Caldo: dopo Lucifero, arriva Beatrice a spazzare via roghi e siccità. Ma in campagna l’attenzione resta alta per pericolo dissesti
I violenti temporali previsti per il fine settimana chiuderanno il periodo “di fuoco” per le campagne italiane, che hanno perso quasi 35 mila ettari di superficie dall’inizio dell’anno. Una cifra doppia rispetto al 2011. Necessario un attento monitoraggio per contrastare eventuali fenomeni di smottamento.
Con l’arrivo della burrasca di fine agosto finalmente le campagne italiane troveranno un po’ di refrigerio, scongiurando il pericolo roghi, che quest’anno hanno ridotto in cenere quasi 35 mila ettari, una superficie doppia rispetto al 2011. Ma se dal prossimo fine settimana “Beatrice” metterà fine alla prolungata siccità e all’allarme incendi, nei campi bisognerà tenere alta l’attenzione sul possibile rischio di dissesto idrogeologico, che può essere innescato dai temporali che seguono periodi di secca così lunghi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
I 5375 roghi che dall’inizio dell’anno hanno imperversato sul territorio italiano, bruciando boschi e campi coltivati, -spiega la Cia- hanno creato un danno ambientale ed economico non indifferente per il settore primario. Basti pensare che dove è passato il fuoco, sono necessari diversi anni per ritornare alla normalità. Per un pascolo o per un campo coltivato bastano al massimo un paio d’anni, mentre per un bosco sono necessari almeno 4 o 5 anni per tornare alle condizioni pre-incendio. Per non parlare della quantità di Co2 che i roghi immettono nell’atmosfera (in media 3 e 4 milioni di tonnellate l’anno).
Ora che il periodo di siccità sta per concludersi -spiega la Cia- dovrebbe essere scongiurato il pericolo roghi. Ma con Beatrice l’alternarsi di situazioni climatiche estreme continuano. L’estate delle criticità climatiche, infatti, si appresta a chiudersi con violenti temporali previsti per l’ultimo finesettimana di agosto. Da una parte sicuramente la pioggia è una “manna dal cielo” per un settore piegato dalla siccità, che ha provocato danni per 1,2 miliardi di euro. Dall’altra però l’alternarsi di situazioni climatiche estreme può creare ulteriori problemi in campagna. Un suolo per così lungo tempo stressato dalla mancanza d’acqua, infatti, può subire meccanismi di corrivazione, cioè di mancato assorbimento delle acque e di torrentismo. Fenomeni che vanno necessariamente controllati e arginati.
È proprio nei momenti di criticità climatica -afferma la Cia- che il ruolo dell’agricoltore si fa doppiamente importante: non solo produttore di beni primari, ma anche gestore e “sentinella” del territorio. Presidia i boschi e aiuta a contrastare la piaga degli incendi, con azioni di pronto intervento e di pattugliamento, e al tempo stesso monitora le condizioni del suolo nei campi, prendendo provvedimenti quando necessario.
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