ciao, Eugenio!! grande, grandissima questa Napoli ... mi permetti di aggiungere qualcosa ? l'Università degli Studi Federico II di Napoli è la più antica Università laica del mondo fondata da Federico II di Svevia il 5 giugno 1224
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la gioia non è nel tagliare il riso; la gioia è nel tagliare il riso che si è piantato Max Havelaar
grazie mille x la segnalazione Matilde anche io posso con orgoglio dire di essere stato uno studente della Federico II di Napoli continua a seguire il post xchè l'amore che mi lega alla mia città lo arricchirà sempre +
Ciao Eugenio , Napoli è BELLISSIMA, ci sono stata diverse volte purtroppo sempre per pochi giorni .
Quando ero giovane , tanto tempo fa, in televisione trasmettevano le commedie del grande Eduardo, le guardavamo sempre. ora purtroppo trasmettono il grande fratello.
E che dire delle sfogliatelle ricce........sublimi.
Il Cristo Velato nella Cappella di San Severo è insieme al dipinto del Cristo Morto del Tiziano (scuola di San Rocco a Venezia) una delle opere d'arte che non dimentico. E vogliamo parlare del dialetto napoletano? E Murolo? e Pino Daniele?
_________________ Se ami qualcuno lascialo libero
09/02/2012, 10:48
Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68797 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
Ancora più leggendaria e mitologica la storia della sirena Partenope che incantata dalla bellezza del golfo, disteso tra Posillipo ed il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora. Ogni primavera la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti felici che popolavano il golfo, allietandole con canti d'amore e di gioia. Una volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto e delle parole d'amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero. Sette fra le più belle fanciulle dei villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la farina, forza e ricchezza della campagna; la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle; le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova; il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura; l'acqua di fiori d'arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio; le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l'ineffabile dolcezza profusa dal canto di Partenope in cielo, in terra, ed in tutto l'universo. La sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Questi, inebriati anche essi dal soavissimo canto, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti, trasformandoli nella prima Pastiera che superava in dolcezza il canto della stessa sirena.
STORIA DELLA PASTIERA : Si racconta che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana. Pare che a questo punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".
Maria Teresa D'Austria STORIA DELLA PASTIERA IN RIMA
Masaniello e' uno dei piu' popolari personaggi della tradizione napoletana.Masaniello, soprannome di Tommaso Aniello (o Agnello) (Napoli, 29 giugno 1620 - Napoli, 16 luglio 1647), è stato un rivoluzionario napoletano.
Nato in una famiglia umile (il padre, Francesco d'Amalfi, era un pescatore), nel 1641 Masaniello sposa Bernardina Pisa.
Nel 1646 Rodríguez Ponce de León, duca d'Arcos, viceré spagnolo di Napoli, popolosissima città dell'impero asburgico di Filippo IV, impose una tassazione sulla frutta al fine di incrementare le finanze statali. Il malcontento popolare lo portò a promettere una riduzione delle nuove tasse senza però che alle parole seguissero i fatti.
Giulio Genoino, letterato già attivo nel 1620 come difensore del popolo contro la nobiltà e l'eccessiva tassazione nei confronti della plebe, dopo una vita di esilio seguito a un processo e alle torture, era rientrato a Napoli. Fu mentore di Masaniello e ispiratore delle idee di uguaglianza. Purtroppo i rapporti che intercorsero tra lui e Masaniello, soprattutto dopo lo scoppio della rivolta, non sono del tutto chiari.
Il 7 luglio 1647 in Piazza Mercato Masaniello organizza una rivolta contro i banchi delle imposte. Ben presto ogni tentativo di repressione si dimostra vano e il popolo di Napoli riesce a travolgere la resistenza dell'esercito. Non è una rivolta antispagnola, come avrebbe voluto la storiografia italiana dell'Ottocento, impregnata di valori nazionalisti, e nemmeno una rivolta antimonarchica, giacché il grido di rivolta fu: Mora il governo, viva il re di Spagna.
Masaniello organizzò la presa della reggia, l'apertura delle carceri, i roghi dei registri delle imposte. Fu quindi promulgata una costituzione scritta da Giulio Genoino e Masaniello fu nominato Capitano generale del fedelissimo popolo. Molti palazzi nobiliari furono dati alle fiamme. Il viceré fuggì dalla città.
Il 16 luglio la situazione risultò confusa: Masaniello fu arrestato, sembra con l'appoggio di Genoino, e furono fatte circolare voci su una sua presunta follia. Quindi venne decapitato. Il giorno seguente una folla enorme seguì il feretro di Masaniello in un sontuosissimo funerale. Da quel momento la rivolta si acutizzò: scontri contro la nobiltà e i soldati si susseguirono violentissimi per tutto Luglio e Agosto. Fu infine dichiarata la Repubblica Napoletana, che fu riconosciuta dalla Francia.
Solo il 5 aprile 1648 gli Asburgo ebbero ragione della Repubblica e furono in grado di ristabilire i privilegi agli aristocratici.
L'eco degli eventi napoletani giunse fino all'Inghilterra dove Oliver Cromwell instaurò la repubblica nel 1648.
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