Secondo Giovanbattista Guadagnini, medico veterinario, tra gli allevatori la consapevolezza di un utilizzo più responsabile del farmaco sta crescendo. Nel suo intervento alla prossima edizione della Giornata della Suinicoltura fornirà i risultati di uno studio economico sui costi/benefici derivanti da un uso più razionale del farmaco
Bologna, 16 ottobre 2019 – Dall’ultimo Rapporto sulle vendite europee di antibiotici destinati al settore zootecnico pubblicato da EMA (Agenzia europea dei medicinali) nell’ottobre dello scorso anno e riferito al 2016, si evince che nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016, nei 25 Paesi della Ue che hanno fornito i dati da elaborare le vendite sono calate in media del 20%.
Nonostante una percentuale molto significativa, il Rapporto sottolinea diverse irregolarità dal momento che in 16 Paesi le vendite hanno registrato un calo medio che non ha superato il 5%, mentre in altri 6 sarebbero addirittura aumentate di oltre il 5%.
La prossima edizione della Giornata della Suinicoltura, organizzata da Expo Consulting srl e in programma a Cremona il 13 novembre 2019 presso l’Hotel Palace, si concentrerà su uno dei temi più attuali e scottanti: l’utilizzo degli antimicrobici nell’allevamento suino e la redditività aziendale.
Il ruolo del veterinario aziendale, in questo contesto, riveste una posizione di primo piano che a differenza di un passato abbastanza recente in cui la sua attività era spesso circoscritta alla prescrizione medica, lo vede oggi impegnato a collaborare con l’allevatore a 360° per individuare le migliori strategie volte a ottimizzare la produzione migliorandone la redditività.
Il dottor Giovanbattista Guadagnini è un medico veterinario, libero professionista, specializzato in patologia suina che, come ama ripetere, svolge la sua attività “sul campo”. Il suo nome compare nell’elenco dei relatori che parteciperanno alla Giornata della Suinicoltura.
Dottor Guadagnini, quanto è sentito oggi negli allevamenti suinicoli italiani il tema dell’antibioticoresistenza?
“La consapevolezza di questo grande tema da parte dei produttori sta crescendo. Lo avverto quotidianamente nelle mie visite in porcilaia. Non è un processo semplice perché si tratta di scardinare convinzioni radicate nel tempo, come quella di pensare che una patologia virale si cura con l’antibiotico. Una convinzione ovviamente errata ma diffusa, che nel tempo per gli allevatori ha trasformato questo farmaco in un compagno insostituibile sempre e comunque e che oggi, invece, attraverso un’opera di sensibilizzazione e informazione, deve essere visto come soluzione a determinati problemi sanitari, non tutti, con un utilizzo razionale e responsabile”.
Su quali ambiti si sta maggiormente lavorando per aiutare gli allevatori a modificare la gestione dell’antibiotico in porcilaia?
“L’uso più consapevole dell’antibiotico deve basarsi su prove diagnostiche, quindi analisi cliniche, indirizzate a individuare l’agente patogeno e la sua sensibilità in vitro al farmaco che il veterinario aziendale dovrà poi decidere di somministrare ai suini. In questo percorso non rientra solamente la ricerca di una scelta che deve rivelarsi vincente a livello economico, si tratta soprattutto di una valutazione gestionale che l’allevatore può adottare con l’aiuto e il contributo di un bravo veterinario aziendale”.
Quanto sta incidendo l’adozione della ricetta elettronica nella gestione più razionale del farmaco?
“Molto, perché dà rigore al sistema. Oggi infatti, attraverso la ricetta elettronica, possiamo sapere esattamente quanti farmaci sono entrati in azienda, favorendo di conseguenza una maggiore garanzia di trasparenza anche e soprattutto a vantaggio del consumatore. A questo si aggiunge il non secondario aspetto legato alla praticità e all’azzeramento di materiale cartaceo che, quando si passerà alla registrazione digitale dei trattamenti specifici per ogni categoria, sarà completa e totale”.
Esistono delle stime economiche sui costi/benefici derivanti da una gestione più responsabile dell’antibiotico in allevamento?
“Ne ho elaborata personalmente una e sarò molto lieto di presentarla durante la Giornata della Suinicoltura anche per un confronto diretto con gli allevatori e i vari operatori del settore”.
Gestione corretta del farmaco e benessere animale sono a suo giudizio due facce della stessa medaglia?
“Assolutamente sì. Gli studi condotti e le prove in campo dimostrano che con l’aumento del benessere animale il farmaco diventa sempre meno importante. Sono queste le sfide che il settore suinicolo ha davanti: migliorare la condizione degli animali allevati e ridurre l’utilizzo del farmaco. È un nuovo modo di allevare che, come dicevo prima, coinvolge l’intera gestione aziendale in un’ottica di miglioramento produttivo più che quantitativo, all’interno del quale l’impiego dei vaccini non può essere secondario, perché occorrerà sempre più lavorare in prevenzione e meno in interventi terapeutici. Questo è il futuro”.
Formazione: laurea umanistica, esperienza in sala parto suini e fecondazione artificiale
Re: GIORNATA DELLA SUINICOLTURA
16/10/2019, 19:28
Grazie Marco. Posso aggiungere che gli allevamenti (non solo suini) negli ultimi anni stanno investendo molto nella prevenzione, ovvero nella somministrazione di vaccini e nella biosicurezza ambientale?
Giornata della Suinicoltura Cremona, 13 novembre 2019
Hotel Palace - Ore 9
Lotta all'antimicrobicoresistenza, Europa a due velocità
Difficile stilare la classifica dei Paesi più virtuosi
Bologna, 28 ottobre 2019 - “L’impiego degli antimicrobici nella suinicoltura europea: i vantaggi di ridurne l’utilizzo”. È questo il titolo dell’intervento che Jeroen Dewulf, docente presso il Dipartimento di ostetricia, riproduzione e salute animale dell’Università di Ghent (Belgio), terrà alla prossima edizione della Giornata della Suinicoltura, organizzata da Expo Consulting srl, in programma il 13 novembre 2019 presso l’hotel Palace di Cremona a partire dalle ore 9.
Al centro dell'evento l’antimicrobicoresistenza e la redditività aziendale, due facce della stessa medaglia su cui si sta concentrando l’attenzione di tutto il mondo scientifico internazionale.
Professor Dewulf, qual è la situazione negli allevamenti suinicoli europei?
“Molto variabile, ed è impossibile riuscire a fornire un quadro sintetico con pochi numeri e/o in termini generali perché esiste una grande differenza tra allevamenti e tra Paesi produttori. Possiamo però affermare che laddove l’impiego di antimicrobici è particolarmente elevato, maggiore è il livello di resistenza, un fenomeno purtroppo in crescita, perché una volta che i batteri resistenti si instaurano nella popolazione animale la loro scomparsa richiede un processo molto lento”.
Quali sono gli aspetti più critici di questo fenomeno?
“Come dicevo prima, maggiore è l’impiego di antimicrobici maggiore è il livello di antimicrobicoresistenza. Questo presuppone la necessità di individuare mezzi e strategie che ne limitino l’utilizzo. Un percorso che può avvenire attraverso l’ottimizzazione della razione alimentare, delle condizioni di vita del suino, della biosicurezza. È quindi necessario creare condizioni in cui le malattie possono essere prevenute. Per raggiungere questo obiettivo non esistono ricette magiche, ma solo una combinazione ragionata ed efficace di misure e sforzi continui”.
Quali Paesi europei hanno raggiunto un livello soddisfacente nel contenimento dell’utilizzo di antibiotici nelle loro aziende suinicole?
“La variazione di utilizzo di antimicrobici in Europa è enorme. In alcuni Paesi, principalmente quelli Scandinavi che hanno affrontano il problema diverso tempo fa, l’impiego è molto ridotto ma in altri, soprattutto quelli situati nell’Europa meridionale e orientale, il consumo è ancora elevato. Questo testimonia che la situazione è molto diversificata. Attualmente non esistono linee guida che forniscono indicazioni su quale sia un livello accettabile di consumo e quindi è anche impossibile individuare i Paesi che hanno già raggiunto questo livello. Di certo stiamo parlando di un processo che per raggiungere risultati di rilievo ha bisogno di parecchi anni”.
Quali sono, se esistono, le percentuali raggiunte nei Paesi più virtuosi?
“È difficile rispondere a questa domanda. Esistono realtà dove comunque sono già state raggiunte riduzioni oscillanti dal 50% al 70%”.
Esistono obiettivi che l’Europa intende raggiungere nei prossimi 5-10 anni?
“No. Siamo in una fase in cui ogni Paese, sulla base delle sue rispettive verifiche, deve essere in grado di approntare politiche di contenimento nell’utilizzo di antimicrobici capaci di contrastare e limitare la diffusione del pericoloso fenomeno legato all’antimicrobicoresistenza”.
ANTIBIOTICORESISTENZA E REDDITIVITÀ AZIENDALE, UNA SFIDA A TUTTO CAMPO Cremona, 13 novembre 2019 Ore 9 Presso la Sala Conferenze del Palace Hotel di Cremona, si svolgerà la quinta edizione della Giornata della Suinicoltura, appuntamento divenuto ormai irrinunciabile per allevatori e operatori del settore. Quest'anno si parlerà di un tema di grande attualità: l'antibioticoresistenza in allevamento e le sue ripercussioni sulla redditività aziendale. Ne discuteranno Loris Alborali, Jeroen Dewulf, Giovanbattista Guadagnini, Annalisa Scollo, tutti scienziati e medici veterinari che quotidianamente affrontano i problemi legati a una corretta gestione sanitaria e aziendale dell'allevamento nel rispetto delle normative, con l'obiettivo di accrescere la professionalità dei produttori migliorando la loro redditività aziendale. Il coordinamento dei lavori sarà come sempre affidato a Giancarlo Belluzzi, medico veterinario esperto in sicurezza alimentare.
Giornata della Suinicoltura Antibioticoresistenza, la sfida che gli allevatori possono vincere
Tutto esaurito alla Giornata della Suinicoltura che si è tenuta a Cremona il 13 novembre scorso presso la Sala Congressi del Palace Hotel, dove il tema dell’antibioticoresistenza e della redditività aziendale sono stati al centro del dibattito. Particolarmente apprezzati gli interventi dei relatori, che hanno fornito indicazioni, numeri, prospettive del nuovo approccio produttivo a cui gli allevatori sono chiamati
Bologna, 14 novembre 2019 – Affollata, animata, interessante, accurata, efficace. Anche la quinta edizione della Giornata della Suinicoltura, organizzata da Expo Consulting srl e svoltasi a Cremona mercoledì 13 novembre, non solo ha registrato il pubblico delle grandi occasioni ma, grazie all’attualità del tema al centro del dibattito e soprattutto all’elevato livello delle relazioni presentate ha incassato un bilancio estremamente positivo.
“Antibioticoresistenza e redditività aziendale, una sfida a tutto campo” era il titolo dell’evento che ha potuto contare sulla partecipazione di relatori del calibro di Loris Alborali, Jeroen Dewulf, Annalisa Scollo, Giovanbattista Guadagnini, coordinati come sempre da Giancarlo Belluzzi.
Quello dell’antibioticoresistenza e delle sue ripercussioni sulla redditività aziendale è un tema di enorme attualità sul quale tutti i maggiori esperti si stanno confrontando. “A differenza dei Paesi del Nord Europa – ha spiegato Jeroen Dewulf, dell’Università di Ghent, in Belgio – nel sud del continente sono diversi quelli dove in allevamento il consumo di antibiotici è ancora troppo elevato. Anche il Belgio, fino a qualche anno fa, era tra questi. Oggi però, adottando un mix di combinazioni strategiche che non possono prescindere dalla consapevolezza dell’allevatore rispetto a un minor utilizzo di antibiotici in porcilaia, il Belgio vanta una posizione ben diversa, tant’è vero che dal 2011 al 2018 la riduzione è stata pari al 36%: appare evidente che quello che allo stato può essere considerato un aspetto negativo, volendo può trasformarsi in una opportunità”.
E sul concetto di opportunità si è concentrato anche Loris Alborali dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, sottolineando che “negli allevamenti suinicoli italiani bisogna prima di tutto ridurre il consumo di mangimi medicati che attualmente sfiora il 95% - ha affermato – a favore di un approccio terapeutico integrato e personalizzato per ogni azienda, approccio che deve considerare anche i giorni totali di trattamento di ogni singolo suino. Si tratta di un processo che richiede il supporto del veterinario aziendale e che grazie alla recente introduzione della ricetta elettronica nei prossimi mesi ci permetterà di avere dati oggettivi sempre più aggiornati”.
Centrale quindi la figura del veterinario aziendale, chiamato a supportare l’allevatore in un percorso che tenga conto del management, della biosicurezza, del benessere animale, della prevenzione da effettuare attraverso la somministrazione di vaccini, dell’adozione di maggiori trattamenti individuali, riducendo quindi quelli di massa, quando in allevamento si manifestano patologie che richiedono l’impiego di antibiotici. “Ridurre il consumo di antibiotici non vuol dire lasciare gli animali ammalati – ha dichiarato nel suo intervento Annalisa Scollo – e non vuole nemmeno dire ridurre tutti i farmaci, bensì affrontare il problema sanitario in modo diverso basandosi innanzitutto sulla prevenzione e sui trattamenti individuali. Infatti, in una prova di campo abbiamo sostituito nello svezzamento e nell'ingrasso il trattamento di massa con quello individuale ottenendo una riduzione di antibiotico rispettivamente del 26% e del 93%, con un risparmio di 32cent.euro/capo nello svezzamento”.
“La gestione economica dell’allevamento passa anche attraverso quella del farmaco, della scelta del piano vaccinale e degli antibiotici più adatti – ha ribadito Giovanbattista Guadagnini, medico veterinario aziendale – i dati scaturiti dall’adozione di queste strategie in alcuni allevamenti lo confermano. In uno di essi, a ciclo chiuso, il monitoraggio effettuato dal 2015 al 2018 ha dimostrato che adottando opportune strategie il costo totale annuo sostenuto per l’acquisto di antibiotici è passato da oltre 10mila euro a poco più di 6mila, con un incremento dei suini svezzati, passati da poco più di 4000/anno a più di 5000/anno; mentre il costo di antimicrobici/capo è sceso da 2,49euro a 1,23euro, con un aumento dei suini/scrofa/parto passati da 11,25 (nel 2015) a 12,81 (nel 2018) a cui va aggiunto un ulteriore incremento dei kg venduti passati da poco più di 530mila a quasi 700mila. Il miglioramento gestionale genera quindi per l’allevatore un doppio profitto, che può migliorare la produzione aziendale e ridurre consumo e spesa per l’antibiotico”. La sfida, a questo punto, è davvero a tutto campo.