18/02/2012, 20:35
Maxy... avere a che fare con un teppista è una cosa ..............avere a che fare con certi personaggi è una cosa MOLTO diversa...
18/02/2012, 20:36
nel senso che hai detto bene lo stato non aiuta ...anzi
18/02/2012, 20:39
martu67 ha scritto:Maxy... avere a che fare con un teppista è una cosa ..............avere a che fare con certi personaggi è una cosa MOLTO diversa...
.......................................si,si.....ho detto una mia esperienza
18/02/2012, 22:18
Non mi pare sia possibile accostare e mettere le mafie sullo stesso piano dello stato Una usa violenza l'altra la legge per iniqua che sia.......magari persone che dello stato sono rappresentanti possono usare metodi mafiosi ...ma non lo stato con tutti i suoi torti ..........portella deele ginestre ,reggio emilia e tanti altri ne sono esempio
19/02/2012, 9:35
no,no.....ma volevo dire che il menefreghismo di molti governi a potuto far radicare la mafia e la resa piu forte
....ora non so quanto in piu si poteva fare per il sud con problemi
.............ma sicuramente si puo fare di piu;lo stato chi è.......chi fa le leggi?.....è la politica............i politici si adoperano molto in campagna elettorale,poi?......
io non so cosa anno fatto di importante---lo ammetto--- chi è di quelle zone mi dica cosa l istituzione a fatto per tirar su i giovani,in maniera PRATICA e VERA
..................p.s: non è una provocazione,ma è solo una domanda
19/02/2012, 11:36
il 27 aprile 1981, all'epoca del suo mandato da assessore regionale ai lavori pubblici in Campania, Cirillo venne sequestrato dalle Brigate rosse a Torre del Greco. Il suo sequestro, durato 89 giorni, fu al centro di durissime polemiche: a differenza del sequestro Moro, infatti, la Democrazia Cristiana optò per la trattativa con i terroristi.
La sua liberazione avvenne tramite intrecci mai del tutto chiariti, che videro probabilmente anche la mediazione di Francesco Pazienza, faccendiere legato ai servizi segreti, e Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata: per quella vicenda l'ordinanza del giudice Alemi nel 1988 chiamò in causa anche Antonio Gava.
Il sequestro
È il 27 aprile 1981 quando l’allora assessore all'Urbanistica della Regione Campania Ciro Cirillo viene sequestrato dalle Brigate Rosse. Il commando, composto da cinque persone, spara e uccide l’agente di scorta Luigi Carbone e l’autista Mario Cancello.
Perché Cirillo
Cirillo rimane prigoniero delle Br per ben 89 giorni. Lui stesso racconterà cosa volevano da lui i brigatisti: “Mi tenevano in una casetta di legno all'interno di un appartamento. C'era un lettino e un wc chimico. Ogni sera arrivava il fiorentino, quel Senzani, e cominciava a soffocarmi di domande. C'era stato il terremoto, la Dc mi aveva messo alla testa della commissione tecnica per la ricostruzione e Senzani voleva da me i piani. Dove tieni i piani? Ce li hai a casa? Andiamo a prenderli! Come se i piani fossero già pronti. Che gli dovevo dire? Che io nemmeno volevo fare l'assessore all'urbanistica? Era vero, finii lì controvoglia, a sapere che cosa mi sarebbe successo... Dunque, quello mi interrogava e io rispondevo il meno possibile. Facevo il fesso. Tu, mi diceva Senzani, sei il punto di riferimento di questo regime e io non capivo nemmeno di quale regime parlasse. Mi diceva: noi abbiamo visto che, con l'uccisione di Aldo Moro, non abbiamo avuto il rivolgimento che ci aspettavamo e abbiamo deciso di cambiare area, obiettivo e metodo. Il metodo era di cavare i soldi di un riscatto dal mio sequestro. Cominciarono a chiedermi quanti soldi avessi. Io, di soldi, non avevo poi tanti. Sì e no, una cinquantina di milioni al Banco di Napoli. E gli amici? - mi chiedevano i brigatisti - Quanto ti possono dare gli amici politici, gli amici imprenditori? Ma quali imprenditori, dicevo io....
Tutti a trattare
La linea della fermezza adottata appena tre anni prima per Aldo Moro, nel caso Cirillo non viene neanche presa in considerazione. Cirllo è un fedelissimo di Antonio Gava, leader democristiano più volte ministro. La Campania è una delle regioni più colpite dal terremoto che il 23 novembre 1980 ha fatto tremila morti e devastato, in particolare, l’Iripinia. Bisogna ricostruire e in ballo ci sono appalti miliardari. Le Br catturano il braccio operativo di questa ricostruzione, quello che ha le mani in pasta più di chiunque altro. E allora la Dc decide di trattare.
La mediazione di Cutolo
Mediatore della trattativa è niente meno che Raffaele Cutolo, leader della Nuova Camorra Organizzata, recluso nel carcere di Ascoli Piceno. Per settimane sarà tutto un via vai di agenti del Sisde che chiedono al boss di mediare con i brigatisti, di farsi garante dell’incolumità del prigioniero. Ma da Cutolo non si recano solo agenti dei servizi segreti: si parla di camorristi latitanti, Br e due “uomini politici di livello nazionale”. Cutolo vuole per sé sconti di pena, perizie psichiatriche che gli consentano di uscire presto di galera e vuole anche mettere le mani sulla torta della ricostruzione post terremoto. A sua volta Cutolo offre alle Br armi, denaro e una lista di indirizzi di magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine da ammazzare.
Affare fatto
La trattativa va in porto. A Cutolo viene dato non meno di due miliardi. Alle Br vengono girati un miliardo e 450 milioni, “consegnati” a Giovanni Senzani su un autobus di Roma. Il 24 luglio 1981 le Br rilasciano Cirillo in un palazzo abbandonato di Poggioreale. I soldi provengono da una “colletta” suggerita dallo stesso Cirllo. Suo figlio chiama gli imprenditori amici e chiede loro un contributo per il riscatto. I nomi sono ntoi: Albino Bacci, Bruno Brancaccio, Italo Della Morte, Michele Principe, presidente della Stet. Cirillo racconta di aver detto al figlio di ricordare a tutti i “favori” dispensati nel passato.
Il “secondo sequestro”
Non appena liberato, Cirillo sta per essere portato in ospedale per le dovute cure mediche, quando viene, di fatto, “prelevato” da una volante e portato a casa sua, dove viene istruito sul comportamento da tenere con la stampa.
Lo scoop dell’Unità
Il 16 marzo 1982 l'Unità, organo del Partito comunista, pubblica uno scoop grandioso: per la liberazione di Cirillo erano stati coinvolti servizi segreti e camorra Cutolo. La notizia è vera, ma si basa su un documento falso, che attesterebbe che il ministro Scotti e il sottosegretario Patriarca sarebbero stati nel carcere di Ascoli a trattare con Cutolo. La falsità del documento costa la testa del direttore Claudio Petruccioli (attuale presidente della Rai) e l'arresto della giornalista Marina Maresca.
Comincia la mattanza
Liberato Cirillo, comincia un’autentica carneficina. I clan rivali di Cutolo si sentono scavalcati dal patto tra politica e Nuova Camorra Organizzata e scatenano la guerra. In un paio d’anni i morti saranno oltre duemila. Le Br – su commissione della camorra – uccidono il capo della Mobile di Napoli Antonio Ammaturo e il suo autista Pasquale Paola (luglio 1982). Nel 1983 ammazzano Raffaele Delcogliano, assessore campano alla formazione professionale e il suo autista Aldo Iermano. Poi assaltano due caserme dell'Esercito, uccidendo il soldato di leva Antonio Palumbo e gli agenti di polizia Antonio Bandiera e Mario De Marco. I soldi del sequestro servono a versare altro sangue. Ad uno ad uno muoiono anche – in attentati, suicidi, e strani incidenti - tutti i protagonisti della trattativa.
Le indagini di Alemi
Nonostante tutto, la verità comincia a venire a galla. Il 28 luglio 1988 il giudice istruttore Carlo Alemi deposita l’ordinanza di rinvio a giudizio. Indica come registi della trattativa Antonio Gava, Flaminio Piccoli, Vincenzo Scotti e il faccendiere Francesco Pazienza. Scrive: “Il caso Cirillo è una vicenda in cui sono intervenuti i servizi segreti, i camorristi e alcuni politici democristiani. Non voglio dire la Democrazia cristiana ma alcuni suoi uomini di spicco. Naturalmente non ho riscontrato comportamenti che implicassero estremi di reato”. Da tenere presente che Gava è allora ministro degli Interni. L’allora presidente del Consiglio Ciriaco De Mita dichiara: Alemi è un giudice che si è posto fuori del circuito istituzionale”. La sentenza dirà poi che “è impossibile accertare la verità”.(antonello sacchetti)
QUESTO E' STATO LO STATO