Veramente un tuffo nel passato.
Ho fatto il trebbiatore per circa un mese alla volta per 3 stagioni.
Esattamente a fine anno scolastico dei tre anni di frequenza alla scuola media.
oggi sarebbe il terribile lavoro minorile.
Io aspettavo con ansia la fine dell'anno scolastico e saputo che un posto era libero mi offrii senza indugio.
Venni guardato con qualche perplesità, però forse perchè ero l'unico offerente venni ingaggiato.
Il mio lavoro era quello del mettere gli "aghi", vale a dire gli atrezzi scanalati sulle due parti, che, sull'imballatrice spaziavano e le balle di paglia.
Non era difficile, però se non veniva fatto al tempo giusto e con la giusta spinta, l'operazione non riusciva e non restava che piedi sulla protezione, tirare per levarla, a volte finiva con un capitombolo, in ogni caso ci si rialzava e si ripeteva l'operazione con maggiore perizia.
Intanto già si pensava alla ramanzina del proprietario della paglia per quella balla che sarebbe stata troppo lunga, a volte anche per distrazione).
Tanta era la mia agitazione per non sbagliare che in genere la notte la passavo a sognare l'operazione, e al mattino ero già stanco.
Comunque, poi, si rimandava il fil di ferro per legatura dall'altra parte dove il collega legava.
Quindi lo scarico e messa in disparte della balla.
E ripartiva il ciclo. Dall'alba al tramonto, con pause di tanto in tanto per il cambio di proprietario del grano.
Nelle pause era uno spettacolo vedere l'agitazione di chi raccoglieva ogni cosa e chi già avvicinava i carri carichi per il suo turno.
Ricordo il commento sarcastico di un "vecchio" (aveva forse la mia attuale età) collega: "Guarda con che agitazione tutti quanti si adoperano per raccogliere la pula e la paglia, mentre nessuno va a vedere i sacchi".
Facevamo due posizionamenti nel mio paese e uno nel paese vicino, ognuno portava i suoi carichi per la mietitura, tutta la famiglia era addetta alle operazioni.
A volte un guasto fermava le operazioni.
Delusione generale tra tutti.
Io velocissimo cercavo di collaborare al ripristino, il mio collega "vecchio" mentre si distendeva sulla paglia: "piano ragazzi più andiamo piano più andiamo veloci" e giù una bevuta supplementare.
Alcuni poi, si diceva, facessero con lo stesso carico di grano un paio di giri per il centro del paese, in modo da fare schiattare d'invidia i compaesani.
Poi tutto il mondo paesano con relative macchiette che accompagnava l'evento da mane a sera.
Io ero piccolo quindi, non valorizzavo le possibilità beverecce, ne quelle galanti che il collega "vecchio" si concedeva.
I tempi già stavano cambiando, e le ragazzine che mi avrebbero interessato, non avevano più alcun interesse ai trebbiatori.
Ne avrei ancora parecchie da raccontare, però per questa sera fine.
Al momento coltivo anch'io un po' di grano, lo mieto a mano, lo trebbio con una vecchissima trebbia a mano di produzione tedesca, che per anni ha trebbiato i raccolti di tutta la montagna. Un vero cimelio.
Io un po' irrispettosamente l'ho spogliata delle parti in legno ormai marcio, l'ho posizionata sulla motocarretta dumper, l'ho motorizzata e ancora lavora qualche ora all'anno, ma questa è un'altra storia.
Saluti polverosi
Sergio