L'amore è stato il tormento della mia vita, tutte quelle belle parole, in verità sono lunghe ore di dubbi di attese di tristezza in attesa di qualcosa che quasi sempre non si realizzerà.
Diceva un mio conoscente, sgarrato come me, intendo essere quello che nel gruppo non è mai la prima scelta da parte del versante femminile, che in tutta sincerità in genere sceglie con criteri di assoluta stupidità, e ne pagherà le giuste conseguenze del cieco amore a cui il matrimonio ridà la vista.
Comunque diceva: "le brutte non mi piacciono e le belle non mi vogliono".
Come dicevo non ero mai la prima scelta e neppure la seconda, però al cospetto di chi provato dalla sofferenza della delusione godevo di una considerevole considerazione di confessore e consolatore.
Ho percorso l'Europa intera in omaggio alla ricerca di un sogno mai raggiunto.
Escluso il lato amoroso non ho fatto altro che arricchirmi, non solo in moneta.
Il vero amore che penso aver più intensamente goduto, stà tutto in fugaci sguardi di una ragazzina di religione islamica, che solo per pochi giorni (stavo in un college in Inghilterra) incrociai prima e dopo le lezioni di inglese.
Tornò negli Emirati Arabi e non restò che un ricordo bello, leggero, pulito e struggente.
Poi l'ordinario, la fidanzata per 5 anni che sicuramente convinta assicura il suicidio in caso di mia dipartita, mi sembrava esagerato e di troppo grande responsabilità.
Mi preoccupavo inutilmente, dopo un anno e mezzo di matrimonio, vedendola partire più contenta che al ritorno, fatta la fatidica domanda, venne la semplice risposta.
L'avvocato nostro amico comune, con evidente sorpresa ci fece le pratiche per il divorzio consensuale.
Fu la libertà, non riconquistata, ma imposta, parafrasando Simon Bolivar:" Vi darò la libertà a costo di imporvela".
La moglie mi liberò dell'incomodo, chiudendomi la porta e aprendomi un portone.
Bastava saperlo e la vita poteva essere diversa.
Ora da oltre vent'anni sono fedelmente accoppiato con una compagna con cui condivido moltissimo.
Ognuno gestisce le proprie cose e casa.
Quando lei viene da me è ospite.
Quando vado da lei io sono ospite.
Non abbiamo bisogno di sforzarci per conservare il rapporto, ne abbiamo semplicemente una reciproca convenienza, che ci da quella tranquillità che ti permette di non dover sempre affacciarti alla finestra.
Dopo la cinquantina, il marito, lascia la moglie per la cantina.
Non è il mio caso, ma finalmente, a volte se non mi va una proposta femminile (non necessariamente sessuale), dico semplicemente di no senza drammi ne ripensamenti e vivo in santa pace, senza questa parola amore spesso secondo me impropriamente usata e dai valori taumaturgici alquanto abusati.
Saluti montani
Sergio