21/12/2009, 15:11
Sono lusingato, Bianca, dai tuoi versi che accolgo con meraviglia
Ma si può dare amore a chi non si conosce
21/12/2009, 17:51
bianca.... splendida l'ultima tua. complimenti, quando leggere fa vibrare dentro, significa che quello che leggi è scritto col cuore....
quanti anni hai? (se posso chiedere...)
bea
22/12/2009, 10:53
grazie a tutti...
mi diletto con l'amore e la poesia
forse nel farlo m' immergo nei miei sogni e poi sto bene
l'eta??? non so
l'ho dimenticata da quando nello scirvere sono diventata piccola
perdonami BEA
un saluto grande a tutti
bianca
22/12/2009, 22:15
L'aspetto singolare del personaggio "Bianca" è proprio il suo mistero...Noi dobbiamo vederla con la nostra immaginazione e sicuramente la vediamo giovane, è più importante "sentirla" che vederla...lei non ha bisogno di apparire per farci giungere le sue vibrazioni svvolgenti e i suoi messaggi di amore nel senso più tenero della parola...
Io penso che se lei "si manifestasse" finirebbe in frantumi il più bello incanto di questo forum
Prendiamocela così Bea senza età e senza aspetto: è come quando ci arriva un bel mazzo di fiori e non sappiamo chi ce lo manda
...ma arrivano...... Non è meraviglioso
Domenico
23/12/2009, 7:21
ti perdono bianca, e ti capisco... l'età scompare, al confronto con la consapevolezza interiore del vivere. e vivere dentro significa avere un'età "a tutto tondo", una magica sfera che comprende l'ingenuità dell'infanzia, i pudori dell'adolescenza, la forza adulta e la saggia dolcezza della vecchiaia... adesso ho capito quanti anni hai: tutti quelli che ti servono.
ti abbraccio bea
25/12/2009, 21:33
E’ ancora li'...steso sulla terra tra il verde e il fiore, piccola vite in lotta con la morte, roseo e implume
rassegnato e forte,
ed io che lo accarezzo leggermente avverto il suo fremito vitale
La mamma forse vola sopra di lui; vedo un piccolo passerotto che da questa mattina cinguetta disperato e a volo radente ma puo' solo far sentire la sua voce al piccolo che ormai ha finito il volo...
il primo e l'ultimo...
dopo non volera' col vento a rincorrere il sole tra le foglie
Avra’ altri voli, forse chi lo sa?
ma non avra' il susino, il melo, il pino
la sera con le stelle il mattino con la gioia
...
forse non cantera' come faceva qui;
certo non aprira' quel becco a chi portava cibo e amore
a chi con un battito d’ali dava consigli a vivere la vita
ora sta li'
...l'ho visto stamattina appena sveglia sull'impiantito del terrazza,
freddo d’amore caldo di sole
non apre il becco, non piange a chi lo cerca, sta rassegnato e zitto ad aspettare il volo che lo portera' lontano
troppo lontano dal suo prato
ed io qui aspetto ,ed osservo con la sua vita che si spegne, la storia di una vita che somiglia a noi
25/12/2009, 22:57
Non vorrei apparire come l'elefante in un negozio di cristalli!
L'atmosfera creata da BIANCA è di armonia e incantesimo. E' facile rompere un incantesimo. Non vorrei essere io a farlo.
Provo a mettere un piccolo racconto senza pretese, se non una, testimoniare la mia passione per i cavalli.
LO STALLONE
Ai primi giorni di aprile il sole alto riempiva di luce tutto l’orizzonte.
Un vento leggero muoveva i freschi germogli delle cime degli alberi e tutto intorno sprizzava vitalità. L’aria era tiepida e pregna di vita e brillava di una luce primaverile che annunciava la nuova stagione degli amori.
Era bello poltrire al tiepido sole di primavera con nelle orecchie il ronzio delle prime api in cerca di nettare o provando a seguire i ghirigori apparentemente assurdi che le farfalle disegnavano nell’aria.La vallata era un fremere di vita nuova che si offriva alla primavera e i nuovi nati, con il loro passo ormai sicuro e non più titubante, comunicavano al mondo l’inizio di una nuova stagione degli amori.
Gli odori portati dal vento dicevano che era ora di muoversi per giocare il proprio ruolo nel gioco della vita.
Alzò lo sguardo verso la vetta, ma non la trovò subito, come fosse avvolta da una coltre di nebbia, eppure il sole era alto nel cielo.
Poi la vide, finalmente, ma sfocata, tremolante, assurda, perché?
Scrollò la testa, il collo, tutto il corpo.
Quasi a volersi togliere quell’intorpidimento che lo stordiva facendolo sentire insicuro.
Scrollò ancora la testa e guardò di nuovo. Nulla era cambiato: la vetta, lassù in alto era orrendamente sfocata e tremolante.
Trottò verso il limitare della radura alzando spavaldo la coda, quasi a provare l’atteggiamento di sfida verso gli avversari che avrebbe incontrato come tutti gli anni in quella stagione, e come tutti gli anni avrebbe respinto.
Ma quale dio si accaniva contro di lui in quel momento? Il trotto, pesante, durò poco e la coda cadde inanimata sui garretti mentre il respiro che si faceva affannoso gli faceva dolere i fianchi che si contraevano nella fatica della breve corsa come i mantici dei fabbri che soffiano l’aria sul carbone della forgia.
Era tutto così incomprensibilmente diverso. Nulla rispondeva alle aspettative.
Guardò i fianchi spelacchiati che si contraevano con ritmi frequenti. Sbuffò, e mestamente tornò indietro con passo lento. Si fermò sotto la vecchia quercia. Sfrogiò.
L’inverno era stato duro quell’anno e il vecchio stallone baio ne aveva risentito più di ogni altro anno.
Poi... alzò la testa e trovò la lingua calda e umida di sua madre che gli lambiva le narici e il collo, e mentre andava in cerca della poccia la sentiva lambire affettuosa la piccola e graziosa groppa, che già prometteva equilibrio e potenza.
Era bella la primavera, e poi l’estate, e continuare a crescere in autunno, e in inverno, con la prima neve sul muso correndo a testa bassa col naso immerso nella coltre bianca.
E un altro anno ancora. Poi tutta quella gente attorno, al ritorno dal monte prima dell’inverno, e il due zampe che gli abbracciava il collo e lo sfregava forte, dandogli un piacere strano, quasi sensuale. E ancora la neve.
E poi la sella, la successiva primavera, il fastidio delle cinghie e del peso sulla schiena, il tondino. Il due zampe sulla schiena. Il fastidio del peso sulla schiena e il piacere quasi sensuale di quelle grattate forti sul collo.
E aveva scelto per le seconde.
Era facile con quel due zampe, quasi divertente. E aveva imparato a giocare con lui. E ne aveva rispetto. Poi anni di giochi insieme, corse e grattate sul collo.
Ma come tornava la primavera era bello aspettare le cavalle da montare, tante di ogni tipo, tutte apprezzate.
E tante cavalle, che si presentavano alla sua corte col puledro dell’anno prima.
E così per tante tante stagioni, quante non avrebbe saputo dirlo.
Ma che succedeva adesso? A quale dio dei due gambe o dei cavalli aveva recato offesa? Perché la vetta appariva così lontana?
Sfrogiò ancora. Senza capire.
Fu allora che alzando la testa indolente vide un muso morbido e giocoso seguito da due occhi simpatici, accompagnati da un nitrito breve e di invito al gioco.
Non c’erano altri che loro due nella valle! La cavallina mosse la coda e sfregò lo stallone sul collo in un gesto di invito.
Egli inarcò il collo, drizzò la schiena, prese a nitrire con suoni brevi e frequenti, a mordicchiare prima il collo, poi i fianchi della giovane puledra. Fece una breve corsa seguito dalla giumenta, si fermò annusò ancora nitrendo come prima, abbassò il collo ad annusare i garretti, impennò!
E la penetrò!
Lentamente, dolcemente, intensamente, lungamente. Poi sbattè la coda più volte nel momento dell’orgasmo.
E poi cadde di fianco, la cavalla fecondata nitrì dolcemente non capendo quello che accadeva.
Disteso alzò ancora una volta la testa verso la vetta, e stavolta la vide, chiara finalmente. E provò ad alzarsi, e ricadde pesante su un fianco col respiro che diventava affannoso, troppo. Un respiro che lo costringeva ad uno sforzo superiore alle sue forze.
La madre, il due gambe, la sella, le fattrici, le lotte con gli altri stalloni, la giovane giumenta. Tutto rivide ancora una volta. E quell’ape irriverente che ronzava così vicino al suo muso ansimante……
Il prossimo anno, a primavera, una nuova vita avrebbe dato seguito alla storia del nostro stallone, così come lui aveva dato seguito alla storia di un altro, e così via a venire, nel gioco della vita.
Fino alla notte dei tempi
25/12/2009, 23:08
Gianni, secondo me, sei rimasto pienamente nei limiti dell'incantesimo di Bianca, cambia solo lo scenario ed il "destinatario" di un amore...
Domenico
26/12/2009, 7:14
gianni: l'uomo che sussurrava ai cavalli.....
non hai rotto nessun incantesimo gianni, anzi...
sei riuscito a trasmettere tutto l'amore che porti verso queste creature, il rispetto, l'attenzione e la comprensione.. devi avere davvero un legame particolare con i tuoi cavalli...
bellissimo il chiudere la vita con un ultimo, doveroso gesto d'amore..
grazie
bea