Al via la quarta edizione degli incontri dedicati alla scoperta dei segreti degli alimenti che consumiamo ogni giorno sulle nostre tavole.
“I giovedì dell’Archiginnasio” ripartono in modalità mista, in presenza e online, per garantire la più ampia partecipazione di pubblico. Gli alimenti che verranno trattati quest’anno sono erbe aromatiche e spezie, ciliegia, pesci piatti, carne rossa, miele e carciofo grazie alla narrazione di professori universitari, produttori, esperti di gastronomia e rappresentanti di importanti aziende nazionali leader nei loro settori di riferimento.
Il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura sull’iniziativa dice: “L’esperienza Covid-19 e l’attuale situazione internazionale stanno portando l’agricoltura italiana a ripensare il proprio ruolo. Oggi serve fare sistema pubblico-privato contro la contraffazione dei nostri prodotti e la concorrenza sleale di molti paesi per difendere le nostre eccellenze e produrre alimenti di qualità sani e sicuri per i consumatori. Con questi incontri vogliamo incentivare la popolazione a conoscere ancora di più i benefici salutistici del consumo di prodotti alimentari freschi, sicuri e italiani. Una alimentazione sana rappresenta uno dei più grandi alleati per il nostro benessere”.
Bologna, 22 aprile - L’Accademia Nazionale di Agricoltura, in collaborazione con le Delegazioni Bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e la Società Medica Chirurgica di Bologna, annuncia l’avvio del ciclo di incontri 2022 “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”. Dopo i grandi successi di pubblico delle edizioni 2018, 2019, 2021 che hanno portato più di 1.500 persone ad assistere a un totale di 12 incontri, sia in presenza che online da quest’anno l’edizione 2022 riparte con doppia modalità, in presenza e per via telematica. Dal 28 aprile al 24 novembre 2022, un giovedì per ogni mese esclusa la pausa estiva, gli incontri saranno dedicati alla conoscenza di 6 eccellenze agroalimentari italiane ovvero: erbe aromatiche e spezie, ciliegia, pesci piatti, carne rossa, miele e carciofo arricchiti anche da curiose “case history”. Gli incontri seguiranno l’ormai abituale formula divisa in tre relazioni: una relativa al “prodotto agricolo”, una seconda incentrata sul suo “valore nutrizionale” e una conclusiva dedicata agli “aspetti storico-culturali in cucina e in tavola”, trasmettendo la consapevolezza che il valore del nostro settore agroalimentare si fonda su un percorso che parte dai processi produttivi e passa attraverso le caratteristiche qualitative arrivando fino alle potenzialità gastronomiche. Il primo incontro si tiene il 28 aprile dedicato a erbe aromatiche e spezie con Giovanni Spagnoli Imprenditore agricolo Confagricoltura (Azienda SemiSelvatica), la Dott.ssa Luciana Prete, Direttore UOC Igiene Alimenti e Nutrizione - Azienda USL Bologna e il Prof. Giovanni Ballarini, Emerito dell'Università di Parma - Presidente Onorario Accademia Italiana della Cucina. Case History di Sauro Biffi.
La Prof.ssa Rosanna Scipioni Coordinatrice dell’iniziativa sottolinea: “La crescente partecipazione di pubblico dei primi due anni ha premiato tutte le scelte fatte e le diverse competenze coinvolte, da rappresentanti del mondo universitario a professionalità pubbliche a testimonianze di produttori, confermano il desiderio da parte di tutti, cittadinanza, esperti, addetti ai lavori, di acquisire conoscenze precise in grado di superare disinformazione e luoghi comuni e di testimoniare ancora una volta che il settore agroalimentare è ricchezza di tutti gli italiani e che è importante conoscere il percorso completo della filiera alimentare attinente alle nostre eccellenze enogastronomiche.”
Come partecipare
Gli incontri si terranno in modalità mista, in presenza e su piattaforma a libero accesso, senza limite di partecipanti e nessuna iscrizione preventiva. Per partecipare online collegarsi al link https://meet.jit.si/GIOVEDIARCHIGINNASIO mentre, in caso si volesse essere presenti agli incontri (che si svolgono presso la Sala del Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio, Piazza Galvani 1, Bologna) è necessario inviare una mail con la richiesta di partecipazione a ufficiostampa@accademia-agricoltura.it (si ricorda che è obbligatorio indossare la maschera FFP2 durante lo svolgimento della conferenza):
Calendario degli incontri (ore 16.30-18.30) - Sala del Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio, Piazza Galvani 1, Bologna.
28 aprile – Erbe aromatiche e spezie Giovanni Spagnoli, Imprenditore agricolo Confagricoltura (Azienda “SemiSelvatica”), la Dott.ssa Luciana Prete, Direttore UOC Igiene Alimenti e Nutrizione - Azienda USL Bologna e il Prof. Giovanni Ballarini, Emerito dell'Università di Parma - Presidente Onorario Accademia Italiana della Cucina. Case history di Sauro Biffi, Direttore del Giardino delle Erbe di Casola Valsenio.
19 maggio – Ciliegia Dott. Stefano Lugli, Tecnico Dipartimento di Scienze della Vita Università di Modena e reggio Emilia, Prof. Marco Malaguti, Professore Associato di Biochimica - Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita Università di Bologna, Roberto Giardino, Delegazione Bologna dei Bentivoglio Accademia Italiana della Cucina. Case history di Andrea Rustichelli, Responsabile assicurazione qualità Cooperativa Modenese Essiccazione frutta MonteRè.
9 giugno – Pesci piatti
Prof. Corrado Piccinetti, già Direttore del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, Università di Bologna, Dott.ssa Marina Silvi, Docente presso il Corso di Studi in Acquacoltura e Igiene dei Prodotti Ittici di Cesenatico Università di Bologna, Prof. Atos Cavazza, Delegato Bologna San Luca Accademia Italiana della Cucina.
22 settembre – Carne rossa
Prof. Giuseppe Pulina, Ordinario di Zootecnica Speciale dell’Università di Sassari, Prof.ssa Silvana Hrelia, Ordinario di Biochimica Università di Bologna, Prof. Atos Cavazza, Delegato Bologna San Luca Accademia Italiana della Cucina.
27 ottobre – Miele
Annalisa Guidi, Titolare Azienda Agricola “Le Terremare”, Prof.sa Cristina Angeloni, Associato di Biochimica Università di Bologna, Roberto Giardino, Delegazione Bologna dei Bentivoglio Accademia Italiana della Cucina. Case history del Dott. Paolo Fontana, Ricercatore Fondazione Edmund Mach.
24 novembre – Carciofo
Maurizio Trigolo, Imprenditore agricolo “Podere Fontana dei Conti”, Prof.ssa Cecilia Prata, Associato di Biochimica Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie Università di Bologna, Guido Mascioli, Delegato Bologna Accademia Italiana della Cucina.
Tutti i segreti delle erbe aromatiche dalla salute, alla cucina, passando per la rivalutazione dei luoghi montani da ripopolare.
Oggi la produzione di erbe aromatiche e spezie risulta ottimale, data la naturale resilienza in contesti agricoli dove i problemi di siccità mettono in difficoltà molte colture, incentivando così i giovani agricoltori. Numerosi i benefici per la prevenzione di malattie metaboliche, cardiovascolari, osteoarticolari, neurodegenerative, tumorali, ma attenzione alla provenienza da Paesi con condizioni igieniche precarie, viste le cariche batteriche presenti nei prodotti macinati e la manipolazione a cui sono sottoposte, con possibilità di contaminazione da aflatossine, pesticidi e metalli pesanti.
Bologna, 29 aprile 2022 – Si è svolto in modalità mista, in presenza e online, giovedì 28 aprile, il primo incontro del ciclo 2022 de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” dedicato a erbe aromatiche e spezie. I relatori dell’incontro sono stati Giovanni Spagnoli, imprenditore agricolo azienda SemiSlevatica, la Dott.ssa Luciana Prete, Direttore UOC Igiene Alimenti e Nutrizione Azienda USL Bologna, il Prof. Giovanni Ballarini Presidente Onorario Accademia Italiana Cucina e il Dott. Sauro Biffi, Direttore Giardino delle Erbe di Casola Valsenio. Il ciclo di conferenze “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” si tiene una volta al mese, da aprile a novembre, e vede Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna insieme per divulgare la buona comunicazione in campo alimentare favorendo la conoscenza al pubblico delle fasi di produzione, delle qualità salutistiche e la storia in cucina delle eccellenze agroalimentari italiane. Di seguito quanto emerso durante l’incontro.
Una coltivazione resiliente e una possibilità economica per i giovani agricoltori
“La coltivazione delle erbe aromatiche può tornare utile grazie alla loro resilienza in contesti agricoli dove i problemi di siccità mettono oggi in difficoltà molte colture. Si possono coltivare dalla pianura alle zone montane, l’altura fornisce prodotto migliori, facendo a meno delle irrigazioni - ha esordito Giovanni Spagnoli - e non soffrendo le piante di particolari fitopatologie riescono ad adeguarsi bene anche a contesti agricoli ostili. Le erbe aromatiche, inoltre, non sono apprezzate dagli animali selvatici, come gli ungulati, che non ne rovinano i raccolti, si rivelano ottime colture per un’agricoltura biologica che rispetti l’ambiente e i suoi ecosistemi, sono ottime amiche delle api e fanno bene alla biodiversità. Grazie al decreto legislativo n.75/2018 che permette agli agricoltori di coltivare e fare le prime trasformazioni in azienda ci siamo lanciati nella coltivazione di queste erbe, in particolar modo di lavanda e timo, sperando di trovare uno spazio economico in un mercato che sicuramente è ancora in fase di costruzione. Queste coltivazioni costituiscono una possibilità economica per giovani agricoltori che credono nel ripopolamento di zone montane e collinari in Italia, dove si produce meno del 30% del fabbisogno nazionale”.
Numerosi benefici per la salute ma attenzione alla provenienza e a non esagerare “Il consumo giornaliero di erbe aromatiche e spezie, nel contesto della dieta mediterranea, offre le migliori condizioni per un’attività antiossidante e per ridurre l’infiammazione cronica che è alla base di numerose patologie della terza età. Queste sostanze sono insostituibili e da consumare ogni giorno per la prevenzione delle malattie metaboliche, cardiovascolari, osteoarticolari, neurodegenerative, tumorali e per la cura di affezioni intestinali e dermatologiche, ma risulta sempre più sicuro consumarle con l’alimentazione che nei medicinali. Evidente - ha proseguito la Dott.ssa Luciana Prete - è il potenziale probiotico di pepe nero, peperoncino, cannella, zenzero, curcuma, origano e rosmarino, ma attenzione perché spezie ed erbe aromatiche possono essere contaminate da microrganismi quando provengono da Paesi con condizioni igieniche precarie. Le spezie intere hanno in genere cariche batteriche inferiori a quelle macinate per la minor manipolazione a cui sono sottoposte, ma uno dei rischi maggiori è la contaminazione da aflatossine, contaminazione da pesticidi e metalli pesanti. Inoltre, se utilizzate come alimenti o come integratori hanno grandi proprietà curative, ma i loro principi attivi possono dare effetti collaterali, causare reazioni allergiche, manifestare attività anticoagulante o provocare interazioni con altri medicinali; vanno perciò sempre consumate all’interno di una dieta sana ed equilibrata”.
In cucina cambia il loro utilizzo nei secoli a seconda di gusti e abitudini alimentari
“La presenza di spezie ed erbe aromatiche in cucina è determinata dalle loro caratteristiche biologiche e organolettiche variando secondo i gusti gastronomici delle diverse società nel tempo. Una costante generale è che il loro uso è maggiormente presente nelle cucine dei paesi con clima caldo, molto probabilmente per la loro attività antimicrobica e come conservanti alimentari. Nell’antica Roma - ha proseguito il Prof. Giovanni Ballarini - il paradigma gastronomico dei ricchi era dominato dal pepe che aveva un costo alto dovendo essere importato, mentre quello dei poveri dall’aglio che veniva coltivato in grandi quantità, nel Medioevo prevale invece l’uso nei monasteri di spezie in maniera salutistica e terapeutica, mentre il Rinascimento apre al consumo edonistico delle spezie. E’ la cucina borghese di metà Ottocento, che utilizza spezie ed erbe in misura più contenuta, a creare l’utilizzo odierno iniziando a diffondere l’uso gastronomico delle spezie e scoprendo il gusto amaro in aperitivi e digestivi. Differente invece il discorso per i cibi piccanti che hanno limiti di uso diversi nelle diverse ricette e per ogni persona, in quanto guidati dalle abitudini alimentari storiche: in America si usa il peperoncino, in Asia il pepe, in Europa la senape. Il piacere che provocano giustifica la loro presenza, ma la persistenza dipende dal controllo dei limiti di uso ottenuti attraverso tradizioni trasferite nelle ricette delle diverse preparazioni, loro associazioni con altri cibi e rituali d’uso”.
Il Giardino delle erbe di Casola Valsenio e la “vallata della ristorazione”
“Le piante officinali comprendono un gran numero di specie aromatiche spontanee e coltivate. Per lungo tempo sono state considerate infestanti e solo in seguito ad una nuova cultura ed un nuovo interesse del consumatore e degli chef, a partire dagli anni ‘90, hanno trovato una loro valorizzazione. Il fondatore del “Giardino delle Erbe” Augusto Rinaldi Ceroni fin dagli anni ’40 – ha concluso Sauro Biffi - ha lavorato per valorizzare e divulgare questo gruppo di piante tanto da proporre, già nel 1949, i primi pranzi con l’impiego delle erbe aromatiche, ma la vera spinta iniziò alla fine degli anni ‘70 quando con la giovane ristoratrice Casolana Katia Fava, iniziarono a studiare i primi menù con l’impiego delle erbe selvatiche. Dalla metà degli anni ‘90 il “Giardino delle Erbe” vede aumentare la presenza di numerosissime scuole alberghiere e scuole universitarie di tutta Italia con corsi legati alla ristorazione ed al turismo. Oggi Casola Valsenio fa parte della “vallata della ristorazione” dove, da Riolo Terme a Brisighella, i ristoranti hanno introdotto nei loro menù erbe e fiori officinali per divulgare un nuovo modo di mangiare valorizzando i sapori e lo stare bene a tavola”.
I benefici della ciliegia al centro del secondo incontro dell’edizione 2022 de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”
Le qualità nutrizionali, gli aspetti salutistici e la storia in cucina della ciliegia saranno i temi trattati dai relatori della conferenza organizzata da Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna. L’incontro terminerà con il racconto delle attività della Cooperativa Modenese Essiccazione Frutta MonteRé
Bologna, 16 maggio – Si terrà giovedì 19 maggio, ore 16.30-18.30, presso la Sala Adunanze della Società Medica Chirurgica di Bologna, il secondo incontro de “I Mercoledì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, dedicato alla ciliegia. I relatori saranno il Dott. Stefano Lugli, Funzionario tecnico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il Prof. Marco Malaguti, Associato di Biochimica Università di Bologna, il Prof. Roberto Giardino della Delegazione dei Bentivoglio Accademia Italiana della Cucina e il Dott. Andrea Rustichelli, Direttore Cooperativa Modenese Essiccazione Frutta MonteRé.
Come ormai di consueto l’incontro tratterà il valore del prodotto in termini economici, di elaborazione della materia prima, i benefici per la salute e il valore nutraceutico del prodotto presentato terminando con una “Case history” dedicata al racconto di una esperienza di produzione agricola e agroalimentare, questa volta dedicata alla Cooperativa Modenese Essiccazione Frutta. Gli incontri de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” sono conferenze a cadenza mensile, da aprile a novembre, dedicate alla conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane e seguono l’abituale formula divisa in tre relazioni: una relativa al “prodotto agricolo”, una seconda incentrata sul suo “valore nutrizionale” e una conclusiva dedicata agli “aspetti storico-culturali in cucina e in tavola”. A queste si aggiunge, quando possibile, una case history finale dedicata a un particolare aspetto produttivo, scientifico o culturale del prodotto trattato. Gli incontri hanno l’intenzione di trasmettere la consapevolezza che il valore del nostro settore agroalimentare si fonda su un percorso che parte dai processi produttivi e passa attraverso le caratteristiche qualitative arrivando fino alle potenzialità gastronomiche, in modo da aumentare la consapevolezza del consumatore su quanto acquista e consuma giornalmente in tavola.
Come partecipare. La conferenza si tiene in presenza fino ad esaurimento posti disponibili. Non è necessaria la prenotazione, ma si ricorda l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 durante tutto il suo svolgimento. Per maggiori informazioni e chiarimenti si invita a contattare la mail ufficiostampa@accademia-agricoltura.it o chiamare lo 051-268809
Le qualità produttive, salutistiche e in cucina di ciliegie e amarene nell’incontro dell’Accademia
La produzione di ciliegie è largamente diffusa in Italia, tanto che il nostro Paese si colloca stabilmente fra i primi dieci produttori al mondo di questo frutto, che ha qualità nutraceutiche eccezionali presentando un basso apporto di glucosio e calorie che lo rendono adatto a tutti. Tra le numerose eccellenze gastronomiche nostrane la confettura di amarene brusche modenesi, che proviene dal ciliegio acido, rappresenta una delle tradizioni di più antiche del territorio italiano.
Bologna, 24 maggio – Si è svolto in presenza, giovedì 19 maggio, presso la Sala della Società Medica Chirurgica di Bologna il secondo incontro del ciclo 2022 de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” dedicato alla ciliegia. I relatori dell’incontro sono stati il Dott. Stefano Lugli, Funzionario tecnico Università di Modena e Reggio Emilia, il Prof. Marco Malaguti, Associato di Biochimica, Università di Bologna, il Prof. Roberto Giardino, Delegazione Bologna dei Bentivoglio Accademia Italiana della Cucina e il Dott. Andrea Rustichelli, Direttore Cooperativa Modenese di Essiccazione Frutta MonteRé. L’incontro è stato moderato dalla Prof.ssa Rosanna Scipioni, Coordinatrice scientifica dell’iniziativa. Il ciclo di conferenze “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” si tiene una volta al mese, da aprile a novembre, e vede Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna insieme per divulgare la buona comunicazione in campo alimentare favorendo la conoscenza al pubblico delle fasi di produzione, delle qualità salutistiche e la storia in cucina delle eccellenze agroalimentari italiane. Di seguito quanto emerso durante l’incontro.
Come la ciliegia è cambiata nei secoli migliorando la produzione e il gusto
“Le ciliegie sono disponibili tutto l’anno e sono passate da essere un frutto di nicchia a uno global. La produzione è estiva nell’emisfero nord e invernale in quello sud permettendo così un rifornimento continuo. Nel corso dei secoli – ha esordito il Prof. Stefano Lugli - anche la produzione è cambiata modificando le piante per migliorare il lavoro dei produttori e, se a inizio Novecento, le piante erano alte 20 metri e servivano lunghe scale per raccogliere i frutti, adesso sono di 2 metri. Lo stesso vale anche per i sistemi di protezione, oggi innovativi a monoblocco e monofila anti insetti, grandine e uccelli, che hanno risolto numerosi problemi. La produzione si è sempre più spostata verso i gusti dei consumatori che vogliono ciliegie belle, grosse, sode e gustose e in questo le americane hanno misure, aspetto e produttività superiori alle nostre varietà storiche, come ad esempio quella di Vignola, che però hanno sapore e adattabilità delle piante maggiore e per questo sono preferibili data la migliore qualità del prodotto”.
Un frutto dal modesto apporto di glucosio e alto contenuto di polifenoli
“Dal punto di vista nutrizionale le ciliegie sono un frutto dal modesto apporto energetico e bassa densità calorica (48 Kcal/100g). L’energia è quasi esclusivamente fornita dal contenuto di zuccheri semplici, glucosio e fruttosio che sono presenti in quantità pari a circa 11g/100g. Una nota interessante – ha proseguito il Prof. Marco Malaguti - è data dal fatto che i due monosaccaridi rappresentano circa il 50% degli zuccheri disponibili, il che rende le ciliegie un frutto dal modesto apporto di glucosio, aspetto che spiega il basso indice glicemico che è stato attribuito a questo frutto. Dal punto di vista nutraceutico le ciliegie sono un frutto particolarmente interessante: si stima che il contenuto in polifenoli sia di 160 mg/100g, tra cui le antocianine sono sicuramente quelli più rappresentati senza dimenticare una certa presenza di quercetina e acido idrossicinnamico”.
Le basse calorie e la presenza di antociani rendono la ciliegia adatta a tutti
“Sono ormai numerosi gli studi che hanno valutato gli effetti nutraceutici dei principali antociani presenti nelle ciliegie: la cianidina-3-glucoside modula meccanismi coinvolti nei processi di chemio prevenzione, in colture di cellule tumorali, infatti, si è dimostrata esercitare attività antimutagena, arrestare il ciclo cellulare, indurre l’apoptosi oltre che l’attività di enzimi detossificanti. Gli antociani delle ciliegie – ha continuato il Prof. Marco Malaguti - sono risultati in grado di inibire enzimi pro-infiammatori come COX-2 e uno studio pilota sull’uomo ha osservato il miglioramento di biomarcatori dello stato infiammatorio (proteina C reattiva, perossidazione lipidica) in seguito ad assunzione di ciliegie. Queste recenti indicazioni si sommano ad evidenze più consolidate nel tempo, come l’azione protettiva della cianidina sulle cellule di endotelio vascolare. Nel suo insieme la ciliegia rappresenta un frutto che per il suo interessante contenuto di antociani può partecipare significativamente all’assunzione quotidiana di composti ad azione nutraceutica contribuendo all’azione protettiva che questi composti possiedono. Nel caso della ciliegia poi, la disponibilità di nutraceutici si associa ad una densità calorica molto bassa, il che rende questo frutto adatto a tutta la popolazione”.
Regina della pasticceria esalta anche alcuni piatti salati con il contrasto agrodolce
“In Italia la ciliegia era un frutto già conosciuto dagli Etruschi e molto apprezzato dai romani. I primi alberi di ciliegie furono importati a Roma dal console Lucio Licinio Lucullo intorno al 65 a.C. e provenienti da Kerasos, ossia Cerasunte, colonia greca del Mar Nero. Regina della pasticceria – ha detto il Prof. Roberto Giardino - si utilizza fresca, cotta, candita o lavorata per ottenere marmellate, sciroppi e altre bevande, ma nei secoli è stata accostata ad alcune preparazioni salate, come ad esempio i piatti a base di carne, che ne esaltano il gusto. Utilizzata in tutte le regioni italiane con i suoi intensi profumi, consistenze ed i particolari sapori che si differenziano tra le varietà del frutto, rappresentano un ingrediente molto versatile che permette di creare piacevoli sensazioni di contrasto in tavola sia di tipo visivo che gustativo quale, ad esempio, l’agrodolce”.
Le amarene brusche di Modena: un prodotto del territorio salvato e rivalutato
“Amarene, visciole o marasche in molti sarebbero pronti a darne la giusta identità, ma l’origine e la classificazione è una sola, quella del ciliegio acido, che caratterizza questi frutti e distinguendoli da quello dolce. La nostra storia – ha concluso il Dott. Andrea Rustichelli -nasce da un ritorno alla coltivazione del ciliegio acido, le amarene appunto, dopo un lungo declino che in Italia ha visto precipitare le superfici coltivate a fronte dell’aumento dei costi di coltivazione e produzione, con conseguente abbandono delle tradizioni locali non più sostenibili con gestioni famigliari. Ed è proprio ad una delle tradizioni locali, quella della amarena emiliana, che si è rivolto il nostro progetto, ottenendo la denominazione protetta della confettura “Amarene Brusche di Modena IGP” che produciamo con attenzione alla tradizione, declinata ad un processo industriale. Il prodotto per 100g di confettura ha inserito 170g di frutta, superando il riferimento disciplinare che ne prevede 150g, senza ingredienti segreti si rivela corposo, bruno con riflessi rossastri, ed un equilibrio tra dolce e aspro. Siamo così riusciti a salvare un prodotto locale, già presente nei ricettari storici dei Duchi di Modena, con un forte legame col territorio”.
A Bologna il punto della situazione sullo stoccaggio del carbonio nei suoli in Italia organizzato da Accademia Nazionale di Agricoltura e Regione Emilia-Romagna
I principali studiosi, professori universitari ed esperti del settore pedologico a livello nazionale si riuniscono nel capoluogo emiliano per discutere e presentare le ultime novità scientifiche riguardanti una delle nuove possibilità per ridurre considerevolmente le emissioni di CO2 nell’atmosfera utilizzando la risorsa naturale dei contenuti organici presenti nei suoli. Una nuova frontiera per la sostenibilità ambientale nazionale.
Bologna, 26 maggio – Si terrà lunedì 30 maggio, a partire dalle ore 9, presso la Sala “20 Maggio 2012” (Viale della Fiera 8 – Terza Torre – Bologna) il convegno “Le nuove sfide dell’agricoltura: lo stoccaggio del carbonio nei suoli” per fare il punto della attuale situazione legata alla salute dei terreni in Italia e del ruolo sempre più importante che hanno nel contenimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’evento è organizzato in collaborazione tra l’Accademia Nazionale di Agricoltura e l’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna ed è inserito nell’ambito del ciclo di iniziative formative per tecnici e agricoltori.
Il convegno sarà aperto dal Dott. Alessandro Mammi, Assessore all’Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca Regione Emilia-Romagna e moderato dal Dott. Valtiero Mazzotti, Direttore Generale Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Emilia-Romagna e dal Dott. Carlo Cacciamani, Direttore dell’Agenzia Nazionale per la Meteorologia e la Climatologia “ItaliaMeteo”. Le conclusioni saranno a cura del Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.
Numerose le personalità di fama nazionale e internazionale che parteciperanno e tra queste il Prof. Riccardo Valentini, già nel panel vincitore del “Premio Nobel per la Pace” nel 2007 per gli studi sui cambiamenti climatici, che tratterà del ruolo attribuito alla risorsa suolo nella politica agricola dell’European Climate Change Programe, Giuseppe Piacentini, Responsabile del Nucleo di Polizia Forestale del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, il quale presenterà del ruolo di colture permanenti e foreste nel sequestro della CO2 e il Dott. Giuseppe Corti, della Direzione del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria del MIPAAF che parlerà dell’influenza della sostanza organica sulle proprietà dei suoli. Il convegno terminerà con la presentazione del “Progetto GECO2” della Comunità Europea che ha avuto l’obiettivo di rafforzare la capacità del settore agricolo regionale di ridurre le emissioni di carbonio nell’atmosfera mediante una migliore gestione di suoli e residui delle colture per creare reddito attraverso la creazione di mercati volontari del carbonio.
Si invita inoltre a guardare il programma allegato per vedere tutti gli interventi in programma della giornata.
Di seguito riportiamo tutte le informazioni necessarie per poter partecipare e seguire il convegno.
Come partecipare: La partecipazione al convegno, consentita sia in presenza che da remoto, è possibile iscrivendosi anticipatamente al link sottostante predisposto appositamente per l’occasione: https://agri.regione.emiliaromagna.it/g ... evento/273
Il convegno aprirà alle ore 9 per la registrazione dei partecipanti.
Come raggiungere la sede del convegno: Dalla stazione ferroviaria autobus linea 35 (fermata di partenza di fronte all’ingresso principale della stazione, fermata di arrivo Fiera - Aldo Moro) e linea 38 (fermata di partenza di fronte all’ingresso principale della stazione, fermata di arrivo Viale Fiera - davanti alla sede Rai). Dall’Autostrada A14 uscire al Casello Bologna Fiera e prendere la direzione Bologna centro.
Alla scoperta dei pesci piatti nel terzo incontro de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”
Le qualità nutrizionali, gli aspetti salutistici e la storia in cucina dei pesci piatti saranno i temi trattati dai relatori della conferenza organizzata da Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna.
Bologna 7 giugno – Si terrà giovedì 9 giugno, ore 16.30-18.30, presso la Sala Adunanze della Società Medica Chirurgica di Bologna, il terzo incontro de “I Mercoledì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, dedicato ai pesci piatti. I relatori saranno il Prof. Corrado Piccinetti, Laboratorio Marina e Pesca Università di Bologna, la Dott.ssa Marina Silvi, Corso di Laurea in Acquacoltura e Igiene delle Produzioni Ittiche di Cesenatico Università di Bologna, il Prof. Atos Cavazza, Delegato Bologna San Luca Accademia Italiana della Cucina.
Come ormai di consueto l’incontro tratterà il valore del prodotto in termini economici, di elaborazione della materia prima, i benefici per la salute e il valore nutraceutico del prodotto. Gli incontri de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” sono conferenze a cadenza mensile, da aprile a novembre, dedicate alla conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane e seguono l’abituale formula divisa in tre relazioni: una relativa al “prodotto”, una seconda incentrata sul suo “valore nutrizionale” e una conclusiva dedicata agli “aspetti storico-culturali in cucina e in tavola”. A queste si aggiunge, quando possibile, una case history finale dedicata a un particolare aspetto produttivo, scientifico o culturale del prodotto trattato. Gli incontri hanno l’intenzione di trasmettere la consapevolezza che il valore del nostro settore agroalimentare si fonda su un percorso che parte dai processi produttivi e passa attraverso le caratteristiche qualitative arrivando fino alle potenzialità gastronomiche, in modo da aumentare la consapevolezza del consumatore su quanto acquista e consuma giornalmente in tavola.
Come partecipare. La conferenza si tiene in presenza fino ad esaurimento posti disponibili. Non è necessaria la prenotazione, ma si ricorda l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 durante tutto il suo svolgimento. Per maggiori informazioni e chiarimenti si invita a contattare la mail ufficiostampa@accademia-agricoltura.it o chiamare lo 051-268809.
I pesci piatti una naturale miniera di salute per grandi e piccoli
Sogliole, Rombi, Platessa e Halibut sono tra i pesci più sani del mondo marino essendo ricchi di proteine, omega-3 e basso contenuto lipidico che li rendono adatti per bambini e persone bisognose di diete ipocaloriche. L’Italia ne produce poche migliaia di tonnellate e il 65% delle sogliole importate proviene dall’Olanda, il 18,8% dalla Francia, seguono poi Danimarca e Croazia con rispettivamente, il 7,9% e il 4,5%. Difficile il loro allevamento, tranne che per i rombi, dato il lento ritmo di crescita che fa differire eccessivamente le qualità organolettiche di ogni specie e non permette di ottenere risultati economici concorrenziali.
Bologna, 10 giugno – Si è svolto in presenza, giovedì 9 giugno, presso la Sala della Società Medica Chirurgica di Bologna il terzo incontro del ciclo 2022 de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” dedicato ai pesci piatti. I relatori dell’incontro sono stati il Prof. Corrado Piccinetti, Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano Università di Bologna, la Dott.ssa Marina Salvi, Corso di laurea in Acquacoltura e Igiene delle Produzioni Ittiche di Cesenatico Università di Bologna e il Prof. Atos Cavazza, Delegato di Bologna San Luca Accademia Italiana della Cucina. Il ciclo di conferenze “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” si tiene una volta al mese, da aprile a novembre, e vede Accademia Nazionale di Agricoltura, Delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e Società Medica Chirurgica di Bologna insieme per divulgare la buona comunicazione in campo alimentare favorendo la conoscenza al pubblico delle fasi di produzione, delle qualità salutistiche e la storia in cucina delle eccellenze agroalimentari italiane. Di seguito quanto emerso durante l’incontro.
La nascita e lo spostamento graduale degli occhi: la fase cruciale dello sviluppo
“I pesci piatti sono presenti in tutti i mari con un numero molto elevato di specie, ma dobbiamo separare i pesci piatti ossei dai pesci piatti cartilaginei. I pesci piatti ossei vivono a contatto con il fondo, dove si riproducono ed emettono uova piccole, anche meno di un millimetro, che contengono gocce di olio che portano le uova verso la superficie del mare, dove si schiudono. Nei nostri mari - ha esordito il Prof. Piccinetti - la sogliola si riproduce fuori l’Istria, con la crescita inizia anche lo spostamento graduale di un occhio verso l’altro e quando i due occhi sono sullo stesso lato, quello destro, il pesciolino è costretto a spostarsi verso il fondo sul quale si appoggia con il lato cieco. Lo spostamento dell’occhio determina molti aspetti della vita dei pesci piatti, che si appoggiano sul fondo su un fianco, con la bocca e la cavità viscerale laterali, e hanno uno sviluppo parallelo di organi di senso per la ricerca del cibo che loro non vedono e devono riuscire ad acchiappare se vogliono mangiare”.
Allevamento difficile dato il lento ritmo di crescita e i risultati poco concorrenziali
“L’insieme delle specie di pesci piatti, trovandosi in molti ambienti marini, mostra come questa particolarità dello sviluppo ha avuto successo. La loro pesca - ha continuato il Prof. Piccinetti - viene effettuata con modalità ed attrezzature diverse come ami, reti da posta e reti da traino di vario tipo. In Italia la produzione della pesca di pesci piatti è dell’ordine di alcune migliaia di tonnellate all’anno, con forti differenze tra le specie, in funzione della loro biologia e distribuzione batimetrica. I rombi sono oggetto di allevamento da alcuni decenni, altre specie possono essere allevate, ma il loro ritmo di crescita a volte non permette di ottenere risultati economici concorrenziali, aspetti che influenzano notevolmente le caratteristiche organolettiche diverse tra le specie, le aree di provenienza e l’età”.
Ideali per diete ipocaloriche essendo ricchi di proteine e a basso contenuto lipidico “I pesci piatti, come la sogliola comune, rappresentano circa il 20% sul consumo del prodotto ittico in generale. Fra i pesci piatti di maggior rilievo commerciale si annoverano sicuramente la sogliola, la platessa, il rombo, la passera e l’halibut. A livello nutrizionale – ha proseguito la Dott.ssa Marina Salvi - questo tipo di prodotto ittico risulta essere molto ricco di proteine e con una bassa percentuale di contenuto lipidico, motivo per cui sono preferiti nelle alimentazioni di tipo ipocalorico. L’analisi sensoriale dei prodotti ittici è una scienza in via di evoluzione, allo stato attuale esistono pochissime caratterizzazioni ittiche. L’analisi sensoriale può essere utilizzata per lo studio della valutazione della freschezza attraverso il Quality Index Method (QIM), per lo sviluppo di profili sensoriali con diversi metodi, per esempio, il QDA (Quantitative Descriptive Analysis) nonché per lo studio di gradimento dei prodotti da parte del consumatore attraverso la Consumer Science”.
Alla mugnania, alla brace o sushi: tutti i modi per esaltarne il sapore
“Il mese migliore per gustare una buona sogliola pescata è febbraio. La sua preparazione più famosa è quella “alla mugnaia” e si tratta di una ricetta francese che deriva dall’ingrediente principale con cui le mogli dei mugnai, cioè i proprietari dei mulini, la preparavano: la farina. La sogliola viene infatti abbondantemente infarinata, poi fritta nel burro e infine spruzzata con del succo di limone e aromatizzata con un trito fresco di prezzemolo. Per quanto riguarda il rombo – ha concluso il Prof. Atos Cavazza - sui banchi dei nostri mercati la maggior parte proviene da allevamenti, si riconosce osservando le dimensioni tutte uguali e dalla colorazione più chiara, lo si può preparare al forno, al vapore, al cartoccio e alla brace. Il rombo è un pesce dalle carni molto gustose, che si presta a essere cucinato in ricette semplici, che non ne coprano il sapore. Infine, l’halibut è il più grande dei pesci piatti, può arrivare fino a 2,5 metri di lunghezza per un peso di 300 kg, e se ne conoscono due varietà del Pacifico e dell’Atlantico. L’halibut è un pesce sano, gustoso e ricco di proprietà nutritive, contenute anche sulle pinne, in Danimarca e Norvegia viene affumicato sia a caldo che a freddo, in filetti interi con pelle o in porzioni singole, mentre in Cina e Giappone i ritagli sono utilizzati per preparare dei tipi di sushi tra i più pregiati e apprezzati al mondo”.
Il carbonio organico dei suoli uno dei più importanti sequestratori di CO2 dell’atmosfera oggi in pericolo.
I dati di recenti indagini della Comunità Europea hanno evidenziato come i terreni coltivatipresentano concentrazioni di carbonio organico molto basse (17,8 g kg-1) rispetto a praterie e vegetazione naturale (40,3 e 77,5 g kg-1), stimando che circa il 75% di tutte le terre coltivate dell'UE abbiano concentrazioni in carbonio organico inferiore al 2%. In Italia, nella sola pianura emiliano-romagnola, importanti superfici coltivate presentano valori di carbonio organico inferiori allo 0,8%. Numeri questi che attivano un preoccupante campanello d’allarme sulla salute dei nostri suoli agricoli e la loro capacità di riduzione del carbonio in atmosfera.
Bologna, 13 giugno – Si è tenuto lunedì 30 maggio, presso la Sala “20 Maggio 2012” dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna, il convegno “Le nuove sfide dell’agricoltura: lo stoccaggio del carbonio nei suoli”. Il convegno è stato organizzato in collaborazione tra l’Accademia Nazionale di Agricoltura e l’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna. Moderato dal Dott. Valtiero Mazzotti, Direttore Generale Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Emilia-Romagna e dal Dott. Carlo Cacciamani, Direttore dell’Agenzia Nazionale per la Meteorologia e la Climatologia “ItaliaMeteo” ha visto la presenza di numerosi studiosi e addetti ai lavori del settore tra cui il Prof. Riccardo Valentini, già nel panel vincitore del “Premio Nobel per la Pace” nel 2007 per gli studi sui cambiamenti climatici, Giuseppe Piacentini, Responsabile del Nucleo di Polizia Forestale del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, il Dott. Giuseppe Corti, della Direzione del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria del MIPAAF. Le conclusioni sono state tenute dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. Di seguito quanto emerso durante l’incontro.
La giornata è stato un importante momento di riflessione per fare il punto della attuale situazione legata alla salute dei terreni agricoli in Italia, del ruolo sempre più importante che hanno nel contenimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera e di quanto si sta facendo per mantenere il carbonio organico presente. Il carbonio organico, infatti, è una componente della materia organica del suolo costituita essenzialmente da residui vegetali e animali; questi vengono interessati da processi di decomposizione, fermentazione e trasformazione operati dagli organismi viventi presenti nel suolo. Immagazzinato in un determinato volume di suolo oltre a rappresentare un importante indice di qualità, ne esprime anche la capacità di sequestrare CO2 dall’atmosfera.
Reintegrare la fertilità del suolo e i suoi microrganismi organici
I relatori presenti hanno sottolineato il fatto che dagli anni Sessanta del Novecento, sia in Europa che in Italia, è iniziato un lento declino della qualità del suolo agricolo data dall’introduzione della modalità di “fertilizzazione artificiale del suolo” mediante concimazione chimica, che ha limitato progressivamente quella organica, portando a un degrado della stabilità di struttura del suolo evidenziato oggi da un calo consistente del contenuto in carbonio organico e dalla facile dispersione dei principali elementi nutritivi per le piante. La Comunità Europea nello stilare la strategia Farm to Fork per un sistema agroalimentare equo, salutare e rispettoso dell’ambiente, sollecita una consistente riduzione di pesticidi (50%), fertilizzati chimici (20%) e sostanze antimicrobiche (50%) entro il 2030 e, nel contempo, il contenimento almeno del 50% delle perdite dei nutrienti, ed in particolare di carbonio organico. Reintegrare la fertilità del suolo significa prioritariamente ricostituirne la struttura attraverso l’applicazione di buone pratiche agricole e l’apporto sistematico e razionale di materiali organici disponibili per l’attività dei microrganismi.
Ad oggi alcuni strumenti utilizzati non risultano idonei ma anzi dannosi
I presenti hanno inoltre sottolineato il fatto che il suolo, essendo una materia viva e naturale, necessita di materiale organico idoneo e tempi lunghi di sedimentazione delle sostanze. In certi casi molti si utilizzano strumenti che inutili o nocivi e già in previsione dell’applicazione della nuova PAC si stanno attivando una serie di effetti speculativi con l’immissione al suolo di materiali che per il fatto di contenere carbonio vengono camuffati come ammendanti e fertilizzanti. E’ il caso del “biochar”, alla lettera “carbone biologico” (il cui utilizzo come ammendate in agricoltura è stato regolato con modifica dell’allegato 2 del D.lgs 75/2010) ma essendo un materiale ottenuto per pirolisi di biomassa, rappresenta uno strumento poco fruibile dai microrganismi con il rischio di venire progressivamente accumulato nel suolo come inerte, modificandone le caratteristiche fisiche. Frequenti anche le criticità dovute all’utilizzo come fertilizzanti in agricoltura di fanghi di depurazione, causa la possibile presenza di composti organici nocivi quali inquinanti Organici Persistenti (POPs), interferenti Endocrini, sostanze farmaceutiche, droghe d'abuso, metalli pesanti. L’attenzione va invece posta sugli ammendamenti organici come letame, compost e liquami animali, per la loro ricchezza in materia organica, la cui frazione stabile contribuisce a costituire l’humus, che a sua volta migliora le caratteristiche del suolo.
Come migliorare la salute dei terreni agricoli e il naturale sequestro di carbonio
In conclusione, nella già citata strategia comunitaria, gli allevamenti zootecnici ed in particolare la gestione dei letami e liquami, vengono considerati responsabili di almeno il 20% dell’emissione di gas climalteranti, a cui si aggiunga che l’Italia è tra i Paesi della comunità in infrazione nell’applicazione della Direttiva Nitrati. Si tratta quindi di investire in tecnologie non inquinanti in grado di simulare l’antico sistema delle concimaie, quali l’utilizzo di impianti di digestione anaerobica in grado di trattare liquami zootecnici, residui organici agroindustriali e frazioni organiche da raccolta differenziata di rifiuti urbani. L’opportunità di tale tecnologia non sta solo nel recupero di energia rinnovabile come il biogas, ma anche nel controllare le emissioni maleodoranti e stabilizzare le biomasse prima del loro utilizzo agronomico, rispondendo agli indirizzi di riduzione dell’inquinamento atmosferico da gas serra, di cui il metano è uno dei principali responsabili. Il regolamento CE n. 1774/2002 individua nella digestione anaerobica uno dei processi biologici che consentono il riciclo dei sottoprodotti di origine animale con la produzione di digestato da apportare al suolo come fertilizzate o ammendante.
Sviluppo formativo-agrario per gli studenti dell’Appennino Bolognese 55.000 euro dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna al progetto promosso dall’Accademia Nazionale di Agricoltura
Bologna, 20 giugno – L’Accademia Nazionale di Agricoltura annuncia che la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna ha deliberato un finanziamento di 55.000 euro a sostegno del progetto Attività formative e di orientamento per uno sviluppo socio-economico dell’Appennino incentrato sull’attivazione di corsi formativi e di orientamento per studenti delle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado a indirizzo agrario e agroalimentare. Il progetto si innesta in un percorso di investimento che la Fondazione del Monte ha attivato a sostegno dei territori della fascia appenninica bolognese e di quelle realtà impegnate a valorizzarne le potenzialità al di là delle innumerevoli difficoltà, come il laboratorio di moda etica Cartiera, promotore del progetto “lavoro e Integrazione”, e la Comunità Slow Food del Grano dell’Alto Appennino tra Bologna e Firenze, con l’iniziativa “Dal Nord Europa al Nord Africa: un network internazionale di comunità”. I tre progetti, pur nella loro eterogeneità, hanno il comune obiettivo di innescare un concreto moto di sviluppo sociale, economico e culturale degli Appennini, incentivandone l’attrattività per le nuove generazioni.
“Come annunciato nel nostro Documento Previsionale Programmatico 2022, la Fondazione propone alcuni interventi mirati a sostegno degli Appennini bolognesi, guardando con attenzione agli investimenti legati al PNRR e affiancandosi idealmente agli interventi attuati dalle istituzioni locali per accrescere la consapevolezza su alcune problematiche che gravano su questi territori, come la desertificazione demografica che accentua le fragilità socio-economiche - spiega Giusella Finocchiaro, Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna - Riteniamo di fondamentale importanza impegnarci per promuovere uno sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e montani, affinché possano valorizzare le risorse di cui dispongono e avviare un nuovo e virtuoso rapporto di scambio con le aree metropolitane e di pianura. I progetti selezionati, in questo senso, costituiscono un vero e proprio ponte, tra vecchie e nuove generazioni, antichi mestieri e imprenditorialità innovative, tra comunità vicine e lontane che condividono obiettivi, buone pratiche e speranze per il futuro della collettività”.
Il progetto: “Attività formative e di orientamento per uno sviluppo socio-economico dell’Appennino”
L’iniziativa dell’Accademia Nazionale di Agricoltura si rivolge a 75 studenti e studentesse delle classi quarte e quinte dell’Istituto Superiore “Arrigo Serpieri” di Bologna, e delle sue sedi dislocate nelle colline e montagne bolognesi, gli istituti professionali per l’agricoltura e l’ambiente “Luigi Noè” di Loiano e “Benito Ferrarini” a Sasso Marconi.
Le attività formative, attraverso lezioni teoriche, esercitazioni sul campo e visite guidate, mirano a fornire ai ragazzi che si avviano alla conclusione del loro percorso scolastico, gli strumenti per operare una scelta professionale consapevole, nell’ottica di un futuro lavorativo che possa riflettersi positivamente sullo sviluppo delle comunità locali. Il fine ultimo del progetto è quello, dunque, di catalizzare le capacità, la passione e lo spirito d’innovazione delle giovani generazioni verso un territorio che ha subito e continua a subire la vessazione della dimenticanza e dello spopolamento, ma che al contempo custodisce enormi potenzialità di crescita, mestieri artigiani da tramandare, antiche colture da recuperare, beni materiali e immateriali da valorizzare.
“Da sempre l’Accademia si impegna per promuove la conoscenza intorno all’agricoltura per contribuire al miglioramento della qualità di vita della collettività, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Negli ultimi anni i giovani si sono riavvicinati alla terra, divenendo più sensibili a cura e coltivazione dei prodotti, e il nostro progetto vuole aiutare coloro che hanno scelto tale strada aiutandoli nella formazione - spiega Giorgio Cantelli Forti, Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura - L’Appennino ha subito per decenni abbandono e spopolamento, ma le sue potenzialità sono indubbie, si tratta quindi di incentivare in maniera più ampia e coordinata l’interesse dei giovani seguendo percorsi che ne stimolino l’attitudine ed il coinvolgimento operativo. Il nostro obiettivo insieme alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna è offrire corsi che diano concrete opportunità di conoscenza teorica e pratica nell’ottica di un possibile lavoro futuro, riflettendo positivamente sulla crescita socio-economica delle realtà locali appenniniche, per valorizzare il tradizionale e incentivare l’innovativo nel rispetto e tutela di sostenibilità ambientale e culture locali”.
A Bologna il punto su precision farming, robotica, nuovi materiali e tecnologie digitali nell’agricoltura italiana
Accademia Nazionale di Agricoltura, Assessorato Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca Regione Emilia-Romagna e Unione Nazionale Associazione per le scienze Agrarie annunciano il convegno, che vuole essere un importante momento di aggiornamento e conoscenza, sullo stato di avanzamento dell’agricoltura 4.o in Italia.
Bologna, 22 giugno – Si terrà martedì 28 giugno, dalle 9 alle 18, presso la Sala “20 Maggio 2012” (Viale della Fiera 8 – Terza Torre – Bologna) il convegno “Le nuove sfide dell’agricoltura: formazione e tecnologie digitali” per analizzare la diffusione delle tecnologie digitali nell’agricoltura di precisione sostenibile, il precision farming, robotica e nuovi materiali in Italia, con i principali professori universitari di scienze e tecnologie agro-alimentari ed esperti del settore a livello nazionale. L’evento, organizzato in collaborazione tra l’Accademia Nazionale di Agricoltura, l’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna e l’Unione Accademie per le Scienze Agrarie, è inserito nell’ambito del ciclo di iniziative formative per tecnici e agricoltori.
Il convegno sarà aperto dai saluti del Dott. Valtiero Mazzotti, Direttore Generale Assessorato Agricoltura Regione Emilia-Romagna, del Prof. Pietro Piccarolo, Presidente Unione Accademie per le Scienze Agrarie, dalla Prof.ssa Rosalba Lanciotti, Direttrice Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna e dal Dott. Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna. Le conclusioni saranno tenute dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e dal Prof. Giovanni Molari, Magnifico Rettore Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Il convegno è diviso in due sessioni: . Ore 10 alle 13 - “Nuovi approcci formativi per la conoscenza e la diffusione delle tecnologie digitali nell’agricoltura di precisione sostenibile”. . Ore 15 alle 18 – “Agricoltura 4.0: precision farming, robotica e nuovi materiali”.
Al termine della prima sessione, si terrà la tavola rotonda moderata dal giornalista Francesco Bartolozzi, Redattore presso “Tecniche Nuove” New Business Media, alla quale parteciperanno la Prof.ssa Valda Rondelli, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna, il Prof. Claudio Marzadori, Dipartimento di Scienze e tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna, il Dott. Simone Orlandini, Presidente Conferenza nazionale per la didattica universitaria di A.G.R.A.R.I.A, il Dott. Stefano Cesco, Membro del Network for innovation in Life Science Higher Education e Eugenio Occhialini, Responsabile area agroalimentare New Business Media.
Come partecipare: La partecipazione al convegno, consentita sia in presenza che da remoto, è possibile iscrivendosi anticipatamente al link sottostante predisposto appositamente per l’occasione: https://agri.regione.emilia-romagna.it/ ... evento/275
Il convegno aprirà alle ore 9 per la registrazione dei partecipanti.
Come raggiungere la sede del convegno: Dalla stazione ferroviaria autobus linea 35 (fermata di partenza di fronte all’ingresso principale della stazione, fermata di arrivo Fiera - Aldo Moro) e linea 38 (fermata di partenza di fronte all’ingresso principale della stazione, fermata di arrivo Viale Fiera - davanti alla sede Rai). Dall’Autostrada A14 uscire al Casello Bologna Fiera e prendere la direzione Bologna centro.