robert63 ha scritto:Ma mi chiedo,ma perché mettere il canone Rai nella bolletta della luce?Visto la qualità dei programmi,non era meglio a questo punto metterla nella nella bolletta dell'immondizia?
W L'itaglia
Carissimo Roberto,leggi questo......................
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31 maggio 2005
Il dossier è sul tavolo di Petruccioli, presidente della Vigilanza
Rai, ecco chi è «pagato per non lavorare»
Da Beha a Freccero, i rimossi eccellenti. Molti gli «spostamenti» su incarichi fittizi. C’è chi si occupa dei programmi in ladino
ROMA - Claudio Petruccioli, da presidente della commissione di Vigilanza, conosce a menadito i due dossier dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, e dell’Adrai, che difende i dirigenti. E se diventerà - come pare scontato - il nuovo presidente della Rai dovrà riaprirlo a viale Mazzini. È il voluminoso faldone sull’esercito degli stipendiati eccellenti rimossi e ora senza più un posto o che ne ricoprono uno puramente formale. Spesso, ma non sempre, l’unica via alla ribellione è la causa in tribunale all’azienda (impegnata ora in ben ottocento vertenze di lavoro in tutta Italia). Nel settembre 2003 l’allora presidente Lucia Annunziata non votò un pacchetto di nomine proprio per segnalare i quadri dirigenti rimasti senza incarico. Le due star indiscusse del gruppone (una quarantina almeno tra giornalisti col grado di direttore e dirigenti di alta fascia) sono Carlo Freccero , area centro sinistra, e Oliviero Beha , centrodestra.
Freccero giace in una stanza al secondo piano di viale Mazzini dal marzo 2002, da quando venne sostituito alla guida di Raidue dal leghista Antonio Marano. Da allora non ha mai avuto alcun incarico se non quello universitario, a Roma Tre, dove insegna tecnica del linguaggio televisivo. L’organigramma Rai lo definisce assistente del direttore generale come molti altri nullafacenti forzati. Freccero occupa tutti i giorni il suo studio, legge i giornali, studia molte trasmissioni. Poi va a casa. Così dal marzo 2002. Oggetto di continue interrogazioni parlamentari puntualmente prive di esito è Oliviero Beha, rimosso dalla vicedirezione di Raisport dal maggio 2004 e che ha perso nel giugno successivo anche la sua trasmissione («Radio a colori» erede di «Radio Zorro») dopo dodici anni di linea editoriale tipica del servizio pubblico (proteste dei cittadini, problemi quotidiani) a mezzogiorno su Radiouno, striscia più ascoltata della giornata.
Due recenti sentenze del tribunale impongono il suo reintegro, ma ha ricevuto solo la proposta di occupare cinque minuti verso mezzanotte su Radiodue. Non lavorano più i dirigenti (tutti ulivisti) Luca Balestrieri (capo delle strategie tecnologiche sotto l’ex direttore generale Pier Luigi Celli), Franco Modugno (ex capo dell’immobiliare interna), Maurizio Ardito (ex capo centrale della produzione e poi nello staff di Lucia Annunziata alla presidenza), Enrico Giampaoli , ex capo della Divisione 2, e Luigi Ferrari , ex capo dello staff di Celli. Non lavora (ed ha vinto pochi giorni fa una causa con l’ordine di reintegro a un incarico adeguato) Stefano Gigotti, uomo di centro, da 31 anni alla Rai, ex direttore del Giornale Radio e di Televideo, dal maggio 2004 non più presidente e amministratore delegato di Rai Click, incarico ottenuto nel 2000 nel momento della fondazione della società. Ora è «a disposizione del direttore generale».
In area di centro destra gravita Paolo Francia, ex direttore di Raisport e del Dipartimento Sport, ovvero dell’area acquisti sportivi: ha solo un posto nel consiglio di amministrazione di Raitrade, incarico poco più che formale e assai part-time. C’è poi al quarto piano di via Pasubio, ingresso laterale del palazzone di viale Mazzini, il corridoio detto dei Sogni perduti. Un tempo lì albergava la mitica Serra Creativa, laboratorio di idee fondato da Celli e chiuso dai suoi successori, ancora oggetto di culto interno Rai per via delle indimenticate «carte della genialità», mazzi destinati a ispirare i «saranno famosi» incaricati di inventare la tv del futuro (qualche suggerimento a caso: «fermati», «hai ragione tu», «pensa come un sarto», «ragiona come un pittore» e via vaneggiando). Ora lì vaga Alberto Severi, area ulivista, in Rai dal 1962, ex direttore di Televideo, ex vicedirettore del Tg1, ex condirettore del Tg3 e della TgR, senza alcun incarico dal 30 maggio 2002.
Con lui c’è Renato Parascandolo, ulivista amato da intellettuali di destra come Giano Accame e Dario Antiseri, ex direttore di Rai Educational. Ora lavora a scartamento ridottissimo (oltre ad essere nominalmente consigliere di amministrazione di Raitrade come Paolo Francia) e segue una piccola convenzione tra la Rai e la Regione Campania. Non fanno nulla dalla metà del 2003 Federico Pirro , Stefano Marcelli e Giorgio Tonelli , ex capi redattori regionali delle sedi di Bari, Firenze e Bologna. C’è infine l’immaginifico incarico assegnato a Ennio Chiodi , ex direttore del Tg3 e dei Tg regionali a testata unificata, direttore del centro di produzione Rai di Milano fino al luglio 2002 quando venne sostituito dal leghista Massimo Ferrario. È «assistente del direttore della Tgr Angela Buttiglione per la programmazione in lingua ladina». Ovvero cinque minuti al giorno di trasmissioni per la sola provincia di Bolzano e la valle di Fassa, realizzati da quattro giornalisti guidati da un bravo caporedattore locale. Nel troppo tempo libero a disposizione si occupa di politica da privato cittadino. È coordinatore della Margherita per l’Alto Adige. Qualcosa nella vita bisogna pur fare,confida agli amici.