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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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e comunque, fino a che avremo di fronte gente che spende tre euro per un litro di olio, e ne spende cinque per una suoneria del cellulare penso che ci sia poco da fare... A me alcuni Gas offrono 60 cent al chilo per verdure che i negozianti al dettaglio mi pagano volentieri un euro e 40 al kg, evidentemente il negoziante lo rivende con profitto. Cosa puoi dire ad uno che ti offre certe cifre? " torna a pascolare la tua auto nel parcheggio dell'esselunga e lasciami campare in pace"..
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25/09/2009, 18:38 |
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grintosauro
Iscritto il: 01/01/2009, 8:57 Messaggi: 21981 Località: chieri (torino)
Formazione: agrotecnico specilizzazione zootecnica da carne
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e che dire sul lato carne , ti offrono meno dei commercianti , che aloro volta vendono ai macellatori che a loro volta rivendono sezionato ai macellai.
non puoi dare del piemontese o incroci di forma, garronesi , al prezzo dei charoolais o simmenthal...
_________________ Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.
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25/09/2009, 18:40 |
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grintosauro
Iscritto il: 01/01/2009, 8:57 Messaggi: 21981 Località: chieri (torino)
Formazione: agrotecnico specilizzazione zootecnica da carne
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sono d'accordo con raviolo , sul fatto che dobbiamo pensare a vie di vendite diverse.
io purtroppo nn ho la possibilita di girare e vedere gli altri mercati.
ma quel poco che so d'oltreoceano , me le detto la locale associazione allevatori, e cioe che li i prodotti alimentari sono confeziuonati dagli agricoltori
_________________ Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.
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25/09/2009, 18:45 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10200
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paolo Cita: Perchè molti fanno i contadini come secondo lavoro???? Perche un ettaro di terreno agricolo costa anche 40000 euro??? Perchè trattori/e da 300 cavalli per 60 ha di terreno??? Perchè tutti diventano contadini/commercianti e non coferiscono alle cooperative o simili???? nn solo ci sono tanti contadini secondomestieristi ma ci sono anche tanti braccianti iscritti nei registri che nn sono tali. la terra costa xchè nn c'è mai stata una seria politica dell'agricoltura.Si è sempre proceduto in base allo sperpero ed i fondi pubblici e comunitari nn sono stati utilizzati per favorire la creazione di imprese agricole di adeguate dimensioni o l'aggragazione aziendale.Inoltre specie al sud la frammentazione conseguente a divisioni ereditarie è diventata una cosa ridicola. Per i trattori per quello che conosco nelle mie aree vi è anche una "fissazione" dell'agricoltore.Aziende collinari di 10-15 ha hanno 1 o 2 cingolati ed un gommato, molto ma molto spesso acquistati con por,pop, etc e quindi soldi sprecati Per l'ultima risposta dovrebbero essere gli agricoltori presenti sul forum a dirci qualcosa ma senza risposte sintetiche e intuibili. In ultimo ma quale zuccherificio al sud è stato salvato?forse quello del Molise?ricordo che era già defunto
_________________ I
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25/09/2009, 19:47 |
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ricky75
Iscritto il: 03/04/2009, 12:29 Messaggi: 1207 Località: grantola (varese)
Formazione: licenza media
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allora secondo me una buona parte di giovani che fanno gli agricoltori lo fanno perchè seguono i genitori,e sopratutto perchè hanno una gran passione per le macchine agricole e i trattori in particolare, dunque più grosso è meglio è. in questi casi la eccessiva "meccanizzazione"dell'azienda porta al fallimento o quasi. poi sull'aspetto commercializzazione del prodotto, molte volte i "vecchi",abituati a fare solo la quantità (vedi il detto "riempi il frigo e poi prendi quello che ti danno)non riescono a cambiare mentalità e i giovani non hanno nessuna voglia di assumersi responsabilità,basta fare quuante più ore possibile sul trattore. un idea banale che ho già lanciato forse su questo forum: ma se i produttori di latte in italia sono circa 40000 e mettessero 1000€ a testa per un progetto comune,non sarebbe già un buon inizio? e soprattutto un segnale forte all'industria e alla GDO? lo stesso ragionamento vale per ogni comparto produttivo. poi, se la GDO ha i suoi stabilimenti di lavorazione del prodotto (non è vero, fa fare tutto da terzi), noi dovremmo lavorare il nostro prodotto tramite UNA associazione di produttori e venderlo alla GDO, se lo vuole al nostro prezzo. e se non lo vuole? per loro sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi,blufferanno un pò,ma alla fine....
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25/09/2009, 21:25 |
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eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10200
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Luciano Trentini: non sono piu' solo offerta e domanda a regolare il mercato dell'ortofrutta
Qui di seguito, il parere di Luciano Trentini, direttore CSO - Centro Servizi Ortofrutticoli.
1) La situazione attuale dell’ortofrutticoltura presenta luci ed ombre. Quali rimedi
I produttori di frutta ed ortaggi ricorderanno il 2009 come una delle più difficili dell'ultimo decennio, nel quale i prezzi pagati dal mercato non hanno consentito di remunerare i costi di produzione né ai produttori, né a coloro che hanno confezionano il prodotto. Tutte le produzioni estive hanno risentito negativamente di questo andamento di mercato negativo, è il caso delle fragole, dei meloni, del pomodoro da mensa, delle patate ecc.
Le produzioni maggiormente penalizzate però sono quelle altamente deperibili, ad esempio le pesche e le nettarine che, pur in presenza di un modesto surplus produttivo, hanno registrato prezzi inferiori del 50% rispetto al costo di produzione. Le cause di questa situazione di mercato sono molteplici, in particolare una maggior quantità di prodotto disponibile sul mercato per un effetto delle alte temperature, che hanno concentrato la raccolta di alcune varietà un un lasso di tempo più breve.
Tra gli altri fattori di pressione sui prezzi, la crisi economica, che spinge i consumatori a ridurre la spesa per i beni che non sono di prima necessità e la forte azione al ribasso esercitata dalla GDO sul sistema produttivo, anche in condizioni ordinarie di produzione. Un segnale quest'ultimo che consente di affermare che in questi ultimi anni non sono più la domanda e l'offerta a regolare il prezzo di mercato, ma nuove logiche commerciali che consentono di fare leva sul prezzo, con ciò però penalizzando pesantemente l'impresa agricola.
Trovare il rimedio non è per niente semplice, anche se alcune azioni possono essere studiate o messe in atto per ridurre i rischi che ricadono sui produttori. E' il caso di alcuni aggiustamenti al sistema di prevenzione e gestione della crisi prevista dai vigenti regolamenti comunitari sulla Organizzazione Comune di Mercato (OCM).
Si può lavorare a favorire un miglior rapporto con l'industria di trasformazione e costituire una "cassa di resistenza", che permetta alla OP di intervenire in modo organizzato, ritirando dal mercato il prodotto eccedentario con l'obiettivo di riequilibrare il mercato.
Inoltre è necessario favorire l'esportazione dei prodotti ortofrutticoli nei paesi terzi, garantendo le imprese dai rischi di insolvenza attraverso una assicurazione dei crediti. Queste sono alcune delle azioni che l'Areflh, Assemblea delle Regioni Ortofrutticole Europee sta studiando per ridare fiato alla economia ortofrutticola europea.
2) Macfrut è sicuramente un momento in cui ci si può incontrare e fare il punto della situazione, con indicazioni e suggerimenti per indirizzare il settore verso una "navigazione" più tranquilla.
Macfrut è sicuramente un momento di confronto importante in cui gli operatori italiani e molti stranieri si confrontano e programmano per il futuro. Quest'anno l'inaugurazione di Macfut sarà anticipata da un importante appuntamento organizzato dal CSO insieme alla Regione Emilia-Romagna e a Cesena Fiere: il Primo Summir Europeo dell'Ortofrutta, che vede insieme i principali attori della filiera ortofrutticola europea confrontarsi per ricercare insieme soluzioni commerciali che in futuro dovranno creando nuove opportunità, al fine di garantire maggiore tranquillità al sistema. Si discuteranno i risultati ottenuti dalla commercializzazione della frutta estiva, è il caso delle fragole, delle pesche e nettarine ma anche di cosa si potrà prevedere per produzioni autunnali come mele, pere e kiwi.
Oggi dobbiamo credere ad una edizione Macfrut rinnovata che, puntando alla innovazione di prodotto e di processo, consenta ai visitatori di ricercare quelle nuove soluzioni tecniche in grado di garantire ai consumatori prodotti sempre più sicuri e prezzi competitivi.
Oggi più che mai l'Europa ha bisogno di aumentare le proprie esportazioni verso nuovi mercati e la presenza dei numerosi operatori stranieri, in particolare quelli dei paesi dell'est europeo consentirà di avviare nuove e proficue collaborazioni commerciali. Si deve però anche puntare a rilanciare i consumi, diminuiti in maniera consistente a partire dagli anni 2000.
Vorrei ricordare come, a partire da questo anno scolastico, decollerà il progetto Fruit School Scheme che, per confermare quanto dicevo prima, vuole rilanciare il consumo consapevole di frutta e verdura presso i giovani consumatori, promuovendo la conoscenza dei benefici per la salute e le potenzialità di questi prodotti nella prevenzione di importanti patologie.
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25/09/2009, 21:58 |
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PALLINOF
Iscritto il: 13/12/2008, 18:14 Messaggi: 617 Località: Bevagna (PG)
Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Se la situazione dell'ortofrutta si è ulteriormente aggravata, non credo che siano efficaci gli stessi rimedi usati nel passato per eliminare l'eccesso di produzione in alcuni periodi. L'economia si è sviluppata enoememente , in questi ultimi 30 anni, sull'incremento del valore aggiunto al prodotto. Ne è la prova la tassa principale tassa dei paesi europei l' IVA. Il valore aggiunto ai prodotti ortofrutticoli ha permesso al consumatore di riempire il proprio carrello della spesa con frutta e ortaggi diversi in ogni periodo dell'anno confezionata nei modi più diversi tanto da far scomparire il valore del prodotto stesso. Ho seguito la fiera di Cesena fin dalle prime edizioni e ho notato un crescita continua dei macchinari per la cernita, calibratura e confezionamento prodotti accompagnata dall'industria degli imballaggi a discapito delle ditte sementiere e associazioni di promozione dei prodotti locali. Spero, comunque, di poter partecipare anche quest'anno. Buona giornata.
_________________ “ Prima di Giove non v’erano contadini che coltivassero la terra, né era lecito delimitare i campi tracciando confini: tutto era in comune e la terra, senza che le fosse richiesto, produceva spontaneamente e con generosità ogni cosa.” Virgilio.
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28/09/2009, 8:31 |
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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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beh Pallinof, se partiamo dal presupposto che si coltiva per vendere e non per autosussistenza secondo me bisogna prendere la questione da un altro punto di vista. Trattiamo merce ultradeperibile , con picchi locali di sovraproduzione e di carenza molto pronunciati. La domanda, per contro, e praticamente costante e la richiesta e' quella di un prodotto ,uniforme,economico,e facile da utilizzare/movimentare.La qualita' organolettica non e' piu' percepita come valore fondamentale ma l'aspetto e la dimensione sono apprezzati. Bisogna accettare il fatto che il VERO VALORE AGGIUNTO e' la capacita' di aderire a queste caratteristiche. La GDO implementa una struttura in grado di RISOLVERE il problema fondamentale della distribuzione.Per farlo utilizza strutture estremamente costose, ma nessuno di quelli che si lamentano ha mai provato a fare il conto del ROI di un grande magazzino?. Nel nostro caso e' evidente che la variabilita' della produzione espone il PICCOLO PRODUTTORE a prezzi incostanti e spesso non remunerativi. Eugenio giustamente cita il fatto che,apparentemente, la legge della domanda e dell'offerta non siano piu' la regola base per la definizione del prezzo. A me pare invece che lo siano TROPPO. Infatti la domanda e' costante e distribuita , l'offerta localizzata , in alcuni periodi scarsa ein altri sovrabbondante. Il prezzo al produttore riflette questa discrepanza. La GDO approfitta (assumendosene i costi ed i profitti) ed ammortizza questo squilibrio stabilizzando offerta e prezzo al consumo. Soluzione possibile? a mio modo di vedere una e' quella di incominciare a realizzare catene produttive industriali di dimensioni adeguate alla richiesta della gdo ed in grado di fornire prodotto costante e uniforme come qualita' (megaserre,megaallevamenti et similia). L'altra e' quella di stimolare la domanda alla ricerca di un prodotto con caratteristiche diverse e prezzi diversi da quella della GDO. In entrambi i casi ,per la maggior parte,si tratta di ristrutturare aziende agricole che oramai sono obsolete per competere sul mercato. Temo infatti che i costi da sopportare per potersi adeguare al cambiamento del mercato siano analoghi a quelli sopportati dalla GDO per costruire dal nulla la loro rete di distribuzione.
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28/09/2009, 12:19 |
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paolo
Iscritto il: 13/10/2008, 20:03 Messaggi: 1016 Località: dove mi pare
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per pallino: pallino mi scuso con te se sarò ripetitivo, ma non puoi tirare fuori ogni volta il discorso della tua esperianza su Ortaggi Fatti in una zona NON vocata.............. un conto l'orto per autoproduzione un'altro produrre per vendere, repetita iuvant lo so ,ma cosi si da dei "scemi "ai lettori.... come dire che io in Abruzzo con temperature invernali di -20 mi metto a produrre cocomeri in pieno campo...... tutto è fattibile,ma non per poi venderlo.
I problemi sono strutturali e culturali come ha scritto bene Raviolo, Raviolo ha scritto: <<In entrambi i casi ,per la maggior parte,si tratta di ristrutturare aziende agricole che oramai sono obsolete per competere sul mercato. Temo infatti che i costi da sopportare per potersi adeguare al cambiamento del mercato siano analoghi a quelli sopportati dalla GDO per costruire dal nulla la loro rete di distribuzione>>
ristrutturare le aziende certo ma come lo facciamo??? e chi le conduce??, inoltre si ricrea il latifondo con altri problemi e chi ha il potere economico di acquistare il terreno cioè cosi tanto terreno. Le Gdo non tutte partono da ZERO molto sono derivate pubbliche della vecchia IRI ed altre sono Cooperative che non pagano a pieno le tasse (non perchè evadono, ma in quanto cooperative anceh se adesso le cose stanno cambiando, ma anni passati hanno avuto molte agevolazioni) Ovvio anche gli agricoltori non sono stichi di santo anche loro pagano le tasse per modo di dire..... e hanno sputtanato soldi pubblici per farsi i comodi loro, non utilizzando a pieno soldi per i progetti veri.... Quanti capannoni con sopra la casa ecc ecc.... , anche qui le cose stanno cambiando bene.............. perchè i nuovi agricoltori devono pagare per errori fatti da altri????
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28/09/2009, 14:24 |
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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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mah,Non ho soluzioni preconfezionate in tasca, sto tentando di ragionare e di chiarirmi le idee.Credo che giunti a questo punto si debba decidere da che parte stare. O si sta nel piccolo,di altissima qualita' e si vende il prodotto a prezzi da capogiro (e funziona, c'e' chi ci riesce bene). Oppure si intraprende la via della grande produzione (anche nel grande vedo esempi che funzionano bene). Diversamente credo si sara' costretti ad un lungo stillicidio ed infine ad una chiusura per sfinimento.Credo che i dieci /venti ettari siano una dimensione oramai anacronistica. La dimensione di una azienda europea sembra dover essere molto superiore. Inutile nascondersi dietro ad un dito, o arriviamo in qualche modo (consorzi,associazioni,etc..) a raggruppare mezzi e risorse. Oppure vedo la fame(chiaro che il discorso non vale per prodotti particolari ultraselezionati).Mica pensiamo di vendere il mais coltivato su campetti da due ettari allo stesso prezzo di quello di importazione?. Io seguo un po' la nocciola, produco tonda e gentile molto alta come qualita'. Il prezzo medio ad oggi e' di 200 euro quintale. In Piemonte abbiamo 2700 ettari a nocciolo,I nostri amici della Ferrero (per non fare nomi),secondo consumatore mondiale, hanno impiantato in Cile 500 ettari a noccioli. Non sono ancora a regime.. ma quando lo saranno che succedera?? dove andra' il prezzo?. Sono queste le realta' con cui ci si deve confrontare.
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28/09/2009, 15:05 |
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