Ehi Mario, te li sei scelti col lanternino tra quelli più ostici? Quanto a me, mi è bastata una missione di 15 giorni in Congo (Brazzaville) a fine anni 80 per cancellare + o - l'Africa dal mio atlante. Diciamo che ho avuto la fortuna di bazzicare posti più accoglienti, diciamo così. Almeno lo era l'India fino agli anni 90, o il Buthan e tutti i paesi buddisti. Per non parlare dell'America latina...Perfino in Afghanistan, area Mazar-e-Sharif, da dove viene quella foto con Bigazzi, la gente o ti respinge subito o ti accoglie, ed in questo caso, se non tradisci la loro fiducia, potresti anche dire loro di piantare con i rami sottoterra e le radici in aria, che lo farebbero. Ma difficilmente assumono un atteggiamento di perenne studio della tua persona per tirare a fregarti.
Il lavoro in se era interessante e stimolante, ma forse ho il cuore tenero e così molte volte ho dovuto vedere, impotente, cose per me orribili, che proprio non mi sono piaciute, poi la fatica fisica e l'isolamento altri due aspetti che mi hanno influenzato negativamente; di positivo, facevo il mio lavoro e sinceramente sia con i libici che con i somali mi sono trovato benino, gli antichi romani dicevano: "A Roma vivi da romano altrove come si usa li" è questa è stata la mia difficoltà, ciao Mario
Vorrei che fosse stato un trentino onorario: Norman Borlaug. L'unico agronomo, credo, insignito del premio Nobel per la pace. Ai miei tempi, pre-68, nessuno me ne aveva parlato durante i corsi universitari, eppure è stato il padre della "rivoluzione verde" e, col suo lavoro di miglioramento genetico, ha consentito di nutrire il doppio della popolazione mondiale, rispetto al 1960, fino ai giorni nostri, aumentando di una piccola frazione solamente i terreni coltivati. http://bressanini-lescienze.blogautore. ... -il-mondo/" target="_blank
Hai ragione era un uomo eccezionale, mi dispiace confessarlo ma non ho grande fiducia nell'uomo, ma personaggi come questo mettono in crisi i miei convincimenti e mi danno un po' di ottimismo, saluti, Mario