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Tocca a noi dare gambe alla speranza! 
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I VELENI DEL BEL PAESE

di Don Luigi Ciotti (da Silvae 15/18 Anno VII - Gennaio - Dicembre 2012)

Un malaffare, un intreccio tra criminalità e cattiva politica, che attecchisce ed ingrassa laddove i problemi vengono lasciati marcire e trasformati in emergenza. L'ecomafia dei rifiuti accanto ai danni sanitari, ambientali e d'immagine per tutto il Paese, sta producendo un danno educativo e culturale di notevoli dimensioni. Ci sono strategie di medio e lungo respiro da mettere in atto, culture che vanno pazientemente costruite e promosse, a partire dalle famiglie e dalle scuole.

Un continuo viavai di veleni. Rifiuti di ogni tipo. Tossico nocivi, speciali, urbani. In questi decenni sulle autostrade d'Italia e poi verso le rotte dell'ecomafia è viaggiato di tutto: scorie, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. Non c'è tipologia di rifiuto che possa sfuggire alle mire degli ecocriminali del nostro paese. Anno dopo anno, rotte e metodologie di smaltimento illecito si sono adattate alle esigenze del mercato. Si sono moltiplicate, così, le truffe ai danni dei privati e di enti pubblici. Nascono società di smaltimento strutturate come scatole cinesi, attraverso un vorticoso giro di prestanomi. Gestiscono il trasporto di rifiuti con una documentazione completa e assolutamente inappuntabile, che però non ha niente a che vedere con il reale contenuto dei camion. E prima che qualcuno se ne accorga, spesso la società si è già sciolta. Le inchieste ci raccontano come in questi anni fanghi di origine industriale inquinati da metalli pesanti siano diventati fertilizzanti per terreni agricoli, polveri di abbattimento fumi siano state miscelate con il cemento o utilizzate nelle fornaci per la produzione di laterizi per soffitte e tetti delle abitazioni. Quello che succede sul fronte dei rifiuti è l'esempio più lampante della forza e della pericolosità della criminalità organizzata che opera in Italia: assassinano il territorio, le città, i luoghi e la condizione stessa della vita. Un malaffare, un intreccio tra criminalità e cattiva politica, che attecchisce ed ingrassa laddove i problemi vengono lasciati marcire e trasformati in emergenza. L'ecomafia dei rifiuti accanto ai danni sanitari, ambientali e d'immagine per tutto il Paese, sta producendo un danno educativo e culturale di notevoli dimensioni. Tutti i cittadini e le istituzioni devono essere consapevoli che, quando nel territorio prendono il sopravvento l'illegalità ed il degrado ambientale e sociale, si compromette, spesso fino a vanificarlo, il faticoso lavoro quotidiano che si svolge nelle scuole, per educare cittadini consapevoli, responsabili e rispettosi della respublica. Il problema dei rifiuti non dipende solo dal tallone di ferro imposto al territorio da parte delle organizzazioni criminali. C'è, in generale, una questione di politiche efficaci che devono essere messe in campo, di culture diffuse che occorre promuovere, di una complessiva visione della gestione delle città e dei beni comuni che metta al centro le persone e la loro salute come valore primario, inderogabile. Bisogna ridurre i rifiuti, razionalizzare i consumi, riutilizzare e riciclare, educare a comportamenti responsabili. Ci sono strategie di medio e lungo respiro da mettere in atto, culture che vanno pazientemente costruite e promosse, a partire dalle famiglie e dalle scuole. Nella mancanza di legalità non si sviluppa la cittadinanza, nel vuoto istituzionale non si sviluppa responsabilità, nell'assenza di diritti e doveri è difficile educare. Le tante forme di illegalità che quotidianamente colpiscono i nostri territori, fanno di tutto per tenercene lontani. Come pure provano a "dividerci" dalla verità, dai diritti, dal nostro futuro. La migliore risposta è allora quella di "unire" e "unirci". Di saldare le parole ai fatti, le aspirazioni ai progetti, la memoria all'impegno, la conoscenza alla responsabilità. E trasformare i desideri dell'"io" nelle speranze di tutti. Ecco che la legalità, per non essere anch'essa una parola astratta, non può prescindere dal tema della giustizia sociale, della solidarietà, dell'interculturalità, del rispetto delle fasce deboli, del diritto a una vita dignitosa e decorosa per tutti. E' per questo che la lotta per la legalità non si limita solo alla lotta contro la camorra o la malavita o la delinquenza, ma si estende al malgoverno, alle pastoie burocratiche, alla straordinarietà che genera arretratezza o svilimento delle basi democratiche. Il tema della legalità si accompagna a quello della responsabilità dei cittadini, delle istituzioni delle forze economiche e sociali che devono essere soggetti rispettosi della legalità, ma anche portatori di legalità. L'inefficienza e l'inefficacia delle azioni istituzionali o delle strategie di sviluppo o dei singoli cittadini nel loro agire quotidiano possono essere responsabili anche esse dello sviluppo dell'illegalità. Ogni processo di riqualificazione sociale sostenibile non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini che per vivere nel "loro" territorio devono avere non solo case, servizi, attrezzature, ma anche luoghi in cui riconoscersi e soprattutto devono essere realmente cittadini, in grado di vivere una vita decorosa, una vita normale. Bisogna recuperare e valorizzare il ciclo integrato delle responsabilità. Dare voce alla società civile responsabile ed alle tantissime Amministrazioni comunali virtuose, che operano per il ripristino della legalità e del rispetto del territorio e della salute. Promuovere fiducia nei giovani, per dimostrare che cambiare si può e che un altro Paese non solo è possibile, ma esiste già nelle pratiche scolastiche di qualità, nei centinaia di passi di legalità differenziata diffuse in numerose aree del nostro territorio. Le tante amministrazioni virtuose sono la risposta sostenibile all'insostenibilità delle mafie. Sono le buone pratiche dell'altra Italia, quella meno pubblicizzata, quella che ha meno spazi sui giornali. E che lavora in modo silenzioso. E che funziona. Perché fresca di prospettive, di speranze, di responsabilità, fondate su un impegno vero, tenace e concreto. I tanti comuni italiani che riciclano i loro rifiuti sono esperienze positive che anno dopo anno hanno messo radici e si sono moltiplicati. Sono l'esempio più evidente di un nuovo senso civico, di un senso di identità, di appartenenza e di orgoglio per il proprio territorio, che diventa spazio comune da curare e renderlo fruibile nell'interesse di tutti. Hanno tracciato un percorso che deve contaminare l'intero paese e dove si dimostra che un sistema di relazioni tra istituzioni, imprese ed associazionismo basato su volontà, coerenza, continuità e corresponsabilità produce risultati. Sono comunità che acquistano una dimensione innovativa e si trasformano in operatori socio-economici. Nei nostri territori, nelle nostre città abbiamo sempre più la necessita di una comunità che sia capace di uscire dalla sua autoreferenzialità, che sappia interagire con il territorio, che sia una risorsa ed uno stimolo, che viva nel presente, che tolga l'apatia e sappia risvegliare il senso di appartenenza. C'è necessita che il racconto esca dal privato, si faccia narrazione collettiva in cui persone, cittadini si riconoscono. Queste esperienze sono memoria che viene raccontata, che scende in strada, che incontra la gente. E diventano presidio di legalità. E sostenibilità sociale. C'è un detto arabo che così recita:"spazza davanti all'uscio di casa e la città sarà più pulita". È solo un gesto di speranza. Tocca a noi dare gambe alla speranza.

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15/06/2013, 11:49
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Ce ne dovrebbero essere di più in Italia di Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell'Associazione Libera.

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19/06/2013, 19:30
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Siamo talmente tanto abituati alla "non presenza" dello stato da 60 anni e quindi talmente "individualisti" che nessuno
ti ha nemmeno risposto o commentato... io compreso comunque, anche se ho letto il post appena messo... :oops:

Ciao

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19/06/2013, 23:37
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Beh, anche questo può essere considerato un gesto di speranza: quella che qualcuno legga e che magari si faccia venire qualche dubbio!
Comunque grazie per aver risposto!

Non andiamo da nessuna parte se non inziamo a vedere le cose in altro modo! Crisi vuol dire cambiamento!!
Ciao,
Luca

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20/06/2013, 1:26
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