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ANLAC Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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Cun conigli: Anlac, stupore per scelta Aventino di UnaItalia
Desta stupore la scelta dell’ Aventino da parte dell’ Unione Nazionale Avicoltori. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac, Associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
La decisione di autoescludersi dalla Commissione unica nazionale (Cun conigli) - prosegue - è un fatto grave che non giova all’ immagine di questa primaria associazione di trasformatori di pollame che annovera al suo interno prestigiosi marchi nazionali.
La Cun - fa notare l’ anlac - è un grande conquista per il mondo agricolo e per i consumatori, perché introduce forme virtuose di trasparenza nei mercati all’ origine. Non può pertanto essere servita su un piatto d’argento a chi ne vorrebbe condizionare la sua composizione e la politica dei prezzi, in funzione di strategie aziendali che mal sopportano il confronto vero tra domanda e offerta e che sinora hanno preferito forme meno trasparenti di prezzo.
Questo modus operandi - aggiunge il presidente dell’ anlac - apparteneva ai vecchi schemi delle borse merci locali, in via di progressivo superamento, grazie anche ai pareri espressi dall’ antitrust nazionale, che di recente ha dichiarato che le modalità di gestione e di governo delle commissioni camerali facilitano il coordinamento tra gli operatori dell’ industria di trasformazione, specie quando questa risulta caratterizzata da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima.
E’ essenziale - conclude - che il governo e l’ antitrust vigilino su questa autoesclusione per garantire, da un lato, che non si arrivi a una riapertura della borsa merci di Verona e, dall’ altro, per scongiurare che la coesistenza di diverse piazze fisiche locali (Treviso, Milano, Cuneo, Forlì) diventi un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale, come purtroppo si stà verificando nel mercato in queste settimane.
Ufficio Stampa Anlac
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18/02/2015, 19:43 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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Prezzi all’ origine: Anlac, bene interrogazione L’ Abbate su duplicazione borse e cun
Gli allevatori italiani condividono pienamente l’ interrogazione dell’ on L’Abbate (M5S) al Governo sulla inutile duplicazione delle borse merci e della cun conigli, che la recente risoluzione conclusiva di dibattito approvata il 1° aprile 2014 in Commissione agricoltura non ha evidentemente risolto. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ interrogazione - prosegue - firmata anche da Gagnarli, Massimiliano Bernini, Parentela e Gallinella, chiede al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali quali iniziative intendano assumere, in coerenza con i pareri dell’ autorità garante della concorrenza e del mercato, per giungere alla definitiva chiusura delle borse merci locali.
Attraverso questi pareri, l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha dichiarato che le modalità di gestione e di governo delle commissioni camerali facilitano il coordinamento tra gli operatori dell'industria di trasformazione, specie quando questa risulta caratterizzata da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima.
Nel settore cunicolo - aggiunge l’ anlac - alcune commissioni hanno cessato la loro attività, alcune l'hanno solo sospesa, altre ancora l'hanno riavviata, ignorando i pareri dell’ antitrust e del Parlamento. Infatti, la commissione borsa merci di Padova, con un anno di ritardo, ha cessato la sua attività di rilevazione prezzi, mentre la commissione borsa merci di Verona ha sospeso momentaneamente le sue rilevazioni, con due anni di ritardo, e intenderebbe riaprirla il 1° aprile 2015. Al contempo, hanno ripreso la loro attività sia la borsa merci di Treviso sia quella di Milano, condizionando i listini della Cun.
L'Autorità garante per la concorrenza e il mercato - prosegue la nota - ha osservato che la coesistenza a tutt'oggi di diverse piazze fisiche locali, ciascuna delle quali tratta volumi modesti con quotazioni fissate in ambito locale, appare un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale, specie quando già esiste una nuova regolamentazione nazionale come quella della Commissione unica nazionale Cun-Conigli, condivisa da tutti gli operatori del settore.
Gli allevatori - conclude De Bonis - sono stanchi di questo braccio di ferro istituzionale che calpesta le regole comunitarie a danno dei produttori e dei consumatori e che favorisce solo derive monopolizzanti da parte delle lobby dell’ agroindustria. Ufficio Stampa Anlac
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23/02/2015, 11:16 |
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Marco
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Import carne coniglio, Anlac: fermare effetti restrittivi sulla concorrenza. Grave silenzio macellatori e sindacati agricoli
I produttori francesi di conigli sembrano molto generosi nei confronti dei grossisti italiani, ai quali offrono conigli ad un prezzo inferiore a quello praticato sul mercato francese. In questo momento un coniglio macellato in Francia vale all’ ingrosso euro 4/kg, mentre in Italia viene esportato a metà prezzo contro le regole del mercato unico. Ma nessun macellatore italiano è in grado paradossalmente di portare i conigli italiani in Francia, dove le condizioni sono più convenienti. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario CUN.
In Italia si producono e consumano circa 500 mila quintali di carne di coniglio all’ anno. Importare 15 mila quintali dalla Francia non sono tanti, solo il 3%, ma rappresentano la quantità necessaria a turbare il mercato italiano e a mettere in ginocchio i produttori italiani, anno dopo anno, senza che mai fino ad ora nessun macellatore italiano abbia denunciato i comportamenti scorretti presso le Autorità competenti. Anzi forse ad alcuni grossi macellatori presenti in Cun questo stato di cose fa pure comodo per agevolare ulteriormente la deriva monopolizzante in atto anche nel connesso mercato dei mangimi. Infatti, sembra che non abbiano accettato di congelare una quota dei propri conigli per sterilizzare l’ effetto turbativo francese.
Il meccanismo in atto è semplice. Secondo Anlac, basta un fax di offerta di un grossista-importatore ad euro 2,60/kg inviato in giro per l’ Italia ed il gioco di alterare le quotazioni è presto fatto. I grossi macellatori, abusando del loro potere di mercato - fa notare l’ anlac - a quel punto simulano un eccesso di offerta estera, abbassano i prezzi del macellato, rallentano il ritiro del vivo dagli allevatori facendo credere un calo dei consumi, costringono alcuni piccoli macelli, e macellatori senza macello del Nord, a fare altrettanto pagando sotto il prezzo CUN, così gli allevatori sono “obbligati” a maggioranza ad accettare riduzioni di prezzo all’ origine dentro la Commissione prezzi nazionale. Nessuno - prosegue il presidente - sospetta che sia una manovra orchestrata, con effetti restrittivi sulla concorrenza, tutti immaginano che sia normale avere prezzi competitivi a causa delle importazioni con le quali occorre confrontarsi.
Ma chi analizza le dinamiche distorsive che si nascondono nel mercato comune? Poiché si può dubitare che i francesi che producono e vendono conigli per ottenere un profitto siano generosi oppure irrazionali, ci si può domandare perché costoro si comportino in questo modo?
La struttura dell’ offerta - evidenzia anlac - in Francia è fortemente concentrata nelle mani di un grosso gruppo che da solo macella circa 400 mila conigli a settimana su 600 mila (66% di quota di mercato). La domanda di acquisto in Francia si contrae nel tempo, contrariamente all’ Italia dove i consumi sono stabili. Questo grande macellatore europeo che si rivolge essenzialmente a più mercati diversi (la Francia, in volume, è il secondo esportatore nel mondo; in valore è al primo posto) ha capito che vendere allo stesso prezzo tutto ciò che produce non è il modo migliore di vendere il suo prodotto. Specie quando le curve di domanda sono diverse tra paesi.
Il gruppo francese - aggiunge De Bonis - proprio come un monopolista, ottiene il ricavo totale più alto da ciò che produce quando fa pagare per lo stesso coniglio prezzi diversi a clienti che hanno una domanda diversa, distribuendo le vendite tra i vari mercati in modo da avere lo stesso ricavo marginale.
Questo comportamento della Francia di svendere il suo surplus non è corretto - sottolinea - si tratta di una pratica discriminante dei prezzi, vietata dal diritto europeo, perché altera il commercio tra Stati membri e favorisce pratiche monopolizzanti, contrarie al mercato comune.
E’ ora - conclude - che qualche organizzazione sindacale si muova e denunci all’ antitrust prima che sia troppo tardi e che il tessuto produttivo italiano venga smantellato o passi nelle mani di tre gruppi integrati, ai quali nessuno però si permette di contestare le loro pratiche leganti anticomunitarie (acquisto mangime-ritiro carne).
Ufficio Stampa Anlac
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27/02/2015, 15:09 |
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Marco
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Trend carne cunicola: Anlac, stabile domanda consumatori italiani
Nonostante l’ andamento generale dell’ economia e delle vendite, l’ analisi dei consumi di carne realizzata da Ismea su dati Gfk Eurisko, che analizza in maniera approfondita le dinamiche economiche che interessano la carne in Italia, confermano un consumo stabile nel tempo di carne di coniglio. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, e commissario Cun Conigli.
Nel complesso - evidenzia l’ anlac - guardando alla ripartizione della quota di spesa alimentare destinata all’acquisto delle varie tipologie di carni e confrontando i dati del 2008 e del 2013, i dati del monitoraggio confermano la tendenza da parte dei consumatori ad acquistare quantità maggiori di carne avicunicola.
All’ interno di questo segmento - aggiunge l’ anlac - il volume di consumo delle carni cunicole passa da una quota di circa il 2,8% nel 2008 a poco meno del 2,7% nel 2013, mentre la quota in valore passa da 2,6% a 2,5%.
Le quote di consumo di carne cunicola - dichiara il presidente dell’ anlac - sono, dunque, sostanzialmente stabili e già questo sconfessa le dichiarazioni false di molti commissari Cun che hanno sempre sostenuto cali dei consumi per favorire un abbassamento dei prezzi all’ origine.
La verità - conclude - è che attraverso l’uso anticoncorrenziale della leva import-export il comparto è sempre più concentrato nelle mani di tre gruppi industriali che praticano contratti a prestazioni abbinate (acquisto mangime-ritiro carne) vietati dal diritto europeo, in una deriva monopolizzante.
Ufficio Stampa Anlac
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03/03/2015, 15:28 |
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Marco
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Anlac: immagine Cun non può essere inficiata da allevatori Coldiretti
Con la recente dichiarazione di insussistenza di cause d’ incompatibilità, concordata dalle associazioni sindacali e cooperative presso il Mipaaf e inviata agli allevatori, le situazioni di conflitto d’interesse o di scarsa imparzialità in Cun saranno finalmente risolte. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli. Dopo la chiusura delle borse merci - prosegue l’ anlac - le cui modalità di funzionamento, secondo i pareri dell’ antitrust, facilitano il coordinamento tra gli operatori dell’ industria di trasformazione, la Commissione unica nazionale (Cun), oltre ad essere unico mercato di riferimento nazionale, si accinge a favorire un processo trasparente di formazione dei prezzi all’ origine, in cui a fare le trattative non vi saranno più allevatori ricattabili e legati da contratti a prestazioni abbinate, sia scritti che verbali, vietati dal diritto europeo, ma allevatori liberi di comprare il mangime da chiunque e di vendere i conigli a chiunque. La maggioranza dei commissari - aggiunge - ha già firmato tale dichiarazione. Tuttavia - fa notare De Bonis - il ritardo dimostrato in queste settimane da alcuni commissari della Coldiretti e le obiezioni sollevate alla predetta dichiarazione, sono un po’ sospette, ingenerano forti dubbi sulla loro effettiva neutralità e rappresentano un grave atto di protervia e di scarsa considerazione per l’istituzione Cun e la sua immagine. Se qualche allevatore della Coldiretti - sottolinea - si ostina a rimanere in Cun e pensa di poter eludere la verità attraverso un’ attestazione volutamente incompleta, se ne assume tutte le responsabilità: la falsità ideologica è punibile ugualmente dalla normativa penale.
L’ art 483 del c.p., infatti, prevede che: “Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni”.
Inoltre - conclude - la giurisprudenza di legittimità ha dichiarato che: “la falsità ideologica può essere consumata ogni qualvolta il contenuto espositivo dell' atto sia, comunque, tale da far assumere all'omissione dell'informazione, relativa ad un determinato fatto, il significato di negazione della sua esistenza ovvero attribuisca al tenore dell' atto un senso diverso, cosi che l'enunciato descrittivo venga ad assumere nel suo complesso un significato contrario al vero”.
Ufficio Stampa Anlac
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10/03/2015, 14:58 |
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Marco
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Anlac: deliranti e patetiche le proposte Brambilla. Per il Presidente De Bonis (Anlac), chiedere il carcere per chi mangia conigli o per chi li alleva è illiberale. Preoccupati per l’ assordante silenzio del Ministro Martina
E’ improbabile che il maggior paese produttore e consumatore di coniglio in Europa possa rinunciare per decreto al consumo di carne cunicola, solo perché la Brambilla è alla ricerca di notorietà per il suo integralismo illiberale. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E’ assurdo, infatti, - spiega il presidente - chiedere il carcere per chi mangia conigli o per chi li alleva e per tutti coloro che sono dediti ad un’attività che detiene una leadership in ambito europeo.
Per contrastare - prosegue - quella che sembra quasi un’ azione di boicottaggio delle carni cunicole, che non rende onore ad un deputato della Repubblica italiana, calpesta i diritti costituzionali degli allevatori e dei consumatori e presenta probabili violazioni sotto il profilo penale, sarebbe auspicabile l’intervento del Ministro Martina a difesa dell’intera filiera anche attraverso una campagna: “Buy meat rabbit”, che esalti il valore della carne cunicola, i benefici per i consumatori italiani e depotenzi le dichiarazioni strumentali della Brambilla che tentano da circa un mese di fare eco nei media.
Infatti - aggiunge - spacciarsi vegetariani e combattere il consumo di carne per vendere il pesce, non è il massimo della coerenza. E la borghese Brambilla, con la sua verve patetica, purtroppo, fa l’animalista radical-chic che si arricchisce commercializzando pesce.
Se però - evidenzia il presidente anlac - il deputato Brambilla continuerà a divulgare le sue idee, danneggiando l’economia pubblica, la nostra associazione, nonostante la sua immunità parlamentare, sarà costretta a presentare degli esposti in procura a tutela degli allevatori e dei consumatori. Secondo l’ art 507 c.p. “chiunque, valendosi della forza e autorità di partiti, induce a non acquistare gli altrui prodotti agricoli o industriali, è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Noi, nel frattempo, - conclude - insieme ai consumatori italiani, continueremo a goderci il nostro coniglio a Pasqua, per la gioia del nostro cuore e del nostro palato, senza che nessuno ci potrà arrestare, invitando Toti e Berlusconi a rinnovare la casa togliendo la vernice vecchia che non è riuscita a risvegliare gli entusiasmi del popolo delle partite Iva.
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01/04/2015, 16:45 |
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Marco
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Etichettatura carni cunicole, Anlac: Trasparenza negata ai consumatori italiani
Mentre il risultato della consultazione pubblica online lanciata dal ministero delle Politiche agricole conferma che 9 italiani su 10 vogliono che ogni alimento riporti in etichetta l’origine scritta in modo chiaro e leggibile, il nuovo regolamento europeo sulle etichette appena entrato in vigore prevede obblighi per quasi tutte le carni, ad esclusione di quella di coniglio. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli che da anni si batte in favore dell’ etichettatura.
In tal modo - continua - il legislatore europeo ha inteso negare ai maggiori consumatori europei di coniglio, che sono proprio gli italiani, la possibilità di scegliere e preferire il prodotto nazionale, costringendoli così ad acquistare conigli stranieri, di dubbia provenienza.
Qual’ è - si chiede l’ anlac - la ragione di questa perdurante discriminazione subita dalla carne di coniglio, che penalizza la trasparenza per i nostri consumatori? Non c’erano forse precisi impegni da parte del governo e del parlamento italiano, che ha approvato ben tre risoluzioni?
Il Piano di settore, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, - aggiunge l’ associazione - aveva indicato nell’etichettatura un importante strumento di valorizzazione e di sviluppo economico per le imprese e le aree rurali, adesso la sua ulteriore esclusione rende vano tutto il lavoro svolto e penalizza i consumatori italiani.
Se a ciò - evidenzia De Bonis - si aggiungono gli attacchi mediatici di alcuni parlamentari pseudo animalisti, i sospetti di discriminazione e boicottaggio aumentano considerevolmente.
L’ assetto oligopolistico del mercato italiano - sottolinea l’ anlac - e il silenzio assenso dei più grossi operatori italiani multinazionali aderenti ad UnaItalia e Assoavi, che macellano e distribuiscono capillarmente pollame, è eloquente e dovrebbe far riflettere i consumatori. Da loro non è pervenuta nessuna parola a favore dell’ etichettatura delle carni cunicole e nessuna contromisura agli attacchi spregiudicati della Brambilla.
L’etichettatura di origine - conclude - consentirebbe decisamente la salvaguardia dell’intero comparto cunicolo, se il governo non si fermasse solo ai sondaggi o ai comunicati autoreferenziali ma prendesse una posizione forte e decisa in ambito comunitario, anche se sconveniente per qualche lobby.
Ufficio Stampa Anlac
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07/04/2015, 22:53 |
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Conigli, Anlac: bene interrogazione Antezza Gli interroganti chiedono a Martina e Guidi la decadenza dei commissari incompatibili in Cun, i motivi che hanno impedito la chiusura delle borse merci locali di Verona, Treviso e Milano, e lo stop a derive monopolizzanti restrittive della concorrenza che stanno distruggendo il comparto nel centro-sud proprio dove sono maggiormente concentrati i consumi L’ Anlac saluta con favore l’ interrogazione dell’ on Antezza (PD) al Governo sulla necessità di prevedere forme di decadenza automatica dal ruolo di Commissario CUN in assenza di specifica attestazione di compatibilità con le norme a tutela della concorrenza. Ciò si rende necessario per aumentare il grado di neutralità della Cun ed evitare che vi siano al suo interno figure ibride, in conflitto d’interesse, legate da rapporti commerciali condizionanti (acquisto mangime – ritiro carne), vietati dal diritto europeo e nazionale. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli. E’ da anni che l’ anlac denuncia questo problema. Sinora – aggiunge l’ associazione – molti commissari pur non avendo piena libertà commerciale, hanno continuato a partecipare alle sedute della commissione, alterando spesso gli esiti delle trattative, perché subalterni alla volontà dei mangimisti/macellatori. Altri ancora si candidano a voler entrare dalla parte sbagliata, equivocando addirittura il proprio ruolo. L’ interrogazione – prosegue – firmata anche da Taricco, Mongiello e Terrosi, conferma un consumo di carni di coniglio sostanzialmente stabile nel tempo e una scarsa propensione dei più grandi macellatori ad esportare, alla base del deterioramento del saldo commerciale e della speculazione sui prezzi. Gli interroganti, inoltre, chiedono al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, quali iniziative intendano assumere, anche sotto il profilo normativo, per giungere alla definitiva chiusura delle borse merci locali, che svolgono purtroppo un ruolo improprio ed anticoncorrenziale teso a favorire abbassamenti di prezzo sottocosto in presenza di una regolamentazione del mercato che vede nella Cun la condivisione di tutti gli operatori del settore. Alcune borse merci (Verona, Treviso e Milano) – aggiunge il presidente dell’Anlac – continuano ad ignorare l’esistenza dei pareri dell’ antitrust e del Parlamento, nonostante la nostra associazione abbia inviato una lettera aperta ai segretari generali dei rispettivi enti camerali. In alcune commissioni delle predette borse merci, addirittura, non vi sono nemmeno gli allevatori ed i prezzi vengono fissati unilateralmente. L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato – rileva l’associazione – ha dovuto prendere atto che la coesistenza a tutt’oggi di diverse piazze fisiche locali, appare un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale. Le modalità di gestione delle borse locali facilitano, infatti, il coordinamento tra gli industriali specie quando un settore è caratterizzato da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima, come accade ormai non solo nelle carni cunicole. L’ interrogazione – conclude – chiede anche un maggior equilibrio nella rappresentanza territoriale dei macelli dentro la CUN, che vede praticamente esclusi tutti quelli del centro-sud. Infine, l’interrogazione pone il problema inquietante della restrizione degli spazi concorrenziali e dell’ impossibilità di accesso al mercato in condizioni di parità per gli allevatori del mezzogiorno dove la restrizione è ormai così accentuata, grazie anche alla mancata attuazione di tutte le misure del Piano di settore, e presenta effetti negativi per il benessere dei consumatori, che non hanno possibilità di scegliere un prodotto fresco locale proprio laddove sono maggiormente concentrati i consumi e sono così costretti a mangiare conigli di dubbia provenienza.
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17/04/2015, 14:37 |
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Interrogazione su Cun, Anlac: commissione non paritetica favorisce prezzi non concorrenziali
Gli allevatori concordano con l’ interrogazione dell’ on Antezza, che evidenzia come da alcuni mesi la Commissione prezzi unica-Cun Conigli sia sbilanciata nella rappresentanza dei macellatori. Ciò favorisce prezzi anticoncorrenziali perché la commissione non è paritetica. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori.
Dalla interrogazione, infatti, - prosegue l’ anlac - si apprende che un consorzio di macellatori del nord avrebbe inviato un documento scritto del 3 dicembre 2014, dopo aver approvato il Protocollo istitutivo della Commissione unica nazionale, con il quale si invitavano «tutte le Associazioni di Parte Macellatori, a sospendere con decorrenza immediata l'attività dei propri Commissari all'interno della Commissione unica nazionale conigli a favore dell'immediato ripristino della Commissione cunicola della Borsa merci di Verona», in chiaro contrasto con il piano d'interventi per il settore cunicolo, con le risoluzioni parlamentari e con i pareri dell'Antitrust.
L’ interrogazione - aggiunge il presidente - evidenzia altresì che, a seguito di quel documento e della fuoriuscita dalla Commissione di alcuni macellatori, non si è ancora provveduto a rimpiazzare i posti vuoti nonostante le richieste pervenute al Ministero da parte del “Comitato macellatori riuniti del Mezzogiorno”, che da diversi anni sollecita una sua presenza in Commissione unica nazionale auspicabile ai fini di un riequilibrio della rappresentanza territoriale dei macellatori.
L’ Anlac - conclude - prende atto delle richieste di partecipazione di altri macellatori e non vorrebbe che il corretto svolgimento del processo concorrenziale fosse ostacolato da discriminazioni verso il loro ingresso auspicabile, peraltro, anche ai fini di una commissione paritetica, che possa così osservare una rotazione effettiva delle presenze tra i macellatori, ai sensi dell’ art 3 del regolamento Cun vigente, ed evitare che a trattare il prezzo siano solo due aziende di macellazione.
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18/04/2015, 20:16 |
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Conigli, Anlac: doppio tonfo prezzi in Cun. Urge tassa di compensazione all’ entrata. Grave silenzio UnaItalia e Assoavi Allevatori italiani sotto assedio per via di importazioni strumentali tese a ricattarli, ad abbassare i prezzi sul mercato nazionale allineandoli al mercato di Milano e a fargli fare la fine dei polli.
Il doppio tonfo subito dalle quotazioni della Commissione unica nazionale - Cun conigli nella 16° e 17° settimana, con allineamenti sospetti alla borsa di Milano, che portano i valori per questa settimana ad euro 1,45/kg, pongono seri problemi al futuro del settore, per risolvere i quali si rende necessario invocare una tassa di compensazione verso i conigli importati dalla Francia. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
Non si può continuare a lavorare - prosegue - con sessanta centesimi al chilo sotto il costo di produzione, senza adottare nessuna misura verso il paese da cui proviene il 71% delle nostre importazioni sottocosto.
Il comportamento della Francia di svendere il suo surplus di conigli macellati a metà prezzo in Italia non è corretto – sottolinea l’ anlac – e rappresenta una pratica discriminante dei prezzi, vietata dal diritto europeo, perché altera il commercio tra Stati membri e favorisce pratiche monopolizzanti, contrarie al mercato comune, che nessuna associazione italiana ha sinora contrastato, nemmeno le grosse associazioni di macellatori UnaItalia e Assoavi, che ne hanno titolarità.
In Francia ormai - evidenzia il presidente - l’ offerta del coniglio è disciplinata, di fatto, da una organizzazione nazionale del mercato che è pregiudizievole alla concorrenza della produzione similare italiana.
Secondo l’ Anlac, è ora che lo Stato italiano, che non ha adottato nessuna misura prevista dal piano di settore per contrastare la crisi del settore, ad eccezione della Cun, metta in atto l’ art 44 del TFUE: “Quando in uno Stato membro un prodotto è disciplinato da un'organizzazione nazionale del mercato…che sia pregiudizievole alla concorrenza di una produzione similare in un altro Stato membro, gli Stati membri applicano al prodotto in questione in provenienza dallo Stato membro ove sussista l'organizzazione…una tassa di compensazione all'entrata... La Commissione fissa l'ammontare di tali tasse nella misura necessaria a ristabilire l'equilibrio; essa può ugualmente autorizzare il ricorso ad altre misure di cui determina le condizioni e modalità.”
Occorre agire - conclude - prima che sia troppo tardi e che il tessuto produttivo italiano che opera a libero mercato venga smantellato o passi nelle mani di tre gruppi integrati, in una deriva dannosa per i consumatori e per la libera concorrenza. Gli allevatori di conigli non vogliono fare la fine dei polli.
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27/04/2015, 11:24 |
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