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Opinioni sull'agricoltura contemporanea convenzionale 
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Muflix, ti posso chiedere quanti anni hai :?:


28/08/2010, 18:17
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La questione secondo me non è quella di fare il bottegaio piuttosto che il contadino, ma è quella di impostare un lavoro che sia entrambe le cose: ricky75 è coadiuvato dal padre, e assieme si dividono l'onere/onore della vendita, e sicuramente (anche se in due) ci guadagnano di più (TENENDO CONTO DELLO SBATTIMENTO) che di conferire le loro bestie da macellare al grossista.
Per i 300kg di raviolo, posso magari suggerire di collaborare con altri produttori di verdure bio, o magari di costituire un consorzio o una cooperativa (o al limite un'associazione).
Qui da noi c'è chi lo fa,creando una rete con i vari GAS, e vedo che oltre alla tanta frutta e verdura producono pure miele, olio e vino.
C'è poi il pastore che vende il formaggio, e l'azienda che fa le marmellate..e vedo che campano.
Continuo a credere fortemente che sia possibile: ragionandoci su potresti trovare altri agricoltori (o magari spingerli tu a seguirti) che possano condividere l'onere/onore della vendita, appunto..magari con un punto vendita in comune.


29/08/2010, 0:26
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mah, Boccio in partenza tutte le vie che propongono un punto vendita (associato o no).
Se devo pensare ad un punto vendita devo essere in regola e devo pure sottostare a tutta la normativa del punto vendita, vetrine, sicurezza etc.
Beh allora tanto vale aprire un negozio, in piu se per farlo devo pure associarmi ho una ulteriore struttura,contabilita' da gestire.
Non posso pensare di esporre un capitale come una cascina con trattori e terreni al rischio di trovarmi domani qualcuno che mi contesta la mia procedura di vendita. ragazzi i rischi son grossi, quando vendete senza controlli ,vi state giocando la cascina.
Di fatto i negozi stan chiudendo, figuriamoci un negozio gestito part time. Li si che i costi mi accoppano.
Io VOGLIO fare il contadino. Se devfo fare il commerciante allora mi conviene aprire un negozio di telefonia o una gelateria, che a pari investimento rendono quattro volte tanto.
Il discorso finisce li.

Ultima riflessione...ma non prendetela come provocazione.
Portiamo l'esempio della natura che si autoregola, diciamo che dovremmo coltivare in modo naturale.
C'e' una contraddizione di fondo, la natura si regola attraverso ad una selezione spietata, sopravvive chi resiste e chi accoppa gli altri. Provate a seminare insalata sotto ad un noce o ad una quercia.
Allora, prendiamo atto del fatto che facciamo parte della natura e che e' in corso un processo per spegnere l'agricoltura (perlomeno in Italia). Noi siamo l'erba, e qualcuno ci sta ripetutamente spruzzando roundup addosso.
Insomma, a mio avviso , non e' tentando di fare concorrenza al LIDL o all'esselunga che si vince la partita.
Resto comunque sempre d'accordo che le eccellenze rendono bene e fanno un mare di soldi.
Parlando di vino pero', vedo che i vignaioli stanno chiedendo licenza per distillare la vendemmia 2009 che al momento e' pressoche invenduta nelle cantine.. vorra' ben dire qualcosa? A me pare che il mercato stia fragorosamente suggerendoci qualcosa.

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29/08/2010, 11:34
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Penso che anche in questo campo non ci sia un'unica soluzione. Moltissime sono le variabili.
Chi ha un'azienda posta in zona strategica, può sicuramente puntare sulla vendita diretta al cliente o turista di passaggio.
Altra opportunità è data dall'agriturismo, fattoria didattica, ecc. Ci sono molti esempi di seri agritur che integrano benissimo il reddito, anche con la vendita di loro prodotti e di prodotti di aziende associate. Anche la vendita a distanza può essere in alcuni casi un'opportunità interessante. O i mercati dei contadini (farmer market), la partecipazione a mostre e manifestazioni.
Insomma, ci vuole fantasia. Comunque anche negli altri settori le cose si sono molto complicate nei ultimi 10 anni...
Marco

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29/08/2010, 13:00
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ma naturalmente Marco. Se sei piazzato al col di Nava sulla provinciale, ovviamente conviene mettere un banchetto il sabato e la domenica e vendere ai torinesi che scendono al mare.
Il discorso cambia se sei in aperta campagna e non hai accesso a strade di grande scorrimento.
Comunque non vorrei dare l'impressione di lamentarmi, sto solo ragionando per chiarirmi le idee. :)

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29/08/2010, 13:24
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raviolo ha scritto:
Portiamo l'esempio della natura che si autoregola, diciamo che dovremmo coltivare in modo naturale.
C'e' una contraddizione di fondo, la natura si regola attraverso ad una selezione spietata, sopravvive chi resiste e chi accoppa gli altri. Provate a seminare insalata sotto ad un noce o ad una quercia.

ecco uno spunto.
volendo fare le pulci al sistema produttivo "naturale",ma chi fà l'agricoltura pretendendo di essere naturale,allora se vuol seguire la natura,non dovrebbe neppure irrigare,ma aspettare i temporali.
in fondo in fondo,l'uomo se vuol sopravvivere (e perchè no guadagnare qualcosa)deve comunque metterci mano e migliorare le situazioni di partenza.
per quanto riguarda lo spaccio,sono davvero tante le variabili, disponibilità di manodopera (possibilmente famliare),ubicazione,strutture aziendali,tipologia di prodotto da vendere,e non ultimo la capacità e la voglia di relazionarsi con la gente.
PS:abbiamo perso di vista lo spunto iniziale delle calorie consumate-prodotte :)


29/08/2010, 13:46
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Ma no Ricky75 che non lo abbiamo perso...
credo che tutto questo discorso possa essere collegato anche a quel ragionamento specifico.
Non sono in accordo sul discorso delle irrigazioni (perlomeno in parte): io le coltivazioni arboree di ogni genere NON le annaffio mai (neanche ho la possibilità di farlo)...eppure uva, olive e (sopratutto) frutta e castagne non mi sono mai mancate.
naturalmente l'andamento stagionale stabilisce la produzione, ma è proprio quello che dico io sin dall'inizio.
Cerco di "trattenere" eventuali attacchi di malattie varie con metodi usati secoli fa (zolfo e rame)..MA SEMPRE con morigeratezza...sempre, e quando possibile li evito a prescindere.
Per le colture erbacee come prati e pascoli IDEM, non annaffio e non faccio alcun tipo di trattamento..niente di niente.
Cerealicole non ne faccio (oppure solo poche per gli animali) e l' IDEM...niente di niente.
Per le orticole il discorso è sinceramente un pò più complicato.
Prima di tutto coltivo solo cultivar tradizionali e autoctone (e ogni regione ne ha molte): questo mi permette di acquisire quella rusticità che mi limita nell'irrigazione ed in eventuali concimazioni (sempre e solo organiche...per carità).
Utilizzo acqua piovana debitamente recuperata da tutti i tetti e tettucci dell'azienda: questa acqua viene raccolta in grosse cisterne di recupero (si parla di svariati metri cubi).
Ho una fonte che butta acqua per tutto l'anno, ma siccome è distante da casa cerco di limitare i "viaggi" di carico, combinandoli ad altri viaggi in loco: in questo modo non vado mai apposta alla fonte per prendere l'acqua, ma con un viaggio svolgo sempre più servizi in modo da "consumare ed inquinare" il meno possibile.
Tutte le pratiche colturali dell'orto sono di tipo manuale, se non sporadiche lavorazioni con motocoltivatore.
L'orto produce per la mia famiglia (compresa quella dei miei genitori), per gli animali (zucche da foraggio, mais, radicchi vari), per la vendita. In più recupero semi per l'orto dell'anno successivo.
La frutta per uso familiare viene consumata fresca e conservata in vario modo (sott'olio, sotto vuoto, in salamoia, sotto aceto, essiccata e congelata) a seconda della cultivar interessata.
Ho comprato un congelatore che consuma meno della tv ;) :D , e a breve ci appresteremo a fare un mini eolico aziendale: sfrutto così la risorsa vento che abbonda al podere dove abito.
Dedico sicuramente molto tempo a tutto questo, ma ne traggo grandissimi vantaggi...ed ho il tempo per svolgere tutti gli altri lavori dell'azienda, e molto spesso da solo.
Naturalmente devo mantenere la produzione entro una certa quantità altrimenti non ce la farei...ma è proprio quello che dico dall'inizio. Sostenibilità del lavoro.
Io mica faccio l'ortolano...oppure il venditore...oppure il boscaiolo...oppure l'allevatore: sono agricoltore, e faccio un pò di tutto limitatamente alle mie possibilità, cercando di avere quantità gestibili ma qualità eccelse.

Sicuramente quanti abbiano 20 ettari di orticole non possono fare come faccio io (mica son scemo del tutto :o ;) :D ), ma potrebbero puntare su prodotti più naturali (meno artefatti dall'uomo).

e poi non è vero che il naturale è senza irrigazione...questa proprio non l'avevo mai sentita dire da nessuno. :shock:
L'uomo, da quando è agricoltore (quindi da sempre) ha sempre irrigato.
MAGARI si deve dare un occhio a quanto consumo abbiamo per irrigare...quello si.
MAGARI a quanto sfruttiamo le falde...quello si.
MAGARI a recuperare quanta più acqua possibile anche dalle pioggie...quello si.

Comunque raviolo, a mio parere non ti stai lamentando, e rendi questa discussione molto interessante (e ti ringrazio per questo). ;) :)


29/08/2010, 18:30
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Più che fantasia credo sia necessario ragionare seriamente avendo alle spalle buone conoscenze di agronomia che la scuola dovrebbe offrire. Ma se gli insegnanti di scuole tecniche non hai mai svolto la professione, allora dobbiamo rassegnarci.
La vendita diretta non deve aumentare i costi aziendali, ma dovrebbe essere supportata da interventi pubblici come mercati rionali o altre strutture che per mettano il contatto tra la produzione e il consumo.
Ho conosciuto personalmente vecchi ortolani che, con modeste superfici (5000 mq) in prossimità di un centro urbano di appena 40000 abitanti, anni '60), hanno tirato su la famiglia permettendo ai figli di studiare (università) si sono costruiti una casa e acquistato qualche appartamento.
Poi, con la mobilità delle merci, è arrivata la crisi e la fortuna dei grossisti che viaggiavano in porce e ferrari.
Ma dopo i grossisti è arrivata la grande distribuzione che ha appiedato i grossisti costretti a girare in bicicletta.
Tutto questo non per scelte ideologiche ma per convenienza e forse oggi si stanno aprendo nuove opportunità se la politica prestasse più attenzione a chi lavora seriamente e in modo onesto.
Attenzione, i vecchi ortolani sopraddetti pur riuscendo a scrivere a malapena, possedevano una notevole professionalità pratica che gli permetteva di portare al mercato ottime e costanti produzioni frutto di un intenso lavoro di programmazione delle semine e delle colture.

Buona giornata a tutti.

_________________
“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


30/08/2010, 9:08
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PALLINOF ha scritto:
Più che fantasia credo sia necessario ragionare seriamente avendo alle spalle buone conoscenze di agronomia che la scuola dovrebbe offrire. Ma se gli insegnanti di scuole tecniche non hai mai svolto la professione, allora dobbiamo rassegnarci.
...


Caro Pallinof,
non so che lavoro tu faccia e quale sia il tuo titolo di studio (anche perchè sotto la tua foto compare scritto uno strano "Lurea Scienze Agrarie"). Permettimi di intervenire, non per difendere la categoria alla quale orgogliosamente appartengo dal 1984, ma per dire alcune cose sul mondo della scuola.
Come in tutti i settori, anche tra i docenti ci sono quelli incapaci e i fannulloni, ma ce ne sono tanti che lo fanno con passione e competenza. L'istruzione agraria negli ultimi decenni (sia quella tecnica che quella professionale) è profondamente cambiata perchè diverse sono le esigenze della società e diverse le richieste del mondo del lavoro.
Certamente si può e si deve migliorare la scuola, ad esempio favorendo il contatto con il modo del lavoro, ma il livello non è poi così basso come credi tu.
Marco Salvaterra
Docente di Estimo presso l'Istituto Tecnico Agrario di Firenze

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30/08/2010, 9:28
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ragazzi gli anni sessanta non sono gli anni 2000.
Negli anni sessanta chiunque si fosse messo a produrre con la pazienza e la cura tipica del contadino, che so , rondelle piuttosto che bulloni avrebbe tirato su "l'aziendina" con 30 dipendenti.
Il mondo e' cambiato. Progetto alta tecnologia oramai da piu di 30 anni.Conosco bene l'argomento per averlo vissuto dal di dentro. Gli ultimi venti anni sono stai impressionanti, il mondo e' cambiato troppo velocemente ed e' stata una vera esplosione incontrollata.
NON SI PUO' ANALIZZARE LA SITUAZIONE CON IL METRO DI IERI e' cambiato tutto ed e' cambiato con una forza travolgente.
Mestieri sono scomparsi e ne son nati altri. Il mondo si e' unito, e' diventato piccolo (lo si gira ormai in 24 ore con quattro soldi) ma nello stesso tempo il mondo si e' diviso, e le fratture son diventate distanze incommensurabili.
Parliamo di antiche varieta' di grano?... bene, ma non dobbiamo dimenticare che solo da pochissimi anni il prezzo del grano non e' piu determinato dalla legge della domanda offerta, e neppure da quella del migliore offerente. Esistono oramai strumenti finanziari che "lavorano" il grano e strumenti ancora piu sofisticati che si innestano su questi in modo da operare gia al secondo o terzo livello. Si chiamano Futures e CDS e ancora c'e' chi specula su strumenti ancora piu sofisticati che del grano hanno solo piu il nome, ma neppure un chicco. Beh il nostro prezzo e' determinato da un numero su di una rete di calcolatori. Ed i profitti sono immensamente maggiori e piu rapidi.
Allora svegliamoci, guardiamo il mondo... il mondo e' cambiato. E' gia molto piu avanti di quel che vediamo. (avanti non vuole dire meglio). Bisogna dare delle risposte, ma non possono essere risposte a domande vecchie. Bisogna guardare e soprattutto VEDERE.

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Ultima modifica di raviolo il 30/08/2010, 10:30, modificato 1 volta in totale.



30/08/2010, 10:25
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