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Agricoltura - Parlamento Italiano 
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EXPO: PADUA (PD), EVITARE DI SPRECARE IL CIBO SERVE ALLA PACE

"La realtà che abbiamo di fronte è schizofrenica: oggi per ogni persona malnutrita al mondo ce ne sono 2 obese e mentre 36 milioni di persone muoiono di fame, 29 milioni decedono per malattie legate alla sovralimentazione. Il documento strategico di Expo pone l'alimentazione al centro di una grande riflessione che ne considera tutti gli aspetti ideali e culturali, dalla lotta alla fame, alla sostenibilità, alla salute, al cibo come strumento di pace e di espressione culturale. Per questo chiediamo al governo un impegno per modificare questa distorsione intollerabile: bisogna prevenire lo spreco alimentare, promuovendo accordi lungo la filiera alimentare tra agricoltori, distributori e consumatori e garantendo l'accesso ai mercati dei piccoli agricoltori che presidiano il territorio. Serve poi più educazione alimentare che rivalorizzi la Dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell'umanità, per aumentare le scelte consapevoli, la salute e il benessere dei cittadini. Il cibo ha una valenza straordinaria anche per promuovere la pace ed un mondo più giusto, equo e sostenibile". Lo dice la senatrice Pd Venerina Padua, che è intervenuta nell'aula del Senato.

Roma, 18 giugno 2014


Ilaria Di Bella
vice capo Ufficio stampa gruppo Pd Senato

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18/06/2014, 17:57
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AGRICOLTURA: IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE PER L’UTILIZZO DEI FITOFARMACI SI RIVELA UNA SCATOLA VUOTA AI DANNI DEI COLTIVATORI ITALIANI
Approdato in Gazzetta Ufficiale solamente a febbraio, con un anno di ritardo, il Pan necessita di 18 decreti attuativi per essere operativo. Il M5S torna a sollevarne dubbi, contraddizioni e criticità al Ministro Martina

Il Piano di azione nazionale che regola l’uso dei fitofarmaci in agricoltura non smette di far emergere criticità. E se i deputati 5 Stelle della Commissione Agricoltura avevano già interrogato il Ministro Martina, senza ottenere ancora risposta, sulle irrorazioni aeree in deroga alla normativa e sui tecnici costretti a seguire corsi e superare esami ogni 5 anni per poter fornire consulenza sui trattamenti fitosanitari (nonostante l’aver conseguito una laurea in agraria), ad affiorare ora sono nuovi dubbi. Sotto la lente dei 5 stelle è il raggiungimento degli obiettivi principali di tutto il Piano d’azione. La direttiva europea (2009/128/CE), dalla quale seguono a cascata sia il D.lgs. di recepimento 150/2012 sia il Pan, all’art. 4 decretava che ogni Stato membro avrebbe dovuto adottare il Pan per definire i propri obiettivi quantitativi, le misure e i tempi per la riduzione dei rischi e degli impatti dell’utilizzo dei pesticidi sulla salute umana e sull’ambiente.

“Obiettivi, misure e tempi certi che, però, nel nostro Pan mancano”, dichiarano i deputati M5S Chiara Gagnarli, Giuseppe L’Abbate, Filippo Gallinella, Loredana Lupo, Paolo Parentela, Silvia Benedetti e Massimiliano Bernini. A balzare all’occhio sono, invece, le dichiarazioni del funzionario del Mipaaf, il dottor Cacopardi, il quale, nella sua relazione durante il convegno dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, ha posto l’accento sui 18 decreti attuativi che dovranno seguire il Pan. “C’è da chiedersi – commentano i deputati 5 Stelle – cosa disciplini allora il Piano d’azione se necessita di ben 18 decreti attuativi per entrare davvero in funzione. Altri Stati membri come Spagna, Belgio e Danimarca hanno recepito molto più velocemente le direttive. E, ancora una volta, l’Italia si dimostra non virtuosa”.

Ma per i parlamentari pentastellati l’altro aspetto critico riguarda l’assenza nel Piano d’azione di un sistema sanzionatorio che renda di fatto efficace tutto l’impianto. Come, ad esempio, sulla difesa integrata dove gli obblighi a carico delle aziende agricole sono ridotti al minimo: in caso di controllo è sufficiente poter mostrare di avere accesso alle previsioni meteo, ai bollettini territoriali di difesa integrata, ai materiali informativi sulla difesa integrata. E non vi è alcuna sanzione nel caso ciò non sia dimostrato dagli agricoltori.

Ma non è finita. Sull’attuazione delle misure di tutela dell’ambiente acquatico e delle fonti di approvvigionamento di acqua potabile poi, l’Italia aveva già ricevuto i richiami dalla Commissione europea, nella riunione bilaterale del settembre 2013, per non aver precisato le misure da attuare in campo agricolo. “Ebbene – commentano i 5 Stelle – anche su questo aspetto, con il Pan si è preferito glissare e rimandare al solito decreto attuativo. Nonostante già nel TUA (Testo Unico Ambiente) si fosse stabilito che le Regioni avrebbero dovuto individuare, sempre ai fini della tutela delle acque, le cosiddette aree vulnerabili da prodotti fitosanitari. Ad oggi non risulta siano state individuate, tranne nel Veneto ed in Piemonte. Quindi, a mancare non sono solo le misure di salvaguardia ma anche le zone da tutelare. In conclusione – continuano i deputati M5S – il Pan sembra gravemente carente in diverse parti nonché troppo rinunciatario nella definizione degli obiettivi, dei tempi certi e, fattore ancor più grave, nella definizione di un apparato sanzionatorio che lo renda operativo. Un piano che rischia anche l’impugnazione della stessa Commissione europea, viste le lacune”. L’auspicio dei 5 Stelle è che il Governo decida di rivisitare il testo perché, in alternativa, contribuirebbe solamente ad aumentare la pressione burocratica ai danni degli agricoltori e senza restituire, in cambio, gli obiettivi principali della Direttiva europea.

Giuseppe L'Abbate
Deputato Movimento Cinque Stelle

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24/06/2014, 18:52
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AGRICOLTURA: ITALIA A RISCHIO INFRAZIONE EUROPEA PER GLI ALLEVAMENTI DI SUINI NON A NORMA

A seguito della campagna CIWF Italia in favore di forme di allevamenti rispettosi del benessere animale, i deputati della Commissione Agricoltura chiedono chiarimenti a Martina e Lorenzin sulla situazione nazionale

Una video inchiesta della CIWF Italia in diversi allevamenti intensivi di suini in Italia, Paese rinomato per le sue specialità suinicole, fa emergere la disapplicazione delle norme in materia di benessere animale. Ad essere trasgredita è la Direttiva europea 2008/120/CE. Una questione al centro di una interrogazione parlamentare dei deputati M5S della Commissione Agricoltura, a prima firma Chiara Gagnarli, indirizzata ai Ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Agricoltura Maurizio Martina. L’inchiesta dimostra che, nella totalità dei casi del campione di aziende visitate, vi sono condizioni di allevamento dei suini in aperta violazione delle leggi europee e delle relative norme di recepimento nazionali. Box privi di materiali manipolabili che possano stimolare ed incuriosire gli animali, code pesantemente amputate in maniera sistematica, pessime condizioni igieniche, scarso controllo della temperatura, zoppie, scarse cure e trascuratezza che spesso causano sofferenze e dolori evitabili agli animali.

“Seppur prediligiamo ben altri sistemi di allevamento – dichiara la deputata Chiara Gagnarli (M5S), prima firmataria dell’interrogazione parlamentare – siamo comunque realisti e consapevoli che gli allevamenti intensivi rappresentano ancora la maggioranza. Per questo che ci battiamo per il rispetto delle condizioni minime di benessere degli animali allevati. Ci sono regolamenti europei, come l’882 del 29 aprile 2004, che prevedono controlli sull’osservanza delle norme in materia di benessere degli animali e pretendiamo che vengano rispettati. Questa posizione – continua Gagnarli (M5S) – deve essere letta dagli allevatori come uno stimolo a valorizzare e non inficiare le nostre produzioni suinicole di enorme qualità. Abbiamo chiesto al Ministro di quantificare gli allevamenti fuori norma (che siamo certi non saranno in molti), e di definire le misure da intraprendere per centrare il rispetto delle disposizioni europee, perché lo riteniamo fondamentale per confermare e possibilmente incrementare il buon nome dei salumi italiani di qualità ed evitare procedure di infrazione al nostro Paese”.

Giuseppe L'Abbate
Deputato Movimento Cinque Stelle

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04/07/2014, 12:58
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UE, PIGNEDOLI (PD): AUGURI A DE CASTRO COORDINATORE COMMISSIONE AGRICOLTURA

"La nomina di Paolo De Castro a coordinatore della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo è un'ottima notizia. Nel suo ruolo di Presidente della Commissione Agricoltura si era già impegnato con competenza e passione per il settore agricolo e per il nostro Paese gestendo in modo quasi esclusivo la fase più delicata della costruzione della nuova Pac determinando un forte miglioramento rispetto alle proposte iniziali. Tantissimi auguri di buon lavoro a una persona competente e sempre disponibile, punto di riferimento determinante in Europa per le battaglie che ci attendono per la valorizzazione dell'agroalimentare e della distintività italiana". Lo dichiara Leana Pignedoli, vicepresidente della commissione Agricoltura a Palazzo Madama.

Camilla Povia
Ufficio Stampa Pd Senato

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07/07/2014, 18:53
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FOGGIA: LA CENTRALE A BIOMASSE DI BORGO ERIDANIA ALL’ATTENZIONE DEL GOVERNO RENZI

Oltre 25 milioni di euro di fondi pubblici, una materia prima che sembra non essere sufficiente per la portata dell’impianto e uno sviluppo poco consono con il progresso economico della Capitanata. Il deputato pugliese L’Abbate (M5S) interroga i Ministri Guidi, Martina e Galletti

È datata novembre 2011 l’autorizzazione unica concessa dalla Regione Puglia alla società Enterra S.p.A. di Orio al Serio (Bergamo) per la realizzazione di una centrale a biomasse a Rignano Garganico Scalo, nel Comune di Foggia. E se, nel frattempo, il 70% dell’impresa è stata acquistata dalla società estera “Belenergia”, Enterra nei primi mesi del 2014 ha firmato con Invitalia un contratto di sviluppo, in base al quale il progetto sarà finanziato dalla società privata per un importo pari a 22,52 milioni di euro e dall’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa per 26,34 milioni di euro da fondi pubblici. Un’opera che ha visto la forte opposizione dei cittadini del territorio foggiano a causa dell’immediata vicinanza, pari a poche decine di metri, dell’abitato alla futura centrale di “Borgo Eridania”, dove un tempo sorgeva lo zuccherificio dismesso. La centrale Enterra, non sottoposta a valutazione di impatto ambientale perché di poco inferiore ai 50 megawatt termici, presenta non poche criticità, sottolineate dal deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) in una interrogazione parlamentare indirizzata ai Ministri Guidi (Sviluppo Economico), Martina (Agricoltura) e Galletti (Ambiente).

“Le riserve espresse su questo impianto riguardano, innanzitutto, la provenienza del materiale combustibile”, commenta L’Abbate (M5S). Il regolamento regionale pugliese sulle biomasse, datato 2008, infatti, prescrive che il requisito della filiera corta, modalità con cui Enterra intende esercire l’impianto, sia dimostrato attraverso effettive intese o accordi di filiera con il mondo dell’agricoltura, da stipularsi prima dell’autorizzazione e che in questo progetto non vengono evidenziati. “Nel dicembre scorso – continua il deputato 5 Stelle – la società parlava di contatti coi fornitori ancora in fieri. Si tratta di un combustile, quale la sansa vergine, il cui utilizzo in impianti di così grossa taglia non ha alcun precedente adducibile a conforto della comprovata qualità del progetto e della sua sicurezza. Peraltro, la potenziale scarsità del combustibile potrebbe rappresentare un fattore di mancanza di solidità economico-finanziaria dello stesso progetto”.

Altro aspetto è il cumulo di altri progetti analoghi nello stesso territorio, in assenza di uno screening “dell’utilizzazione di risorse naturali, della produzione di rifiuti, dell’inquinamento e dei disturbi ambientali da essi prodotti, la loro localizzazione e il loro impatto potenziale con riferimento, tra l’altro, all’area geografica e alla densità della popolazione interessata”, come stabilito dalla direttiva europea 92 del 2011. Eppure, in Capitanata continuano a fioccare richieste per questa tipologia di impianti, l’ultimo dei quali a Sant’Agata di Puglia; nonostante l’85,5% dell’energia prodotta in Puglia risulti in eccedenza (come da elaborazione dati Terna realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia).

“Il finanziamento pubblico di queste centrali a biomasse – dichiara Giuseppe L’Abbate (M5S) –, laddove dati statistici certi farebbero emergere la mancanza di materia prima sul territorio necessaria al loro operato ed anche in assenza di reali garanzie del mantenimento dei livelli occupazionali, collide con i bisogni di sviluppo economico del territorio e del paesaggio italiano. Seppur non manchino alternative ragionevoli da finanziare – continua il deputato pugliese 5 Stelle – come la stessa società Enterra aveva colto commissionando dieci anni fa, per lo stesso sito, uno studio di fattibilità per un Centro Logistico Polifunzionale (una sorta di interporto in grado di sfruttare il collegamento già esistente con le Ferrovie e che vanta pochi altri eccellenti esempi in Puglia, ndr) per valorizzare la filiera agroalimentare made in Italy, vera vocazione del territorio del Tavoliere, Invitalia e lo Stato Italiano continuano a finanziare progetti il cui unico o principale presupposto di validità del business plan sono i lauti incentivi per le fonti energetiche rinnovabili. Incentivi, che nel nostro Paese, sono destinati per la maggior parte a grandi impianti industriali in aree verdi a scapito della microgenerazione e del fotovoltaico sui tetti”.

I Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Agricoltura e dell’Ambiente dovranno rispondere se nel corso dell’istruttoria da parte di Invitalia sulla futura centrale a biomasse di “Borgo Eridania” sia stata tenuta in debita considerazione l’analisi costi-benefici, visti gli ingenti finanziamenti pubblici, in modo tale da garantire alla cittadinanza locale, già allarmata dalla presenza di altri impianti simili, che le ricadute occupazionali ed economiche, anche indirette, giustifichino gli impatti ambientali e sanitari ed anche il danno all’agricoltura biologica e di qualità che questo progetto porta inevitabilmente con sé.

Giuseppe L'Abbate
Deputato Movimento Cinque Stelle

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08/07/2014, 17:13
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On. Paolo Cova parlamentare del Partito Democratico
COMUNICATO STAMPA

On. Cova: “Ammazzaboschi: e adesso pensiamo a sviluppare l’agricoltura attraverso i Psr. I fondi sono aumentati grazie al Governo nazionale”

“Invece di preoccuparsi di trovare la causa dell’abbandono dei pascoli e dei terreni fertili, Regione Lombardia ritiene più importante provvedere a somministrare alle sue comunità la solita terapia: consumo di suolo e sfruttamento della natura”, entra nella polemica sulla legge ‘ammazzaboschi’ anche l’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, che alla Camera è componente della XIII Commissione Agricoltura. E propone qualche soluzione, nonostante la nuova norma.

“La nuova legge regionale sul recupero delle aree boschive immagina i boschi che si sono sviluppati su terreni fertili che non vengono più coltivati, come una sorta di ‘fastidio’ e pensa di poterli abbattere senza problemi – prosegue Cova –. Forse conviene domandarsi cosa è stato fatto in tutti questi anni con i finanziamenti dei Piani di sviluppo rurale progettati ed erogati da Regione Lombardia, perché se invece di aiutare l'agricoltura a svilupparsi hanno contribuito all’abbandono dei terreni fertili e all’incuria del nostro territorio, significa il fallimento di quei piani di sviluppo”.

E adesso? Secondo il parlamentare Pd “siamo di fronte a una sfida per i prossimi anni: recuperare terreno fertile e contribuire a garantire una salvaguardia del territorio. I nuovi Psr dovranno essere motivo di sostegno anche per l'agricoltura più marginale e difficile, come, ad esempio, quella di montagna, che consenta di sviluppare una attrattività per le realtà montane, appunto, senza avere per forza moto o gare sui sentieri. In questo può aiutare il fatto che i fondi per i Psr sono aumentati per la Lombardia, grazie alla nuova Pac e per merito del Governo Renzi e del Ministro Martina”.

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09/07/2014, 13:16
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DL COMPETITIVITA', RUTA (PD): DA COMMISSIONE AGRICOLTURA VIA LIBERA A EMENDAMENTI, GOVERNO DA' PARERE FAVOREVOLE

"La commissione Agricoltura a Palazzo Madama questa mattina ha approvato all'unanimità il parere rafforzato della relatrice Pignedoli e un pacchetto di emendamenti, sui quali c'è parere favorevole del Governo, al Dl Competitività. Sono misure in continuità con il decreto Campolibero annunciato dal ministro Martina e che poi è stato assorbito dal dl Competitività". Lo dichiara in una nota Roberto Ruta, capogruppo Pd in commissione Agricoltura al Senato.

"Tra le proposte di modifica più importanti, c'è l'inserimento dei mutui decennali a tasso zero per l'acquisto della terra per i giovani under 40 e, grande novità, l'estensione degli interventi per il sostegno del Made in Italy nel comparto agricolo anche al settore della Pesca e dell'acquacultura. Si inseriscono anche disposizioni per l'agricoltura biologica, finalizzate all'istituzione del sistema informativo per il biologico e compare l'istituzione un sistema di valutazione dell'affidabilità amministrativa delle imprese agricole, il cosiddetto rating aziendale. Inoltre - continua Ruta - tra gli emendamenti più importanti c'è anche l'applicazione di sanzioni per le violazioni alle norme in materia agroalimentare in misura ridotta, la dematerializzazione dei registri di carico e scarico, la possibilità di vendita diretta dei prodotti agricoli anche in altre aree private di cui gli imprenditori abbiano la disponibilità secondo modalità da stabilire con regolamento comunale, una abbreviazione dei termini per l'autorizzazione all'esercizio dell'attività agricola, l'eliminazione della previsione dell'obbligo di inserire nel fascicolo aziendale il titolo di conduzione per le particelle di terreni di montagna al di sotto dei 5mila metri quadri. Infine - conclude Ruta - chiediamo l'introduzione di disposizioni per consentire consorzi di tutela per le indicazioni geografiche tipiche previste a livello europeo in materia di bevande spiritose e l'inserimento, dopo l'articolo 1, di un ulteriore articolo che reca l'istituzione del sistema di consulenza aziendale".

Camilla Povia
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10/07/2014, 17:34
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PESCA: AVVIATA LA FASE DI EFFETTIVA LIQUIDAZIONE DEGLI INTERVENTI SUL FERMO 2013

Il Ministero dell’Agricoltura risponde all’interrogazione M5S e dichiara: “Precedenza a coloro che hanno interrotto prima l'attività di pesca”. Per la deputata Silvia Benedetti, però, non vi è ancora certezza sulle tempistiche delle procedure di pagamento

A seguito dei ritardi nei pagamenti dei premi dovuti per il fermo pesca 2013, come già successo nel 2012, e alla mancanza di informazioni da parte del Governo, i deputati M5S della Commissione Agricoltura della Camera avevano depositato una interrogazione e una risoluzione per chiedere chiarimenti al Ministro Martina. Il fermo pesca, seppur indispensabile strumento di lotta allo sfruttamento delle risorse ittiche, interrompe di fatto l’attività lavorativa dei pescatori e, in tempi di crisi, il premio rappresenta, per alcuni, l’unico strumento di sostentamento. Come sottolineato anche dalle stesse associazioni di categoria, le aziende puntano sulla liquidazione dei premi per provvedere al pagamento del gasolio e dei lavori di bordo eventualmente effettuati. Per questo la deputata Silvia Benedetti, con i colleghi 5 Stelle della Commissione Agricoltura, ha chiesto da tempo al Governo di attivarsi e provvedere al più presto ai pagamenti, informando gli aventi diritto sui tempi previsti. Oggi giunge finalmente la risposta del Ministro Martina.

“Per quanto riguarda l’arresto temporaneo della pesca per l’annualità 2013, le richieste pervenute al riguardo sono state istruite mediante inserimento nella pertinente procedura informatizzata e, come già comunicato alle competenti Associazioni di categoria – hanno dichiarato dal Ministero dell’Agricoltura – è stata altresì avviata la fase di effettiva liquidazione degli interventi a seguito del recente perfezionamento della nuova procedura di liquidazione (prevista dal comma 247 della Legge di stabilità), dando la precedenza a coloro che hanno interrotto prima l’attività di pesca”.

“Tutto sommato, una buona notizia – dichiara la deputata Silvia Benedetti (M5S) – anche se le tempistiche restano ancora vaghe. Sui tempi il Ministero non si sbilancia mai, purtroppo. Il comparto ittico sta attraversando un periodo di crisi e, se consideriamo la diminuzione della risorsa ittica disponibile con la conseguente diminuzione di produttività e dei relativi ricavi, l’aumento dei costi di produzione, la difficoltà di accesso al credito e l’eccessiva pressione fiscale, sarà facile comprendere l’importanza che questi premi rappresentano per i pescatori. Ora sappiamo che è stata avviata la fase di effettiva liquidazione, dando precedenza a chi per primo ha interrotto l’attività di pesca. Bene – conclude Benedetti (M5S) – e procedure sono avviate ma non si è ritenuto di tenere aggiornati i pescatori sulle tempistiche delle pratiche, né in questa sede il Governo ha dato un cronoprogramma dettagliato”.

Giuseppe L'Abbate
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11/07/2014, 16:22
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DL COMPETITIVITA': LUNEDI' 14 AL SENATO PRESENTAZIONE EMENDAMENTI PD AGRICOLTURA

Roma, lunedì 14 luglio, ore 15.00, Sala Nassirya del Senato, con Zanda, Braga, Tomaselli, Caleo, Ruta

Lunedì 14 luglio al Senato il gruppo del Pd presenterà i propri emendamenti al decreto competitività, all'esame delle commissioni Ambiente e Industria. Alla conferenza stampa, che si terrà alle 15.00 in Sala Nassirya, parteciperanno, tra gli altri: il presidente del gruppo Luigi Zanda, la responsabile ambiente del Pd onorevole Chiara Braga e i senatori Salvatore Tomaselli, capogruppo in Commissione Industria, Massimo Caleo, capogruppo in Commissione Ambiente e Roberto Ruta, capogruppo in Commissione Agricoltura.

Si ricorda che per l'ingresso in Senato i giornalisti devono accreditarsi inviando una mail ad accrediti.stampa@senato.it e che gli uomini devono indossare giacca e cravatta.

Camilla Povia
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AGRICOLTURA: ALL’INUTILE SISTEMA DI TRACCIABILITÀ DEL LATTE DI BUFALA DEL MINISTERO, IL M5S PROPONE LA CONCRETA ALTERNATIVA DEL SISTEMA CAMPANO

Presentata una risoluzione in Commissione Agricoltura alla Camera che solleva le criticità dell’attuale inefficiente metodo attuato oggi dal Ministero delle Politiche Agricole e propone l’adozione a livello nazionale di quello dell’ORSA

Da molti anni la contraffazione della mozzarella di bufala sta mettendo in difficoltà uno dei vanti della gastronomia italiana. Truffe e raggiri si sono susseguiti, mentre le inchieste della magistratura raccontano di ingenti quantità di mozzarella di bufala DOP prodotte con latte di bufale non allevate nell’area del marchio oppure, peggio ancora, con latte in polvere, congelato o di vacca, proveniente anche dall’estero o accompagnato da falsa documentazione. La soluzione sarebbe da ricercare, secondo i 5 Stelle, in un sistema efficiente di tracciabilità nazionale del latte di bufala. Un sistema presente sul sito del Ministero delle Politiche Agricole e che consente ad allevatori e produttori la trasmissione di dati all’amministrazione.

“Peccato che a conferire i dati siano solo alcune decine di allevatori – dichiara la deputata Silvia Benedetti (M5S), componente della Commissione Agricoltura alla Camera – Questo perché la violazione dell’obbligo di trasmissione dei dati non prevede alcuna sanzione. Non si può certo dire, quindi, che i dati conferiti al sistema siano rappresentativi. Ma, oltre alla scarsa rappresentatività dei dati, vi sono anche altre criticità nel sistema attuale. Alcune legate, per esempio, al sistema di registrazione della produzione, in quanto la cadenza settimanale o mensile con la quale le quantità sono riportate, rende difficile la verifica della tracciabilità e l’impossibilità di rilevare eventuali ingressi di latte da Paesi stranieri poiché il monitoraggio è limitato alla quantità e non riporta il dato preciso sulla provenienza e destinazione. Insomma – continua Benedetti (M5S) – non si può certo dire che il nostro Paese si sia dotato di un valido ed efficace sistema di tracciabilità”.

Si dà il caso che la Regione Campania abbia esteso a tutti gli operatori della filiera lattiero casearia bufalina, operanti sul territorio amministrativo regionale, la richiesta di aderire ad un sistema volontario di tracciabilità di filiera. Un sistema che pare funzionare. La piattaforma informatica, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Sanità e con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici – ORSA, consente agli allevatori l’inserimento dei dati relativi alle produzioni quantitative giornaliere di latte e alla sua destinazione, ai trasportatori l’inserimento dei dati relativi al latte movimentato e ai caseifici l’inserimento dei dati relativi al latte in entrata e ai derivati prodotti.

“Al sistema campano aderiscono attualmente 834 allevatori – dichiara Benedetti (M5S), prima firmataria della risoluzione presentata dai 5 Stelle sulla questione – che conferiscono i dati relativi alla quantità giornaliera e alla destinazione del latte. Una bella differenza rispetto alle poche decine di iscritti del sistema nazionale.. Con la nostra risoluzione – conclude la deputata 5 Stelle – impegniamo il Governo ad estendere all’intero territorio nazionale l’uso del sistema di registrazione informatica già disponibile presso l’ORSA, avendo cura di garantirne la gestione pubblica”.

La gestione della piattaforma informatica, infatti, è affidata all’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza Alimentare, costituito dagli Assessorati regionali all’Agricoltura e Sanità e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno, che opera anche con verifiche in campo finalizzate alla validazione dei dati introdotti nel sistema dai vari soggetti. L’uso della piattaforma consente di dimostrare inequivocabilmente la provenienza del latte bufalino dall’area della DOP mentre con riferimento agli obblighi sulla tracciabilità del latte bufalino la piattaforma permette l’elaborazione del dato del latte prodotto settimanalmente. Il sistema prevede inoltre l’incrocio dei dati dei capi in lattazione (anagrafe bufalina dell’istituto zoo profilattico di Teramo) con il quantitativo giornaliero del latte di massa nonché con i prodotti da esso derivati e consente di tracciare e monitorare lungo tutta la filiera i flussi di materia prima e di prodotto realizzato, per evitare che nel sistema entri latte non idoneo.

Giuseppe L'Abbate
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