Vi leggo con piacere, e non mi lascio prendere dallo sconforto.
Vorrei sottolineare un passaggio...
ci vuole buonsenso nelle cose. esalta pure ciò che sostieni però senza buttare merda contro ciò che non ti garba...
..e da qui partirei con il mio PERSONALISSIMO, OPINABILISSIMO...ma anche SACROSANTISSIMO ragionamento.
Il Buonsenso...
...potremmo partire da cosa ci possa dire il buonsenso: ci siamo ritrovati ad avere impostato tutta la nostra agricoltura sui contributi, PSR, Pac e compagnia bella..e questo è stato il primo grande passo verso il baratro (sempre a mio avviso, per carità).
Studiavo all'agrario, ed il colza imperversava nelle nostre campagne (nonostante la maggior parte degli agricoltori ignorasse pure il suo utilizzo e la sua origine)...e tutto questo per il contributo.
Ci si recava presso l'associazione di categoria per chiedere "cosa si dovesse mettere" per avere il maggiore contributo, e si continuava a comprare i mangimi per i nostri animali presso il consorzio o la cooperativa di turno.
Questo specifico passo per me non ha un benchè minimo sussurro di Buon senso...e pensare che migliaia e migliaia di agricoltori lo hanno fatto (e continuano a farlo).
Allora, il Buonsenso mi dice che magari nei miei terreni semino quello che mi occorre (intanto), e che cerco di realizzare un cerchio più chiuso nelle colture-consumo aziendale.
Il fatto di coltivare per il contributo mi ha portato a scegliere di non richiedere contributi (ho platealmente rinunciato al premio di primo insediamento...ma ne parlertò un'altra volta), e ritengo sbagliata (sempre a mio modestissimo parere) la struttura stessa del contributo in agricoltura.
Detto questo, il Buonsenso assumerebbe già una forma diversa: fare agricoltura per noi (in primis), e puntare a ridurre le spese e avere massima coscienza di cosa produciamo.
Poi...
esaltare ciò in cui si crede è più che sacrosanto, visto che qui parliamo di scelte di vita radicali.
Io ho 32 anni (tanto per continuare a parlare di me e mettere in piazza il mio personale), e ho una famiglia a cui badare...ho delle responsabilità, e non credo certo di essere uno sprovveduto o il primo ignorante di turno: se ho fatto un passo è perchè ho trascorso quasi 10 anni a progettarlo...dieci lunghi anni in cui ho mangiato letteralmente pane e merda (prima come dipendente, poi come contratto di collaborazione ed in fine come artigiano) per riuscire a partire con il mio progetto (progetto su cui lavoro dall'età di 15 anni).
Ho una moglie che lavora in agricoltura (è CD nell'azienda della sua famiglia), e da quell'azienda ci campano i suoceri, 4 figli, e i soci di mia moglie (soci finanziatori): come già ho detto nessuno ha il ferrari, eppure svolgono vite più che dignitose.
Io sono CD nell'azienda in affitto (azienda che ho più volte descritto anche nei minimi particolari...), e attualmente stò lavorando per riuscire proprio in quello che dite voi...
se non tiri fuori da quello che coltivi almeno 10mila euro anno netti..altro che cambiare trattore , non potrai cambiare le scarpe bucate ai figli, non potrai mandarli a scuola.
Vendita dell'olio (in regola), vendita di animali (suini, caprini) in regola, vendita del legname (in regola), vendita delle castagne (in regola) e vendita degli ortaggi (in regola)...e neanche parlo del "non in regola" visto che punto proprio a vivere solo con prodotti regolarmente venduti.
Le mie spese fisse annuali: inail, inps, associazione di categorie, registrazione igp del castagneto, registrazione del vigneto, affitto agricolo, altre imposte. Un totale di 3500€ annui fissi (più tutte le altre spese).
Non credo che occorra entrare ancor più nel personale e mettere estratti conti o fatture, ma posso dire che "senza prendere per i fondelli il cliente" e sopratutto "senza vendere fagiolini ad 8 euro al ricco di turno" io ci campo.
Devo ammattere che come progetto a lungo termine ho ancora molte difficoltà da risolvere, e tutte sono di tipo economico: ho ovviato a molte spese coinvolgendo la mia famiglia, ma questo non basta, e ciò mi mette in condizione di ridurre a compartimenti tale progetto, e procedere scalino per scalino.
Comunque ripeto che si tratta di un discorso di impostazione (sopratutto mentale): ridurre allo stretto necessario le spese, puntare ad avere piccole produzioni diversificate, cercare clientela interessata, NON ESSERE UN PRODUTTORE DI MODE, sapersi certamente accontentare (sopratutto all'inizio)...
...questi sono solo alcuni passaggi con cui partire (e con cui sono partito).
Noto comunque una discreta nota cinica nei confronti delle soluzioni alternative, ma ci sono abituato e non vi biasimo per quello...ci mancherebbe.
E sopratutto non butto merda su tutto il resto, ma dico che a "tutto il resto" c'è un'alternativa e che spero che non sia certo l'ottusità ad impedirne perlomeno la scoperta...questo dico, e c'è molta differenza.
Io butto merda sui diserbanti, sui sistemici, sull'uso indiscriminato della chimica e dei suoi veleni, sulle miscele zootecniche a base di...tutto, sugli animali ingrassati in spazi angusti, alle colture intensive, al non rispetto delle rotazioni, alla non intergrazione colturale (con tanto di avvicendamenti) nella propria azienda, ai punti presi (io vengo dalla convenzionale, ma quanti di voi hanno lasciato la non convenzionale??????????????????????????????????????????????), etc...