Prosegue l’impegno dell’industria mangimistica europea a favore della sostenibilità. FEFAC – Federazione tra i Produttori di Mangimi – ha approvato le nuove Linee guida per l’approvvigionamento di soia sostenibile. Lo strumento punta a essere un metodo di valutazione avanzato degli standard per la certificazione della coltivazione di soia, fra le principali materie prime del settore mangimistico. Tramite le associazioni confederate in FEFAC, tra cui ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici – il comparto contribuisce al completamento della transizione verso un sistema produttivo sostenibile e quanto più possibile rispettoso dell’ambiente.
Approvate per la prima volta nel 2015, le Linee Guida definiscono un sistema indipendente con cui valutare singoli standard rispetto a criteri di riferimento relativi alla sostenibilità, intesa non solo nella sua dimensione ambientale ma anche sociale. Nel 2020 l’azione della mangimistica europea per incrementare il profilo di sostenibilità del settore agro-alimentare-zootecnico ha segnato una tappa importante con l’adozione della Carta per la Sostenibilità dei mangimi. Ora, nel solco di questo provvedimento, arriva l’aggiornamento delle Linee Guida per l’approvvigionamento di soia sostenibile.
Il nuovo metodo di valutazione prevede alcune importanti novità. La principale è la considerazione della tematica della deforestazione. Gli standard potranno richiedere una valutazione sulla base di un nuovo criterio, ovvero la capacità di fornire soia che non provenga dalla conversione di ecosistemi naturali. Gli standard in grado di certificare l’approvvigionamento di soia a ‘conversione-zero’ saranno indicati nella sezione dedicata a FEFAC del sito ITC Sustainability Map in un’ottica di completa trasparenza.
Dal 2015 a oggi sono diciannove i programmi (tra cui quelli già utilizzati in Italia da anni) che si sono sottoposti al processo di valutazione di FEFAC, effettuato da ITC-International Trade Center, un Ente terzo, e che quindi sono risultati conformi alle Linee Guida. La produzione di soia conforme ai parametri previsti da questi standard rappresenta quasi il 50% di tutta la soia utilizzata nell’industria mangimistica europea. L’obiettivo è incrementare questa quota e permettere all’intera filiera di valorizzare la sostenibilità, a beneficio di tutti gli operatori e portatori di interesse.
Va inoltre ricordato che già il 78% della soia utilizzata nell’Unione Europea arriva da luoghi non a rischio deforestazione e che l’Italia è uno dei principali produttori europei di soia sostenibile.
“L’industria mangimistica italiana è impegnata da tempo ad aumentare la sostenibilità della produzione, in uno sforzo condiviso da tutti gli altri soggetti attivi lungo la filiera agroalimentare e zootecnica”, ricorda Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO. “Queste nuove Linee Guida, che ASSALZOO recepisce e promuove, sono uno strumento essenziale per continuare su questa strada in linea con il nuovo corso della politica europea per il settore primario”, conclude Veronesi.
Roma, 5 febbraio – Un sistema produttivo che sia compatibile con la tutela dell’ambiente richiede un uso più efficiente delle materie prime. Il ricorso a un modello di economia circolare, con il riutilizzo di input provenienti da altri cicli produttivi, è un’opportunità per ridurre l’impatto ambientale e aumentare il valore del settore agro-zootecnico-alimentare.
ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici vuole richiamare l’importanza della circolarità in occasione dell’ottava Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, oggi 5 febbraio. La mangimistica è storicamente un baluardo dell’economia circolare: ogni anno recupera, infatti, circa 9 milioni di tonnellate di materie prime secondarie che provengono dal circuito alimentare.
Nella catena di valore l’industria mangimistica è in grado di valorizzare una notevole quantità di co-prodotti e sotto-prodotti dell’industria alimentare. Sono sia quei prodotti senza ruolo per l’alimentazione umana – come le crusche che derivano dalla produzione di farina – o quei prodotti non più destinati al consumo umano perché non conformi agli standard commerciali. La mangimistica li recupera e li reinserisce nella catena di valore che termina con la produzione di carne, latte, uova, pesce.
Ogni anno i produttori di mangimi valorizzano nel ciclo produttivo 4,7 milioni di tonnellate di co-prodotti come le farine di semi oleosi provenienti dall'industria dell'estrazione dell'olio di semi; 4,3 milioni di tonnellate di sotto-prodotti dell'industria alimentare, di cui circa 3,1 milioni di tonnellate di crusca che residua dalla lavorazione del frumento e circa 1,3 milioni di tonnellate di sotto-prodotti che derivano dalla produzione dello zucchero (melasso e polpe di barbabietole), dal settore lattiero-caseario (siero e latte in polvere) o degli amidi e della birra e dal ritiro di prodotti alimentari dal circuito della distribuzione per motivi commerciali.
L’implementazione dell’economia circolare è solo una delle modalità nelle quali si articola il contributo della mangimistica alla transizione del settore agro-zootecnico-alimentare verso la sostenibilità: “La quantità di co-prodotti e sotto-prodotti utilizzati rappresenta circa il 50% dell’output della mangimistica italiana”, ricorda Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO.
“In questo modo il settore primario diventa ancora più sostenibile grazie a una gestione oculata delle risorse che permette di ridurre sprechi e perdite dalla produzione alla vendita fino al consumo. Un contesto nel quale la mangimistica rappresenta da sempre un modello esemplare di efficienza produttiva, di riferimento per altri comparti chiamati a dare il loro apporto al raggiungimento dell’obiettivo di ridurre sprechi e perdite alimentari, che l’Onu si è posto nell’Agenda per lo Sviluppo sostenibile e che l’Unione europea ha richiamato nella strategia Farm to Fork”, conclude Veronesi.
Roma, 11 marzo – Rendere più efficiente l’attività zootecnica, migliorando le performance ambientali e la competitività. L’industria mangimistica punta a rinnovare il suo sistema produttivo nell’ottica di uno sviluppo economico sostenibile ed etico. «Ma per raggiungere tali obiettivi appaiono quanto mai necessarie alcune misure di sostegno nell’ambito della semplificazione, degli investimenti, delle infrastrutture, della formazione e del rilancio dei consumi», ha dichiarato Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO-Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, in occasione dell’audizione in Senato nell’ambito dell’esame della Proposta di “Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Per ASSALZOO è stata quindi l’occasione per illustrare le richieste del comparto.
Impianti mangimistici – Per avere mangimi ancora più sani e di qualità, sicuri, ottenuti in modo ancora più sostenibile con nuove materie prime e ampliando l’adesione a criteri di economia circolare, è necessario ammodernare i mangimifici. «Occorre favorire e accompagnare l’investimento privato con risorse per adeguare le unità produttive alla richiesta di standard più elevati anche in termini di sicurezza ed efficienza complessiva. I nostri imprenditori e gli allevatori sono pronti a investire per nuovi allevamenti con il più elevato livello di biosicurezza, di contenuto tecnologico e valore ambientale», sottolinea Veronesi.
Favorire la ripresa produttiva di materie prime. L’Italia dipende dall’estero per soddisfare il suo fabbisogno di materie prime agricole; ad esempio importa cereali per il 60% e carni suine per il 40%. ASSALZOO, oltre a segnalare a più riprese questa situazione, si è impegnata a contrastare la condizione di non autosufficienza del Paese promuovendo la firma dell’Accordo quadro sul mais da granella di filiera italiana. «Dobbiamo favorire l’aumento delle produzioni di cereali e proteine vegetali e compensare gli agricoltori - con semplici certificati verdi - anche per il sequestro del carbonio, per la migliore fertilità dei suoli, per la prevenzione dei rischi idrogeologici e la cura dell’ambiente», ricorda Veronesi.
La condizione di subalternità ai mercati esteri è emersa con ancora più forza nei mesi dell’emergenza sanitaria non solo in relazione alle commodities agricole ma anche agli additivi per mangimi, oggi quasi del tutto prodotti in Cina. È dunque necessario un progetto per stimolare la produzione italiana ed europea di questi input fondamentali per l’industria dei mangimi e quindi per la zootecnia nazionale.
Infrastrutture - Occorre un piano per una migliore efficienza della logistica attraverso lo sviluppo dell’intermodalità, del trasporto marittimo e ferroviario, con hub di raccolta e scambio tecnologicamente all’avanguardia per favorire la valorizzazione dei prodotti agricoli nazionali. Le imprese del settore mangimistico e gli allevamenti necessitano di servizi moderni e per questo è fondamentale incoraggiare la digitalizzazione per poter valorizzare con produzioni di qualità tutte le aree del Paese.
Ricerca – ASSALZOO crede da sempre nel valore della ricerca, pubblica e privata, dello sviluppo e dell’innovazione. Non ci potrà essere un completo rilancio del settore primario senza investimenti in ricerca scientifica da trasferire nei mangimifici, in campo e negli allevamenti. Accanto a questi servono programmi di formazione dei giovani e degli operatori della filiera sul benessere animale, la riduzione dell’impatto ambientale e le moderne pratiche agronomiche e zootecniche.
La chiusura del canale Horeca ha sospeso i consumi fuori casa, solo in parte compensati, per alcune filiere, da un aumento della spesa domestica e dalla tenuta dell’export. Il settore agro-alimentare-zootecnico italiano ha bisogno di uscire da questo stato quanto prima. Una volta che la pandemia avrà allentato la sua morsa, sarà necessario rilanciare i consumi sia sul mercato interno sia su quello internazionale, proteggendo il Made in Italy da accordi commerciali che favoriscono l’ingresso di beni prodotti a costi inferiori e senza rispettare elevati standard o con etichettature nutrizionali ingannevoli. «Chiediamo di promuovere i nostri prodotti sui mercati internazionali facendo leva sulla loro qualità e sulla capacità delle nostre aziende di servire i diversi mercati, senza dilapidare le risorse con progetti poco significativi e chiediamo l’impegno delle istituzioni ad aprire nuovi mercati, come quello cinese», conclude Veronesi.
ASSALZOO sosterrà infine quei progetti rivolti a scuole, famiglie e opinion leader per promuovere l’importanza della Dieta mediterranea, un regime alimentare vario e bilanciato, depositario di valori, cultura e tradizione, che non esclude il consumo di prodotti di origine animale.
Roma, 15 aprile – Un Piano zootecnico nazionale che consenta di favorire l’avvio di nuove attività di allevamento. È quanto chiede ASSALZOO-Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici al Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli. L’Italia sconta un deficit in termini di alimenti di origine animale (-50% carni bovine, -40% carni suine, -20% latte, -75% pesce), che è costretta a colmare attraverso le importazioni. Il progetto dovrebbe quindi incentivare le produzioni nazionali con tutti i vantaggi che ne derivano. In primo luogo, in termini di sicurezza alimentare, favorendo la produzione di materie prime nazionali, promuovendo il Made in Italy, rispondendo a una crescente domanda di prodotti 100% italiani, ma anche con riguardo al benessere animale e al rispetto dell’ambiente, per produzioni sempre più sostenibili. Il piano può rappresentare un’opportunità di rilancio e sviluppo della zootecnia con il coinvolgimento determinate della mangimistica, il cui sviluppo poggia su cinque pilastri:
Sostenibilità – Per ASSALZOO è necessario incentivare progetti per il rinnovamento degli impianti mangimistici per raggiungere un più elevato grado di sostenibilità e promuovere maggiori livelli di circolarità nel circuito alimentare. L’industria mangimistica impiega e valorizza circa 9 milioni di tonnellate all’anno tra coprodotti, sottoprodotti e residui dell’industria alimentare. Un risultato importante che può essere migliorato incentivando un sistema parallelo di raccolta capillare e aumentando le potenzialità degli stabilimenti dedicati allo stoccaggio, alla gestione e al trattamento dei residui dell’industria alimentare per renderli idonei e sicuri all’impiego in mangimistica.
Digitalizzazione e Infrastrutture – È questo lo strumento fondamentale per dare concreto avvio all’agricoltura di precisione, un concetto che comprende anche quello di “alimentazione animale di precisione”, un punto di vera svolta per una zootecnia sostenibile e competitiva. Ottimizzare le razioni alimentari consente di azzerare gli sprechi, di ottenere maggiore efficienza nutrizionale, qualità e sicurezza e di ridurre l’impatto ambientale, con una particolare attenzione al benessere e alla salute animale. I mangimi di precisione sono una tecnologia innovativa già in corso di sperimentazione ma che necessita di essere sviluppata sia in termini di ricerca che di realizzazione e promozione, per renderla accessibile all’interno di tutte le strutture di allevamento.
Contratti di filiera – L’integrazione di filiera è una strada percorribile per incrementare i livelli produttivi e migliorarne l’efficienza. ASSALZOO è stata capofila di una iniziativa di questo genere per rilanciare la produzione di mais che si è concretizzata con la firma dell’Accordo quadro per il mais da granella di filiera italiana certificata. L’Associazione ha poi aderito a OICB -Organizzazione Interprofessionale delle Carni bovine. Sono due primi progetti che danno ragione al bisogno di mantenere un dialogo costante tra gli attori della filiera per promuovere una migliore organizzazione della produzione, che necessitano però anche di risorse pubbliche per sostenere nel modo più efficiente l’attività di queste realtà.
Energie rinnovabili – Lo sviluppo futuro del settore agro-zootecnico richiede un ripensamento dell’utilizzo di materie prime idonee all’uso alimentare o mangimistico negli impianti di biogas. Serve un progetto che disincentivi questa pratica e che preveda l’impiego di materie prime alternative, dai rifiuti della ristorazione alle biomasse alle commodity non più utilizzabili nel food e nel feed. Negli ultimi tempi, inoltre, anche l’industria mangimistica sta ricevendo dai gestori di impianti di biogas richieste crescenti di “prodotti” da destinare ai biodigestori. È un’attività nuova che andrebbe regolamentata per ottimizzare la gestione delle poche risorse disponibili anche con un progetto di ricerca per la creazione di impianti dedicati alla produzione di una specifica linea di “alimenti” per biodigestori. La produzione di energia da fonti rinnovabili – non solo biogas ma anche fotovoltaico – potrebbe essere incentivata dall’istituzione di certificati verdi attraverso i quali viene riconosciuto l’impegno della filiera per il raggiungimento di un bilancio neutro in termini di emissioni nocive.
Ricerca e innovazione – Progetti di ricerca pubblica e privata devono essere finanziati in maniera adeguata per poter fornire al settore primario tutti gli strumenti di cui ha bisogno. È inoltre importante che siano favorite le sperimentazioni in campo per dotare gli operatori della filiera di strumenti all’avanguardia, in grado di offrire un vantaggio competitivo e di agevolare il conseguimento di elevati standard di sostenibilità, richiesti anche dalle nuove strategie del Farm to Fork.
“La sostenibilità, la qualità, la sicurezza alimentare, il benessere e la salute animale sono le grandi sfide che attendono la mangimistica e la zootecnia italiana e mondiale”, sottolinea Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO. “Il nostro comparto è una componente essenziale dell’industria alimentare nel suo ruolo di cerniera tra produzione primaria e allevatori. La sua attività – aggiunge Veronesi – è sempre stata di importanza strategica per lo sviluppo della zootecnia del nostro Paese, un apporto testimoniato dall’aumento della produzione mangimistica dal dopoguerra a oggi. Questo risultato è stato reso possibile grazie alla continua attività di ricerca e innovazione che ha consentito di fornire alimenti sani, sicuri e di qualità nel rispetto di standard sempre più elevati. Tutti valori che ritroviamo anche nei prodotti di origine animale made in Italy: carne, latte, formaggi, uova e pesce”, conclude Veronesi.
Il quadro completo del piano di rilancio mangimistico e zootecnico è contenuto in un documento più dettagliato che ASSALZOO ha inviato nei giorni scorsi al ministro Patuanelli.
Roma, 17 maggio – La filiera zootecnica è finita spesso al centro delle critiche per l’impatto ambientale della sua produzione. Un anello di questa catena è il comparto della mangimistica, che in realtà fornisce un contributo di rilievo al miglioramento del profilo di sostenibilità del settore agro-zootecnico. Venerdì 21 maggio ASSALZOO-Associazione nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici presenterà il Report 2020 sui risvolti ambientali della produzione di alimenti per animali. Il documento illustra, tra l’altro, i risultati di un’indagine secondo cui l’impatto dei mangimifici resta limitato. Ma dal report emergono soprattutto i benefici che il comparto fornisce alla filiera.
Un tratto che contraddistingue l’industria mangimistica è infatti quello della circolarità, con il riutilizzo di prodotti non più destinati all’alimentazione umana, riducendo gli sprechi e contenendo le emissioni inquinanti. Insieme all’alimentazione di precisione, l’economia circolare è una delle risorse su cui la filiera punterà in futuro per incrementare i livelli di sostenibilità dell’agro-zootecnia.
All'incontro interverranno Marcello Veronesi, Presidente ASSALZOO, e Massimo Marino, LCE. Seguirà poi un dibattito sul trasferimento della sostenibilità lungo la catena del valore, al quale parteciperanno Lea Pallaroni (ASSALZOO), Giovanna Parmigiani (Confagricoltura) e Claudio Mazzini (Coop Italia). A moderare l’incontro sarà Carlo Alberto Pratesi (EIIS)
Roma, 24 maggio – L’impatto ambientale della produzione di mangimi negli stabilimenti è molto contenuto. Superiore quello delle materie prime agricole utilizzate dai mangimifici, un dato che negli anni si è tuttavia ridotto significativamente grazie allo sforzo dei produttori che hanno contribuito a rendere sostenibile la filiera agro-zootecnica. ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici ha presentato in videoconferenza il Report Ambientale 2020. Dal documento emergono in particolare le ricadute positive che il settore fornisce alla filiera in termini di circolarità ed efficienza. “I produttori di alimenti per animali vogliono giocare un ruolo importante nel perseguire l’obiettivo comune di una zootecnia a impatto zero”, dice il presidente di ASSALZOO Marcello Veronesi.
La prima edizione del report, realizzato in collaborazione con LCE, contiene i risultati di un’indagine condotta su un campione di stabilimenti con una rappresentatività del 30% della produzione nazionale: “Considerando solo il processo produttivo del mangimificio, la principale fonte di impatto è l’energia e a volte gli imballaggi”, spiega Massimo Marino di LCE. L’indagine ha valutato inoltre la carbon footprint degli alimenti per alcune filiere zootecniche: “Con riferimento all’impatto ambientale di una tonnellata di mangime, il mangimificio contribuisce per il 5% circa, tutto il resto sono materie prime”, aggiunge Marino.
Proprio sulla scelta degli ingredienti il mangimista può segnare il suo contributo alla sostenibilità della filiera zootecnica. Può scegliere materie prime prodotte responsabilmente, formulare mangimi sempre più efficienti e impiegare residui di altre produzioni alimentari o prodotti non più destinati all’uomo. “Diverse sono le misure concrete già adottate a favore dell’ambiente: la circolarità, il costante impegno per il miglioramento degli indici di conversione, la tecnologia e la ricerca per gli additivi, l’ammodernamento degli impianti fino all’alimentazione di precisione”, spiega Veronesi.
Gli indici di conversione sono migliorati notevolmente: “In genere del 15% negli ultimi vent’anni. Per il pollo del 26%, negli ultimi trent’anni, e del 40% per la filiera del latte, pertanto, per produrre la stessa quantità di latte, se negli anni ‘70 e ‘80 servivano due vacche oggi ne basta una. Questo grazie allo sforzo congiunto di mangimisti, genetisti e allevatori”, evidenzia Lea Pallaroni, segretario generale di ASSALZOO.
Tutto il settore agro-alimentare-zootecnico è consapevole dell’importanza della sostenibilità. Ne sono prova i recenti dati di Ispra sulle emissioni come ricorda Giovanna Parmigiani di Confagricoltura: “Solo il 13% delle PM10 è dovuto al settore agricolo; negli ultimi vent’anni si è ridotta del 23% l’emissione di ammoniaca anche grazie al miglioramento delle tecniche di produzione e allevamento”. Questi dati sono significativi e giustificano anche il timore nei confronti della Strategia Farm to Fork, secondo Pallaroni: “Sono posizionati degli obiettivi senza vedere cosa si è fatto prima. Definire l’arco temporale su cui lavoreremo sul Farm to Fork è importante per non dare l’idea che si parta dal nulla”.
Tuttavia dell’impegno del settore primario per l’ambiente non si dà atto debitamente, lamenta Parmigiani: “Molto si deve fare per quantificare il beneficio ambientale delle aziende agricole. Come Confagricoltura stiamo lavorando affinché ci vengano riconosciuti i certificati verdi, inoltre vorremmo che si considerasse la fissazione di carbonio che si ottiene grazie alla coltivazione delle colture cerealicole”. Stessa sorte per i progressi compiuti sul fronte del rispetto del benessere animale. “Il mancato riconoscimento di tutti questi passi in avanti è un problema”, afferma Parmigiani, che ricorda l’accordo siglato con Coop per migliorare la distribuzione del valore aggiunto dei prodotti italiani. La sostenibilità della zootecnia italiana diventa dunque un valore da trasferire al consumatore: “Il nostro protocollo – spiega Claudio Mazzini di Coop Italia – vuole trovare un nuovo modello economico che tuteli di più sia chi produce che chi consuma. Bisogna essere più efficienti, fare filiera per stabilizzare gli elementi economici e dare un valore aggiunto che l’italianità merita di sicuro”.
Roma, 27 maggio – “Con i prezzi delle materie prime agricole alle stelle è diventato economicamente insostenibile per gli allevatori alimentare gli animali mettendo così a serio rischio una filiera fondamentale dell’agroalimentare italiano”. Lo dichiara Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici. “Ci uniamo alle richieste sia di Agrinsieme e Coldiretti al Ministero delle Politiche Agricole per la convocazione di un tavolo sull’emergenza latte, sia di Assocarni e Uniceb perché si apra subito un confronto con la GDO per sostenere le produzioni nazionali”, prosegue Veronesi. “Che un litro di latte fresco italiano valga al supermercato meno di un caffè è inaccettabile”.
Secondo le ultime stime della FAO, aprile è stato l’undicesimo mese consecutivo di aumento dell’Indice dei prezzi dei prodotti alimentari. Dopo una breve flessione in marzo, sono tornate a salire le quotazioni dei cereali (+1,2%), che si assestano su un valore del 26% in più rispetto ad aprile 2020. In particolare, per il mais i prezzi si portano a un livello più alto del 66,7% rispetto a un anno fa. Anche per la soia, principale fonte proteica per l’alimentazione animale, secondo i dati Crefis, i prezzi del prodotto nazionale segnano un aumento di circa il 50% da inizio anno. “C’è il rischio – aggiunge il presidente di ASSALZOO – che il forte aumento delle quotazioni delle materie prime crei un cortocircuito per la zootecnia italiana che vede i costi di produzione superare nettamente i prezzi di vendita di carni, latte, uova e pesce”.
“Il settore è stato già colpito duramente dalle conseguenze della pandemia che ha ridotto i consumi e gli scambi commerciali, aumentando l’incertezza sul mercato e sulle abitudini dei consumatori. Nei mesi scorsi i mangimisti hanno cercato di non scaricare il rincaro delle materie prime sugli allevatori ma, a fronte della consolidata tendenza rialzista, questa posizione diventa ormai impraticabile, con inevitabili conseguenze lungo tutta la filiera”.
Infine “serve rilanciare i consumi interni di prodotti italiani, eliminare tutte le barriere che impediscono ai nostri prodotti di presentarsi sui mercati internazionali a più forte crescita, garantire la sostenibilità finanziaria della zootecnia nel suo complesso e un piano di potenziamento delle produzioni nazionali. È a rischio la sopravvivenza stessa della zootecnia italiana”, conclude Veronesi.
Roma, 8 giugno – SOS latte: un litro di quello fresco viene oggi pagato alla stalla 37 centesimi di euro, al di sotto della soglia di sostenibilità finanziaria dei 39 centesimi a litro. Così, per i produttori, è impossibile avere non solo un minimo margine di guadagno, ma anche coprire i crescenti costi di produzione. Il calo dei prezzi del latte alla stalla è infatti mediamente di -2,4%, ma contemporaneamente l’indice del costo degli input produttivi è salito del 4%. Con particolare riguardo ai prezzi delle materie prime per la produzione di mangimi, questi hanno toccato i livelli tra i più alti degli ultimi dieci anni. In questo periodo un quintale di soia è passato dai 45 ai 70 euro, massimo storico dell’ultimo ventennio. Ma gli aumenti hanno riguardato anche tutte le altre materie prime per mangimi come il mais, l’orzo e il frumento con incrementi di oltre il 50%. https://www.rivistadiagraria.org/news/e ... a-filiera/
Roma, 5 luglio – Nonostante la gravità della situazione, per la mangimistica italiana il 2020 è stato un anno positivo. Il comparto ha retto bene di fronte alle sfide inedite poste dalla pandemia e ha saputo, ancora una volta, dimostrare il suo ruolo essenziale in una filiera che riesce a dimostrarsi davvero efficiente, in particolare, quando realizza una vera integrazione. Il presidente di ASSALZOO – Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici – Marcello Veronesi ha aperto l’assemblea annuale del 5 luglio illustrando i principali risultati dell’industria mangimistica dello scorso anno. “I dati degli indicatori economici – sottolinea – sono rassicuranti. Il nostro settore ha aumentato la produzione più della media europea, il suo fatturato ha tenuto e ha incrementato gli occupati. Ma soprattutto non ha fatto mai mancare le forniture agli allevatori nonostante le molteplici difficoltà generate da una crisi senza precedenti”.
Nel 2020 la pandemia si è abbattuta su tutto il sistema produttivo. A fronte dell’essenzialità dei suoi servizi, la filiera agro-zootecnica-alimentare ha potuto continuare a operare nonostante i problemi causati dalle severe restrizioni dovute alla diffusione del contagio. Basti ricordare nelle prime settimane di emergenza nazionale le difficoltà legate agli approvvigionamenti, aggravate da problemi nella logistica e nei trasporti. A peggiorare la situazione la scelta di misure sempre più restrittive, a cominciare dalla chiusura del canale Horeca e dalle limitazioni agli spostamenti che hanno abbattuto i flussi turistici. All’interno della filiera agroalimentare la zootecnia ha pagato dunque un prezzo altissimo, soprattutto alcuni comparti come la suinicoltura e l’acquacoltura.
È in questo scenario che la mangimistica ha saputo interpretare al meglio il suo ruolo con gli stabilimenti che hanno lavorato a pieno ritmo: “I produttori sono stati costretti a mantenere i loro animali negli allevamenti rendendo necessaria una maggiore fornitura di mangimi. Il nostro comparto – ricorda Veronesi – ha soddisfatto tutte le loro richieste distribuendo, come sempre, un prodotto sicuro, sano e di qualità su tutto il territorio nazionale”.
La crisi si è consumata su scala globale ed è stata aggravata da altre problematicità, che si stanno protraendo ancora adesso: “L’aumento delle quotazioni delle materie prime utilizzate per la produzione di alimenti per animali, dai cereali alle proteine vegetali, iniziato lo scorso anno, è un fattore di instabilità del mercato con il quale dovremo fare i conti anche nei prossimi mesi”, ricorda il presidente di ASSALZOO. “Inizialmente la mangimistica aveva svolto un ruolo di compensazione di questi aumenti ma ora le condizioni sono diventate più gravose per il nostro comparto come per tutta la filiera agro-zootecnica. All’aumento del fatturato non corrispondono infatti maggiori ricavi a causa della compressione della marginalità per non gravare eccessivamente su un allevamento già in difficoltà”.
“Occorre ora uno sforzo comune di tutta la filiera, affinché tutti gli operatori coinvolti si impegnino per una più equa distribuzione del valore, senza lasciare indietro nessuno, garantendo la produzione delle carni italiane. Dobbiamo dimostrare spirito di unità non solo per superare le difficoltà causate da questa pandemia ma perché siamo chiamati a confrontarci con le nuove sfide per una zootecnia più sostenibile e compatibile con la tutela dell’ambiente, senza tralasciare la necessità di continuare ad assicurare una produzione di qualità, italiana, sicura e in quantità sufficiente al fabbisogno alimentare dei nostri consumatori”, conclude Veronesi.