sì,però mi dovresti spiegare,mse io ad esempio avessi una bella azienda, che so io, nel polesine,a chi vendo i miei vari prodotti? come mai un idraulico non fa anche l'elettricista? ognuno si specializza in qualcosa,generalmente chi fà troppi lavori non ne fa bene nemmeno uno. chiaramente esistono le eccezioni....
Marco stiamo ancora aspettando il tuo intervento in merito alle 2 possibili aziende agricole..... Per il resto penso che un elettricista sia specializzato in elettricità, mentre un agricoltore deve essere specializzato nella 'TERRA' o 'NATURA', che comprende pascoli, ortaggi, frutti, animali etc. etc. Il problema è sempre lo stesso, ormai non facciamo più gli agricoltori ma l'imprenditori agricoli.
Io non sono un agricoltore. Sono laureato in scienze agrarie e me ne intendo un po' di economia agraria e di estimo. Il mio forte sono i numeri ma nella discussione non ne vedo. Marco
Marco ha scritto:Le quantità prodotte, i prezzi di vendita, la PLV, i costi di manodopera, materiali, macchine, i prezzi dei terreni, ecc. Marco
e secondo i numeri,il nostro mestiere com'è? se come ha detto raviolo impegnassimo in bot il nostro capitale guadagneremmo almeno altrettanto senza fare niente. ma il mestiere dell'agricoltore (o imprenditore agricolo,che tra l'altro a me piace di più. PS: in svizzera si fanno chiamare contadini,e non sono mica più indietro di noi...)è una missione! quella di produrre CIBO! e il mondo l'ha dimenticato.
Caro Ricky, sono daccordo con te che per fare l'agricoltore bisogna avere una forte motivazione, ma questo dovrebbe valre per ogni tipo di lavoro. Non bisogna dimenticare che è anche un'attività d'impresa, che serve per produrre reddito. Anche gli imprenditori agricoli devono imparare a stare sul mercato con le proprie forze. E questo è uno degli obiettivi della riforma PAC entrata in vigore nel 2005. Gli aiuti disaccoppiati dovevano servire proprio a questo: garantire comunque un sostegno agli agricoltori ma abituarli ad affrontare il mercato e a produrre ciò che si può vendere e non ciò che da maggiori contributi. Una visione bucolica dell'attività agricola, secondo me, non fa bene all'agricoltura. Ciò non vuol dire che io non abbia un profondo rispetto per chi fatica in campagna e che, purtroppo, non vede ricompensato il proprio duro lavoro. Marco
Marco ha scritto:Caro Ricky, Non bisogna dimenticare che è anche un'attività d'impresa, che serve per produrre reddito. Anche gli imprenditori agricoli devono imparare a stare sul mercato con le proprie forze. E questo è uno degli obiettivi della riforma PAC entrata in vigore nel 2005. Gli aiuti disaccoppiati dovevano servire proprio a questo: garantire comunque un sostegno agli agricoltori ma abituarli ad affrontare il mercato e a produrre ciò che si può vendere e non ciò che da maggiori contributi. Una visione bucolica dell'attività agricola, secondo me, non fa bene all'agricoltura. Marco
Pura e semplice retorica. Inutile nascondersi dietro titoli o peggio ancora numeri. Poveri studenti e ancora peggio poveri nuovi contadini. Buona notte.
[/quote]ma il mestiere dell'agricoltore (o imprenditore agricolo,che tra l'altro a me piace di più. PS: in svizzera si fanno chiamare contadini,e non sono mica più indietro di noi...)è una missione! quella di produrre CIBO! e il mondo l'ha dimenticato.[/quote] La vecchia figura giuridica del "coltivatore diretto", rappresentante della famiglia coltivatrice, è stato sostituito con lo IAP (imprenditore agricolo professionale) mantenendo gli stessi diritti e agevolazioni fiscali. Questi sono i requisiti: -capacità professionale come prevista dai regolamenti comunitari. -50 % del tempo dedicato all'attività agricola -50 % del reddito derivato da attività agricola (che è diverso dal reddito agrario). L'accertamento è di competenza della regioni o enti delegati. E fin qui tutto bene. Punto dolente che nella nuova PAC la figura giuridica dello IAP può essere rappresentata anche da società di persone (srl) e di capitale (spa) avendo nel proprio interno almeno un socio o l'amministratore che possiede i requisiti suesposti. A questo punto è evidente che tutti i vantaggi della piccola proprietà contadina vanno a farsi friggere. Allora se con il disaccoppiamanto gli aiuti vengono elargiti in base alla superficie di terreno posseduta più si è grandi e più soldi si prendono. Al contrario per rispettare la condizionalità è necessario rispettare alcune regole uguali sia per la grande impresa che per la piccola, ma se l'economia di scala ci insegna che i costi fissi conviene spalmarli su un fatturato più grande possibile, allora i conti non tornano. Chiedo scusa se ho dato troppi numeri, ma vi prego dedicate almeno gli ultimi 5 minuti di lezioni a spiegare ai nostri futuri agricoltori cosa gli aspetta dopo la scuola. Buona giornata.