Bella la poesia, dommi, anche se intrisa di malinconia. Per i figli ha ragione tremor, ma con questi lumi di luna, chissà se farli poi è così giusto. Eppure, proprio noi allevatori (di qualsiasi cosa) siamo la voglia di andare avanti nonostante tutto. Con passo fermo sulla terra, camminiamo. Con le nostre patate da rincalzare, il montone che cozza, la gallina che non cova, la pioggia che scende, i conti che non tornano… eppure, camminiamo. Perché sappiamo, forse più di altri, quanto questa terra ci sia madre. Una madre che ci affascina, ci rinforza, ci sfianca, ci fa ridere e piangere insieme.
Quando ho acquistato il terreno, l’ho guardato dall’alto e ho pensato che era “mio”. Oggi so che io, sono “sua”, io che lo amo, lo curo, lo rispetto. Non si compra, la terra, in un certo senso, è lei che ci conquista.
Per contribuire alla poesia, vi invio un’immagine di un interno stalla.
Un saluto bea
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