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Fieravicola 2017 - Dal 5 al 7 aprile 2017 Forlì
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68692 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Allevamento avicolo, un comparto in salute Forlì, 6 aprile 2017 - Alla 50esima edizione di Fieravicola i veterinari della Sipa (Società italiana di patologia aviare) hanno fatto il punto sullo stato sanitario di polli, tacchini e faraone. Innalzati i livelli di biosicurezza degli allevamenti in vista di un possibile ritorno, nel prossimo inverno, del virus dell’influenza aviare. Negli allevamenti avicoli italiani la situazione sanitaria è decisamente tranquilla. Solo l’epidemia di influenza aviare, che nei primi mesi di quest’anno ha colpito alcuni allevamenti, in maggioranza di tacchini, del nord della Penisola, desta qualche minima preoccupazione in chiave futura. Questo il quadro che è emerso dalla prima giornata del 56esimo convegno della Sipa, la Società italiana di patologia aviare, in corso in questi giorni a Fieravicola.
Tra le buone notizie, l’ulteriore flessione delle positività alle Salmonelle registrato negli allevamenti di galline ovaiole “a dimostrazione – sottolinea il professor Antonio Camarda, docente dell’Università di Bari – che il piano nazionale di monitoraggio e controllo sta funzionando egregiamente”. Unico neo, dunque, i casi di influenza aviare, che dopo i primi casi individuati negli anatidi selvatici della Laguna di Grado, tra gennaio e marzo si sono estesi a una decina di allevamenti professionali (in larga maggioranza si è trattato di capannoni di tacchini da carne) e ad alcune piccole realtà rurali, interessando complessivamente quattro regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Gli isolamenti condotti dai laboratori di diagnostica hanno confermato che all’origine di questi focolai c’è stato un eterogeneo gruppo di virus influenzali del sottotipo H5 ad alta patogenicità, ampiamente circolanti nella popolazione selvatica.
Di qui le moderate apprensioni dei veterinari in vista del prossimo inverno: per proteggere da nuove incursioni virali gli allevamenti che si trovano lungo le rotte migratorie degli anatidi, è necessaria una stringente applicazione delle norme di biosicurezza. Con una consapevolezza: il limitato numero di focolai dell’epidemia 2016-2017 è stato merito dei veterinari “di campo” che hanno saputo segnalare tempestivamente i casi sospetti ai colleghi del Servizio veterinario nazionale. A dimostrazione che la salute delle specie avicole allevate nel nostro Paese è in ottime mani. Dida foto: Un momento del convegno della Sipa (Società italiana di patologia aviare) tenutosi oggi a Fieravicola
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07/04/2017, 7:19 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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Cresce il comparto del biologico,
un’ottima opportunità anche per l’avicolo
Forlì, 6 aprile 2017 –“I prodotti biologici – ricorda il presidente di Fiera Forlì Gian Luca Bagnara stanno entrando sempre più nel cuore del consumatore e siamo certi che anche l’avicoltura saprà cogliere questa opportunità, per ampliare l’offerta di prodotti disponibili sul mercato”.
Se ne è parlato alla Fieravicola nel corso dell’incontro promosso da Assoavi e dedicato alla filiera “bio”, un segmento in costante crescita, che vede gli avicoltori italiani particolarmente attenti, nonostante le difficoltà tecniche e le norme vigenti non sempre chiare.
Consumi in aumento
Il settore dell’agricoltura e della zootecnia biologica è comunque in espansione e “i bandi per il sostegno alle superfici agricole biologiche dei Psr (Piani di sviluppo rurale) hanno contribuito allo sviluppo del comparto. L’Emilia Romagna ne è un esempio e il primo bando del Psr 2014-2020 ha avuto un particolare successo portando la Sau (Superficie agricola utile) biologica ad un incremento del 30% rispetto al 2014”. Lo ha detto a Forlì Matilde Fossati, del Servizio agricoltura sostenibile della Regione Emilia Romagna, nel suo intervento al convegno svoltosi a Fieravicola (Forlì, 5-7 aprile) e dedicato al “Quadro normativo e prospettive di mercato per l’allevamento biologico”, organizzato da Assoavi, Federbio e Fiera di Forlì.
Un evento che ha registrato in sala il tutto esaurito e che ha rappresentato l’occasione per fare il punto su un settore che nel nostro Paese, numeri alla mano, procede spedito nel suo trend di crescita “posizionandosi al primo posto in Europa per numero di operatori, 60mila – ha ricordato Francesco Giardina della Segreteria tecnica del ministero per le Politiche agricole - registrando nel contempo un incremento nel consumo di prodotti biologici del 21%. Numeri importanti che però devono essere letti con un briciolo di preoccupazione perché, se è vero che sono generati dai valori su cui il comparto del biologico si poggia, è altrettanto vero che devono essere mantenuti, evitando il rischio di inseguire una crescita incontrollata”.
Cambiamento strutturale
“Nel 1990 le aziende biologiche, in Italia, erano solamente 4.189 – ha illustrato Roberto Pinton di Assobio – nel 2010, anno dell’ultimo censimento agricolo, erano 41.807 segnando un incremento dell’898%. Ben altro trend registravano le aziende convenzionali, che sono passate da 3.023.344 del 1990 a 1.630.420: -46%. Entrando nello specifico del comparto avicolo, vanno registrati gli aumenti delle vendite che nel solo 2016 hanno fatto registrare un incremento dell’11% sull’anno precedente per le uova, del 38% e del 79% rispettivamente per i prodotti di terza e quarta lavorazione”.
“Si tratta di un trend positivo – ha dichiarato Franco Schiatti di Bioqualità – che riteniamo si confermerà anche in futuro con nuovi ingressi. Non bisogna però dimenticare che la conversione al biologico, per chi decide di scegliere questa strada, cambia profondamente le regole aziendali sia da un punto di vista strutturale che gestionale, un percorso rispetto al quale le informazioni, spesso, non sono molto diffuse”.
“Come Assoavi – spiega Stefano Gagliardi, direttore dell’associazione – seguiamo con il massimo interesse lo sviluppo del segmento, ribadendo sempre l’importanza di garantire al consumatore di poter costantemente trovare nei punti vendita tutti i diversi tipi di uova oggi disponibili in Italia, dal prodotto bio a quello proveniente da galline allevate a terra o in gabbie arricchite. L’importante è che la filiera avicola nazionale e i nostri allevatori possano sempre garantire la salubrità e la tracciabilità di ogni singolo uovo deposto in Italia. Un impegno che come Assoavi abbiamo fatto nostro da sempre”.
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07/04/2017, 13:13 |
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Marco
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Fieravicola, il futuro è già iniziato Concluso positivamente il salone, la rassegna organizzata dalla Fiera di Forlì scalda già i motori per le “giornate avicole” del febbraio 2018 e per l’edizione numero 51 di Fieravicola, che vedrà impegnato il mondo avicolo dal 17 al 19 aprile 2019
Forlì, 7 aprile 2017 - La cinquantesima edizione di Fieravicola chiude con un segno positivo in termini di espositori (205 in totale) dei quali il 25% straniero. Ma soprattutto riesce a fare sistema consentendo ai visitatori, un pubblico specializzato compost da allevatori, imprese di trasformazione, medici veterinari e tecnici di settore, di toccare con mano il meglio della tecnologia applicata al settore avicolo e cunicolo. “Siamo soddisfatti - commenta Gian Luca Bagnara, presidente della Fiera di Forlì – sia sotto il profilo commerciale, perché questa manifestazione rappresenta una voce importante per la nostra società, sia per il peso che Fieravicola continua ad avere, nonostante la forte contrazione che il settore sta vivendo ormai da anni”. Aperti verso il mercato mondiale
Nelle tre giornate di fiera più di 150 delegati stranieri hanno visitato il salone e le aziende del territorio e soprattutto nel corso della prima giornata sono stati ben tre i workshop dedicati allo sviluppo del mercato con Cina, Russia e Africa, che a breve daranno il via a nuovi rapporti commerciali, aperti alle aziende italiane. “Abbiamo siglato - continua Bagnara - tre protocolli operativi di partenariato con esponenti di spicco della scena agricola di questi Paesi. Per la Russia, con Iurii Katsnelso, della Commissione agricoltura della Duma, il Parlamento russo, per la Cina con Liu Qiangde, vice segretario generale della China Animal Agricolture Association e per l’Algeria con Ladjel Doubbi Bounoua, presidente della Camera nazionale dell’agricoltura. Sono impegni concreti di collaborazione che già dal prossimo mese ci vedranno impegnati in missioni all’estero per dare seguito a quanto sancito qui a Forlì”. Le esigenze del consumatore
Ma soprattutto a Fieravicola si è parlato del futuro del settore, ponendo l’accento su tre temi: benessere animale, sicurezza alimentare e rapporto con il consumatore. Aspetti che sono stati al centro dei 10 dibattiti che hanno scandito l’agenda di questa rassegna e che hanno dimostrato l’attenzione con cui la filiera avicunicola sta già rispondendo alle attese della collettività. “Molte aziende espositrici hanno proposto integratori alimentari a base di prodotti vegetali e oli essenziali, validi strumenti per riuscire a produrre un pollo o uova di qualità, utilizzando meno farmaci veterinari rispetto al passato. Uno scenario – rammenta Bagnara – che non appartiene al futuro, ma fa parte del presente e sta mostrando la sua efficacia”. Capitani d’industria Fieravicola guarda quindi al domani, ma non dimentica né il passato, né gli imprenditori che da mezzo secolo sono al comando delle più dinamiche realtà produttive italiane. A loro è stato consegnato un premio alla carriera, che ha visto presenti nella sala Europa della Fiera di Forlì Francesco Amadori, Umberto Bernabini, Carlo Collinelli, Giovanni Fileni, Siro Lionello, Pier Ettore Lucchi, Anna Maldini, Natale Morini, Giuseppe Torroni, Otello Valmori e Bruno Veronesi. Imprenditori che nel loro insieme valgono più di 5 miliardi di euro e che negli ultimi 50 anni hanno rappresentato il volano dell’intero settore, grazie al quale la nostra avicoltura può oggi competere con un forte spirito di innovazione con gli altri protagonisti del settore agroalimentare.
“Ma Fieravicola non finisce con oggi e, pur avendo una cadenza biennale, continuerà nel 2018, a febbraio, con le Giornate avicole e i seminari che organizzeremo - conclude Bagnara - per tenere alta l’attenzione sul settore. Il tutto prima di darci di nuovo appuntamento dal 17 al 19 aprile 2019, sempre a Forlì con la 51a edizione della nostra rassegna. Sempre più B2B, ma anche sempre più vicina al consumatore”.
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07/04/2017, 20:07 |
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Marco
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Sqn uova, dopo tre anni di attesa a breve il marchio sarà una realtà
Forlì, 7 aprile 2017 – Tre anni. Tanto è durato l’iter burocratico che ha portato al riconoscimento del marchio Sqn (Sistema qualità nazionale) uova e cereali da parte del ministero per le Politiche agricole, oggi comunque ancora al vaglio delle osservazioni di Bruxelles, indirizzato alla valorizzazione della produzione italiana e voluto da Assoavi (Associazione uovo italiano). Un riconoscimento che per il settore arriva in un momento molto delicato, caratterizzato dalla decisione di numerose catene della Gdo di non vendere più uova prodotte da galline allevate nelle gabbie arricchite. Le esigenze del consumatore Di questo, e soprattutto delle strategie di valorizzazione delle uova italiane si è parlato questa mattina a Forlì, nel corso dell’ultimo giorno di Fieravicola (5-7 aprile) alla presenza dei maggiori esponenti del settore e della politica nazionale. “Dobbiamo superare il concetto che le produzioni agroalimentari siano una commodity – ha affermato il presidente di Fiera Forlì, Gianluca Bagnara introducendo l’incontro – concentrandoci viceversa sulla necessità di rispondere alle esigenze dei consumatori con una differenziazione dell’offerta capace di comunicare correttamente la filiera, per favorire quel rapporto di fiducia oggi sempre più indispensabile”. “Tre anni per ottenere un marchio che qualifichi le uova italiane – gli ha fatto eco Stefano Gagliardi, direttore di Assoavi – sono un tempo lunghissimo. Il cammino non è ancora terminato e anche per scongiurare un ulteriore, pesante ritardo circa la possibilità di utilizzarlo in tempi brevi, abbiamo registrato altri due marchi che potremmo sfruttare in alternativa, anche se noi ovviamente puntiamo sull’Sqn”. Disciplinare rigoroso Freschezza, salubrità e aspetti nutrizionali caratterizzano il Disciplinare di produzione del Sistema qualità nazionale. “Riguardo la freschezza – ha sottolineato Vito Mastrangelo, consulente Assoavi – abbiamo ridotto da 10 a 7 i giorni che devono intercorrere dalla deposizione al consumo delle uova di categoria A, e a 3 quelli legati alle extrafresche. Relativamente alla salubrità abbiamo reso obbligatoria la vaccinazione delle ovaiole contro Salmonella enteriditis e sugli aspetti nutrizionali abbiamo stabilito che l’alimentazione preveda una quota di cereali superiore al 60%, che i sottoprodotti non provenienti da cereali non superino il 10% e che vengano utilizzati solo coloranti naturali. Infine, riguardo il benessere animale, abbiamo aggiunto una settimana ai 21 giorni già previsti per il cosiddetto vuoto sanitario”. “Il nostro impegno nella stesura dell’Sqn uova e cereali è stato totale – gli ha fatto eco Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna – e lo dimostra anche lo stanziamento finanziario previsto dai Psr per il settore che abbiamo previsto, pari a 10,5 milioni di euro”. Una obiettiva autocritica sui tempi legati all’approvazione da parte del Mipaaf dell’Sqn è arrivata da Luigi Polizzi, dirigente Politiche di filiera presso il Ministero che ha ricordato quanto scarsa sia purtroppo la conoscenza del consumatore rispetto ai marchi Dop e Igp. “Solamente il 18% ne conosce la differenza – ha sottolineato – e questo dimostra quanto ancora ci sia da lavorare per fidelizzare un consumatore che spesso è invece disorientato da una miriade di marchi che anziché chiarirgli le idee lo confondono. L’adozione del marchio Sqn uova e cereali, che però deve ancora superare il vaglio definitivo di Bruxelles, può invece aiutare il mercato a individuare un prodotto che in ogni caso, sia che provenga da galline allevate in gabbie arricchite o a terra, sono ugualmente di ottima qualità”. Qualità prima di tutto Una panoramica di quanto avviene negli altri Paesi europei è stata illustrata da Christian Marinov, direttore della Confederazione avicola francese, che ha ricordato come nel mondo gli allevamenti di galline ovaiole in gabbia coprano l’89% del totale, mentre solo il 7% riguarda quelli a terra. “In Europa invece – ha dichiarato – la diffusione degli allevamenti a terra è in espansione, soprattutto in Italia. Riguardo i marchi Francia, Germania, Olanda, Regno Unito si sono dotati da tempo di strumenti che valorizzano la loro produzione di uova”. Secondo l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, sarebbe fuorviante focalizzare l’attenzione sul tipo di allevamento da cui provengono le uova “perché l’emergenza vera è la strategia che adotterà la Gdo rispetto la vendita. L’Sqn, per quanto importante, non può risolvere questo problema che invece va affrontato con strumenti straordinari come può essere una comunicazione migliore e più efficace. La situazione a mio avviso è preoccupante, ma auspico che alla fine con la Grande distribuzione si possa trovare un punto di incontro ragionevole”. E se nell’uovo, come ha rimarcato Filippo Cerulli Irelli, vicepresidente di Assoavi, troviamo i migliori elementi dei piatti che rendono il made in Italy famoso nel mondo, per Loris Zanelli, esperto di marketing e ad di Publione è importante che un marchio di qualità trasmetta al consumatore un segnale tranquillizzante in termini di sicurezza alimentare. Contrasto alla disinformazione A Giuseppe Castiglione, sottosegretario del ministero per le Politiche agricole, è toccato il compito di concludere l’incontro con una serie di riflessioni che non potevano non riguardare i recenti attacchi mediatici indirizzati alle produzioni zootecniche. “L’Sqn uova e cereali rappresenta un ulteriore sforzo verso il mercato che chiede qualità, sicurezza, tranquillità. Siamo però consapevoli che non può bastare. Per questo abbiamo costituito un Comitato scientifico nazionale per affrontare scientificamente i temi legati alle produzioni di carne, latte, uova. Apriremo focus di discussione che coinvolgerà anche la Gdo, verrà istituito un portale web, ci concentreremo sulla comunicazione. L’agrozootecnia italiana è un sistema imprenditoriale innovativo e gestito da autentici professionisti che nel tempo hanno saputo coniugare perfettamente l’esperienza con una tecnologia sempre più evoluta”.
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07/04/2017, 21:50 |
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