L'attività del pascolo alpino estivo in quota ha rappresentato da sempre per le popolazioni delle Alpi, fino a pochi decenni fa, un valido contributo economico e di supporto all'attività agricola. E' possibile rilanciare questa attività dandole un significato economico diverso ma socialmente omogeneo con il passato? La scommessa si gioca sul rapporto tra valore ambientale, rispetto per la montagna, possibilità di integrazione del reddito, vlenza eco-turistica della malga, in una nuova e più avanzata cultura del territorio. Qual è la situazione nella vostra zona? C'è qualche allevatore del forum che conduce in estate il bestiame in malga? Marco
Per chi non conoscesse il significato del termine "malga", riportiamo la definizione del dizionario Zanichelli: "Costruzione rustica, parte in muratura e parte in legno, per temporanea dimora di persone e estie sui pascoli alpini. Per estensione, equivale a pascolo alpino".
io lo vorrei portare,ma da me in pratica non ci sono. secondo me la montagna con il pascolo può essere il futuro di certe produzioni, tipo la linea vacca-vitello. certo il pascolo "rende" poco,ma in compenso costa quasi niente...
Come la transumanza è un fenomeno che ha avuto grande sucesso nel mondo mediterraneo (anche se non si può dire che in passato fosse sconosciuto anche al nord), l'alpeggio è tipico delle regioni alpine.
Diverse erano le forme di interazione fra montagna e pianura nell’Italia settentrionale. Ad esempio in Lombardia dalla fine del XII secolo si sviluppa una forma di sfruttamento dei pascoli in quota praticata sia da allevatori originari delle aree di montagna, sia da proprietari ed enti (es. Monasteri) collocati nella Pianura Padana. Qui, infatti, vista la contiguità tra montagna e pianura (a differenza ad esempio del Trentino) l’integrazione tra pianura e montagna si verificò grazie all’affermarsi di un tipo di pastorizia transumante a corto raggio, basata sullo spostamento degli animali dalla pianura all’alpeggio in estate e viceversa in inverno. (da L’alpeggio in Val Rendena, tra Medioevo e prima Età moderna - Italo Franceschini) Marco
Il mondo rurale delle montagne trentine presentava nel passato una realtà diversa rispetto al modello prealpino lombardo dominato dalle città. Il modello di insediamento tipico del Trentino era quello della villa, un centro abitato di consistenza variabile, accentrato anche se a maglie non troppo strette (al suo interno si potevano trovare orti o anche piccoli campi). Attorno alla villa si estendeva lo spazio coltivato che generalmente era diviso tra gli abitanti del villaggio ed era costituito da proprietà private. Oltre a questa fascia di terreni coltivati, a disposizione delle villae vi era poi un grande patrimonio di terreni incolti, tra i quali grande rilevanza avevano i pascoli montani. In Trentino era quindi predominante un modello economico incentrato sulle risorse territoriali di ogni singolo villaggio; un sistema agri-pastorale incentrato su due ambienti, il villaggio stesso e il suo patrimonio di coltivi da un lato e i pascoli adatti all’alpeggio, controllati dalle autorità comunitarie, dall’altro. A fianco a questo modello, un ruolo fondamentale era ricoperto dallo sfruttamento del bosco, anch’esso gestito dalla comunità. Marco
Ciao Marco, per il Trentino la villa (tipica della cultura romana) non si applica in alcune zone, vedi Valle dei Mocheni e (parzialmente) in Valsugana. Qui prevale il modello tedesco del maso, caratterizzato da insediamenti sparsi ed economicamente autosufficienti. Niente villa (cioe' paese), niente strutture comunitarie. Ad es. io abito in un maso nel comune di Ronchi, ma non esiste un paese "Ronchi". All'atto pratico un maso si e' sviluppato piu' degli altri, e contiene chiesa, comune, negozio e bar. Di solito un maso dispone di zone a pascolo estivo in quota, con relative baite per bestiame e lavorazione del latte. Il modello distribuito e' molto diffuso in Tirolo (anche SudTirolo, cioe' Alto Adige), come testimoniato dal libro "Gli eredi della solitudine" di Gorfer e Faganello, di rara e struggente bellezza.
Caro Renzo, ti ringrazio per la precisazione. Come hai detto, in alcune zone del Trentino e soprattutto in Alto Adige domina l'istituto del Maso chiuso. Questa forma di trasferimento della proprietà che concedeva al solo primogenito maschio l'intera azienda non divisibile, si è conservata anche in tempi più recenti (nonostante il passaggio di legislazione da quella dell'impero austro-ungarico al regno d'Italia dal 1918). Tra l'altro ha permesso, almeno fino ad oggi, la permanenza dell'attività agricola anche a quote più elevate almeno in Alto Adige (oltre agli aiuti pubblici). Ciao, Marco