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23/09/2010, 22:26
muflix ha scritto:Il sunto potrebbe essere questo:
- Se sei in un punto di forte passaggio o vicino ad un grande centro urbano dove ci sono dei gruppo di acquisto solidali, e soprattutto hai un terreno in una zona vocata per l'agricoltura, puoi fare agricoltura naturale (biologica, sinergica, biodinamica) e guadagnare discretamente.
- Se hai un azienda frammentata (molti appezzamenti divisi), sei in una zona con pochi abitanti, turismo presente pochi giorni all'anno e non hai altri mercati alternativi, non conviene fare agricoltura naturale; soprattutto perchè i ricavi non ci sono.
Però secondo me ognuno di noi dovrebbe sempre tenere il suo terreno migliore coltivato in maniera naturale (basta anche un migliaio di metri quadri) e fare tutti gli esperimenti del caso; perchè se un domani veramente il petrolio dovesse finire almeno avrà ciò di cui vivere. Questo è quanto mi pare sia emerso dalle considerazioni di tutti.
Il problema di fondo non è come produrre ma dove vendere ad un prezzo adeguato ciò che si produce, quindi come sempre è il consumatore che detta le regole, e come sempre il consumatore è influenzato dal suo stipendio, e da quale percentuale dello stipendio decide di dedicare all'alimentazione; da qui poi entrano in gioco troppi fattori.
Le 4 aziende analizzate (Raviolo, Tosco, ricky e Pallinof) hanno mostrato dei diversi modi di coltivare la terra, ma tutte hanno mostrato il fatto che ognuno a suo modo ama e rispetta ciò che fà, lo fa per passione e perchè crede in ciò che fà. Tutti hanno cercato nel loro piccolo di soddisfare le proprie esigenze come agricoltori/allevatori e quelle dei loro possibili acquirenti.
Sono tutte e 4 delle bellissime realtà che occorrerebbe valorizzare e promuovere qua in Italia.
01/10/2010, 10:57
01/10/2010, 12:14
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