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Accademia Nazionale di Agricoltura - ANA 
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Il Gen. Antonio Pietro Marzo inaugura il 216° Anno Accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura

Prima della Prolusione inaugurale sarà insignito del titolo di Accademico Onorario dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. Alla cerimonia sarà inoltre presente l’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

Bologna, 11 aprile 2023 – Si inaugura lunedì 17 aprile, dalle ore 16 alle 18.30, presso la Sala dello Stabat Mater di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna (Piazza Galvani 1, Bologna), la cerimonia d’inaugurazione del 216° Anno Accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. La cerimonia sarà aperta dalla Relazione del Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura.

Successivamente il Gen. C.A. Antonio Pietro Marz0,Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri sarà insignito del titolo di Accademico Onorario con la consegna della storica medaglia accademica e della pergamena celebrativa. A seguire terrà la Prolusione inaugurale.

E’ confermata la presenza dell’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

La cerimonia inaugurale si concluderà con la consegna del “Premio Filippo Re”, organizzato in collaborazione con Image Line e dedicato a studi agronomici innovativi nel campo della sostenibilità ambientale di ricercatori under 40, e la consegna del “Premio Nazionale Giuseppe Loizzo” per tesi di laurea nel campo della ricerca cerealicola.

La stampa è invitata all’evento. In considerazione dei limiti di sicurezza e per motivi organizzativi l’accesso alla Cerimonia sarà consentito a coloro che avranno dato conferma entro e non oltre il prossimo 14 aprile 2023. La partecipazione è possibile fino ad esaurimento posti e si prega di contattare l’ufficio stampa dell’Accademia Nazionale di Agricoltura alla mail ufficiostampa@accademia-agricoltura.it per confermare la propria presenza.

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Agricoltura e foreste: il binomio vincente per la tutela ambientale del futuro

Le linee guida nazionali per la lotta al degrado ambientale e la tutela delle produzioni agroalimentari sono state al centro dell’inaugurazione del 216° Anno Accademico. Insigniti del titolo di Accademico Onorario l’On. Francesco Lollobrigida e il Gen. Antonio Pietro Marzo che ha tenuto la Prolusione inaugurale.



Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente ANA: “La conservazione dell’ambiente parte dal rilancio della montagna e dei boschi. I territori possono trarne beneficio a livello turistico, economico e anche ambientale perché boschi curati assorbono meglio la Co2. L’Accademia si sta impegnando in progetti di rilancio dell’Appennino emiliano, ma niente demagogia, servono volontà e azioni concrete che intervengano realmente sui territori.”



On. Francesco Lollobrigida, Ministro MASAF: “Nel contesto agroalimentare globale, la ricerca scientifica e la formazione universitaria devono avere una visione internazionale. La politica deve collaborare con le diverse realtà della Nazione per migliorare il sistema produttivo agroalimentare. E in questo, la preziosa opera di ricerca dell’Accademia Nazionale di Agricoltura rappresenta una eccellenza italiana”.



Gen. C.A. Antonio Pietro Marzo, Comandante UFAA: “L’’azione quotidiana di cura, prevenzione e tutela svolta dai Carabinieri forestali è caratterizzata dalla filosofia dell’agire localmente e pensare globalmente: dalla tutela del territorio a quella di fauna e flora, dal contrasto degli incendi boschivi a quello dei reati legati al ciclo dei rifiuti, dalla lotta agli inquinamenti di acqua, suolo e aria, alla salvaguardia delle aree protette”.



Bologna, 18 aprile 2023 – E’ stato inaugurato lunedì 17 aprile, presso la Sala dello Stabat Mater di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, il 216° Anno Accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. Dopo i saluti delle autorità la cerimonia è proseguita con la relazione del Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura, “La dose fa la differenza: ambiente e forestazione”. Al termine della relazione il Prof. Cantelli Forti ha conferito all’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, il titolo di Accademico Onorario con la consegna della storica medaglia accademica e della pergamena celebrativa, il quale ha poi tenuto un intervento sulla attuale situazione dell’agricoltura italiana.



Terminato l’intervento dell’On. Francesco Lollobrigida, il conferimento del titolo di Accademico Onorario è stato dato al Gen. C.A. Antonio Pietro Marzo, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri che ha, successivamente, inaugurato il 216° Anno Accademico tenendo la Prolusione dal titolo “L’Arma e le foreste nella sfida globale”.



“La conservazione dell’ambiente parte dal rilancio della montagna e dei boschi. I territori - ha esordito il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale Agricoltura - possono trarne beneficio a livello turistico, economico e anche ambientale perché boschi curati assorbono meglio la Co2. Un esempio concreto è quanto l’Accademia sta facendo, in sinergia con Fondazione Carisbo e Carabinieri forestali regionali, nello sviluppo del “Progetto Appennino”, che ha portato alla rinascita di uno storico castagneto a Granaglione sulla montagna bolognese. Oggi il castagneto, inserito nel Paesaggio storico rurale de “La Corona di Matilde”, è divenuto il primo Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale in Emilia-Romagna. Un luogo dove si fa ricerca scientifica studiando il rapporto tra alberi e ambiente, dove si curano alberi monumentali, le scuole organizzano visite didattiche e si producono alimenti a base di castagna. Un esempio virtuoso ed estendibile in tutta Italia, ma niente demagogia, servono volontà e azioni concrete che intervengano realmente sui territori.”



“Nel contesto agroalimentare globale, la ricerca scientifica e la formazione universitaria devono avere una visione internazionale. La politica - ha proseguito l’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste - deve collaborare con le diverse realtà della Nazione per migliorare il sistema produttivo agroalimentare. E in questo, la preziosa opera di ricerca dell’Accademia Nazionale di Agricoltura rappresenta una eccellenza italiana”.



“Con la prolusione di oggi ho voluto sottolineare l’importanza delle foreste nel garantire gli equilibri ambientali planetari e il ruolo che esse possono avere nel contrastare le criticità ambientali, sanitarie ed economiche globali, tenendo conto dell’azione quotidiana di cura, prevenzione e tutela svolta dai Carabinieri forestali nel settore. Questa azione quotidiana - ha concluso il Gen. C.A. Antonio Pietro Marzo, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri - è caratterizzata dalla filosofia dell’agire localmente e pensare globalmente: dalla tutela del territorio a quella di fauna e flora, dal contrasto degli incendi boschivi a quello dei reati legati al ciclo dei rifiuti, dalla lotta agli inquinamenti di acqua, suolo e aria, alla salvaguardia delle aree protette. Tutte le attività contribuiscono in modo incisivo a perseguire gli obiettivi che l’agenda mondiale ha posto come priorità assolute per salvare il pianeta: lottare contro il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità, arrestare i processi di degrado del suolo e di desertificazione. È importante che l’agricoltura e le foreste, soprattutto in un Paese come l’Italia in cui esiste un’agricoltura che, oltre ad essere caratterizzata da elevatissima qualità e distintività, è anche tra le più virtuose a livello europeo per la sostenibilità ambientale, vengano viste come alleate nell’affrontare le sfide globali in atto.



La cerimonia è terminata con l’assegnazione di due importanti premi che vedono l’Accademia Nazionale di Agricoltura in prima fila nella promozione e divulgazione della ricerca scientifica in campo agronomico a livello nazionale: la quarta edizione del “Premio Filippo Re – Economia, Società, Ambiente, Territorio” e la prima edizione del “Premio Nazionale Giuseppe Loizzo”.



La quarta edizione del “Premio Filippo Re – Economia, Società, Ambiente e Territorio”, ha visto vincitore lo studio di Davide Andreatta del Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse naturali, Animali e Ambiente dell’Università di Padova, dal titolo “Detection of grassland mowing frequency using time series of vegetation indices from Sentinel-2 imagery”. Attraverso lo studio è stato sviluppato un algoritmo per la stima della frequenza di sfalcio dei prati utilizzando le immagini satellitari fornite dal satellite Sentinel-2 (S2) e la capacità computazionale della piattaforma Google Earth Engine (GEE). L’algoritmo è stato sviluppato e testato su prati situati nella provincia di Trento. I risultati studiati aprono numerose possibilità di applicazione; per esempio, le agenzie per i pagamenti dei sussidi in agricoltura potranno avere a disposizione uno strumento intuitivo e di facile utilizzo per la verifica dell’avvenuto sfalcio su tutte le superfici oggetto di contributo, riducendo notevolmente i costi e l’impegno necessario per i controlli e aumentandone l’efficacia e l’accuratezza. Il “Premio Filippo Re – Economia, Società, Ambiente e Territorio”, nasce con l’obiettivo di promuovere una costante evoluzione del ruolo dell’agricoltura per l’economia del Paese e le interazioni di questo settore con le sue dinamiche sociali, ambientali e territoriali. Nello specifico, il premio del valore economico di 2.500 euro, anche quest’anno è stato assegnato alla pubblicazione scientifica che, con approccio multidisciplinare, originale e con sguardo d’insieme, ha meglio indagato l’impatto del settore agricolo sul sistema economico nazionale. Il premio, intitolato al famoso botanico e agronomo italiano, primo segretario dell'Accademia e uno dei suoi più illustri padri fondatori, ha cadenza annuale ed è organizzato in collaborazione tra l'Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line.



“Per il quarto anno promuoviamo il Premio Filippo Re, diventato ormai un punto di riferimento per gli studi agronomici. Oggi - ha detto il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale Agricoltura - promuovere ricerche scientifiche che possono realmente portare benefici per la sostenibilità ambientale e le produzioni agricole, agevolando la sistematica transizione ecologica di tutto il comparto agroalimentare, è la strada per affrontare le sfide che il degrado ambientale ci sta ponendo davanti. Un’agricoltura sostenibile, attenta alle esigenze del pianeta, alla qualità degli alimenti e alla salute dei consumatori è la sfida del futuro. Tale prospettiva si può raggiungere solo grazie alla ricerca scientifica e siamo orgogliosi di dare il nostro contributo nel promuovere lo sforzo dei giovani ricercatori che studiano in questi campi di grande importanza e attualità”.

“La collaborazione con l’Accademia Nazionale di Agricoltura, giunta al quarto anno, ci rende particolarmente orgogliosi – ha sostenuto Ivano Valmori, CEO Image Line - perché anche questa edizione ci ha permesso di confrontarci con giovani talenti che hanno sottoposto all’attenzione della commissione, lavori eccellenti, frutto di studio, di analisi e di conoscenza dei territori e delle esigenze del mondo agricolo. Inoltre, l’edizione di quest’anno, focalizzata sugli effetti della transizione digitale ed ecologica in agricoltura, affronta un tema a noi particolarmente caro in quanto Image Line da più di trent’anni si occupa di agricoltura digitale. Osservare attraverso l'occhio attento dei nostri ricercatori gli effetti di questo processo in un contesto che presidiamo da anni, ci ha particolarmente coinvolto e interessato, mostrandoci ancora una volta la dedizione all’innovazione dei nostri giovani”.

Il “Premio Nazionale Giuseppe Loizzo” ha visto vincitore lo studio di Sara Francesconi, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Università degli Studi della Tuscia, “Exploring novel green, high-tech and molecular mechanisms for the control and early detection of Fusarium head blight in durum wheat”. Il “Premio Nazionale Giuseppe Loizzo”, dedicato alle Tesi di Dottorato di ricerca in ambito cerealicolo, nasce con l’obiettivo di promuovere una costante evoluzione delle conoscenze scientifiche in ambito cerealicolo, valorizzando il contributo dei giovani ricercatori universitari su tale tematica. Nello specifico, il premio del valore economico di 5.00o euro, quest’anno è stato assegnato alla pubblicazione scientifica che, con approccio multidisciplinare, originale e con sguardo d’insieme, ha meglio indagato il mondo della produzione cerealicola nazionale. Il premio, dedicato alla memoria dell’Accademico Giuseppe Loizzo, ha cadenza annuale ed è organizzato in collaborazione tra l'Accademia Nazionale di Agricoltura e la famiglia Loizzo.

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Al via la quinta edizione del “Premio Filippo Re” dedicata a cambiamenti climatici, idee e progetti per l’agricoltura.



Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line annunciano l’avvio della quinta edizione del premio diventato un importante appuntamento per il mondo scientifico e della ricerca agronomica nazionale. La quinta edizione del “Premio Filippo Re” avrà come focus specifico la presentazione di idee e progetti in agricoltura per gestire il cambiamento climatico. Le domande dovranno essere presentate entro e non oltre il 31 gennaio 2024. Quest’anno anche una menzione speciale per il paper che analizza il contributo della PAC al tema preso in esame, con il premio Cap4Agroinnovation.

Bologna, 16 ottobre 2023 – Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line annunciano l’avvio della quinta edizione del “Premio Filippo Re – Ambiente, Economia, Territorio e Società”. Il premio, intitolato al famoso botanico e agronomo italiano, primo segretario dell'Accademia e uno dei suoi più illustri padri fondatori, del valore economico di 2.500 euro per il primo classificato e di 500 euro per il secondo e terzo classificato, quest’anno sarà assegnato alla pubblicazione scientifica che, con approccio multidisciplinare, originale e con sguardo d’insieme, proporrà nuove idee e progetti per l’agricoltura che possano gestire gli effetti del cambiamento climatico.

Il rapporto che lega agricoltura e ambiente è ormai diventato una tematica centrale e di grande attualità per gli sviluppi degli studi agronomici che, sempre di più, devono far fronte alle nuove esigenze date dagli sviluppi della transizione ecologica mondiale e l’equilibrio tra persone, ambiente e sostenibilità. La consegna del Premio avverrà durante l’inaugurazione del 216° Anno Accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura ad Aprile 2024.

Il Premio, diventato ormai punto di riferimento nazionale per gli studi scientifici in ambito agronomico, da anni vede una grande partecipazione, con numerosi paper scientifici provenienti da tutta Italia. Le scorse edizioni sono state vinte nel 2020 dalla Dott.ssa Roberta Calone, Dipartimento di Scienze e tecnologie Agro-Alimentari Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con lo studio "Improving water management in European catfish recirculating aquaculture systems through catfish-lettuce aquaponics", nel 2021 dal Dott. Andrea Fiorini, Dipartimento di Agronomia e Coltivazioni Erbacee Università Cattolica del Sacro Cuore, con lo studio “Combining no-till rye (Secale cereale L.) cover crop mitigates nitrous oxide emission without decreasing yield”, nel 2022 dal Dott.Roberto De Vivo, Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali Università di Napoli “Federico II”, con lo studio “Influence of carbon fixation on the migration of greenhouse gas emission from livestock activities in Italy and the achievement of carbon neutrality” e nel 2023 dal Dott. Davide Andreatta, Dipartimento di Agronomi, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente Università di Padova, con lo studio “Detenction of grassland mowing frequency using time series of vegetation indices from Sentinel-2 imagery”.

“Per l’Accademia questo importante premio, intitolato al padre fondatore del nostro sodalizio, è un fiore all’occhiello che da anni continua a rinnovarsi presentando studi di alto valore scientifico che si riflettono anche sulla nostra vita. La mission dell’Accademia – sostiene il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura – è promuovere la conoscenza intorno all’agricoltura e ai campi ad essa connessa valorizzando studi scientifici che sviluppino i temi dell’innovazione e della ricerca in agricoltura in una interconnessione dei saperi. Oggi un’agricoltura sostenibile, attenta alle esigenze ambientali, alla produzione di alimenti sicuri e sani per il consumatore, che sia centrale nello sviluppare la necessaria transizione ecologica, ormai di stretta attualità, rappresenta la grande sfida per il domani del nostro pianeta. Gli studi premiati, sono certo, daranno un contributo in questo senso e per il quinto anno, insieme a Image Line, siamo felici di fare la nostra parte promuovendo lo sforzo dei giovani ricercatori che studiano in questi campi di grande importanza, dando a loro il giusto riconoscimento per gli sforzi fatti, con l’assegnazione del Premio Filippo Re”.



“Il contributo dell’agricoltura e in particolare del digitale nell’affrontare le sfide globali che riguardano l’ambiente e il clima è fondamentale, per questo in Image Line crediamo da sempre che fare rete e condividere le informazioni rappresenti un tassello importante per supportare chi opera nella filiera. Dalla PAC dipende lo sviluppo delle aree rurali e per questo è importante che chi opera nel settore sia adeguatamente informato - afferma Simona Palermo, Coordinatrice dei progetti di innovazione di Image Line. Gli agricoltori sono chiamati ad affrontare una duplice sfida: produrre cibo e contemporaneamente proteggere la natura e la biodiversità, essenziali per la nostra qualità di vita e per le generazioni future. Proprio per questo – continua Palermo - la nuova edizione del Premio Filippo Re prevede il riconoscimento speciale CAP4AgroInnovation, che sarà assegnato alla pubblicazione che meglio analizza il contributo della PAC al tema preso in esame e che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della PAC 2023-27. In questo modo, insieme all’Accademia Nazionale di Agricoltura ci impegniamo a fare rete partendo dall’informazione e dalla divulgazione”.



Come partecipare
Possono concorrere al bando (scaricabile nella “Sezione Premio Filippo Re” del sito dell’Accademia Nazionale di Agricoltura www.accademia-agricoltura.it), articoli e pubblicazioni scientifiche, editi da Testate registrate e Annali di Accademie nel corso degli anni solari 2022 e 2023. La domanda di partecipazione potrà essere presentata dall’autore principale o da altro autore, con consenso dell’autore principale, di cittadinanza italiana e che alla data di pubblicazione del lavoro per cui si presenta la candidatura non abbia ancora compiuto il 40° anno di età. Ogni candidato potrà presentare un solo articolo e la domanda di partecipazione al concorso dovrà essere presentata entro e non oltre la data del 31 gennaio 2024, in formato elettronico pdf, inviando apposita e-mail all’indirizzo premiofilippore@accademia-agricoltura.it con oggetto “Domanda Ammissione Premio Filippo Re”. I lavori candidati saranno esaminati da un’apposita commissione che premierà l’articolo o la pubblicazione che saprà distinguersi per il grado di innovazione, per lo studio analitico eseguito rispetto allo stato dell’arte e per l’approccio multidisciplinare. I tre lavori selezionati come finalisti verranno presentati dagli autori durante un incontro, appositamente organizzato prima dell’assegnazione del premio, e saranno diffusi attraverso i canali di comunicazione dell’Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line mediante una presentazione video degli autori di massimo 5 minuti.



Per maggiori informazioni e l’invio delle candidature, gli interessati potranno scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica premiofilippore@accademia-agricoltura.it, consultare il sito www.accademia-agricoltura.it, contattare la segreteria dell’Accademia Nazionale di Agricoltura al numero (051-268809).

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“Grani antichi una moda piena di falsità”

L’Accademia Nazionale di Agricoltura organizza un incontro pubblico per dibattere del tema della disinformazione e delle ingannevoli strategie di mercato e marketing, alla base della ricerca del “frumento migliore”, che possono indurre a scelte sbagliate del consumatore. Per l’occasione sarà presentato, alla presenza dell’autore, il volume “Pane nostro” di Luigi Cattivelli che dialogherà con il Presidente della Società Italiana di Genetica Agraria e la Presidente dello European Network of Agricoltural Journalist.

Bologna, 18 ottobre 2023 – Si tiene lunedì 23 ottobre, alle ore 17 presso la Sala del Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna (Piazza Galvani 1, Bologna), l’incontro “Grani antichi una moda piena di falsità” organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura con la collaborazione della casa editrice “Il Mulino” e dell’Associazione Regionale Giornalisti Agricoltura (ARGA Emilia-Romagna). L’incontro vedrà dialogare il Prof. Luigi Cattivelli, Direttore del Centro di ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA a Fiorenzuola d’Arda, con la giornalista Lisa Bellocchi, Presidente dell’European Network of Agricoltural Journalist (ENAJ) e il Prof. Silvio Salvi, Presidente della Società Italiana di Genetica Agraria. L’occasione sarà anche quella di presentare il volume del Prof. Cattivelli “Pane nostro. Grani antichi, farine e altre bugie” edito nella collana “Farsi un’idea” della casa editrice Il Mulino. Le conclusioni saranno tenute dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

Pane nostro. Grani antichi, farine e altre bugie
Senatore Cappelli, Aureo, farro, grano monococco: sono nomi ormai noti a tutti. Li incontriamo ogni giorno tra gli scaffali dei supermercati, ricolmi di prodotti – farine, pane, pasta – a base di “grani” con caratteristiche uniche o di varietà particolari, possibilmente “antiche”. Alla base di questa corsa al grano migliore, qualsiasi cosa voglia dire, cavalcata dal mercato e dal marketing, c’è molta disinformazione. Luigi Cattivelli ci aiuta a capire perché parlare di varietà antiche o moderne ha poco senso, a scoprire da cosa dipendono le caratteristiche dei diversi frumenti, come il contenuto di proteine o la tenuta di cottura. E soprattutto a comprendere il valore di questa pianta, strategica per il futuro dell’umanità.

Luigi Cattivelli
Direttore del Centro di ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA a Fiorenzuola d’Arda, ha coordinato l’iniziativa internazionale per il sequenziamento del genoma del frumento duro ed è rappresentante italiano nel Research Committee di Wheat Initiative, agenzia internazionale per il coordinamento della ricerca sul frumento.


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I grani antichi sono una bufala che truffa il consumatore

Per l’Accademia Nazionale di Agricoltura la commercializzazione dei prodotti a base di grani antichi è una strategia commerciale che si basa su una narrazione ingannevole: non sono sostenibili per l’ambiente, salubri per la salute e vengono venduti a prezzi più alti senza motivo.



Bologna 25 ottobre, “Grani antichi. Una moda piena di falsità” è stato il titolo dell’incontro organizzato lunedì 23 ottobre, presso la Sala del Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, dall’Accademia Nazionale di Agricoltura in collaborazione con la casa editrice “Il Mulino” e l’Associazione Regionale Giornalisti Agricoltura (ARGA Emilia-Romagna). Il dibattitto ha tentato di analizzare luci e ombre delle tipologie di frumento dette “grani antichi” oggi presenti sul mercato. Ne hanno parlato, moderati dal Dott. Ercole Borasio, Accademico Ordinario già Direttore Generale della Produttori Sementi S.p.a, il Prof. Silvio Salvi, Presidente della Società Italiana di Genetica Agraria, la giornalista Lisa Bellocchi, Presidente dell’European Network of Agricultural Journalist e il Prof. Luigi Cattivelli, Direttore del Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA, autore anche del volume “Pane nostro. Grani antichi, farine e altre bugie” (Edizioni “Il Mulino, 2023) presentato durante il dibattito.



Senatore Cappelli, Aureo, farro, grano monococco: sono nomi ormai noti a tutti. Li incontriamo ogni giorno tra gli scaffali dei supermercati, ricolmi di prodotti – farine, pane, pasta – a base di “grani” con caratteristiche uniche o di varietà particolari, possibilmente “antiche”. Alla base di questa corsa al grano migliore, qualsiasi cosa voglia dire, cavalcata dal mercato e dal marketing, c’è molta disinformazione. Luigi Cattivelli ci aiuta a capire perché parlare di varietà antiche o moderne ha poco senso, a scoprire da cosa dipendono le caratteristiche dei diversi frumenti, come il contenuto di proteine o la tenuta di cottura. E soprattutto a comprendere il valore di questa pianta, strategica per il futuro dell’umanità. Dunque, cosa sono i “grani antichi”? Fanno bene alla salute? Sono salubri dal punto di vista della sicurezza alimentare? Aiutano l’ambiente? Di queste e molte altre domande i relatori hanno dato una risposta.



Sono grani vecchi e non rientrano nel registro nazionale

“Quando pensiamo ai grani antichi non dobbiamo andare troppo indietro nel tempo – ha introdotto Ercole Borasio – perché sono i grani, nati dalla ricerca scientifica di Nazareno Strampelli, che sono stati utilizzati dai primi del Novecento fino al primo dopoguerra. In Italia la legge sementiera è stata introdotta con grave ritardo nel 1972 e, solo a partire da quella data, è stato iscritto il Registro Nazionale, al quale devono essere registrate tutte le varietà seminate che hanno superato specifiche prove di differenziabilità, uniformità e stabilità tali da ricevere la certificazione. Oggi le farine sono tutte registrate e controllate dal CREA, mentre i cosiddetti grani antichi, non sono iscritti a nessun registro e non hanno regole. Sono grani vecchi che non rispondono più alle esigenze nutritive e produttive di oggi, come si può pensare di nutrire il pianeta con grani non più attuali? E poi se compro una pagnotta di grano antico chi mi garantisce cosa c’è dentro e cosa mangio senza controlli? E’ stato dato valore a qualcosa che non ce l’ha”.



Falso il messaggio sulla sostenibilità ambientale e la molitura a pietra

“Anche il messaggio della sostenibilità è falso perché i grani antichi sono decisamente meno produttivi di quelli odierni e perciò servirebbero molti più ettari di terreno da coltivare per avere un quantitativo accettabile. Lo stesso – ha proseguito Ercole Borasio - dicasi per la salubrità perché le piante, rispetto a quelle moderne, essendo il doppio di altezza sono maggiormente soggette alle micotossine, si allettano facilmente e sono anche più soggette all’assorbimento di metalli pesanti presenti nel terreno come il cadmio. Infine, anche la macinazione a pietra, molto pubblicizzata, è falsa. I vecchi mulini erano a pietra, ma erano curati dai mugnai, che sapevano come mantenere le pietre e picchiettarle per fare giuste le scanalature per la molitura. Oggi nessuno lo fa più, forse poche persone, ma soprattutto la produzione industriale permette moliture migliori e di grande quantità. Non si può rispondere alle esigenze moderne con risposte del passato e le varietà antiche non danno nessun beneficio. E’ giusto dirlo ai consumatori che pagano prezzi più alti per comprare prodotti fatti con queste farine.”



Grano e cambiamento climatico una fake news

“Una storia, quella del frumento, che lascia a bocca aperta. L’evoluzione della nostra specie è legata al frumento che si coltiva dal Canada, al Kenya, alla Russia perché l’uomo, nei secoli, è riuscito a selezionare piante sempre più resistenti adattate ai climi diversi che incontrava: sono stati i geni del frumento a permetterglielo. Sento – ha esordito Luigi Cattivelli - che tanti collegano grano e cambiamento climatico dicendo che il futuro in Italia è quello di coltivare banane o datteri a causa del clima più caldo: non diciamo falsità. Il frumento si coltiva in Africa da millenni, ogni pianta si adatta al clima che trova e un chicco che in Germania produce 10 tonnellate in Kenya non crescerebbe e viceversa, sarà sempre l’uomo con la sua ricerca e i suoi studi a creare le piante giuste per i luoghi giusti. Un grano antico poteva andare bene per il mondo di 100 anni fa, ma per quello attuale sarebbe del tutto inutile.”



Sì all’integrale e la farina di manitoba è un falso mito

“Il 20% delle calorie consumate dall’uomo nel mondo è a base di frumento. A livello nutrizionale – ha continuato Luigi Cattivelli - il cosiddetto grano antico ha un 20% in più di minerali rispetto agli odierni, ma va tutto visto all’interno di una dieta equilibrata. Se mettiamo un cucchiaio di pomodoro nella pasta che mangiamo abbiamo già molti antiossidanti in più del 20%. Lo stesso discorso vale sul glutine, non ci sono evidenze scientifiche che affermano che le farine antiche ne hanno meno in assoluto. E qui entra in gioco il mito della farina di manitoba importata in Italia negli anni Sessanta dal Canada. Questa farina, che si chiama così solo perché è il nome della regione che lo produce, veniva utilizzata perché considerata una farina di forza con più glutine e che, dunque, dava più sapore e morbidezza ai prodotti da forno, al contrario delle farine che venivano usate in Italia all’epoca che erano poverissime di glutine e necessitavano di tempi di cottura molto lunghi. Ma nel tempo i caratteri della manitoba sono stati selezionati e incrociati con quelli dei nostri grani per avere farine equilibrate e giuste sotto il profilo nutrizionale. Il glutine non deve mangiarlo chi è celiaco, per tutti gli altri è una fonte di nutrimento essenziale. Di certo, a livello scientifico, sappiamo che la farina integrale aumenta del 300% gli antiossidanti e fa bene alla salute. La farina integrale allunga la vita e fa bene alla salute”.



Bassi livelli produttivi ma potrebbero aiutare l’economia collinare e montana

“Il grano antico ha un basso livello di resa produttiva. L’Italia produce il 40% del frumento tenero che si usa per fare pane, pasta e pizza e il resto lo importa soprattutto dalla Francia, produciamo già meno di quello di cui abbiamo necessità. Se volessimo passare ai frumenti antichi scenderemmo al 20% di produzione nazionale, essendo così costretti a importare ancora di più dall’estero, anche da paesi che non rispettano le regolamentazioni internazionali, senza sapere cosa compriamo. I grani antichi non sono sostenibili a livello economico e ambientale, ma spezziamo una lancia a loro favore perché potrebbero essere coltivati nei terreni collinari e di montagna, dove i terreni sono abbandonati se non si coltiva vite, per fare piccole produzioni che magari aiuterebbero anche a evitare lo spopolamento di molte zone.”



Un libro interessante per i non addetti ai lavori
“Il libro di Luigi Cattivelli è una lettura affascinante (meglio di un romanzo giallo) ed agevole anche per i non addetti ai lavori, per la sua chiarezza espositiva. Interessantissimi l’iter scientifico e di cooperazione internazionale che ha portato al sequenziamento del genoma “monster” del frumento (15 miliardi di basi per quello tenero) e gli studi in corso sulla regolazione degli stomi in caso di stress idrico, per trovare un compromesso tra l’esigenza di risparmiare acqua e la necessità di fa entrare la CO2 per la fotosintesi e quindi la produzione. Molto interessante, ha sottolineato Lisa Bellocchi - anche la parte sui grani antichi, che hanno alcune importanti caratteristiche, ma spesso non quelle che i consumatori attribuiscono loro. Tuttavia, da soli non sfamerebbero l’umanità. Il libro aiuta chi si occupa di informazione a non commettere errori e non essere megafono di fake news. Ad esempio, quella di chi sulle etichette gioca sulla formula “a basso indice di glutine”, confidando che il consumatore interpreti il dato come “qui c’è poco glutine”.



I nuovi grani sono l’agricoltura e la sostenibilità ambientale del futuro

“Non c’è nulla di male nelle varietà moderne che sono più produttive ed ugualmente nutritive rispetto alle antiche ed è impossibile distinguere una farina antica da una moderna, soprattutto, non per le caratteristiche nutritive. L’unica differenza fondamentale – ha concluso Silvio Salvi - è la produttività; quelle antiche producono molto meno e dobbiamo usare più suolo incidendo inevitabilmente sull’ambiente. Le nuove farine, nate dagli studi scientifici e genomici più avanzati, sono le uniche adatte per una agricoltura del futuro che punti a produrre meglio sfamando un maggior numero di persone.

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Come prevenire il dissesto idrogeologico in pianura e montagna per difenderci dai nuovi rischi ambientali

Nel centenario della legge forestale “Serpieri”, l’Accademia Nazionale di Agricoltura e il Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri, organizzano una giornata per discutere delle criticità dei territori montani e di pianura e fornire nuove strategie attuative, alla luce di quanto successo in Emilia-Romagna e Toscana negli ultimi mesi.



Bologna, 29 novembre 2023 – Si svolge martedì 5 dicembre, dalle ore 9.00 alle 18.30, presso la Sala dello Stabat Mater di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna (Piazza Galvani 1, Bologna), la giornata “Risanamento e bonifica del territorio italiano nel centenario della legge forestale Serpieri”, organizzata dall’Accademia Nazionale di Agricoltura e il Comando Regione Carabinieri Forestali Emilia-Romagna, che vede i massimi esperti del settore a livello nazionale, rappresentanti i principali enti italiani, riunirsi per discutere le linee attuative per una nuova modalità di gestione del territorio italiano. Tra i numerosi ospiti saranno presenti i rappresentanti de l’Agenzia Italia Meteo, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), la Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Forestali (FIDAF), l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani Emilia-Romagna (UNCEM), l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po. La giornata sarà divisa in due sessioni, quella della mattina “La difesa del suolo, del bosco e della montagna” e quella del pomeriggio “Nuove criticità e possibili soluzioni nella lotta al dissesto idrogeologico”.



I saluti istituzionali della mattina saranno tenuti dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura, Matteo Lepore, Sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Gianluca Galletti, già Ministro dell’Ambiente e Presidente di Emil Banca e dall’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (collegato via streaming). Il pomeriggio sarà, invece, aperto dal saluto del Gen. B. Fabrizio Mari, Comandante Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna.



L’obiettivo della giornata è analizzare, partendo dal centenario del Regio Decreto 30 dicembre n. 3267 del 1923 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani’, noto come “Legge Serpieri”, la situazione nazionale, oggi messa a dura prova dai numerosi eventi naturali che hanno colpito l’Italia. Le profonde trasformazioni del contesto socio-economico, che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi sessant’anni, hanno generato rilevanti riconfigurazioni dei sistemi territoriali di riferimento soprattutto in ordine al progressivo spopolamento e abbandono delle aree montane e la marginalizzazione dei contesti territoriali di riferimento. Infatti, come la “Legge Serpieri” offrì una prima sistemazione organica delle diverse disposizioni in materia forestale, con l’obiettivo di coniugare l’attenzione all’economia montana e la necessità di difendere suolo e territorio, attraverso l’ausilio delle competenze e delle professionalità dell’organizzazione forestale dello Stato, anche oggi i recenti eventi accaduti in Emilia-Romagna e Toscana risuonano come un campanello d’allarme, che necessita di essere ascoltato per prevenire il più possibile le criticità ambientali da affrontare nel prossimo futuro. Il pensiero di Arrigo Serpieri risulta, quindi, quanto mai attuale al fine di varare nuovi provvedimenti normativi in favore della montagna, bonifica dei territori e aiuto alle popolazioni che li abitano per rafforzare sia lo sviluppo sostenibile che la prevenzione strutturale delle zone a rischio ambientale.



Informazioni:

“Risanamento e bonifica del territorio italiano nel centenario della legge forestale Serpieri”

Martedì 5 dicembre dalle ore 9.00 alle 18.30

Sala dello Stabat Mater di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna (Piazza Galvani 1, Bologna).

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29/11/2023, 18:34
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Una ricetta contro le alluvioni: i boschi montani sono capaci di contrastare frane ed inondazioni, ma versano in stato di abbandono.

L’Accademia Nazionale di Agricoltura ed i Carabinieri Forestali lanciano l’allarme: in Italia sono 11 milioni gli ettari di superficie coperti da foreste, ma la gran parte di queste sono abbandonate. Incrementare la presenza di boschi ben conservati, capaci di funzionare alla stregua di vere e proprie “spugne naturali”, contribuirebbe a regolare il deflusso delle acque ed a ridurre l’erosione dei suoli. È tempo di pensare alla stesura di un testo unico nazionale sul dissesto idrogeologico, che sappia valorizzare ed incentivare la gestione del territorio montano anche come utile strumento per salvaguardare le zone vallive e di pianura.



Bologna, 12 dicembre 2023 – Le recenti alluvioni, che hanno interessato il territorio dell’Emilia-Romagna e della Toscana, hanno richiamato l’attenzione su alcuni dei problemi più contingenti e gravi del nostro Paese: il dissesto idrogeologico e la mancanza di una adeguata pianificazione territoriale capace di far fronte ai distruttivi fenomeni alluvionali indotti dal cambiamento climatico antropogenico. L’Accademia Nazionale di Agricoltura ed il Comando Carabinieri Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari hanno fatto il punto della situazione a Bologna, presso la Sala dello Stabat Mater di Palazzo dell’Archiginnasio, riunendo i principali esperti italiani per la giornata su: “Risanamento e bonifica del territorio italiano nel centenario della Legge forestale Serpieri”.



I dati presentati durante il Convegno sono allarmanti e forniscono un quadro desolante della attuale situazione idrogeologica nazionale: ben 7.423 comuni italiani (93,9% del totale) sono a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. Complessivamente il 18,4% (55.609 km2) del territorio nazionale è classificato a pericolosità frane elevata, molto elevata e/o a pericolosità idraulica media. Sono 2 milioni gli abitanti a rischio frane (2,2%) e 7 milioni quelli a rischio alluvioni (11,5%). Ben l’83% delle frane europee si trovano in Italia (fonte ANBI-ISPRA). Una situazione grave ed in continua evoluzione che, secondo i relatori intervenuti alla giornata, deve necessariamente portare ad un deciso cambio di rotta nella pianificazione del territorio. Occorre abbandonare la logica dei cd. “interventi mirati” per potenziare, invece, in una visione d’insieme, le forme di pianificazione territoriale su larga scala. Si rende auspicabile puntare ad un nuovo grande quadro di interventi di sistemazione dei bacini montani che, ponendo al centro la gestione sostenibile dei boschi e delle foreste, possano garantire la stabilità dei versanti nella fascia collinare e montana e, al contempo, contenere il rischio idraulico in quella basale. I boschi e le foreste, infatti, si comportano alla stregua di vere e proprie “spugne naturali”, capaci di drenare il deflusso delle acque meteoriche e di ridurre notevolmente il fenomeno del ruscellamento verso valle (che è colpevole dell’aumento delle portate dei fiumi in pianura). Certo, la naturale funzione drenante di boschi e foreste montani non può essere considerata, da sola, la soluzione al problema del dissesto idrogeologico, ma rappresenta comunque un valido strumento di aiuto, che necessita di essere coadiuvato da una corretta sistemazione e cura del territorio. Il bosco, inoltre, è capace di ridurre anche l’erosione del terreno. In Europa il 95% dei terreni boschivi non è soggetto ad erosione a differenza, ad esempio, di quelli dedicati alla coltivazione, che risultano molto più difficili da gestire.



In Italia la riforestazione ha visto un notevole incremento dal 1950 in poi: in circa 70 anni, siamo passati da 4 a 11 milioni di ettari coperti da boschi, che si estendono, soprattutto, nei territori montani e collinari, apportando un sensibile aumento della biodiversità. D’altra parte, nell’ultimo cinquantennio, si è registrato anche un progressivo e costante abbandono della montagna: i boschi non sono più stati curati con regolarità ed i versanti non sono più stati soggetti ad interventi di regimazione della rete scolante superficiale. In altre parole, è venuta a mancare la necessaria cura e gestione di vaste aree montane, che hanno perso la loro centralità nel quadro della pianificazione territoriale. In un simile contesto, gli eventi atmosferici degli ultimi anni “consigliano”, nuovamente, di portare la montagna al centro delle politiche ambientali e di gestione del territorio, anche per tutelare la sicurezza idraulica nelle zone vallive e di pianura.



Di seguito quanto emerso dai principali interventi che si sono succeduti nel corso della giornata.



Necessario un testo unico nazionale contro il dissesto idrogeologico

Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura: “Propongo un testo unico contro gli effetti del cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico, a tutela dell’ambiente e del territorio, in particolare la montagna, che sia al di sopra di tutto. Tutti gli interlocutori e gli addetti ai lavori devono sedersi intorno a un tavolo per contribuire ad avere una nuova riforma del territorio e dell’ambiente. Il dissesto idrogeologico è anche una conseguenza di comportamenti errati dell’uomo quindi ripristinare i luoghi è sicuramente importante, ma dobbiamo lavorare prima sulla prevenzione, accettandone anche i sacrifici. Nel prossimo futuro le emergenze mondiali saranno la siccità e la mancanza di suolo”.



L’importanza dell’attività di prevenzione messa in campo dai Carabinieri Forestali
Generale di Divisione Nazario Palmieri, Comandante Carabinieri Tutela Forestale e Parchi: “La specialità Forestale dell’Arma dei Carabinieri concorre alla prevenzione del dissesto idrogeologico esercitando compiti d’istituto relativi alla polizia idraulica e forestale attraverso i controlli di polizia amministrativa e giudiziaria espletati quotidianamente dagli oltre 900 Nuclei Carabinieri Forestali dislocati su tutto il territorio nazionale. Campagne mirate annuali di controllo come le operazioni “Bosco Sicuro e Fiume sicuro” hanno lo scopo di vigilare sull’applicazione del vincolo idrogeologico, istituito dalla legge Serpieri, prevenire furti di inerti, escavazioni o rettifiche di alvei di torrenti e fiumi, impedire disboscamenti o scorrette pratiche di utilizzazioni forestali affinché non venga alterato il regime idrogeologico dei versanti e il turbamento al buon regime delle acque, aggravato anche da fenomeni di abusivismo edilizio in aree golenali”.



I numeri su frane e alluvioni in Emilia-Romagna

Ing. Paolo Ferrecchi, Direttore Generale Cura del Territorio e dell’Ambiente della Regione Emilia-Romagna: “I dati riassuntivi sul rischio geologico regionale: oltre 80.000 frane recensite, circa 9.000 frane hanno almeno un edificio interessato, circa 7.000 fabbricati sono coinvolti in frane attive, ben 347 località sono classificate a rischio molto elevato e 122 sono gli abitati classificati da consolidare. Nel solo maggio 2023, durante l’alluvione, il numero totale di frane è stato di 65.020, dati allarmanti che fanno comprendere la necessita di tornare a ripensare il sistema di manutenzione della montagna”.



Italia prima in urbanizzazione e si spendono 3,7 miliardi per ripristinare i danni

Dott. Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI: “L’Italia è prima in Europa con il 7,13% di territorio urbanizzato, pari circa a 2 milioni di ettari. Il terreno costruito perde le sue capacità di drenare acqua, ma continuiamo a edificare 24 ettari al giorno per case, zone commerciali o industriali, strade senza una minima concezione territoriale. Si abbandonano così le aree interne e montane, lasciate senza imprese e servizi, che diventano fragili e portano a quel dissesto idrogeologico che tanto ci sta colpendo. Ricordiamo che degli 8,2 miliardi che l’UE stanzia annualmente per il dissesto idrogeologico, ben 3,7 vanno all’Italia, che li utilizza non per fare prevenzione ma solo per riparare i danni. Una visione miope che non capisce l’importanza della montagna, della collina e dell’innovazione necessaria in campo ambientale”.



L’alluvione in E.R. diventi un caso di studio nazionale. Non esiste rischio zero.

Dott.ssa Irene Priolo, Vice Presidente Regione Emilia-Romagna: “Abbiamo assoluto bisogno di momenti di riflessione come quello di oggi. L’evento che abbiamo avuto in E.R. diventerà un caso di studio per ingegneri idraulici e geologi italiani. Avevamo già censito quasi 80.000 frane, prima dell’alluvione, sappiamo della fragilità del nostro territorio, l’evento di maggio è uno spartiacque che consegnerà al sistema paese le chiavi di lettura del territorio nazionale. Non esiste il rischio zero e pensare il territorio in ottica di gestione del rischio residuo è il nuovo approccio. Propongo di tenere aperta questa sessione e aggiornarci a inizio 2024 per analizzare il report, che la Commissione di evento consegnerà, per nuovi lavori da fare insieme con la struttura commissariale e l’Accademia con le sue conoscenze. E’ tempo di ripensare il territorio.”



Necessario potenziare i sistemi di Early Warning

Carlo Cacciamanni, Direttore Agenzia Italia Meteo: “Le condizioni di pericolosità date dal clima che sta cambiando impattano sul rischio dato dalla vulnerabilità dei terreni. Siamo in condizione di pericolo crescente e i rischi idrogeologico e alluvionale sono sempre più probabili. In Italia dal 1980 la temperatura è in continuo aumento e sono necessari interventi strutturali che possano mitigare il rischio di inondazione, ma anche non strutturali, come l’ottimizzazione dei sistemi di Early Warning per allontanare preventivamente e in anticipo le popolazioni, a fronte di fenomeni idrometeo intensi che possano colpirle. E’ necessario attuare, meglio di quanto si stia facendo oggi, piani di emergenza a livello territoriale, coinvolgendo i cittadini, affinché divengano parte attiva del sistema di protezione civile.”

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Carni rosse: economia, salute e società. Una riflessione

Il 19 gennaio a Roma, a Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura



Appuntamento a Roma per parlare della produzione di carne rossa in Italia con i massimi esperti del settore. Dagli allevamenti al consumo, dal valore della zootecnia per l’economia nazionale alle caratteristiche organolettiche del prodotto, senza tralasciare l’impatto ambientale: l’intera filiera sarà analizzata per comprenderne le peculiarità e combattere le fake news.



Il prossimo venerdì 19 gennaio, dalle 10 alle 17, presso la Sala Serpieri di Palazzo della Valle a Roma, sede di Confagricoltura (Corso Vittorio Emanuele II, 101), l’Accademia Nazionale di Agricoltura organizza il convegno dal titolo “Carni rosse: economia, salute e società. Una riflessione”. Sarà l’occasione per analizzare lo stato dell’arte della filiera produttiva bovina italiana nel suo processo dal campo alla tavola, al fine di fornire corrette informazioni per i consumatori e la società.



La giornata sarà un momento di alta disseminazione scientifica che vedrà i massimi esperti e studiosi del settore confrontarsi su tali argomenti, oggi di grande interesse. Il convegno sarà aperto dagli indirizzi di saluto di Matteo Lasagna, vicepresidente di Confagricoltura; Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e dal prof. Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.



Come da programma allegato, il convegno è diviso in due sessioni (mattina e pomeriggio).

Sessione mattina (ore 10.20)
Carne Sostenibile: quale strategia nell’allevamento?
Giuseppe Pulina, Prof. Ordinario di Zootecnia Speciale presso l’Università di Sassari



Fame di carne: scarsità, regolamentazione, abbondanza
Francesco Remotti, Prof. Emerito già Ordinario di Antropologia culturale nell'Università di Torino



Commercio e consumo di carne: aspetti giuridici eurounitari
Enrico Al Mureden, Prof. Ordinario di Diritto Civile Università di Bologna



Caratteristiche strutturali, sostenibilità economica e ruolo delle filiere delle carni rosse in Italia
Gabriele Canali, Prof. di Economia e Politica Agro-alimentare l'Università Cattolica del Sacro Cuore.



Consumo di carne rossa e salute: cosa dicono gli studi epidemiologici
Andrea Poli, Presidente Nutrition Foundation of Italy



Sessione pomeriggio (ore 14.45)
Carne rossa: valore nutrizionale e nutraceutico
Silvana Hrelia, Prof.ssa Ordinaria Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita Università di Bologna



Assunzione ragionata e ragionevole di carne: indicazioni cliniche
Arrigo Cicero, Presidente, Società Italiana di Nutraceutica e Società Italiana Nutrizione, Sport e Benessere



La carne nelle diverse fasi di vita e nella attività sportiva
Elisabetta Bernardi, Specialista in Scienza dell'Alimentazione, biologa e nutrizionista Università di Bari



Carne rossa e fake news: spunti per una corretta informazione
Andrea Bertaglio, Giornalista e Autore



Valutazioni e riflessioni conclusive
Claudio Borghi, Prof. Ordinario di Medicina Interna Università di Bologna e International Society of Hypertension



La stampa è invitata e i posti sono disponibili fino a esaurimento.



Accademia Nazionale di Agricoltura
Ufficio stampa e comunicazione

Lorenzo Bonazzi 347 9570042 | ufficiostampa@accademia-agricoltura.it



Confagricoltura
Capo Ufficio stampa

Anna Gagliardi | anna.gagliardi@confagricoltura.it

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Al via il ciclo di incontri sulla castanicoltura - Primo incontro il Mal d'inchiostro e nuovi strumenti vivaistici - 14 febbraio a Bologna

Mercoledì 28 febbraio 2024
Castagno da legno: produttività e linee guida per la gestione
Prof. Federico Magnani, Ordinario di Selvicoltura, Università di Bologna

I servizi ecosistemici dei suoli castanicoli
Prof.ssa Livia Vittori Antisari, Ordinario di Pedologia, Università di Bologna



Giovedì 14 marzo 2024
Orientamenti ed indirizzi per la gestione e la valorizzazione della castanicoltura emiliano-romagnola
Dott. Giovanni Pancaldi, Responsabile Tavolo Castanicolo, Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca, Regione Emilia-Romagna

Il mercato della castanicoltura in Italia e in Emilia-Romagna
Prof. Duccio Caccioni, Direttore Marketing & Qualità, CAAB spa - Centro Agro Alimentare di Bologna



Ingresso libero fino a esaurimento posti

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La produttività del castagno da legno e il suolo



Secondo incontro del ciclo di conferenze sulla castanicoltura organizzate dall’Accademia Nazionale di Agricoltura. Il focus sarà su come gestire le ancora poco conosciute capacità produttive del castagno da legno e il rapporto della pianta con il suolo.



Bologna 26 febbraio, si tiene mercoledì 28 febbraio, dalle 16 alle 18, presso il Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio (Piazza Galvani 1, Bologna), la seconda conferenza del ciclo di “Incontri informativi e formativi sulla castanicoltura”, promossi dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, nell’ambito della collaborazione con la Fondazione Carisbo, per l’organizzazione di attività scientifiche e divulgative del “Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale” del Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione.



L’incontro vedrà il Prof. Federico Magnani, Ordinario di Selvicoltura, Università di Bologna trattare il tema “Castagno da legno: produttività e linee guida per la gestione” e la Prof.ssa Livia Vittori Antisari, Ordinario di Pedologia, Università di Bologna, parlare de “I servizi ecosistemici dei suoli castanicoli”.



L’intenzione delle conferenze è quella di porre l’accento su come la castanicoltura possa essere un valido strumento di aiuto per l’ambiente e l’economia delle aree montane, al fine di affrontare l’abbandono di queste zone e combattere, con strumenti sostenibili, il dissesto idrogeologico che colpisce, in particolare, la dorsale appenninica nazionale. L’intera filiera castanicola sarà, dunque, analizzata approfonditamente prendendo in considerazione aspetti diversi come le patologie vegetali, le possibilità di sviluppo per i vivai, le ancora poco conosciute capacità produttive dei castagni e i numeri del mercato della castanicoltura in Italia e in Emilia-Romagna.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti ed è possibile seguirlo anche in diretta streaming collegandosi al link: https://meet.jit.si/SEMINARIO-CASTANICOLTURA



Informazioni sul ciclo di incontri informativi e formativi sulla castanicoltura (dal 28 febbraio al 14 marzo 2024)

Dove: Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, Piazza Galvani 1 – Bologna

Ora: dalle 16 alle 18



Mercoledì 14 febbraio 2024
Mal dell’inchiostro del castagno: il nuovo volto di una vecchia malattia
Prof. Sergio Murolo, Associato di Patologia Vegetale, Politecnico delle Marche

Caratterizzazione molecolare del germoplasma castanicolo e sviluppo di strumenti per la certificazione vivaistica
Prof. Luca Dondini, Associato di Arboricoltura Generale e Coltivazioni arboree, Università di Bologna



Mercoledì 28 febbraio 2024
Castagno da legno: produttività e linee guida per la gestione
Prof. Federico Magnani, Ordinario di Selvicoltura, Università di Bologna

I servizi ecosistemici dei suoli castanicoli
Prof.ssa Livia Vittori Antisari, Ordinario di Pedologia, Università di Bologna



Giovedì 14 marzo 2024
Orientamenti ed indirizzi per la gestione e la valorizzazione della castanicoltura emiliano-romagnola
Dott. Giovanni Pancaldi, Responsabile Tavolo Castanicolo, Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca, Regione Emilia-Romagna

Il mercato della castanicoltura in Italia e in Emilia-Romagna
Prof. Duccio Caccioni, Direttore Marketing & Qualità, CAAB spa - Centro Agro Alimentare di Bologna



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26/02/2024, 13:38
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