Sussurra il vento come quella sera, vento d'aprile, di primavera, che il volto le sfiorava in un sospiro mentre il suo labbro ripeteva: giuro. Ma pur l'amore è un vento di follia che fugge come sei fuggita tu.
Vento, vento portami via con te, raggiungeremo insieme il firmamento, dove le stelle brilleranno a cento, e senza alcun rimpianto voglio scordarmi un tradimento. Vento, vento portami via con te.
Tu passi lieve come una chimera, vento d'aprile, di primavera. Tu che lontano puoi sfiorarla ancora, dille ch'io l'amo ed il cuor mio l'implora, dille ch'io fremo dalla gelosia solo al pensiero che la baci tu.
Vento, vento portami via con te, tu che consoci tutte le mie pene, dille che ancor le voglio tanto bene. Sotto le stelle chiare forse ritornerà l'amore. Vento, vento portami via con te.
Sotto le stelle chiare forse ritornerà l'amore. Vento, vento portami via con te.
Sussurra il vento come quella sera, perchè non torni, è primavera!
A te, nella luce calda del sole d'or, verrà la paloma bianca del nostro amor. E tu, ripetendo lieta la mia canzon, un di la vedrai posare sul tuo balcon.
Quella paloma svetta nel cielo azzurro con tante cose scritte con un sussurro. Credi a quel suo messaggio come al mio cuore, è la colomba bianca del nostro amore.
A te, nella luce calda del sole d'or, verrà la paloma bianca del nostro amor. E tu, ripetendo lieta la mia canzon, un di la vedrai posare sul tuo balcon.
Se potessi anche tu spiegar l'ali in un volo e tornare al mio cuor triste e solo per non lasciarlo più!
Partivo una mattina co'i' vapore e una bella bambina gli arrivò. Vedendomi la fa: Scusi signore! Perdoni, l'è di' ffiore, sì lo so. Lei torna a casa lieto, ben lo vedo ed un favore piccolo qui chiedo. La porti un bacione a Firenze, che l'è la mia città che in cuore ho sempre qui. La porti un bacione a Firenze, lavoro sol per rivederla un dì.
Son figlia d'emigrante, per questo son distante, lavoro perchè un giorno a casa tornerò. La porti un bacione a Firenze: se la rivedo e' glielo renderò.
Bella bambina! Le ho risposto allora. Il tuo bacione a'ccasa porterò. E per tranquillità sin da quest'ora, in viaggio chiuso a chiave lo terrò. Ma appena giunto a'ccasa te lo mgiuro, il bacio verso i'ccielo andrà sicuro. Io porto il tuo bacio a Firenze che l'è la tua città ed anche l'è di me. Io porto il tuo bacio a Firenze nè mai, giammai potrò scordarmi te.
Sei figlia d'emigrante, per questo sei distante, ma stà sicura un giorno a'ccasa tornerai. Io porto il tuo bacio a Firenze e da Firenze tanti baci avrai.
L'è vera questa storia e se la un fosse la può passar per vera sol perchè, so bene e'lucciconi e quanta tosse gli ha chi distante dalla Patria gli è. Così ogni fiorentino ch'è lontano, vedendoti partir ti dirà piano: La porti un bacione a Firenze; gli è tanto che un ci vò; ci crede? Più un ci stò! La porti un bacione a Firenze; un vedo l'ora quando tornerò. La nostra cittadina graziosa e sì carina, la ci ha tant'anni eppure la un n'invecchia mai. Io porto i bacioni a Firenze di tutti i fiorentini che incontrai.
Nel cuor della Pampa profumata va il suon d'una dolce serenata: tra i fior, canta il gitano alla sua amata la bella canzon, con immensa passion.
"Amapola, dolcissima Amapola, la sfinge del mio cuore sei tu sola; io ti bramo, t'invoco follemente per dirti: "t'amo appassionatamente" Amapola, vaghissima Amapola, la luce dei miei sogni sei per me, deliziosa, armoniosa come il suono della mia mandola! Di gia' spunta l'alba giu' lontano, e ancor canta il misero gitano, lassu', dalla sua amata attende invano un bacio ed un fior, un sospiro d'amor.