Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68862 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Le fiere di S. Egidio, di S. Donato e della Pentecoste
Già alla fine del 1400 nel territorio di Montefusco si tenevano tre fiere annuali denominate della
Pentecoste, di S. Donato e di S. Egidio; vi si commerciava in ogni genere di bestiame, commestibili,
utensili domestici e articoli di abbigliamento. Quella di Pentecoste che originariamente si teneva il
giorno di S. Bernardino (20 Maggio) fu istituita il 7 novembre 1484 da Ferdinando I° d'Aragona. Il
21 maggio 1511 venne trasferita alla Pentecoste per maggiore comodità. Durava 10 giorni: dal
martedì prima della Domenica di Pentecoste al giovedì della settimana successiva e si faceva a
Venticano « ad locum nuncupatum Venticanum ante planum Ecclesiae ».
Quella di S. Donato fu istituita il 19 giugno 1469 da Ferdinando l° d'Aragona: aveva inizio il 3
agosto e fine il 12 dello stesso mese e si teneva «ad locum ubi dicitur lo Covante ante Ecclesiamo
Gloriosi Sancti Donati». Quella di S. Egidio era la più antica: non sappiamo con precisione da chi e
quando fu istituita, ma la sua origine risale certamente al principio del secolo XV, con ogni
probabilità al 1416. Durava 9 giorni, dal 24 agosto al 10 settembre, e si teneva « ad locum prope
terram Montifusculi nuncupatum de Sancto Egidio ». Le prime due non ebbero mai l'importanza di
quella di S. Egidio e al principio del settecento erano già dimesse. I periodi delle tre fiere erano detti
anche giurisdizioni: le espressioni 1a, 2a e 3a giurisdizione erano lo stesso che fiere di Pentecoste,
di S. Donato e di S. Egidio. Ciò perché la Università di Montefusco, nella persona del Sindaco,
aveva il privilegio di esercitare giurisdizione straordinaria criminale e civile in tutto il territorio di
Montefusco e casali per i complessivi 30 giorni delle tre fiere. Questo privilegio fu concesso da
Ferdinando I d'Aragona nel 1469 (68). La giurisdizione dei giudici ordinari cessava ad horas e il
Sindaco era investito di tutti i poteri giudiziari, poteva finanche condannare a morte. Nei luoghi
delle fiere c'erano dei locali nei quali si amministrava giustizia e altri adibiti a uso di prigione.
Nell'esercizio della sua giurisdizione straordinaria il Sindaco doveva obbligatoriamente farsi
assistere da un Dottore in legge come consultore legale, ma le sentenze si emanavano in suo nome.
Nei periodi delle fiere, il Sindaco (era detto Mastro Mercato), il mastro d'atti e i loro dipendenti
potevano andare armati e armare altre 20 persone per il mantenimento dell'ordine e la vigilanza
diurna e notturna sull'area delle fiere e sulle strade di accesso ad esse, nonché per arrestare gli
eventuali malfattori.
Quando Montefusco col Distretto divenne terra feudale, i Baroni cercarono sempre di opporsi allo
ius giurisdizionale del Sindaco, o almeno di limitarne l'applicazione. Così fece il Marchese di Vico,
ma con scarsi risultati perché la Camera Sommaria, dietro ricorso dell'Università, ordinò, nel 1575,
che per la giurisdizione nel tempo delle fiere si praticasse iuxta solitum et consuetum (69). Migliore
fortuna ebbe il suo successore, Federico Tomacello, sotto il quale l'Università, stanca di conten- dere col Barone, addivenne ad una transazione per la quale venivano esclusi dalla giurisdizione del
Sindaco i delitti più gravi: lesa maestà, divina e umana, omicidio, eccetto se commesso in una rissa
o per provocazione, violenza carnale, adulterio, bacio violento, incendio doloso etc. e in genere tutti
quelli punibili con la pena capitale. In pratica, dopo la transazione, al Sindaco restavano le risse, i
furti, le frodi nei contratti, e tutti gli altri imbrogli che sogliono avvenire nei mercati: i delitti minori
insomma nei quali si poteva procedere col rito sommario. Le cause non decise allo scadere della
giurisdizione straordinaria, venivano rimesse al giudice ordinario.
Le fiere si aprivano con una certa solennità. Nei preliminari era d'obbligo il trasferimento della
Bandiera regia (regium vexillum), simbolo dell'autorità e della legge, da Montefusco sul luogo delle
fiere. In quelle che si tenevano al Cubante e a Venticano il Sindaco poteva delegare qualche suo
dipendente, ma a quella di S. Egidio doveva obbligatoriamente andarci di persona.
Scrive Eliseo Danza: « E' tenuto il Mastro Mercato, (Sindaco di Montefusco) a trasferire la
Bandiera sul luogo detto di S. Egidio il giorno 28 agosto di sera, associato non solo da tutti i Signori
di Montefusco e casali ma anche dal Preside della Provincia e dagli altri Officiali della R. Udienza.
Il Mastro Mercato incederà alla destra del Preside.
Al trasporto di detta Bandiera devono pure intervenire i Baroni della Montagna di Montefusco con i
propri vessilli e con gente armata. Inoltre sono obbligati ad accompagnare la Bandiera i Sindaci e
gli Eletti di Torre Calvi, S. Nazzaro, Santa Paolina, S. Agnese, S. Angelo a Cancello, S. Pietro
Indelicato con molti uomini armati» (70). Al Sindaco, oltre l'onore di esercitare giurisdizione e di
incedere alla destra del Preside, erano riconosciuti altri diritti di natura più concreta. Coloro che
erano obbligati ad accompagnare la Bandiera (Signori, Baroni, Sindaci dei Casali) erano multati,
qualora non intervenissero, e la multa andava al Sindaco. Inoltre « il chianchiero ogni animale
baccino che ammazza mentre dura il mercato, così in Montefuscolo quanto al mercato predetto, è
obbligato dare al Mastro Mercato il lacerto dell'animale ». Ma c'era ancora dell'altro: «tutte le
banche di commestibili, pesce, chiapperi, frutti, pollieri, cacicavalli, copetari, melonari, devono dare
l'honoranza al Sindaco. Le Taverne di cittadini sì della zona come dei casali devono dare due
carrafe di vino per ognuna alla persona del Sindaco » (71). Queste prestazioni in natura andavano
alla persona del Sindaco. Gli introiti provenienti dagli atti civili e criminali e le pene pecuniare si
dividevano fra il Sindaco, il Mastro d'atti, il consultore legale e le guardie. Al Sindaco andavano
pure i proventi della zeccatura dei pesi e delle misure. Il ricavato dal fitto delle banche e del suolo
andava invece all'Università. Tale fitto si dava ogni anno in appalto al maggiore secondo quanto
stabilito in una Pannetta approvata dalla Camera Sommaria. Il Danza scrive che ai suoi tempi la
esazione dava luogo a molte « vociferationes » ossia lamentele perchè gli appaltatori esigevano a
loro arbitrio, essendo andata quasi in desuetudine la Pannetta. Divenuto Sindaco di Montefusco
redasse e fece approvare una minuziosa ed equa Pannetta e si ebbe la lode e il plauso di tutti.
La fiera di S. Egidio oggi
Oggi, mutati i tempi, la fiera di S. Egidio non ha più l'importanza, il richiamo e l'aflluenza di una
volta, ma essa costituisce sempre un avvenimeno per i Montefuscani, i quali si fanno quasi un
obbligo di «scendere alla fiera» in quei giorni anche se ci vanno solo per fare una passeggiata, per
curiosare e per fare una scorpacciata di polli e di angurie. Ma la cosa che più incuriosisce i
Montefuscani del centro è l'antico rito della Bandiera che la sera del 28 agosto « scende », come nel
passato, a S. Egidio ad aprire la fiera. Dopo la siesta pomeridiana si cominciano a sentire nel paese
dei rulli di tamburo: il bravo tamburiere, seguito da tanti bambini, fa prima vari giri per le vie
deserte del paese, come per dare la sveglia. Quando poi il rullio si fa più insistente è segno che la
Bandiera sta per uscire dal Palazzo Comunale.
Tutti allora si fanno sulla soglia delle case o escono sulle strade in attesa. Finalmente appare il
quattrocentesco gonfalone scortato dalle guardie civiche e dal Sindaco in fascia tricolore. Ai lati
delle strade il popolo fa ala al passaggio: qualcuno accenna a una specie di timido saluto, tutti si
scoprono, qualche donna sorride, molti non sanno che cosa fare e guardano soltanto. Poi il rullo del
tamburo si fa più fievole lungo i tornanti della strada e quindi cessa del tutto quando la Bandiera
viene issata su un pennone a S. Egidio. Solo allora ognuno rientra nella realtà, dopo essersi distratto
dietro una visione del passato.
La leggenda della Bandiera
Sulle origini della fiera di S. Egidio fiorisce a Montefusco una leggenda, nella quale sarebbe assai
interessante ricercare il fondo storico di verità che esiste sempre in tutte le leggende. Eccola, come
mi è stata raccontata da un robusto, patriarcale vecchio ultraottantenne di Montefusco. Una volta la
« grande fiera» non si svolgeva a S. Egidio ma a Melito. Vigeva allora questo strano principio, che
cioè la fiera si facesse in quel paese che fosse in possesso, comunque, di una bandiera che era il
simbolo della fiera, tanto che se, per ipotesi, la bandiera fosse stata rubata, o portata altrove dal
vento, la fiera l'avrebbe seguita automaticamente, come l'ombra segue il corpo.
Il furto, è chiaro, non era perseguibile penalmente: tutti stavano alle regole del gioco, peggio per chi
si faceva togliere la bandiera.
Il Sindaco di Montefusco pensò di approfittarne per portare la fiera nella città da lui amministrata.
Non era una cosa facile, ma il Sindaco aveva il suo piano. Un giorno si portò nella locale prigione
ed ebbe un segreto abboccamento con due detenuti.
E Voi siete stati condannati per furto con destrezza.
E Esatto, illustrissimo.
E Ebbene io vi prometto la libertà, e in più un premio, se voi sarete capaci di andare a rapire a
Melito la bandiera della fiera e portarla qui.
E Considerate la cosa già fatta: modestamente il furto è il nostro mestiere: solamente pretendiamo
che ci procuriate due cavalli veloci come il vento. Arrivati, in tempo di fiera ,a Melito i due,
fingendosi onesti mercanti, per prima cosa osservarono ben bene la bandiera che sventolava, legata
con funi ad un palo. Poi distrassero l'attenzione della gente con questo abile accorgimento: si
accordarono con due zingarelle e le indussero, dietro equo compenso, ad esibirsi in danze e
acrobazie nel bel mezzo della fiera. Quando videro che perfino le placide mucche erano tutte prese
dall'allettante spettacolo, con mossa fulminea recisero le funi che sostenevano la bandiera e di gran
corsa presero la via di Montefusco. Li inseguirono, ma si vede che i cavalli degli inseguitori erano
meno veloci: fatto sta che non li raggiunsero. I due fuggitivi, sempre stringendo il favoloso drappo,
arrivarono a Calore dove uno dei cavalli cadde di schianto. Il cavaliere appiedato saltò sul cavallo
del compagno; ma si capisce che dopo la durissima salita della Serra nemmeno il secondo cavallo
poteva arrivare vivo a Montefusco: difatti stramazzò proprio sullo spiazzo di S. Egidio.
E così ebbe inizio la grande fiera di S. Egidio in ossequio
a quel principio: dove la bandiera ivi la fiera.
Allegati:
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