori di nuovi eventuali dazi Usa sui prodotti Ue – aggiunge Neri – e se a questa incertezza aggiungiamo anche la contrazione degli scambi internazionali dovuti al Coronavirus, ci rendiamo conto bene di quanto sia oggi critica la condizione di tanti nostri agricoltori. Una situazione che non vorremmo spingesse qualche “pescecane” di mercato ad approfittarsene”. “Come associazione – conclude Neri – abbiamo già predisposto un centro di ascolto straordinario per tutti i nostri iscritti per rilevare eventuali problemi così da chiedere immediatamente l'intervento delle autorità competenti”.

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30/01/2020, 15:46
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Nocciole per Ferrero, Confagricoltura “Da Slow Food presa di posizione ideologica senza fondamento”
Neri : "La sostenibilità è la nostra chiave per il futuro, non prendiamo lezioni"

Firenze, 5 febbraio 2020 - "La sostenibilità è la chiave per costruire l'agricoltura di domani: ne siamo pienamente convinti e crediamo che sia la leva principale da attivare per favorire il ricambio generazionale e l'efficacia economica delle nostre aziende agricole". Così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, interviene sulle osservazioni avanzate dalla Condotta Slow Food del Valdarno, secondo la quale il progetto promosso dall'associazione e da Ferrero per destinare 500 ettari di terreni alla coltivazione delle nocciole metterebbe a rischio la biodiversità e l'ambiente nel suo complesso.

"Non c'è alcuna evidenza del fatto che l'impianto dei noccioleti nei termini previsti dal nostro accordo con Ferrero possa mettere a rischio l'ambiente - continua Neri -. C'è evidenza del contrario, cioè del fatto che i nostri produttori avranno garantito l'acquisto di una elevata percentuale di prodotto ad un prezzo preventivamente concordato".

Nella due giorni che si è svolta a Roma durante lo scorso week-end per "festeggiare" i primi cento anni di Confagricoltura, spiega il presidente Toscano, "abbiamo tracciato le linee guida per il nostro futuro, che ruotano proprio attorno ai concetti di innovazione e sostenibilità. Gli imprenditori agricoli sono i primi a sapere che l'ambiente va rispettato, perché dalla sua tutela traggono il proprio sostentamento. E siamo i primi a riconoscere nella sostenibilità l'arma da usare per far entrare i giovani nelle aziende e per garantire una sufficiente redditività delle nostre attività. La sostenibilità ambientale, economica e sociale è il nostro principale obiettivo. Ci lascia a dir poco perplessi chi pretende di subordinare la libertà di impresa non alla reale tutela dell'ambiente, ma a prese di posizione ideologiche e prive di riscontri oggettivi".

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05/02/2020, 16:29
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Glifosate, Confagricoltura Toscana: “Basta pregiudizi, si può usare”
Il presidente Marco Neri: “Anche l'Epa ha chiarito che non è pericoloso”

Firenze, 19 febbraio 2020 - “E' auspicabile che la politica a cominciare da chi governa la nostra Regione adesso abbandoni atteggiamenti fondati sulle presunzioni e si affidi alle certificazioni elaborate dalla scienza e eviti, finalmente e definitivamente, ai nostri agricoltori di usare un erbicida efficace e non pericoloso per la salute delle persone come il glisofate” così il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, lancia il proprio appello alla Regione Toscana. “E' di qualche giorno fa – ricorda Neri - lo studio dell'Epa ( Environmental protection agency), cioè l’agenzia statunitense per la tutela dell’ambiente, sul glisofate che elimina in maniera definitiva ogni pre-giudizio e ogni dubbio sulla pericolosità di questa sostanza. Sarebbe quindi utile che anche chi ha il diritto-dovere di prendere decisioni politiche ne tragga le dovute conseguenze”.

“L’agenzia Usa - continua Marco Neri - ha infatti precisato che non vi sono motivi di preoccupazione quanto a rischi di tipo alimentare per alcun segmento della popolazione, neanche seguendo le ipotesi più prudenziali applicate nelle valutazioni. E non si tratta di un giudizio estemporaneo ma di rilevazioni scientifiche che già avevano trovato riscontro negli studi dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), dalla BFR (l’Agenzia per la sicurezza alimentare tedesca) e delle autorità canadesi per la salute (Health Canada).

C'è cioè una comunità scientifica internazionale che in luoghi e tempi diversi ha fatto studi che hanno prodotto tutti lo stesso identico risultato sulla non pericolosità del Glisofate. Di questo ora c'è solo da prendere atto”. “Sarebbe quindi utile che anche le istituzioni pubbliche nazionali e regionali – conclude Neri – , prima di ricorrere alla demonizzazione di alcune modalità produttive, affrontino le questioni in maniera razionale così da impostare le proprie decisioni al rispetto degli studi prodotti dalla comunità scientifica internazionale”.

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19/02/2020, 16:20
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Coronavirus, Mati (Confagricoltura): “Misure per il florovivaismo o chiuderanno tante aziende”
“Promuovere piante e fiori italiani, raddoppiare il bonus verde”



Pistoia, 5 marzo 2020 -“Prima di tutto la salute, questo è il principio a cui si ispirano anche le aziende del florovivaismo della Toscana. Siamo in una fase in cui dobbiamo tutti fare uno sforzo per vincere la guerra contro il Coronavirus. Ma insieme a questa battaglia ne dobbiamo aprire subito un'altra: quella per salvare il settore produttivo del nostro Paese, per impedire che le imprese chiudano e mandino a casa i lavoratori, perché quando l'economia ripartirà dobbiamo già essere tutti in piedi e pronti a correre” così Francesco Mati, presidente sezione prodotto florovivaistico Confagricoltura Toscana, inquadra la difficile situazione che sta vivendo l’Italia e la Toscana.

“Anche le aziende del florovivaismo toscano - spiega Mati - stanno subendo pesanti conseguenze e quindi, come per altri settori, anche noi chiediamo interventi ad hoc per non far seccare il nostro sistema produttivo”.

“Come le piante anche noi abbiamo bisogno di acqua e sole e in questo momento - aggiunge Mati - abbiamo bisogno che quello che non arriva dalla domanda privata possa essere compensato dalle istituzioni. Per questo chiediamo essenzialmente due cose alle istituzioni. Da una parte una politica attiva di promozione del nostro prodotto italiano e dall'altra un aumento del bonus verde su come il Governo ha deciso di fare per i bonus edili che saliranno al 100%. Anche chi mette piante e fiori, sistema i propri giardini e terrazze deve poter avere uno sgravio fiscale simile”.

“Nel pacchetto di misure che il governo sta preparando per sostenere l’economia, tra le quali si parla di un bonus del 100% sulle ristrutturazioni edilizie – precisa Mati - , ci va aggiunto il raddoppio del Bonus Verde per la realizzazione di giardini e terrazzi verdi. Attualmente è del 35% ma va rafforzato, visti anche i buoni risultati, raddoppiandolo e, se si volesse davvero promuovere la sostenibilità, l’ambiente e la salute dei cittadini, andrebbe portato al 100%. Se si vuole davvero mettere al centro il verde e la salute, anche per le nuove generazioni, bisogna sostenere l’unica misura legislativa introdotta per promuovere la sostenibilità. Ne trarrebbero beneficio migliaia di aziende del settore del verde in Italia e tutti quei cittadini che vorrebbero realizzare o ristrutturare il proprio giardino”.

“Si tratta - conclude Mati - di misure di buon senso ed equilibrate che però possono essere determinanti a consentire a molte aziende florovivaiste di prendere una boccata d’ossigeno e evitare la chiusura”.

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05/03/2020, 17:03
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Coronavirus, aziende di ortofrutta in ginocchio per lo stop a mense e mercati rionali
Tonioni (Confagricoltura): “Stiamo gettando tonnellate di prodotti freschi invenduti e ci manca liquidità”

Arezzo, 9 marzo 2020 - “Con la chiusura delle mense, a cominciare da quelle scolastiche, è iniziato il nostro dramma: da una parte i nostri prodotti freschi rimangono in magazzino invenduti e siamo costretti a buttarli via, dall'altra non incassiamo più un euro e siamo senza alcuna liquidità. Siamo finiti in un circolo vizioso che rischia di far chiudere noi, aziende di filiera del settore ortofrutticolo. Sta andando letteralmente al macero quel lungo lavoro che in questi anni avevamo fatto sui prodotti agricoli della Toscana per garantire alimenti freschi e certificati, riducendo grazie alla filiera corta e al KM Zero, l'impatto ambientale” così Antonio Tonioni, presidente sezione prodotto ortofrutta di Confagricoltura Toscana, lancia il proprio appello alle istituzioni.

“Le recenti disposizioni di chiusura delle scuole e dei mercati al dettaglio – spiega Tonioni - di fatto hanno ridotto in maniera drastica le vendite di frutta e verdura toscana in quanto le mense scolastiche che utilizzano i prodotti di filiera corta oggi non comprano più il nostro prodotto. Lo stesso vale per i mercati perché gli ambulanti che vendono prodotto locale non comprano più non avendo piazze in cui vendere”.

“Come Confagricoltura – aggiunge Tonioni – fin qui, ma siamo solo all'inizio, abbiamo quantificato una riduzione nel fatturato di vendita di circa il 50% . Ciò provoca due conseguenze immediate su cui chiediamo altrettanti interventi immediati: la mancata vendita di un prodotto fresco ne determIna la perdita totale in quanto verrà buttato, e poi ne consegue la mancata liquidità per le aziende che le metterà in condizione di non poter far fronte ad impegni economici presi in precedenza.”

“Se la situazione si protrarrà ancora per giorni – avverte Tonioni - ci troveremo a dover registrare molte chiusure nel nostro settore. E non va dimenticato che è il settore che nel comparto agricolo conta la maggioranza delle giornate di lavoro per i lavoratori dipendenti. E' quindi fin troppo facile prevedere che senza interventi mirati e immediati da parte delle istituzioni, a cominciare dalla Regione, ci saranno molti licenziamenti e molte famiglie che si troveranno, purtroppo, in seria difficoltà”.

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09/03/2020, 12:47
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Coronavirus, settore ovicaprino in ginocchio: "Canali di vendita chiusi, ma la produzione non può fermarsi”
Saba (Confagricoltura): “Stiamo stivando i prodotti, ma non possiamo continuare in eterno. Ancora nessuna garanzia, rischiamo un fermo totale”.

Grosseto, 18 marzo 2020 - “Tutti i nostri canali di vendita sono fermi: ristorazione, turismo, enoteche, mercati. Le vendite sono ferme, ma la produzione continua così come i costi: gli animali non si possono fermare, vanno nutriti e continuano a fare latte, e questo porta a un esubero di prodotti.” Così Angela Saba, Presidente della sezione regionale prodotto Ovicaprini di Confagricoltura Toscana spiega la situazione di crisi del settore.

“La vendita diretta è bloccata perché la gente non si può muovere: possiamo stare aperti, ma in questo momento le persone si rivolgono alla grande distribuzione. Per quanto riguarda la trasformazione del latte, siamo costretti a stivare i prodotti, ma non possiamo continuare in eterno, prima o poi lo spazio disponibile si esaurisce. Per la distribuzione del latte non è garantito il ritiro, le vendite sono crollate. Anche il mercato dell’agnello pasquale è fermo, gli animali aumentano e di conseguenza anche i costi per nutrirli. Si è fermato tutto nel periodo di maggior produzione, quello primaverile, e le perdite sono immense. E i costi restano: il mangime per gli animali, la corrente per le celle, le rate dei mezzi agricoli, il pagamento degli operai. Se la situazione dovesse continuare così arriveremo a un fermo totale.”

“Si invita a mangiare italiano” continua Saba, “ma ancora non è stata spesa una parola per quanto riguarda il settore ovicaprino. Abbiamo bisogno di garanzie e certezze, ma non sappiamo ancora niente, se e come verranno presi dei provvedimenti per tutelare il settore. Il comparto era già provato, adesso tutta la filiera sta soffrendo, dal piccolo produttore alla grande impresa”.

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18/03/2020, 12:58
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Coronavirus: Florovivaismo, Confagricoltura “In Toscana a rischio 850 milioni di fatturato e 12mila dipendenti”
Mati (Confagricoltura) “Servono misure straordinarie per il comparto. La Regione si faccia sentire”

Pistoia, 19 marzo 2020 - “Nonostante le rassicurazioni del ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, all'indomani del decreto “Cura Italia”, siamo costretti a segnalare che per mettere in sicurezza il settore florovivaistico servono misure straordinarie che niente hanno a che vedere con quanto messo in atto fino ad oggi. Il nostro comparto in questo momento della produzione è attivo ai massimi livelli con costi esorbitanti di produzione che non saranno coperti né da vendite né da fatturati” E' l'allarme lanciato da Francesco Mati, presidente della sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana.

“Solo per il mercato floricolo dell'alta Toscana (province di Pistoia e Lucca) – spiega Mati - con un fatturato annuo di 150 milioni, si stimano perdite fino all'80% a causa di tutti gli eventi e ricorrenze che sono saltati e che salteranno in questi mesi. Il mercato vivaistico ha invece fortemente rallentato spedizioni e vendite all'indomani della chiusura dei mercati extra Ue e successivamente con la chiusura delle frontiere europee. C'è grande paura e grande timore, soprattutto a Pistoia dove egli ultimi 3 anni si era registrato un trend di crescita nell'export che aveva riportato l'economia a numeri del periodo pre-crisi fino a 700 milioni di fatturato di cui 500 milioni di esportazioni e che rischia di andare completamente perduto.”

“Servono quindi misure straordinarie – conclude Mati - dobbiamo prevedere ad esempio la possibilità di far continuare a lavorare dipendenti a cui è stata concessa la cassa integrazione. Oggi mandare a casa i dipendenti significherebbe infatti abbandonare anni di investimenti e sacrifici. Chiediamo alla Regione Toscana di farsi sentire con il Governo perché il settore florovivaistico toscano rappresenta un terzo della PLV agricola (produzione lorda vendibile) con un'occupazione di 12mila occupati. Se vogliamo che la maggior parte delle aziende con i loro dipendenti sia messa in condizione di riaprire, serve agire subito.”

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19/03/2020, 11:42
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Coronavirus, Mati (Confagricoltura Toscana): “Florovivaismo in ginocchio, serve fare di più”
“Bene lo sblocco alla vendita per vivai ma serve un tavolo nazionale per superare questa crisi"

Pistoia, 28 marzo 2020 - “Vogliamo ringraziare la ministra all’agricoltura Teresa Bellanova e le parole con cui ha salutato lo sblocco alla possibilità di vendita nei centri di giardinaggio e nei vivai come strumento per difenderci da questa crisi senza precedenti, purtroppo questa iniziativa rappresenta soltanto un punto di partenza per risolvere i problemi nel settore florovivaistico creati dall’emergenza Covid - 19” così Francesco Mati, presidente del settore florovivaistico di Confagricoltura Toscana.

“La situazione resta assai complicata - spiega Mati – dobbiamo pensare ad ulteriori misure straordinarie che possano aiutare le tante aziende che sono letteralmente sull’orlo del baratro. Nell’ultimo mese - precisa Mati - sul settore florovivaistico e floricolo del nostro Paese si è abbattuto un vero e proprio tsunami causato dal blocco quasi totale in entrata e uscita dei nostri prodotti con le dogane praticamente chiuse e per un settore come il nostro dove l’export è fondamentale si tratta di un gap profondo e non recuperabile se non con misure straordinarie. Ogni giorno - aggiunge Mati - ho colleghi che mi raccontano il dramma di aziende sane e vigorose sul punto di chiudere tutto perché mentre i ricavi si sono azzerati sono costrette a continuare a pagare ingenti costi di gestione. E’ ovvio che per chi non esporta più nulla vedere che i fiorai sono aperti è una soddisfazione poco più che morale, ma poco materiale”.

“Serve quindi un grande piano di aiuti straordinario - propone Mati - che si leghi proprio a questo momento così difficile per tutti noi. Se è giusto stare in casa ad esempio, può diventare meno difficile se stando in casa gli italiani potessero essere incentivati a curare il proprio terrazzo e il proprio giardino, tanto più che curare il verde aiuta anche a rendere migliore la qualità dell’aria e quindi a un beneficio individuale diventa beneficio collettivo. Ad esempio potrebbe aiutare sia favorire i pagamenti online sia permettere le consegne dei prodotti a domicilio naturalmente garantendo la sicurezza sia del fornitore che del cliente”

“Ma serve un piano che riguardi - conclude Mati – anche il settore floricolo sia da impianto domestico che da impianto professionale, perché questo è il periodo in cui si realizza il 70% del fatturato e bloccarne ora capacità di attività e di vendita vorrebbe dire condannare questo settore alla sparizione”.

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28/03/2020, 14:15
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