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Opinioni sull'agricoltura contemporanea convenzionale 
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Credo che ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità. Quando negli anni ottanta la coltivazione biologica è stata imbrigliata dalla legge, c'era già chi parlava di bilancio energetico delle coltivazioni come valutazione necessaria per produrre biologico. Ma, gli interessi di pochi, hanno fatto prevalere il disciplinare e gli organismi di controllo relegando l'agricoltore a semplice operatore che deve rispettare le regole e pagare chi certifica la propria onestà. Oggi ci troviamo con coltivazioni biologiche più energivore delle convenzionali e destinate a consumatori disposti a pagare di più per attenuare i sensi di colpa di ridurre il rischio di ammalarsi di cancro.
I tempi sono maturi per una scelta pragmatica e non più ideologica verso un'agricoltura più economica dal punto di vista energetico, purtroppo mancano le vecchie conoscenze agronomiche per troppo tempo dimenticate è sostituite da tecniche di coltivazioni industriali.
Buona giornata a tutti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
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21/08/2010, 8:24
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Mah, Pallinof, la questione secondo me non e' l'aver perso i metodi antichi. E' l'aver perso uno stile di vita soddisfacente.
Son talmente tanti i balzelli ed i costi sommersi che non ci si puo piu permettere di scherzare.
Prendi ad esempio le nocciole, qui ne abbiamo di una qualita' sopraffina che ha fatto la fortuna della Ferrero. La tonda e gentile, la cui raccolta potrebbe benissimo essere fatta a mano.Io ho un piccolo impianto (circa un ettaro e mezzo), il prezzo di quella nocciola che negli anni passati era arrivato anche a 500 euro a quintale oggi raramente supera i 200 euro. Beh ti assicuro che se non la raccogli a macchina, alla fine,dopo che le hai vendute, hai perso anche gli occhi per piangere.
Le vigne,anche quelle piu pregiate, la cui uva viene venduta a piu di dieci euro il miria, vengono diradate ed esfoliate a macchina. Non parliamo poi di quelle comuni dove l'uva rende 2 euro al miria.
Insomma, la questione non e' come produrre, ma quale bolla economica sta drogando il mercato?.
In fondo, se una calcolatrice scientifica viene venduta a 5 euro, se un avvitatore viene venduto a 9 euro comprese batterie e caricabatterie, vuole dire che c'e' qualcosa che non va. Nell'industria come nell'agricoltura.
Vuole dire che qualcuno sta vendendo sottocosto i trapani,ma anche i fagiolini (che poco tempo fa ho visto all'ingrosso a meno di 20 cent al kg).Ora questo vuole dire che qualcuno paga la differenza dal costo reale al prezzo di vendita. Vuole dire che la cifra che manca e' nascosta in artifici contabili, Ma vuole anche dire che e' in atto una enorme sottrazione di ricchezza reale all gente comune.
E' ovvio che se io,finanziato da chissachi, vendo sottocosto per un periodo sufficientemente lungo, i concorrenti schiattano e son costretti a chiudere e vendere (per esempio i terreni) a prezzo di fallimento.
E' cosi che si formano i monopoli, e' cosi che si distrugge la ricchezza ed il saper fare di un popolo.

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21/08/2010, 9:33
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Per Muflix:
premetto che non ho ancora avuto tempo di guardare il documentario e che in ogni caso appena potrò lo guarderò.
La questione delle 3 calorie a 1 è nel documentario? Se no mi potresti citare le fonti? Cosa prendono in considerazione nel fare questo bilancio energetico? L'argomento mi interessa ma le mie informazioni sono diverse e vorrei verificarle.

Per Pallinof:
ti assicuro che gli insegnanti non raccontano ancora le favolette anni 60, anzi. Adesso non posso generalizzare perchè parlo della mia esperienza ma spesso quello che si insegna e si impara (per fortuna e chissà per quanto ancora) non è tanto la nozionistica ma il ragionare. Non è che chi studia agraria riceva un lavaggio del cervello ed esca convinto che l'unica cosa utile sia distruggere l'ambiente, e quindi invece di dare supporto tecnico diventi un mercenario delle aziende.
Cosa intendi quando dici che è diminuita la produzione complessiva annuale dell'azienda agricola?


21/08/2010, 19:27
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in ogni processo produttivo ci sono delle perdite di efficenza.
l'importante è che il prodotto finale valga di più dell'energia consumata e dellle materie prime impiegate.
ora,senz'altro l'agricoltura può e deve migliorare la propria efficenza,e generalmente lo fa con l'impiego di nuove tecnologie (esattamente come l'industria),però nel caso il petrolio dovesse aumentare in modo spropositato,in maniera tale che le tre calorie vengano a costare di più di quella prodotta,è evidente che ci sarebbe un blocco della produzione,oppure un rialzo del prezzo degli alimenti.
se poi dovessimo tornare indietro di 80 anni,per produrre la famosa caloria,probabilmente ce ne vorrebbero 5 e non tre, cosicchè o la manodopera debba costare niente oppure la prima preoccupazione della gente dovrebbe essere l'alimentazione.


21/08/2010, 21:58
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Il documentario consigliato da muflix era già stato proposto alcuni mesi fa e ne vale la pena perderci un pò di tempo: esperienze molto interessanti.
Secondo me la questione è aver perso antichi metodi e conoscenze agronomiche acquisite in migliaia di anni di coltivazione. Ma la vera questione è la scomparsa del mercato sostituita da un regime di monopoli che associano l'acquisto del prodotto alla vendita dei mezzi tecnici necessari per produrlo su scala industriale. Sfruttando i tempi lunghi di ritorno economico dell'investimento in agricoltura (frutteto, vigneto, stalla, etc.).Per convincere l'agricoltore vengono mantenuti alti i prezzi poi, quando l'investimento entra in produzione arriva la mazzata, un classico esempio è l'andamento annuale del prezzo dei cereali: aumento in prossimità delle semine e calo dopo la raccolta.
Sono felice di apprendere da Iry che vengono ridimensionati i strabilianti successi dell'agricoltura convenzionale. E' giunto il momento di sfatare il falso obbiettivo dell'aumento di produzione di una coltura per l'unità di superficie come se il tempo non esistesse come entità economica. I seminativi, nel convenzionale, occupano il terreno poco più della metà del ciclo annuale e il restante abbiamo suolo nudo.
Ciò non era compatibile con la vecchia gestione agronomica del terreno: semina cereale, consociazione con essenze da prato, sviluppo del prato dopo la raccolta del cereale, produzione dei filari alberati che delimitavano i campi, produzione diversificata e disponibilità di prodotti da trasformare o reimpiegare in azienda. Risultato finale bilancio energetico positivo e aumento della plv annuale, ma forse oggi è troppo complicata una gestione agronomica di un'azienda siffatta???????
La risposta a ricky75 è fin troppo ovvia: ottanta anni fa l'energia impiegata nella coltivazione proveniva esclusivamente da quella prodotta in azienda, la famiglia del mezzadro mangiava quello che produceva, gli animali venivano alimentati dal prato aziendale. Quindi non poteva esserci uno sbilancio energetico pena la scomparsa dei lavoratori e la mancata rendita del proprietario. L'enorme offerta di energia a poco prezzo ha convinto il proprietario a sbarazzarsi della scomoda famiglia mezzadrile e ricorre al motorizzato salariato fisso investendo nei moderni mezzi tecnici con le spalle coperte dal prezzo minimo garantito dalla nuova politica agricola comunitaria.
Come potete verificare se una volta nelle nostre campagne c'era ci moriva di fame e chi viveva di rendita, il problema non era agronomico, ma politico.
Susatemi, mi sono dilungato troppo.
Buona domenica a tutti.

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22/08/2010, 9:00
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PALLINOF ha scritto:
La risposta a ricky75 è fin troppo ovvia: ottanta anni fa l'energia impiegata nella coltivazione proveniva esclusivamente da quella prodotta in azienda, la famiglia del mezzadro mangiava quello che produceva, gli animali venivano alimentati dal prato aziendale. Quindi non poteva esserci uno sbilancio energetico pena la scomparsa dei lavoratori e la mancata rendita del proprietario. L'enorme offerta di energia a poco prezzo ha convinto il proprietario a sbarazzarsi della scomoda famiglia mezzadrile e ricorre al motorizzato salariato fisso investendo nei moderni mezzi tecnici con le spalle coperte dal prezzo minimo garantito dalla nuova politica agricola comunitaria.
Come potete verificare se una volta nelle nostre campagne c'era ci moriva di fame e chi viveva di rendita, il problema non era agronomico, ma politico.
Susatemi, mi sono dilungato troppo.
Buona domenica a tutti.

mi rendo conto di far fatica a scrivere in modo comprensibile quello che penso,comunque:non in tutta italia era in uso la mezzadria,la meccanizzazione agricola è cominciata prima delle politiche agricole comuntarie che hanno mantenuto i prezzi ad un livello per cui bastava produrre tanto che qualcuno ritirava il prodotto,o il mercato o la CEE.
quello che volevo dire a riguardo è che se dovesse improvvisamente venire a mancare il petrolio,l'unica forza disponibile (ma non ci giurerei) potrebbe essere ancora quella fisica,umana o animale.
di conseguenza,per ottenere quello che oggi si produce ci vorrebbe un'enormità di manodopera.
non dimentichiamo poi che la percentuale di spesa per l'alimentazione è diminuita man mano che diminuiva la forza lavoro in agricoltura.
domanda: a causa della maggiore redditività degli altri lavori oppure a causa della maggiore efficenza del settore agricolo?


22/08/2010, 22:18
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Per IRI guarda il filmato e ti verranno chiariti molti dubbi.
per RICKY ti faccio una domanda:
secondo te se non ariamo ed eseguiamo nessuna operazione con il trattore su di un terreno, quanta energia risparmiamo?
Ti porto un esempio:
La mia ragazza ha ereditato un vigneto di circa 40 anni, qua nel sud Sardegna è un vigneto molto anziano perchè a causa di annate siccitose è molto difficile riuscire a conservare un vigneto per 40 anni;
Sono ormai 2 anni che lo sto seguendo io e la maggior parte degli agricoltori mi 'consiglia' sempre di estirparlo e di ripiantarlo perchè non è produttivo. Io tutti gli anni mi faccio un semplice conto, spendo per potare e per portare fuori i tralci di vite (solo lavoro umano), poi spendo per tagliare l'erba (solo lavoro umano), spendo per dare lo zolfo ramato 3 volte l'anno (sempre lavoro umano),nessun trattamento antiparassitario perchè essendo stato sempre coltivato con metodi tradizionali ci sono gli antagonisti naturali di cicalina tignola etc., nessun concime o fertilizzante. E' vero che alla fine la produzione di uva non è elevata (pochi quintali), ma è altrettanto vero che tutte le cantine private vogliono quell'uva (chissà perchè???sarà l'elevata quantità di polifenoli e di grado zuccherino); e alla fine se considero le spese e il tempo che gli dedico i guadagni ci sono e non sono pochi.
Spero di avere portato un esempio utile al discorso.


23/08/2010, 17:35
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Località: grantola (varese)
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ripeto,l'agricoltura può e deve migliorare,però che non mi si venga a dire che tutto quello che si faceva una volta era oro.
devo anche dire che sono in parte d'accordo con pallinof,quando dice che si sia persa tanta "professionalità" e tante malizie dei vecchi.


23/08/2010, 21:05
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Tutto quello che si faceva una volta NON era assolutamente oro.
Ma....
quello che si è fatto per secoli e secoli SOMMATO alle conoscenze di oggi, FORSE POTREBBE ESSERE ORO!

mi aggancio qui portando anche il mio punto di vista.
Trovo estremamente interessante questo dibattito, e molte cose che sono state dette le condivido in toto.
Una piccola premessa: sono un agricoltore di 31 anni, e non ho ereditato nè professione nè terreno alcuno.
Detto questo, con la mia più che corta e modesta esperienza ritengo di poter aggiungere nuovi spunti di riflessione alla discussione che tende ad allargarsi sempre di più con il passare degli interventi.

Io vengo da una zona considerata montana e disagiata, ma conosco abbastanza bene le altre situazioni che sono presenti qui nella maremma toscana.
1) L'ABBANDONO DELLE CAMPAGNE. Laddove verdeggiavano i pascoli (e ce n'erano a ragione di bellissimi), oggi spessissimo regnano roveti e ginestre. L'abbandono alla pastorizia da parte dei locali ha totalmente depauperato quei terreni che evidentemente erano vocati solo a tale indirizzo. Alcuna riconversione è stata possibile, e sì è preferito lasciarli all'abbandono che provare a rimotivarli con (per esempio) colture arboree.
2) LE COLTURE ARBOREE che regnano sono le viti e gli ulivi. Le prime, oramai di tipo internazionale e facenti parte di un meccanismo di "concetto globale del vino", sono state impiantate ovunque, arrivando a bruciare ogni diritto d'impianto per vigneto in tutta la Maremma. Ma invece di rinunciare al merlot o al sirah, ci siamo dimenticarti di tutte quelle cultivar AUTOCTONE e TRADIZIONALI che (UDITE UDITE) riuscivano a crescere e dare frutti da secoli qui da noi. Cultivar che sono letteralmente scomparse, cultivar "sconvenienti" perchè poco produttive, o magari considerate "difficili" semplicemente perchè non convenzionali.
per gli Ulivi il percorso (almeno per adesso) è leggermente diverso, anche se il recupero del tradizionale è appena cominciato.
Vedo intere ulivete sempre più "estremizzate" da concimi chimici e protezioni da mosche e moschine...ed il gusto dell'olio si uniforma divenendo sempre più UGUALE indipendentemente dalle annate.
...e sempre di colture arboree mi soffermerei a parlare per un secondo dei frutti.
Signori miei, da Pizzo Calabro a Vipiteno troveremo (come per la vite) le medesime cultivar, andando letteralmente a dimenticare tutta quella vastissima gamma di varietà che hanno sfamato la gente per secoli: tutto questo a favore del frutto BELLO GROSSO...BELLO LISCIO...BELLO SFERICO, e giù di fertilizzanti (perchè se non si fertilizza producono poco)...e giù di antiparassitari/anticrictogamici (perchè se non si trattano prendono mille malattie).
...e a me questo mi manda fuori di cervello...
Come detto da altri, prima di essere AGRICOLTORI tutti noi siamo CONSUMATORI, e proprio da noi consumatori potrebbe (e a mio parere DOVREBBE) partire il monito riguardo il consumo di certi FRUTTI OMOLOGATI.
Badate bene che non parlo di Boicottaggio, ma di monito: sensibilizzare il mercato proprio dal basso a favore degli (oramai) vecchi e tradizionali frutti che tanto...MA TANTO...sono buoni, se non migliori in gusto.
Sarebbe come distruggere una tavolozza con pochissimi colori e sostituirla con una a mille e mille colori, poi starebbe al consumatore la scelta, ma intanto ci dovrebbe essere una scelta.
3) LA CURA DEI TERRENI e LE LAVORAZIONI. Qualcuno di voi saprebbe dirmi che fine hanno fatto le rotazioni colturali?
Parandoci dietro al dito che "costa più la manodopera delle macchine", l'agricoltore medio preferisce sempre accendere il trattore piuttosto che cercare di avere un differente approccio con le pratiche colturali...e parlo di tute le pratiche colturali. Non dico che dobbiamo tornare a vangare a mano i campi, ma dico che intanto potremmo tornare a potare a mano le viti, gli ulivi ed i frutti...che potremmo tornare a TOCCARE CON MANO le piante, a riacquistare una coscenza che si sta perdendo, a seguire in prima persona le evoluzioni della pianta, e SOPRATUTTO a non uniformare le lavorazioni "semplicemente perchè si devono fare così". Capire che a seconda delle annate...a seconda dell'esposizione...a seconda della singola pianta TUTTO PUO' CAMBIARE.
...e cambia...e ve lo dice uno che ha in vigna segue direttamente ogni attimo ed ogni lavorazione, e si tratta di 5.00ha di vigneto e non di un filaretto per fare l'uva di casa.
Non poto mai tre viti di seguito alla stessa maniera (per fare un esempio), e piuttosto che scavallare e riaccavallare per poi ri scavallare...impugno la zappa e ZAPPO al piede della vite (il diserbo neanche è contemplato).
Tale cura non può essere applicata solo alla vite, ma a tutto: dall'orto al frutteto l'agricoltore IN QUANTO CUSTODE DELLA TERRA dovrebbe ( e per me DEVE) avere la RESPONSABILITà di curarla nel migliore dei modi, consapevole del sacrificio e del minor guadagno economico. Ciò che facciamo in campo ce lo ritroviamo nel piatto, e diventa quindi parte di noi stessi. Curando una pianta la si permette di produrre AL MEGLIO (e non al massimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)...al meglio dell'annata...al meglio della situazione pedoclimatica...al meglio! E quanto ne uscirà credo sia "il meglio" che potrebbe entrar a far parte di noi al momento che lo mangiamo.
Tanto partendo dal vino (che si dovrebbe tornare a considerarlo un ALIMENTO E NON UNA BEVANDA), che dalla carne che mangiamo ogni giorno dovremmo poter offrire il meglio al consumatore.
4) L'ACQUA. L'agricoltore per primo sa benissimo cosa sia l'acqua e l'importanza che questa abbia: da essa infatti deriva la VITA di ogni pianta e animale, e quindi LA VITA STESSA di ognuno di noi. L'acqua è vita, e non lo dico io... e come tale ci vuole ancora maggior rispetto per esse.
Regimare le acque con criterio...non sfruttare al massimo le vene sotterranee...tenere puliti i fossi...raccogliere e riutilizzare l'acqua piovana...NON INQUINARE IN ALCUN MODO. E secondo me si campèerebbe tutti meglio a fare così (noi agricoltori per primi).
La terra ne potrebbe trarre i maggiori vantaggi, e quindi le produzioni ed il prodotto finale (..e potrei riagganciarmi a quanto ho detto poco fa).
5) LA SPESA. Leggendo un articolo di pochi mesi fa mi scandalizzai soffermandomi sui dati che vi erano riportati: negli anni '50 una famiglia spendeva il 40% dello stipendio per alimentarsi...oggi ne spende meno del 12%.
...tutto questo dovrebbe aprire ad infinite riflessioni....
Qui non si tratta nemmeno piu di Fukoka o non Fukoka...qui si tratta in primis di riaprire la mente del consumatore, e sensibilizarlo (intanto) ad un'altrnativa che solo nel tempo potrebbe divenire l'unica soluzione: riadattare il proprio punto di vista al sano e al pulito.
Riuscire quindi a dare un prodotto che abbia una propria etica NON COMMERCIALE, ma un'etica E BASTA!
Riuscire a stimolare le giovani menti sin dalle scuole elementari, rendendoli partecipi di un processo di conoscenza ed evoluzione che potrebbe portare a ribaltare il mondo agricolo (e non solo...).
Riuscire ad interrompere il monopolio di certi prodotti e a ridare (come dicevo prima) nuovi colori da aggiungere alla tavolozza...CREARE ALTERNATIVE, e fare forza sul pensiero dei singoli e non sul pensiero indotto attraverso pubblicità e quant'altro.
Spiegare che il vino non si fa con le polverine ma con l'uva, e che di uva dovrebbe sapere.
Giustificare senza alcun problema come mai un litro di esxtravergine lo si paga 10€ e non 1€ (UN EURO!!!!).
MAGARI, ma questo rischierebbe di divenire la vera utopia del discorso, far riflettere il consumatore che un cellulare...le scarpe di un certo tipo...una macchina super accessoriata...le vacanze nel tal posto alla moda NON CI DANNO DA VIVERE, MA CI DANNO DA VIVERE GLI ALIMENTI CHE QUOTIDIANAMENTE INGERIAMO...e che magari DOVREMMO dedicare loro maggiore attenzione visto che sono loro ad "entrare in noi", e non certo i cerchioni in lega o la consolle di ultima generazione.
Vi rendete conto...il 12%. Ma cosa cacchio mangiamo??????????????????????????

...ma forse tutto questo è solo un mio delirio...
Il delirio di un ragazzo che la campagna la vive e che si rende conto dell'immensa fortuna che ha nell'adempiere a tale impegno: custode della terra.
Non un estremista (per carità), non un ambientalista, non un fanatico di chissà quale religione, non un teorico..ma uno che crede ed applica tali "regole" nel quotidiano per se, per la sua famiglia, e per quanti possano vivere del suo lavoro (quindi anche i consumatori).
E se lo faccio io che sono solo un "bischero" di trentuno anni, credo che lo si potrebbe fare tutti...e certamente anche molto (ma molto) meglio di come faccio io.


24/08/2010, 0:21
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Iscritto il: 26/09/2009, 9:08
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Località: Grosseto
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interessante conversazione ragazzi :!:
io da consumatrice preferisco sapere ciò che mangio e magari spendere un pò di più,sia in termini di costo che di tempo, nell'alimentazione di qualità che in altre cose;ma non tutti la pensiamo allo stesso modo :!: e sopratutto nelle grandi città dove la gente corre sempre è più semplice e veloce andare a fare la spesa in un grande supermercato dove puoi trovare tutto, che non magari andare a cercare prodotti più buoni in più negozzi. Mettetevi nei panni di una donna che lavora ed ha il solo sabato per fare la spesa per tutta la settimana,non ha tante possibilità di scelta :( e la gdo non guarda alla qualità ma al prezzo da offrire al cliete :mrgreen:
non è solo un problema di cambiare modo di coltivare ma anche e soprattutto di darci una frenata e cambiare modo di vivere ma ci riusciremo :?:


24/08/2010, 13:54
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