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PSA, gli allevatori temono la tempesta perfetta 
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Peste suina africana, gli allevatori temono la tempesta perfetta

Bologna, 13 novembre 2020 – Omar Gobbi, allevatore bresciano titolare di un allevamento di suini all’ingrasso destinati alla produzione di Prosciutto crudo di Parma Dop, non ci gira intorno. “Stiamo rischiando la tempesta perfetta – afferma – I prezzi delle materie prime hanno registrato in queste ultime settimane una vera e propria impennata, la Cina ha ripreso a produrre suini a ritmi sostenuti, le quotazioni dei nostri maiali per tutto l’anno hanno viaggiato sulle montagne russe, abbiamo dovuto fronteggiare le conseguenze della pandemia, particolarmente pesanti soprattutto nella primavera scorsa e ora, minacciosa, la peste suina africana che nelle ultime settimane ha fatto la sua comparsa anche in Germania. C’è di che essere preoccupati. E parecchio”.

Mai come oggi il tema della Psa (Peste suina africana) appare attuale e centrale nel dibattito suinicolo nazionale e su questo tema si concentrerà la sesta edizione della Giornata della Suinicoltura (www.giornatadellasuinicoltura.it) che a causa delle disposizioni antiCovid quest’anno si terrà come Web Conference il 2 dicembre prossimo a partire dalle ore 17. Il titolo dell’evento è “La minaccia della PSA tra preoccupazioni e opportunità commerciali”, è come sempre organizzato da Expo Consulting srl e proporrà un programma di interventi ampio e approfondito grazie alla partecipazione di importanti relatori italiani ed esteri.

“Come allevatore e veterinario sono molto preoccupato – incalza Enrico Arioli, titolare di un allevamento di suini a ciclo chiuso con 500 scrofe – purtroppo la presenza sempre più numerosa di cinghiali, vettori e riserva del virus della peste suina africana, è una minaccia difficile da contrastare soprattutto in mancanza di un censimento ufficiale che ne certifichi le consistenze, a valle del quale sarebbe possibile predisporre dei piani di abbattimento e/o contenimento. Mi riferisco soprattutto alla Lombardia, che addirittura a livello regionale ha zone censite e altre no. Cremona e la sua provincia, ad esempio, non lo è e non lo è nemmeno quella di Brescia, dove peraltro la presenza di cinghiali è meno importante che sul territorio cremonese. Ritengo che in Italia non più del 30% degli allevamenti possa vantare recinzioni tali da essere in grado di impedire l’ingresso di cinghiali e salvaguardare di conseguenza l’allevamento. Parallelamente però, non dobbiamo dimenticare che gli allevatori stanno adottando tutte le misure di biosicurezza previste e nella maggioranza dei casi seguono e fanno seguire scrupolosamente ai loro dipendenti tutte le raccomandazioni a cui ci si deve attenere anche e soprattutto rispetto ai loro movimenti al di fuori della porcilaia. Siamo consapevoli che quanto è avvenuto in Germania, col rinvenimento di diverse carcasse di cinghiali infette, potrebbe avvenire anche qui e spaventa la sola prospettiva di quello che questo rappresenterebbe per la suinicoltura italiana”.

Con il blocco dell’export verso Cina, Giappone e Corea del Sud, la pressione di importanti quantitativi sull’Europa di carne prodotta in Germania è notevole; questo è un altro aspetto che agita il sonno degli allevatori. “Viviamo un periodo molto difficile, determinato in misura importante anche dalla pandemia – sottolinea Thomas Ronconi, allevatore e presidente dell’Associazione nazionale allevatori suini (Anas) – Le restrizioni causate dall’emergenza sanitaria nel settore della ristorazione non ci aiutano e anche l’export delle nostre eccellenze Dop sta in parte soffrendo. Ma è sull’export dobbiamo continuare a guardare soprattutto in una prospettiva futura, quando usciremo dall’emergenza. A questo proposito Anas continua a lavorare con i canali diplomatici necessari per gettare le basi per il rilancio che speriamo arrivi e ci eviti di dover fare anche noi i conti con la peste suina africana”.

“La difesa contro la Psa deve avvenire principalmente all’esterno dell’allevamento – afferma Silvio Zavattini, veterinario – perché si deve evitare a tutti i costi che il virus vi entri. Trasporti, persone esterne alla porcilaia che potrebbero veicolare l’agente infettante con le scarpe, mangimi inquinati e semilavorati alimentari che potrebbero arrivare con gli autotrasportatori devono essere opportunamente attenzionati. I veterinari sono molto impegnati nella formazione degli allevatori e del personale aziendale; se, com’è giusto che sia, non possiamo incidere sul management possiamo però essere una presenza costante e di supporto capace di accompagnare gli allevatori verso una sempre maggiore consapevolezza delle misure da adottare, dimostrando con i fatti la fondatezza di comportamenti corretti, i soli in grado in questo momento di tenere lontano dalle porcilaie lo spettro della peste suina africana”.

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Per registrarsi alla Web Conference del 2 dicembre – ore 17 clicca qui: https://bit.ly/3ejJbfi" target="_blank" target="_blank

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Psa, una minaccia che incombe sul 78%

della popolazione suinicola mondiale

Bologna, 20 novembre 2020 – Un mondo libero dalla peste suina africana. Ma quando? Francesco Feliziani, responsabile di laboratorio presso il Centro di referenza per le pesti suine presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche (Izsum) ha parlato di una corsa contro il tempo che vede impegnato il mondo scientifico internazionale. A iniziare dall’Europa, dall'ottobre dello scorso anno impegnata in un progetto quadriennale per il quale la Commissione ha stanziato 10 milioni di euro, che oltre all’Izsum coinvolge altri 19 partner, concentrati sullo studio di 3 vaccini di cui 1, in particolare, in fase sperimentale.

Alla peste suina africana sarà dedicata la Giornata della Suinicoltura (www.giornatadellasuinicoltura.it) che quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, si terrà come Web Conference mercoledì 2 dicembre a partire dalle ore 17.

L’evento, giunto alla sua sesta edizione, è come sempre organizzato dalla Expo Consulting srl di Bologna e ancora una volta rappresenterà un’imperdibile occasione per avere dai protagonisti dell’evento, scienziati ed esperti del settore, tutte le informazioni più attuali e circostanziate su un tema che preoccupa molto il comparto suinicolo italiano, soprattutto oggi che con i recenti focolai esplosi in due regioni della Germania, Sassonia e Brandeburgo, il pericolo si fa sentire più vicino.

“Per la suinicoltura la Psa è la più grande minaccia globale – afferma José Manuel Vizcaino, uno dei protagonisti della Giornata della Suinicoltura, docente presso la facoltà di Medicina veterinaria all’Università di Madrid e direttore del laboratorio di riferimento per la peste suina africana presso l’Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie) – A livello mondiale ha colpito quattro continenti per un totale di 50 Paesi e attualmente il 78% della popolazione suinicola mondiale ne è minacciata. Tutti i più importanti centri di ricerca scientifici internazionali stanno lavorando alla realizzazione di un vaccino, ma allo stato è molto difficile pensare che se ne potrà individuare uno globale soprattutto a causa dell’estrema variabilità del virus. L’obiettivo è naturalmente quello di poter arrivare a produrne uno efficace e sicuro a cui unire una strategia di vaccinazione adeguata ai vari scenari epidemiologici, includendo la fauna selvatica potenzialmente contagiata. Attualmente si prevede che la diffusione della Psa avanzerà ancora in Europa e in Asia, ma si teme possa arrivare anche in America, fino a oggi risparmiata. Dopo i drammatici effetti dell’epidemia che nel 2018 ha colpito la Cina, dove la Psa ha causato l’abbattimento di oltre 220milioni di suini, gli analisti ritengono che per recuperare i numeri produttivi antecedenti l'epidemia, il Paese del Dragone avrà bisogno di almeno 5/6 anni, mentre la produzione in Europa e negli Stati Uniti non dovrebbe registrare aumenti particolarmente significativi. Nell’attesa di poter arrivare in tempi ragionevoli a disporre di un vaccino – conclude Vizcaino – le uniche armi che abbiamo a disposizione per difendere i nostri allevamenti dalla Psa sono rappresentati dall’adozione delle massime misure di biosicurezza, ma soprattutto dall’attenzione ai mezzi di trasporto che provenendo dall’estero trasportano animali vivi e dal contenimento dei cinghiali che devono essere tenuti il più possibile lontano dalle porcilaie”.

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20/11/2020, 12:31
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Secondo me le istituzioni del settore dovrebbero premere sul governo affinché si attui la tracciabilità della carne sull'etichetta, così come avviene per il pollame e la carne bovina.
In questo modo il consumatore potrebbe scegliere con consapevolezza e molto probabilmente diminuirebbe l'importazione di carne suina dall'estero.
Metterei regole più stringenti per l'importazione di suini vivi (soprattutto se animali da riproduzione).
Purtroppo l'interesse di qualcuno è più importante delle sorti dell'intero settore.

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L'esperto è una persona che ha fatto in un campo molto ristretto tutti i possibili errori.(Niels Bohr)
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20/11/2020, 12:48
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milli ha scritto:
Secondo me le istituzioni del settore dovrebbero premere sul governo affinché si attui la tracciabilità della carne sull'etichetta, così come avviene per il pollame e la carne bovina.
In questo modo il consumatore potrebbe scegliere con consapevolezza e molto probabilmente diminuirebbe l'importazione di carne suina dall'estero.
Metterei regole più stringenti per l'importazione di suini vivi (soprattutto se animali da riproduzione).
Purtroppo l'interesse di qualcuno è più importante delle sorti dell'intero settore.


Concordo.

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03/12/2020, 16:14
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Il punto sulla Psa, le preoccupazioni degli allevatori

e le speranze del mondo scientifico sulla scoperta di un vaccino

Bologna, 3 dicembre 2020 – La web conference che ha caratterizzato la sesta edizione della Giornata della Suinicoltura 2020, organizzata dalla società Expo Consulting di Bologna e svoltasi mercoledì 2 dicembre, ha saputo raccogliere una vasta platea di partecipanti, interessati a raccogliere le informazioni più attuali e i relativi approfondimenti sulla diffusione della Peste suina africana, tema al centro dell’evento che quest’anno ha tagliato il traguardo della sua sesta edizione e che è ormai riconosciuto come appuntamento imperdibile dagli allevatori e dai tecnici che operano nel settore.

In un momento in cui la suinicoltura italiana sta vivendo uno dei suoi periodi più travagliati soprattutto a livello economico, la minaccia di una malattia che il dottor Francesco Feliziani, responsabile di laboratorio presso il Centro di referenza per le pesti suine all’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, ha definito “complessa, caratterizzata da numerose variabili da gestire ed epidemiologicamente complicata”, rappresenta un’autentica spada di Damocle sulla testa degli allevatori i quali, qualora la Psa facesse la sua comparsa nel nostro Paese, potrebbero dover fare i conti con danni economici incalcolabili.

La speranza è quindi racchiusa in un vaccino. Che ancora non c’è, ma al quale l’intera comunità scientifica internazionale sta lavorando da anni con indubbie difficoltà perché “abbiamo a che fare con un virus molto complicato – ha dichiarato nel suo intervento José Manuel Vizcaino dell’Università di Madrid e direttore del laboratorio di riferimento OIE per la Peste suina africana – che si contraddistingue per elevate virulenza, variabilità genetica e letalità. Ciononostante la ricerca scientifica sta andando avanti e i risultati sono incoraggianti. Soprattutto quelli riposti nei 3 vaccini candidati sui quali la Ue sta lavorando all’interno di un progetto quadriennale che coordino e per il quale sono stati stanziati 10 milioni di euro. Gli obiettivi che dobbiamo perseguire sono fondamentalmente tre: efficacia, sicurezza e strategia che, soprattutto quest’ultima, coinvolga non solo i suini domestici ma anche il mondo selvatico potenzialmente contagiato. Oggi il 78% della popolazione suinicola mondiale è minacciato dalla Psa e anche se sarà molto difficile se non improbabile riuscire ad ottenere un unico vaccino che possa essere utilizzato a livello globale, l’auspicio non può che essere quello di arrivare a una soluzione che liberi il mondo intero da questa malattia”.

Nel frattempo però l’Emilia Romagna, unica regione in Italia, ha attivato un Piano di emergenza da adottare qualora il pericolo legato all’esplosione di un focolaio si verificasse anche da noi. Un Piano “basato su una strategia articolata da adottare alla comparsa dell’infezione – ha puntualizzato Luisa Loli Piccolomini della Direzione generale cura della persona, salute e Welfare della Regione Emilia Romagna – che contenga dettagli relativi alle risorse da mettere in campo e una serie di azioni da adottare per una rapida attivazione delle risorse umane e materiali mirato al contenimento e all’eliminazione dell’infezione”.

Per Alessandro Ragazzoni, docente di Economia ed Estimo rurale all’Università di Bologna “qualsiasi valutazione economica sugli scongiurati effetti che potrebbe avere la diffusione della Psa nel nostro Paese non può prescindere da un’analisi approfondita del conto economico di gestione degli allevamenti, sia a ciclo chiuso che a ciclo aperto. In questo contesto vanno considerati gli scenari futuri del comparto agrozootecnico in un’ottica ambientale. Secondo i dati elaborati dalla Fao nei prossimi trent’anni l’agricoltura mondiale dovrà aumentare le produzioni del 70% per sfamare 9 miliardi di persone, contestualmente l’agricoltura si colloca come terzo produttore di emissioni globali per settore dopo l’energia, il calore da combustibili fossili e i trasporti. La nuova Pac, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2023, terrà in grande considerazione gli interventi da effettuare a tutela dell’ambiente tra cui spicca la riduzione dell’impiego di concimi azotati, una maggiore produzione di energia rinnovabile da sottoprodotti organici, un minor uso di acqua irrigua e una riduzione delle emissioni azotate derivanti dalle attività agrozootecniche. Un insieme di indicazioni racchiuse nel concetto di economia circolare, nella quale comunque anche la gestione di malattie così importanti e devastanti come la Psa non può essere esclusa”.

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03/12/2020, 16:15
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