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A.Pro.La.V. Associazione Produttori Latte Veneto
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Marco
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Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68661 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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A.Pro.La.V. aggrega 3000 Aziende Agricole di tutte le provincie della Regione Veneto (Belluno, Treviso, Venezia, Rovigo, Padova, Vicenza, Verona) rappresentando una produzione annua complessiva di oltre 8.000.000 di q.li di latte. A.Pro.La.V. è stata riconosciuta nel 1986 come Associazione di Produttori ed ha per finalità la valorizzazione del latte bovino.
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28/03/2015, 14:34 |
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Marco
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Dal 1° Aprile la rivoluzione per il mercato regolamentato dal 1984
Addio quote, si innalza la produzione europea rischio crollo shock per il prezzo del latte veneto
All’assemblea A.Pro.La.V. il presidente Borga lancia l’allarme: “Già iniziata una incontrollata corsa alla produzione, le nostre stalle – specie quelle montane - rischiano di non resistere al crollo dei prezzi. Dai caseifici privati segnali allarmanti: annunci di tagli dei prezzi e latte che resta a terra. Indispensabile accrescere la forza contrattale delle nostre OP”.
Per la prima volta dal 1984, il Primo aprile 2015 gli allevatori non avranno alcuna restrizione sulla quantità di latte prodotto. L’addio alle quote latte è una rivoluzione che si annuncia già dolorosa per le 3.662 aziende venete ed è stata inevitabilmente il tema dominante della 29^ Assemblea generale dei delegati A.Pro.La.V., Associazione Produttori Latte del Veneto, svoltasi nei giorni scorsi nella sede di Villorba. Una preoccupazione di cui si è fatto interprete Terenzio Borga, presidente A.Pro.La.V.: “La liberalizzazione del settore, dopo 30 anni di quote di produzione, sarà destinata ad esporci a una nuova realtà concorrenziale e ad aumentare la volatilità dei prezzi. A livello europeo si è registrato un significativo aumento della produzione già nell’ultima campagna 2014, con immediata conseguenza la riduzione del prezzo alla stalla. Una corsa produttiva (+3% a livello italiano nel 2014 e +4,5% a livello europeo), che, ha portato nell’ultimo anno le nostre aziende ad una disperata ricerca di quote latte in affitto, con quotazioni oltre ogni logica. Ma che potrebbe avere esiti incontrollabili a partire dal prossimo mese”.
Il futuro del comparto lattiero caseario veneto, uno dei più importanti dell’agricoltura veneta, affronta quindi un momento delicatissimo. Il Veneto è il terzo produttore di latte italiano (dopo Lombardia ed Emilia Romagna: quasi 12 milioni di quintali di latte l’anno per un valore della produzione di quasi mezzo miliardo di euro. “Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? In questi ultimi giorni – afferma con grave preoccupazione il presidente A.Pro.La.V. - i caseifici privati stanno inviando comunicazioni allarmanti che annunciano la riduzione del prezzo del latte consegnato da Aprile e mentre le aziende di trasformzione non intendono farsi carico di eventuali esuberi produttivi che dovesse determinarsi dall’incontrollato aumento delle produzioni. Se a questo uniamo i preoccupanti segnali internazionali, è chiaro che guardiamo con grande timore all’imminente futuro. L’appello ai nostri produttori è di resistere, è necessaria tutta l’unità possibile per vedere il giusto riconoscimento del prezzo per il nostro latte ora pagato 35-36 centesimi al litro contro il latte estero che arriva ai caseifici a 31-32 centesimi”.
Dopo un 2014 iniziato bene nel primo semestre, siamo ora di fronte ad un nuovo forte abbassamento del prezzo del latte: “Come allevatori – prosegue il presidente Borga – in questi mesi abbiamo visto scendere del 14% il prezzo percepito per il nostro latte e quasi dobbiamo ritenerci fortunati se pensiamo che sul mercato europeo il crollo è stato del 23%. La quotazione è spinta al ribasso dal consistente aumento della produzione, da un minor accantonamento di latte in polvere in Cina (principale acquirente mondiale) e dall’embargo russo. Ma se i colleghi europei riescono a reggere la situazione, noi, se continua così saremo costretti a chiudere: nel 2014 siamo appena riuscita a pagare i costi di produzione, non riusciremo a sostenere un ulteriore abbassamento del prezzo del latte. Le nostre aziende sono già in forte difficoltà e se dovesse concretizzarsi quello che pensiamo – prosegue Borga – il primo passo sarà la chiusura di molte stalle con conseguenze preoccupanti per tutta la filiera, per l’occupazione, per il consumatore, per il territorio: quando chiude una stalla un pezzo di storia del territorio scompare”.
Va detto che, nell’ultimo decennio il numero delle stalle in Veneto si è già dimezzato: dalla riforma del settore latte (con la legge 119/2003) ad oggi il numero delle aziende produttrici è passato da 7.209 a 3.662 (-49%). “A noi allevatori dal 1° Aprile, con l’azzeramento quote, rimarranno solo i debiti – osserva con amarezza Borga - i mutui che incidono pesantemente sui nostri bilanci per l’acquisto e l’affitto delle quote per aumentare la capacità produttiva e sopravvivere. Senza contare la partita della rateizzazione delle multe. La mia preoccupazione è rivolta a tutto il settore, con particolare attenzione per le stalle nelle zone di montagna che hanno dimensioni più piccole e rischiano di non sopravvivere, con conseguenze economiche ma anche di tutela del territorio”.
Gli allevatori veneti dovranno fronteggiare un aumento di produzione con percentuali che al momento di possono solo immaginare: in Germania, Francia, Olanda, Irlanda si sta investendo massicciamente nella realizzazione di impianti per la produzione di latte in polvere, mentre in Italia restano scarsi gli investimenti nel settore, di cui si sottovaluta la strategicità: “Anche se vediamo positivamente l’iniziativa del Ministro dell’Agricoltura Martina per la creazione del logo “Latte Fresco 100% Made in Italy” destinato ai punti vendita (bisognerà vedere se l’Unione Europea darà la sua approvazione), resta invece da compiere un passo ben più importante, rendere obbligatorio indicare in etichetta l’origine della materia prima con la quale viene prodotto il formaggio. Il latte “estero” anche se europeo, è differente dal nostro, per qualità, controlli e costi di produzione e il consumatore dovrebbe poter essere informato e scegliere consapevolmente. I nostri costi di produzione, infatti, sono i più alti d’Europa e a noi allevatori italiani si aggiunge anche l’aggravio di una pesante burocrazia.
Il presidente A.Pro.La.V., nel corso dell’assemblea, ha messo in luce come il Veneto abbia una chance in più rispetto ad altre regioni italiane, poiché il 70% del latte veneto viene destinato alla produzione di 8 formaggi DOP (contro il 50% del latte italiano e solo il 20% del latte francese). Le produzioni dei formaggi DOP, come garantito dai discliplinari, possono usare esclusivamente latte del nostro territorio e questo vincolo rappresenta l’occasione per la valorizzazione del nostro latte che però deve essere sostenuta da un adeguato sostegno alle nostre produzioni casearie tipiche, in particolare contro i falsi sui mercati internazionali. Ma fino a quando l’aumento sconsiderato dalla produzione potrà essere assorbito dalla trasformazione casearia? E riusciranno gli allevatori a ottenere un giusto prezzo per il proprio latte? “Purtroppo le nostre OP (Organizzazioni Produttori) sono ancora una controparte debole – osserva il presidente A.Pro.La.V. - nelle trattative con i trasformatori privati. Dobbiamo ringraziare la cooperazione, molto forte in Veneto (il 50% del latte viene assorbito da aziende cooperative di trasformazione) se siamo riusciti a mantenere cifre dignitose, rispetto ad esempio ai colleghi della Lombardia L’Associazione Produttori Latte del Veneto che rappresento – conclude Borga - costituita 29 anni fa per la gestione della quote, mai come in questo periodo è stata presa d’assalto da richieste di chiarimento e informazioni sul prezzo del latte, richieste di aiuto per il latte lasciato a terra dai caseifici. Credo che noi produttori in questo momento dobbiamo tenerci stretti, uniti nella nostra Associazione che rappresenta l’unica ancora di salvezza in questo mare aperto e tempestoso”.
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28/03/2015, 14:34 |
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Marco
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Venerdì il convegno promosso da A.Pro.La.V. col sostegno di FriulAdria Crédit Agricole
IL MERCATO DEL LATTE SENZA QUOTE IL MONDO DEI PRODUTTORI FA IL PUNTO A TREVISO
In una fase delicatissima di trasformazione del comparto, l’Associazione Produttori Latte del Veneto organizza un Convegno per delineare una strategia comune di difesa della produzione regionale. Ospiti esperti internazionali e i players nazionali di riferimento, come il Consorzio Grana Padano.
Treviso, 9 Giugno 2015 - L’A.Pro.La.V., Associazione Produttori Latte del Veneto, promuove per Venerdì 12 Giugno (dalle ore 9,15, presso l’auditorium Provincia di Treviso, via Cal di Breda 116) il convegno sul tema: “Il mercato del latte senza quote, sarà sufficiente la qualità italiana?”. Un interrogativo sempre più pressante per il mondo della produzione veneta (12 milioni di quintali di latte l’anno per un valore di quasi mezzo miliardo di euro) che ha già subito un forte ristrutturazione del comparto (nell’ultimo decennio si è dimezzato il numero di stalle, passate da oltre 7 mila a 3.600). Sono partner del convegno i principali Consorzi dei formaggi a marchio DOP veneti (oltre a Grana Padano, Asiago, Montasio, Piave, Monte Veronese, Casatella Trevigiana), mentre hanno collaborato alla sua realizzazione, FriulAdria Crédit Agricole, Provincia di Treviso, Treviso Glocal, CRPA di Reggio Emilia; hanno dato il loro sostegno ProTech Animal Nutrition, Du Pont, Pioneer, Consorzio Agrario Treviso Belluno, Alpha Vet, Agri Ravagnolo, Boehringer Ingelheim. Dal primo aprile, l’abolizione delle quote ha aperto nuovi scenari: “Siamo per la prima volta da 30 anni – afferma Terenzio Borga, presidente A.Pro.La.V. – di fronte ad un mercato del latte libero e non contingentato, ma sarebbe inutile guardare al “passato” con nostalgia. Oggi ci confrontiamo direttamente con l’Europa e i mercati globali. Inoltre il MIPAAF ha varato nuove norme per gestire il post quote e tutti sentiamo il bisogno di indirizzi su come comportarci. Infine, di fronte alla possibilità di una invasione di latte “estero”, ci domandiamo: riusciranno i formaggi DOP italiani a “salvare” il prezzo ed il mercato italiano del latte?”. “L’agricoltura e la zootecnia stanno attraversando una fase di trasformazione dove un principio guida è la sostenibilità ambientale ed economica - ha dichiarato la responsabile dell’Area Marketing Territoriale di FriulAdria, Sandra Ius - Accompagnare questo processo per noi significa mettere a disposizione degli operatori della filiera servizi e competenze specifiche mutuate anche dall’appartenenza al Gruppo Crédit Agricole, un partner bancario e finanziario di riferimento per il settore agroalimentare a livello internazionale”. Realizzare “massa critica” tra produttori e trasformatori del latte locale, per dare al Veneto (terzo produttore nazionale) il giusto peso nei confronti del Ministero per le Politiche Agricole e, di conseguenza, in ambito europeo; ma anche delineare strategie di sviluppo adeguate per non subire passivamente gli effetti della concorrenza mondiale: questi gli obiettivi della mattinata di studio che vedrà alternarsi relatori di rilievo internazionale. Dopo i saluti delle autorità, spetterà ad Alberto Menghi del CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia) una analisi del mercato lattiero caseario mondiale. Seguiranno gli interventi internazionali: un focus sulla realtà neozelandese (con l’esperienza della cooperativa Fonterra, 22 miliardi di litri di latte raccolti ogni anno) e l’intervento di colleghi europei provenienti da due grandi Paesi produttori (Francia e Irlanda). Il dopo quote è iniziato con una pericolosa corsa all’innalzamento produttivo in Europa, con un crollo del prezzo in ambito comunitario arrivato al -23%: una discesa che non è ancora terminata e che ha fatto entrare in Italia latte a prezzi stracciati, specie in Veneto dove è più vicina la concorrenza dell’Est Europa. Spetterà a Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano, il più importante brand del Made in Italy nel Mondo, affrontare il tema dell’importanza dei marchi europei nella difesa del latte nazionale. Un aspetto ancora più sentito in Veneto dove il 70% del latte è destinato a produzione di formaggi DOP, peculiarità che ha consentito l’innalzamento della qualità produttiva e una difesa dal deprezzamento della materia prima. Un marchio che difenda anche il latte “Made in Italy” è inoltre una delle richieste avanzate dai produttori al MIPAAF. In rappresentanza del Ministero e per chiarire gli ultimi sviluppi normativi, interverrà Antonio Mario Caira, della Direzione Internazionale politiche Internazionali- MIPAAF. Modererà il convegno Massimo Agostini, Agrisole-Sole 24 Ore.
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10/06/2015, 21:13 |
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Marco
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Oggi stati generali del latte a Treviso con il convegno A.Pro.La.V. PREZZO DEL LATTE ALLA STALLA IN PICCHIATA BERNI: “LA GDO DIFENDA LA QUALITA’ ITALIANA”
Di fronte alle incertezze di un comparto aperto dal primo aprile alla liberalizzazione (con l’abolizione delle quote), i produttori di latte e formaggi del Veneto hanno cercato di delineare lo scenario futuro. Borga (A.Pro.La.V.) denuncia: “Il latte dei nostri produttori resta a terra per arrivo di latte straniero a prezzi stracciati”. Berni (Grana Padano): “Basta con lo sciacallaggio verso le nostre produzioni DOP, la GDO ci deve difendere dai falsi consentendo scelta consapevole al consumatore”. Treviso, 12 Giugno 2015 – Da un sistema protezionistico che ha imposto per trent’anni all’Italia una quota di produzione inferiore alle reali necessità, ad un sistema di totale liberalizzazione produttiva: l’impatto del “dopo quote latte”, regime abolito dal primo Aprile 2015 si fa sentire con forza, soprattutto in Veneto. Se ne è parlato oggi, nel corso del convegno organizzato a Treviso da A.Pro.La.V., Associazione Produttori Latte del Veneto sul tema: “Il mercato del latte senza quote, sarà sufficiente la qualità italiana?”. “Il Veneto, terzo produttore nazionale, risente in particolare della concorrenza di Paesi dell’Est, Slovenia, Romania, Bulgaria. Dalle nostre frontiere il latte sta entrando anche sotto i 30 centesimi al litro con il risultato – denuncia Terenzio Borga, presidente A.Pro.La.V. – che il latte delle nostre stalle resta a terra. Continuiamo a ricevere segnalazioni che ci preoccupano”. Tanti gli allevatori presenti in sala, oltre ai rappresentanti delle principali cooperative lattiero-casearie del Veneto e dei Consorzi di Tutela. Tra gli ospiti illustri Nicola Shadbold, consigliere della Neozelandese Fonterra, uno dei maggior player mondiali del latte (22 miliardi di litri raccolti ogni anno, praticamente quanto la produzione italiana), ma anche allevatori da Francia e Irlanda. Dopo un anno, il 2014, che ha segnato un picco nel prezzo del latte (pagato alla stalla a 44 cent/litro), il 2015 si è aperto con una discesa in picchiata. Attualmente siamo intorno ai 37 centesimi ma le prospettive sono di ulteriore ribasso: “Una volatilità esasperata dei prezzi, una corsa all’incremento produttivo a livello globale che i nostri produttori, gravati dai costi produttivi più alti d’Europa, rischiano di non poter sostenere”, ha aggiunto Borga. Il settore della zootecnia da latte ha subito negli ultimi 15 anni una trasformazione radicale: oggi sono meno di 4mila le stalle in Veneto (contro le oltre 11mila del 1999), anche se la dimensione media è accresciuta. Il 70% del latte Veneto (contro il 50% del latte nazionale) viene utilizzato per la produzione di formaggi DOP, caratteristica storica che ha finora rappresentato un’ancora di salvezza per la valorizzazione della materia prima. Ma il direttore del Consorzio Grana Padano, Stefano Berni, mette in guardia: “In questo momento il sistema Grana Padano, la DOP più venduta al Mondo e che assorbe il 50% della produzione di latte, vede crescere l’export del 12% e vi è una corsa a poter entrare da parte dei produttori. Tuttavia le nostre capacità di trasformazione e la limitata possibilità di assorbimento del mercato ci impongono di contenere questa corsa per non cadere in una involuzione dei prezzi che farebbe crollare l’intero sistema. Come difendere la nostra qualità? Una grande responsabilità ce l’ha l’UE che ha impedito la trasparenza, considerando illegittimo esplicitare in etichetta la provenienza del latte nei prodotti trasformati. Ma anche la GDO italiana, a differenza di quella francese, non sa ancora valorizzare i prodotti tipici. E’ necessario che fin dal banco frigo i prodotti DOP siano ben distinti dai “copioni”. Qui si sta facendo dello sciacallaggio cercando di ingannare il consumatore che non è messo nelle condizioni di distinguere i prodotti e oggi viene “fregato” da formaggi fatti a imitazione, di cui in etichetta nulla si dice sulla provenienza: Li comprerebbe se sapesse che arrivano da Romania o Estonia?”. Mentre l’andamento globale imporrebbe un accrescimento della produzione e quindi una fase di investimenti, le aziende italiane e venete restano zavorrate anche per la mole di indebitamento dovuta alle quote. Sul tema è intervenuto Antonio Mario Caira, della Direzione Internazionale politiche Internazionali- MIPAAF: “Oltre alla rateizzazione nel triennio, è stata introdotta la compensazione tra aziende (cioè chi ha superato le quote fino al 12% può compensare fino al 6%) inoltre il Ministero ha previsto fondi per il settore latte al fine di garantire una maggiore liquidità per le aziende. E tuttavia, l’unico sistema di protezione per il nostro latte e i nostri formaggi resta la qualità”.
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12/06/2015, 14:40 |
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Marco
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BURLINA, L’UNICA RAZZA VENETA SALVATA GRAZIE AI FORMAGGI DEL GRAPPA
A due anni e mezzo dall’avvio del Progetto BURBACCO, finanziato attraverso il PSR Veneto, il gruppo di lavoro costituito da A.Pro.La.V., Associazione Provinciale Allevatori di Treviso, Università degli Studi di Padova e Centro Veneto Formaggi, fa il punto sui risultati scientifici ottenuti. Una popolazione bovina delle burline, accresciuta (oggi 600 capi equamente distribuiti tra la pedemontana trevigiana e vicentina, ma nel 1931 erano 15mila i capi in Veneto) e formaggi, Morlacco e Bastardo di Burlina, realizzati con latte monorazza per la valorizzazione del territorio e del patrimonio zootecnico locale: esempio di filiera di nicchia entrata nella GDO.
SEMINARIO DI INFORMAZIONE SULLA VACCA BURLINA
che si terrà
VENERDI’ 19 GIUGNO
dalle ore 10 alle ore 12,30
c/o la Sala della Comunità Montana del Grappa
in via Molinetto 17, Crespano (TV)
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17/06/2015, 17:37 |
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Marco
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LA VENETA BURLINA BATTE LA FRISONA SALVATA DALL’ESTINZIONE DAL PROGETTO BURBACCO
Presentati oggi i risultati di una ricerca dell’Università di Padova: il latte di burlina, unica razza autoctona del Veneto, ha grandi qualità per la caseificazione. Realizzata una filiera unica che va dal latte alla produzione di Morlacco e Bastardo del Grappa.
Una filiera, dal latte al formaggio, nata per preservare la biodiversità e assicurare la salvaguardia dei pascoli montani, valorizzando – anche con la giusta remunerazione - una produzione di nicchia e il lavoro di tanti allevatori e malgari. E’ questo l’obiettivo ambizioso del Progetto Burbacco incentrato sulla salvaguardia della razza Burlina, unica razza bovina autoctona del Veneto per salvarla dall’estinzione: attualmente la popolazione censita è intorno a 600 capi (375 le vacche controllate tra le province di Treviso, Belluno e Vicenza).
Il Progetto Burbacco, su cui si è fatto il punto oggi nel corso di un seminario di approfondimento, è nato poco più di due anni fa ed è stato sostenuto dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Veneto (MIS 124, PSR 2007-2013), realizzato da una associazione temporanea d’impresa costituita da A.Pro.La.V. (Associazione Produttori Latte del Veneto), APAT (Associazione Provinciale Allevatori Treviso), Università degli Studi di Padova e Centro Veneto Formaggi. Attraverso un sistema di incentivi agli allevatori è stato possibile valorizzare il latte (pagato fino a 5 centesimi in più) oltre aumentare i capi in stalla (cui va un contributo medio a bovino di 512 euro l’anno). Dal latte (da 20 a 24 quintali al giorno) ai formaggi di latte monorazza, Bastardo e Morlacco di Vacca Burlina: questo il progetto di filiera che coinvolge anche un caseificio locale (Centro Veneto Formaggi) e una GDO veneta, garantendo una capillare diffusione regionale.
Nel corso della mattinata di approfondimento, nella sede della Comunità Montana del Grappa, i ricercatori del Dipartimento di Agonomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE) dell’Università di Padova hanno presentato gli interessanti risultati sulle analisi del latte di burlina.
“Abbiamo messo a confronto le qualità del latte di burline e frisone allevate nelle medesime condizioni – ha spiegato il Prof.Marino Cassandro del Dipartimento DAFNE di Padova – e, pur evidenziando gli stessi parametri in termini di grassi e proteine, il latte di burlina appare più caseificabile, dimostrando un minor tempo di coagulazione ed una maggiore forza del coagulo”. Una razza, quindi, che seppur meno produttiva (oltre -20% rispetto alla frisona), risulta particolarmente adatta per realizzare formaggi di alta qualità, ha caratteristiche di robustezza che la rendono più adatta ai pascoli montani. “Il Progetto Burbacco è un progetto di filiera che vuole salvaguardare la razza attraverso i formaggi tipici, Morlacco e Bastardo del Grappa mettendo a punto – ha continuato il Prof.Cassandro – un sistema integrato che riesca a tracciare il prodotto dal latte del singolo bovino sino al caseificio. Il prossimo passo sarà svolgere analisi del DNA per garantire una tracciabilità anche genetica che ci garantirà anche da potenziali frodi”. Grazie al supporto dell’Università è nato inoltre il primo disciplinare di produzione del Bastardo di Vacca Burlina.
“L’Associazione Provinciale Allevatori di Treviso – spiega il direttore Roberto Santomaso, APAT - ha prestato assistenza tecnica ad 8 aziende trevigiane che attualmente allevano burline, per un totale di circa 250 vacche, animali che per la maggior parte passano l’estate nei pascoli di alpeggio del Monte Grappa e che trovano proprio nel fieno di produzione aziendale la razione alimentare base. L’obiettivo che ci ponevamo è in parte raggiunto: alcuni agricoltori hanno scelto di allevare esclusivamente burline perché più conveniente, specie nella Pedemontana, altri si stanno avvicinando al progetto”. Importante dare continuità al progetto anche attraverso il prossimo PSR, come ha spiegato Monica Vianello, dell’Ufficio innovazione, ricerca e sperimentazione della Regione Veneto.
“Dobbiamo fare ancora uno sforzo per comunicare al meglio questo progetto che valorizza l’unica popolazione bovina veneta rimasta e i formaggi tipici del Grappa. Ce lo dicono – ha concluso il Direttore A.Pro.La.V. Bruno Bernardi – anche i risultati delle indagini tra i consumatori condotte: il 60% degli intervistati conosce Morlacco e Bastardo del Grappa ma solo il 16% sa dell’esistenza della vacca Burlina, eppure la quasi totalità dei consumatori (il 97%) preferirebbe mangiare formaggi ottenuti con razze autoctone a parità di prezzo e un 24% sarebbe anche disposto a pagare un po’ di più. In questo A.Pro.La.V. è fortemente impegnata anche attraverso il Concorso dedicato ai Formaggi del Grappa che, ogni prima domenica di agosto da 19 anni, valorizza e fa conoscere il lavoro dei malgari”.
LA STORIA della VACCA BURLINA La leggenda narra di una Regina di nome Burlina che governava le terre affacciate sul Mare del Nord. Terre da cui sono discesi i pastori del Popolo Cimbro portando con sé vacche bianche e nere fino ad arrivare alla Pedemontana Veneta. La Burlina, piccola, frugale e adatta ai pascoli impervi di montagna, è stata per secoli la vacca tradizionale degli alpeggi dell’Altopiano di Asiago e del Monte Grappa. A sconvolgere questo equilibrio è il periodo fascita che, attraverso i provvedimenti per l’autarchia degli anni Quaranta, obbligò all’abbattimento di tutti i tori burlini a favore di razze più produttive (come racconta in un romanzo Mario Rigoni Stern), assegnando all’estinzione questa razza autoctona del Veneto. Basti dire che nel 1931 si contavano 15mila capi e oggi 600 (265 in provincia di Vicenza, 387 in quella di Treviso).
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19/06/2015, 17:08 |
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