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Confagricoltura 
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Finto bio, Confagricoltura Toscana: “Bene colpire gli imbroglioni”
Tonioni: “Chi truffa danneggia le nostre aziende produttrici toscane e i consumatori”


Firenze, 26 giugno 2019 - “Come agricoltori da sempre in prima linea in difesa della qualità del prodotto e per le garanzie per i consumatori. Vogliamo complimentarci con la Guardia di Finanza e le altre istituzioni che hanno smascherato la truffa del finto succo di mele biologico” è quanto dichiarato da Antonio Tonioni, vicepresidente di Confagricoltura Toscana e presidente sezione prodotto ortofrutta che commenta così la maxi frode nella produzione e commercializzazione di prodotti biologici per un valore di oltre 6,5 milioni di euro scoperta grazie all'operazione Bad Juice condotta da l'Ispettorato Centrale Repressione Frodi (Icqrf) e i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Pisa, con la collaborazione di Eurojust.

“Situazioni di questo genere – spiega Tonioni - provocano danni diretti alla nostra agricoltura sia per l’immagine negativa che per il mancato utilizzo delle mele toscane, visto che l’azienda in questione ha sede in Toscana e poteva utilizzare prodotto disponibile localmente favorendo così l’economia locale e utilizzando un prodotto di qualità certa e certificata”.

“Di certo visto che, purtroppo, il prezzo delle mele da trasformazione è veramente irrisorio, parliamo di pochi centesimi al Kg tanto da non coprire a volte nemmeno il costo produzione, non si capisce che senso abbia quello di voler usare mele non utilizzabili, se non con l'intenzione di realizzare una vera e propria azione delinquenziale a danno dei consumatori e dei produttori toscani di mele che per tenere alta la qualità del proprio prodotto sono costretti a enormi sacrifici” conclude Tonioni.

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26/06/2019, 17:10
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Maremmano, classe '55, guiderà l'associazione per i prossimi 3 anni

Agricoltura, Marco Neri è il nuovo presidente di Confagricoltura Toscana

Firenze, 2 luglio 2019 - Marco Neri, classe 1955, maremmano, titolare dell'azienda San Ottaviano di Monterotondo Marittimo, è il nuovo presidente di Confagricoltura Toscana, l'associazione di categoria che riunisce 6 mila imprenditori agricoli toscani. Neri, che subentra a Francesco Miari Fulcis, è stato eletto all'unanimità dall'assemblea dei soci della Federazione regionale degli agricoltori della Toscana che si è svolta questa mattina a Castiglione della Pescaia alla presenza del Direttore Generale Francesco Postorino: il suo mandato alla guida del "sindacato" degli imprenditori agricoli toscani durerà tre anni.

Giuseppe Bicocchi e Luca Giannozzi sono invece stati eletti vicepresidenti ed è stato confermato il collegio sindacale.

Chiare le priorità del nuovo presidente di Confagricoltura Toscana: portare le esigenze dei territori periferici al centro del processo decisionale; combattere la burocrazia; difendere l'enorme patrimonio agroalimentare toscano dalla guerra dei dazi scatenata dal presidente Usa Donald Trump sui mercati internazionali.

"Serve un collegamento stretto fra la provincia e la regione affinché le istanze dei territori vengano portate nelle sedi istituzionali con forza e vigore - ha detto il neopresidente di Confagricoltura Toscana - Soltanto così, con un'azione sindacale che parte dal basso, potremo arrivare ad ottenere risultati concreti nell'interesse dei nostri associati". "Lavoreremo per snellire la burocrazia della quale gli agricoltori sono vittime e per ridurne i costi" ha aggiunto Marco Neri, che ha poi allargato lo sguardo alle questioni internazionali che pesano sulla testa degli imprenditori agricoli toscani: "L'Italia ha il primato europeo delle specialità Dop/Igp che sono 297, dei vini Doc/Docg che sono 415 e delle aziende biologiche che sono 60 mila: una posizione di leadership continentale nella quale la Toscana fa la parte del leone. Il valore dell'agricoltura toscana è molto significativo sia in termini di contributo alla crescita, all'occupazione e all'imprenditorialità giovanile che in termini di apporto alla notorietà del Made in Italy nel mondo".

"Ma il nostro comparto è pesantemente minacciato: proprio oggi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha proposto di allungare ulteriormente la lista dei prodotti agroalimentari italiani che saranno colpiti dai dazi commerciali come ritorsione per i sussidi europei ad Airbus, il consorzio europeo dell'aviazione. Gli agricoltori toscani non possono rimanere stritolati in questa morsa: chiediamo con forza alle autorità nazionali e comunitarie di adoperarsi perché questa assurda guerra commerciale si fermi".

Nato a Follonica il 25 agosto 1955, Marco Neri è laureato in giurisprudenza e ha due figli, Giulio e Francesco, che lavorano nelle aziende di famiglia sotto la supervisione del padre. Neri ha iniziato a lavorare in un'azienda di famiglia a San Vincenzo (Livorno) nel 1978 quando era ancora studente, impegnandosi nella coltivazione di olivi e cereali e nell'allevamento di mucche chianine. Fin da allora è in Confagricoltura. Già nel 1984 avviò l'attività agrituristica a San Vincenzo per poi riportare alla produttività, nel 1988, un'altra azienda agricola di famiglia in Maremma, consegnata all'abbandono: è il podere San Ottaviano, 400 ettari a biologico, dove produce birra e gestisce l'ospitalità dei turisti.


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02/07/2019, 16:51
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Patto sviluppo, Confagricoltura Toscana “Prossimi 5 anni decisivi, si investa su agricoltura”

Firenze, 12 luglio 2019 - “Ci auguriamo che gli 8 miliardi che saranno investiti in Toscana possano produrre fin da subito gli effetti auspicati per rilanciare l'economia del territorio e l'occupazione. I prossimi 5 anni saranno decisivi per capire che ruolo la nostra regione vorrà ricoprire su scala nazionale e internazionale. A questo proposito siamo convinti che per essere protagonisti non si potrà trascendere da investimenti mirati sul settore agricolo, uno dei motori pulsanti di tutta l'economia regionale.”

E' quanto dichiarato da Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana che commenta così il Patto per lo sviluppo firmato oggi dalla Regione Toscana e sottoscritto, fra gli altri, da Confagricoltura Toscana, che prevede investimenti per 8 miliardi di euro.

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12/07/2019, 20:37
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Maltempo, Mati (Confagricoltura): “Gli alberi cadono per la mancata cura non per il maltempo”
Il presidente sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana: “Con la manutenzione si risparmierebbero molti soldi pubblici, c’è da tornare a investire sulla cura e la prevenzione del verde pubblico”


Pistoia, 15 luglio 2019 - “Siamo sicuri che sia il maltempo la causa della strage di alberi che ancora stiamo vedendo in queste ore. O non è piuttosto la mancanza di cura, di manutenzione e di attenzione nei confronti delle alberature che stanno lungo le nostre strade o lungo i viali della nostra città?” così Francesco Mati, presidente sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana, rilancia il tema della prevenzione e della manutenzione del verde pubblico di fronte alla nuova, l’ennesima strage di alberi abbattuti dal maltempo.

“Si tratta - spiega Mati - di un problema molto serio e molto sentito dai nostri cittadini. Ma del resto sono anni che i nostri amministratori si sono convinti che investire nel verde sia uno spreco di risorse pubbliche. Io, al contrario, ho la certezza che invece sia la migliore risposta per chi vuole evitare di affrontare continue emergenze e danni ambientali ed economici”.

“Sarebbe utile - è l’invito del presidente sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana - che qualche esperto di statistica economica faccia un riscontro tra quelli che erano gli investimenti nel verde effettuati fino a 30 anni fa rapportati ai costi di oggi e le briciole che vengono messe sulla cura delle alberature oggi. Sono sicuro che emergerebbe una verità lampante e che cioè prevenire prima non solo è meglio di curare poi, ma costa alle tasche dei cittadini anche molto meno perché si eviterebbe di ripristinare strade devastate dalla caduta di alberi cresciuti troppo o trascurati per troppo tempo o danneggiati da lavori stradali o da opere pubbliche che non tengono conto della vitalità e della vita delle alberature”. “Questi danni li abbiamo conteggiati nei giorni scorsi a Milano Marittima - aggiunge Mati - e oggi siamo di nuovo a conteggiarli nel Pesciatino. E, purtroppo, li conteggeremo domani da qualche altra parte”.

“Siamo di fronte a un problema non solo toscano ma nazionale - conclude Mati - che da tempo noi del settore florovivaistico stiamo sollevando, ma troppi sono quelli che siedono nella politica e nelle istituzioni che non vogliono né sentire né vedere producendo un danno gravissimo non solo ai conti pubblici e all’ambiente ma anche alla nostra economia e quindi all’occupazione. Un verde pubblico curato e tenuto bene nella sicurezza è una garanzia per la nostra offerta turistica che ha il proprio punto di forza proprio nel paesaggio e nell’agroalimentare. Per cui investire sul verde pubblico non significa solo risparmiare sui costi delle emergenze, ma anche incrementare la crescita e l’occupazione diretta e indiretta”.

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15/07/2019, 12:23
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Export vivaismo pistoiese, Monitor Distretti +14%. Mati (Confagricoltura) “Siamo ai fatturati del periodo pre crisi, ci auguriamo crescita anche in Italia”

Pistoia, 22 luglio 2019 - “I risultati del primo trimestre del Monitor dei distretti fanno ben sperare. Il +14% fatto registrare dal Distretto vivaistico di Pistoia sul valore delle vendite all’estero non ci deve però far cantare vittoria perché purtroppo un anno non è fatto di un solo trimestre. Comunque il segnale di ripresa continuo che viene registrato è indicativo sia di una riconosciuta produzione di qualità che di un recupero di fatturati che contraddistinguevano la nostra attività nel periodo pre crisi. La nostra preoccupazione è che questi fatturati possano crescere soltanto su mercati internazionali e languiscano nei mercati locali. Per questo motivo il nostro augurio è che a questo trend positivo registrato all'estero segua un altrettanto aumento per ciò che riguarda le vendita anche in Italia. Perché questo avvenga non basta il solo Bonus verde, occorre recuperare la cultura del verde pubblico allineandola a quella europea.”

E' quanto dichiarato da Francesco Mati, presidente della Sezione Prodotto Vivaistico di Confagricoltura Toscana che commenta così il Monitor dei Distretti della Toscana, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

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22/07/2019, 15:50
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Neri (Confagricoltura Toscana) “Premiato chi ha saputo trasformarsi senza tradire proprie origini”
Assegnate le Spighe Verdi 2019. La Toscana è prima con 6 località premiate
I comuni rurali hanno la “Spiga verde” come le località turistiche balneari hanno la “Bandiera blu”

Roma, 25 luglio 2019 – Castellina in Chianti, Massa Marittima, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole e Bibbona sono i 6 Comuni toscani che hanno ricevuto la Spiga Verde 2019 oggi a Roma.

Le Spighe Verdi 2019 per i Comuni rurali sono state annunciate da FEE Italia - Foundation for Environmental Education e Confagricoltura presso Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura. Presenti i Sindaci dei Comuni che hanno ottenuto questo riconoscimento.

La Toscana è la regione che ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti insieme a Marche e Piemonte

L’iter procedurale, certificato ISO 9001-2015, ha guidato la valutazione delle candidature, permettendo alla Commissione di Valutazione il raggiungimento del risultato finale. Nel gruppo di lavoro è stato importante il contributo di diversi Enti istituzionali come il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo; il Comando Unità Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri; l’ISPRA; il CNR e Confagricoltura.

42 località rurali potranno fregiarsi, in questa quarta edizione, del riconoscimento Spighe Verdi 2019.

“Spighe Verdi” è un programma FEE, pensato per guidare i Comuni rurali, passo dopo passo, a scegliere strategie di gestione del territorio in un percorso virtuoso che giovi all’ambiente e alla qualità della vita dell’intera comunità.

“Spighe Verdi” è un efficace strumento di valorizzazione del nostro patrimonio rurale, ricco di risorse naturali e culturali, anche in un’ottica di occupazione. Affinché il programma raggiunga il massimo del risultato, sono necessari due elementi essenziali: la volontà dell’Amministrazione comunale di iniziare un percorso di miglioramento e la partecipazione della comunità e delle imprese, in particolar modo quelle agricole, alla sua realizzazione.

Per portare i Comuni rurali alla graduale adozione dello schema “Spighe Verdi”, FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura un set di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità. Alcuni indicatori presi in considerazione sono stati: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio; la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità per tutti senza limitazioni. Questi sono solo alcuni degli indicatori che guidano il programma e che saranno suscettibili di variazioni, in un’ottica di miglioramento continuo e di massimo coinvolgimento dei Comuni italiani.

“Spighe Verdi” si basa sull’esperienza trentennale di FEE, presente in 76 Paesi, nella gestione del programma internazionale “Bandiera Blu”, un eco-label volontario assegnato alle località turistiche balneari.

L’agricoltura ha un ruolo prioritario nel programma “Spighe Verdi”, poiché è qui che deve avvenire la vera rivoluzione culturale. Da questa necessità nasce la collaborazione tra FEE Italia e Confagricoltura, già impegnata su questo fronte con il progetto EcoCloud al quale si ispirano molti degli indicatori selezionati.

“Questo risultato straordinario è frutto del legame stretto e ben saldo fra agricoltura e turismo.” spiega Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana “Molte delle nostra aziende hanno saputo con intelligenza e capacità trasformarsi negli anni rispondendo alle sfide di un mercato in evoluzione e lo hanno fatto non tradendo mai la propria natura di realtà agricole. Per questo motivo è fondamentale che chi mette al primo posto il legame con il territorio e le sue specificità. possa essere messo nelle condizioni di lavorare.”

“E’ con soddisfazione che annunciamo anche per il 2019 un aumento dei Comuni rurali che hanno ottenuto le Spighe Verdi, ben 42 – ha detto Claudio Mazza, presidente della FEE Italia -. E’ un percorso che ha l’obiettivo di stimolare i Comuni rurali ad una conduzione sostenibile del territorio -continua Mazza -, impegnandoli in un processo di miglioramento continuo e creando un legame strategico tra amministrazioni locali e agricoltori per la valorizzazione del territorio.”

“Sono sempre di più i Comuni che hanno fatto della sostenibilità la loro grande occasione e dell’agricoltura il settore da cui far partire la rivoluzione culturale – ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, evidenziando come Spighe Verdi possa rappresentare una svolta, anche in termini di marketing e comunicazione, per le realtà finora poco conosciute -. Una carta importate da giocare sul tavolo della competitività territoriale, così come in oltre trent’anni di vita hanno fatto i Comuni Bandiere Blu”.

Le “Spighe Verdi” 2019 sono state assegnate in 13 Regioni, una in più rispetto alla precedente edizione. Le tre Regioni con il maggior numero di riconoscimenti sono Marche, Toscana e Piemonte, tutte con 6 località. Per le Marche: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano e Numana; per la Toscana:; per il Piemonte: Pralormo, Alba, Santo Stefano Belbo, Vicoforte, Canelli e Volpedo. Seguono la Campania con 5 località (Agropoli, Positano, Pisciotta, Massa Lubrense e Ascea); la Puglia con 4 (Castellaneta, Ostuni, Carovigno, Andria); il Lazio con 4 (Canale Monterano, Anguillara Sabazia, Pontinia, Gaeta). Vantano tre località il Veneto (Porto Tolle, Caorle, Montagnana) e l’Abruzzo (Tortoreto, Giulianova, Roseto degli Abruzzi). Vi è un Comune rurale per ognuna delle restanti Regioni: Liguria (Lavagna), Umbria (Montefalco), Sicilia (Ragusa), Calabria (Trebisacce), Trentino (Cavareno).

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25/07/2019, 13:22
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Maltempo, Confagricoltura: “Nell'aretino le nostre culture distrutte, chiederemo lo stato di calamità”
Mancini (Arezzo): “Al momento stimiamo una perdita superiore al 50% nella produzione”

Neri (Toscana): “E' auspicabile che la politica non abbandoni gli agricoltori aretini e toscani”

Arezzo, 29 luglio 2019 - “Non c'è altro da fare che avere il riconoscimento di stato di calamità naturale in maniera tale che almeno i danni più gravi possano essere riparati o vedremo decine di aziende chiudere. Stiamo già provvedendo a raccogliere la documentazione per la richiesta ma già ora, nonostante i dati non siano ancora definitivi, siamo in grado di stimare una perdita nelle nostre produzioni superiore in media al 50%, anche se i nostri associati ci dicono che per la grandine sono andati distrutti completamente molti frutteti e le coltivazioni di girasole e mais.” così Angiolino Mancini, presidente Confagricoltura Arezzo, spiega la dimensione dei disastri che il maltempo ha inflitto sulle imprese agricole di tutta la provincia di Arezzo.

“E' auspicabile – aggiunge Marco Neri, presidente Confagricoltura Toscana – che questa volta la politica, sia a livello locale che regionale che nazionale, dia subito un segnale di concreta attenzione al mondo agricolo di Arezzo e della Toscana già oberato da pesi e costi impropri. Se sulla testa dei nostri agricoltori verrà messo anche il costo dei danni provocati dal maltempo, è ovvio che molti saranno costretti a chiudere. Per questo motivo chiediamo che sia immediatamente riconosciuto lo stato di calamità in maniera tale da permettere a ogni azienda di iniziare subito con le opere sia di messa in sicurezza che di ripristino che sono propedeutiche per far ripartire la coltivazione e la produzione”.

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29/07/2019, 13:09
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La stima di Fedagri Confcooperative Toscana
Olio, Confcooperative "In Toscana produzione in calo del 20%"

La Toscana dalle due facce, bene sulla costa e male nell'entroterra. Il vicepresidente Baragli: "Seri danni anche dal maltempo"

Firenze, 2 agosto 2019 - Un calo della produzione del 20% rispetto al 2018, soprattutto nell'entroterra toscano. Meglio invece sulla costa, che da Livorno e Grosseto lascia intravedere un'annata niente male. Sono le due facce della Toscana dell'olio emersa da una prima indagine fatta da Fedagri Confcooperative Toscana tra i produttori locali per avere una prima fotografia dell'annata 2019. Previsioni che tengono conto anche del maltempo dei giorni scorsi che ha causato seri problemi alle coltivazioni. "Dove ha grandinato abbiamo riscontrato danni che se non recuperati possono mettere a rischio almeno il 50% della produzione in alcune zone", spiega Ritano Baragli, vicepresidente Fedagri Confcooperative Toscana e presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini.

"Ovviamente si parla di stime e sappiamo che in agricoltura l'ultima parola la dice il tempo - continua - L'anno scorso le nostre stime erano al ribasso, poi grazie alle condizioni meteo diventate favorevoli la situazione è decisamente migliorata. Speriamo sia così anche quest'anno, perché la situazione appare complicata soprattutto dopo la conta dei danni in seguito al maltempo della settimana scorsa"

Maltempo ora, caldo intenso prima e "proprio nel momento delicato della allegagione, che ha avviato una cascola prematura e intesa nelle olive". Ma se vogliamo guardare il lato positivo, precisa Baragli, "le temperature alte bloccano il proliferare della temuta mosca", garantendo la qualità alta del prodotto.

"La Toscana non ha una situazione omogenea, lo sappiamo, ci sono zone che soffrono caldo e siccità e altre più piovose - continua il vicepresidente - abbiamo tante e diverse zone climatiche in una sola regione e la differenza si vede. Da una parte, nell'entroterra, abbiamo coltivazioni tradizionali, obsolete, dove c'è difficoltà di rinnovamento e in evidente sofferenza, e dall'altra le colture intensive, come nel grossetano, dove c'è stato un progetto, una strategia, che ha consentito un rinnovamento serio della coltivazione, con una produzione moderna e meccanizzabile. Andrebbe fatto ovunque, ove possibile, ma ci vuole volontà”

Male sul fronte dei prezzi dell'olio Igp toscano. "In riferimento alla produzione 2018 - spiega ancora Baragli - ci sono ancora giacenza che si collocano con difficoltà sul mercato. I dati di imbottigliamento e quindi del venduto vanno a rilento: non credo che raggiungeremo i 30mila ettolitri di olio imbottigliato, che rispetto alla produzione è meno del 50% di olio dichiarato atto a diventare Igp. Per il prossimo anno ci aspettiamo un ulteriore calo, a causa dell'aumento di produzione nelle zone costiere che hanno impianti nuovi e meccanizzati. Servono nuovi sbocchi importanti di mercato". Che però non ci sono, ed è un problema non solo toscano, ma italiano. "Parlano i numeri. Nel 2018, l'Italia ha prodotto poco più di 200mila tonnellate di olio, la Spagna quasi 2milioni. Contiamo sempre meno a livello internazionale, in un mercato già difficile dove un consumatore medio non è disposto a spendere tanto per una buona bottiglia di olio, cosa che non accade ad esempio per il vino".

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02/08/2019, 12:05
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Maltempo: Valdichiana in ginocchio, perso il 100% dei raccolti
Tonioni (Confagricoltura): "La Regione avvierà l'iter per ottenere dal Governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale"

Arezzo, 2 agosto 2019 - Una vera e propria tempesta quella che si è abbattuta sabato scorso sulla Valdichiana distruggendo per intero le colture, proprio all'inizio della stagione dei raccolti. E' un bilancio drammatico quello che Antonio Tonioni, presidente di Confagricoltura Ortofrutta, ha tracciato questa mattina al presidente della Regione, Enrico Rossi, nella riunione convocata per fare il punto sui danni dell'ondata di maltempo che sabato scorso ha travolto la Toscana.

"La Valdichiana è stata tutta investita da una tempesta che ha scaricato al suolo 200 millimetri d'acqua in tre ore: la situazione varia da zona a zona, con una variabilità che va dal 50% al 100% dei danni. Sono stati colpiti gli ortaggi, i frutteti, i campi di girasole e altre colture seminative. Molte aziende hanno perso l'intera produzione: nulla è stato risparmiato".

Per questo stamattina Confagricoltura ufficializzato la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale: "La Regione avvierà il percorso, poi serve un decreto del Governo - continua Tonioni - Da parte del presidente Rossi e degli uffici regionali abbiamo trovato una risposta pronta e un totale appoggio del quale siamo grati".

Una prima stima parla di danni per complessivi 15 milioni, tra aziende e privati. Soltanto per i primi interventi urgentissimi di messa in sicurezza servono 800 mila euro. Le imprese coinvolte sono circa un centinaio: "Rischiano di rimanere in ginocchio perché questo evento si somma a quello già subito durante la scorsa primavera quando le piogge imposero di seminare tutto daccapo. Ci eravamo rimessi in piedi a fatica, ma adesso non è rimasto niente. Un simile colpo all'inizio della stagione dei raccolti rischia di essere fatale per decine e decine di aziende della Valdichiana", dice ancora Tonioni. "Adesso è in corso un monitoraggio capillare impresa per impresa che ci porterà ad affinare la stima dei danni subiti. Sabato ha grandinato quattro volte in un'ora e mezza, con chicchi grossi come noci. A quel poco che la grandine aveva risparmiato, ci ha pensato poi l'acqua: nulla è stato risparmiato".

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Agriturismo, Confagricoltura: “Fermare la nuova legge toscana”
Neri: "Penalizza lo sviluppo di centinaia di aziende già in difficoltà"

Firenze, 9 agosto 2019 - Confagricoltura Toscana chiede alla Regione un passo indietro sulla proposta di legge che rivede la disciplina dell'agriturismo: "Le limitazioni imposte alle piazzole negli agricamping, al numero di posti letto e alle trasformazioni di volumi inutilizzati da destinare all'agriturismo sono penalizzanti e limitano lo sviluppo delle aziende che già devono fare i conti con i continui capricci del tempo che spazza via interi raccolti".

Nel mirino dell'associazione di categoria ci sono le nuove disposizioni della proposta di legge numero 45 del 22 luglio scorso attraverso la quale la Regione Toscana vorrebbe rivedere la legge sull'agriturismo (30/2003).

"Con la nuova legge - prosegue Neri - non si potrebbero ad esempio più convertire stalle e altri volumi inutilizzati per dedicarli all'accoglienza dei turisti. Questo contrasta palesemente con la multifunzionalità delle aziende agricole e con il proposito virtuoso della legge attuale che offre agli agricoltori la possibilità di integrare i redditi con attività diverse da quella agricola, per contrastare l'abbandono delle campagne e favorire il recupero del patrimonio edilizio rurale come previsto esplicitamente da una legge regionale del 2017".

"Va anche tenuto presente che molte aziende, basandosi sulle direttive della legge attuale, sono già in fase di progettazione avanzata e hanno pianificato investimenti per lo sviluppo delle attività turistiche - dice ancora Neri -. Non possono essere bloccate all'improvviso.

Basta un esempio: chi sta smantellando una vecchia stalla con il tetto in eternit per destinare gli spazi all'agriturismo, come recupererà i soldi necessari per lo smaltimento se adesso gli viene impedito di generare reddito dall'attività ricettiva?. Questo tipo di norme è contrario al fare impresa e ci riporta indietro nel passato".

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09/08/2019, 17:46
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