Va be, ve la racconto, anche se molti di voi inorridiranno probabilmente!
La migliore colazione che io ricordi mi riporta all'infanza, all'adolescenza. In campagna si andava nei campi presto e mamma preparava spesso per colazione, in estate, la cosiddetta "panzanella", la panzanella è il pane un pò indurito che anzichè buttarlo veniva messo a strati in un reale e, tra uno strato e l'altro, formaggio grattato, prezzemolo, olio, una spruzzata di aceto e, volendo, un pomodoro maturo sfregato sopra. Cosi venivano più strati di queste fette di pane che assorbivano i condimenti e diventavano morbide e gustosissime.
Al mattino, di ritorno dalle campagne, spesso c'era la panzanella, la accompagnavamo con qualche fetta di lonza o di prosciutto di casa, o anche di salame, ma l'altro pezzo forte era la cipolla. Si la cipolla fresca appena colta dall'orto e mangiata cruda col sale e tutto il resto: una leccornia. Ah, tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino
Questa era la colazione estiva
Quella invernale era invece sostanzialmente diversa. Parlo del periodo successivo a quando "si ammazzano i maiali", come si dice in camoagna.
Mio nonno cuoceva il fegato ed il cuore del maiale, non saprei dire come, non ricordo (devo chiederlo a mia madre), non era fritto ma qualcosa di simile, queste parti tagliae a piccoli tocchetti e cotte venivano messe in un reale e lasciate raffreddare. Raffreddandosi si rapprendeva il grasso e diventava un composto solido e compatto, immangiabile freddo.
Ma mio nonno al mattino, il mio ricordo è quando c'erano quelle belle nevicate, mio nonno dicevo, prendeva qualche cucchiaiata del composto solido, lo faceva riscaldare sopra la stufa e poi lo mangiavamo quando era ben caldo e tutto il sego si era sciolto. Immancabile il solito bicchiere di vino, come buona tradizione in campagna.
Non saprei dire il contenuto calorico di queste colazioni, oggi sarebbero improponibili ma allora erano, garantito, una vera leccornia